ECONOMY | ANNO IV | N.43 | MENSILE | MARZO | DATA DI USCITA IN EDICOLA: 5 MARZO 2021
POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONVERTITO IN LEGGE 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, LO/MI
www.economymagazine.it
Marzo 2021 Euro 3,50
TV DIGITALE TERRESTRE - La guida pratica completa alle novità in arrivo in tutte le case
SBARCHIAMO
IN BORSA
Quotarsi in Piazza Affari? È utilissimo per accreditarsi verso l’estero. Agevolato da alcune buone norme. E vincente, in una strategia internazionale. Come dimostra la case-history di The Italian Sea Group
VIZI DI STATO / FUMO, GIOCHI, ALCOL: COSA (FORSE) CAMBIERÀ
La riforma fiscale non trascurerà questa voce di gettito. E idee nuove e interessanti stanno maturando... L’EXPORT STA RIPARTENDO E PUNTA LA PRUA AD EST Cina sempre più attrattiva. Simest: non solo servizi ma anche consulenza
NEXT STEP
SCANIA ITALIA
Perché Clubhouse piace di Imen Jane
Parla il nuovo Ceo Enrich «Le mie strategie per crescere»
La forza della decentralizzazione di Gianluigi Ballarani
Ragaini spiega l’impegno a favore dell’economia reale
DIGITAL TARGET MAURO ALFONSO, A.D. DI SIMEST
• REALACCI - «Il green aiuta a competere» • NEXTCHEM - Brevetti salva-ambiente
BANCA GENERALI
#GuardiamoAvanti
LA TV CAMBIA,
GUARDIAMO AVANTI. IL PRIMO PASSAGGIO AVVERRÀ IL 1° SETTEMBRE 2021
Verifica la tecnologia del tuo televisore: se non vedi i canali in HD dovrai sostituirlo o acquistare un nuovo decoder. Scopri se hai diritto al Bonus TV di 50 euro. Per saperne di più nuovatvdigitale.mise.gov.it
06.87.800.262
EDITORIALE
GIUSTIZIA, L’ALTRO SPREAD DA COMBATTERE
C
onfortante la prima uscita pubblica del presidente Draghi in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario: «Evitare gli efDI SERGIO LUCIANO fetti paralizzanti della ‘fuga dalla firma”», ha detto, biasimando che si siano aggiunte negli anni «norme complesse, incomplete e contraddittorie e di ulteriori responsabilità anche penali». Sconfortante, però, la prima scelta concreta del governo, che ha evitato di ridiscutere l’obbrobriosa abolizione della prescrizione dopo la sentenza di primo grado per non rompere l’ultimo tabù su cui gli evaporati Cinquestelle avrebbero potuto strillare. La ragion politica ha prevalso sulla giustizia, ed è rimasta per ora in vigore l’abominio in base al quale i 45 imputati su 100 dei quali le corti d’appello riscrivono la sentenza di primo grado non potranno più contare su un tempo limite di tortura giudiziaria ma resteranno esposti alle intemperie del sistema più inefficiente d’Europa. Per quanto dovremo ancora sopportarlo simili storture? Da “Dragofili” convinti saremmo pronti a scommettere anche sulla capacità del premier di camminare sulle acque però… “amicus Socrates, sed magis amica veritas”, cioè ci piace Dra-
IL CORSIVO
ghi ma ancor di più ci piace dire la verità. E la verità, in materia di giustizia e burocrazia, è che un governo destinato, se andrà bene, a durare due anni non muoverà paglia. Si limiterà a dare una mano di bianco a qualche regola marginale, quel tanto necessario per far digerire l’inamovibile status quo al Consiglio europeo, che da tre anni invano ci esorta a riformare toghe e burosauri. E poi, chi s’è visto, s’è visto. Contro interventi davvero incisivi sono schierati i ruderi grillini ma anche le pruderie piddine; col supporto delle due caste, potente nel sabotare quella dei burocrati, potentissima nell’interdire quella dei magistrati, che – come i leggendari marinai di Livorno – tra loro se le danno di santa ragione ma appena usciti dalla caserma sono tutti per uno. E incutono timore a tutti. Eppure… eppure se un imprenditore globale come Giovanni Costantino (protagonista della coverstory) dichiara senza giri di parole che per lui quotarsi in Borsa significa compensare con una scelta legittimante il discredito che deriva a chiunque operi in Italia dal contesto giuridico procedimentale inaffidabile, l’allarme è chiarissimo e gravissimo. Le toghe inefficienti sono proprio un fatto di competitività di sistema. Una questione di Pil! Eppure, per ora, è stupido sperare nei miracoli. Questo – ricordiamocelo – è un governo resosi
necessario per gestire l’emergenza pandemica ed economica ma ciò non cancella un’altra ordinaria emergenza: la squalificazione deprimente di una classe politica senza né ideali né idee né preparazione e di un Paese arrugginito in tutti i suoi snodi decisionali e operativo. S’è visto col mito squagliato della sanità. Si vede ogni giorno – ma siamo ormai assuefatti – con l’inefficienza paralitica dell’ordinaria gestione di ordine pubblico e giustizia. L’8 dicembre del 2019 chi scrive incoraggiava e poi assisteva in Questura alla denuncia per percosse - con tanto di referto medico di ematoma all’occhio, un occhio nero da non vederci per due giorni - da parte di un cittadino senegalese con le carte in regola contro il capo del negozio in cui lavorava con un contratto “garanzia giovani” (ironia della sorte) e che lo aveva aggredito a botte. Ebbene, quindici mesi dopo di quella denuncia non s’è sentito alcun eco. Né una convocazione, nè una telefonta: niente. Il messaggio che questa magistratura e questa polizia rivolgono con simili comportamenti al Paese è: la rissa in luogo pubblico è un comportamento sostanzialmente depenalizzato, sopportate. Nei Paesi civili non funziona così. C’è uno spread tra quei Paesi e l’Italia. Un altro spread da chiudere. Riformando burocrazia e magistratura. Ma è più facile che un cammello passi per la cruna dell’ago.
E ORA LA CRISI METTE IL DITO NELLA PIAGA DEI VIZI DI STATO
C
irca 25 miliardi di euro all’anno del gettito fiscale italiano derivano dai prelievi sui cosiddetti “vizi di Stato”: tabacco, gioco d’azzardo legale, accise sugli alcolici. Ci siamo accorti della rilevanza economica di questo settore quando i dipendenti delle aziende del gioco, il 18 febbraio, sono scesi in piazza per protestare contro la crisi acuta che li ha travolti: 150 mila addetti a rischio disoccupazione e sono solo una piccola parte degli italiani che vivono sui “vizi di Stato”. Ma perché occuparsi proprio di questa crisi e di questo comparto, tra i tanti che la pandemia ha messo alle corde? Perché il premier Draghi ha parlato di riforma fiscale.
Quale occasione migliore per riscrivere finalmente in modo sensato le regole sul prelievo tributario su fumo, gioco e alcol? Chiara la finalità: non potendo estirpare i vizi (solo i proibizionisti lo sperano, e sono degli illusi pericolosi) usare la leva del fisco per scoraggiare i comportamenti più nocivi e incentivare quelli meno. Tradotto: nel mondo del tabacco, largo all’uso dei prodotti a rischio ridotto, lotta alle sigarette classiche; nel mondo del gioco comprensione per tutto tranne stretta sulle videolottery e i siti web illegali; nel mondo degli alcolici, indulgenza col vino, severità contro i superalcolici e forse qualche restrizione sulla pubblicità qui si che servirebbe. Non ci vuole
tanto. Eppure, finora, niente del genere s’è mai ottenuto. Giochi sporchi di lobbies, inconsistenza progettuale del legislatore, mille concause. Perché la tassazione sul gioco d’azzardo viene interamente incassata da Roma senza rimanere sui comuni per risolvere e mitigare i problemi della comunità? Perché non sedersi con le aziende del tabacco e pianificare la lotta al fumo e agevolarne le alternative? Perché non pensare a misure di contenimento dell’alcool sui giovani magari tracciando i consumi individuali? Ne cominciamo a parlare diffusamente su questo numero di Economy nella sezione Approfondimenti. Proseguiremo. (s.l.)
3
Un Business rivoluzionario a portata di click.
NASCE A TORINO UN FORMAT UNICO NEL SUO GENERE.
App Village è un luogo in cui quello che manca diventa possibile, 21 moduli di Business con un comune denominatore: la digitalizzazione. Un villaggio tecnologico ma con un cuore Green, che funziona nel totale rispetto dell'ambiente. Shopping, Coworking, Ristorazione, Area Giochi, B&B, Lavanderia, tutto a portata di click e da vivere tramite un'APP proprietaria.
Designed by www.elicasy.com
ENTRA IN APP VILLAGE
DIVENTA AFFILIATO OPPURE INVESTI IN APP VILLAGE.
Hai due opzioni per godere dell'esperienza di 14 anni e ben 727 punti vendita Laundry e Food & Beverage della società fondatrice. PRONTO A FARE UN PASSO NEL FUTURO?
APRI UN APP VILLAGE
INVESTI E DIVENTA SOCIO
PORTA IL FRANCHISING NELLA TUA CITTÀ
CON LA CAMPAGNA CROWDFOUNDING OPSTART
Scannerizza il QR e ricevi maggiori informazioni se interessato alla formula di affiliazione App Village.
Scannerizza il QR e partecipa alla campagna Crowdfounding di App Village su Opstart.
SOMMARIO
SUSTAINABILITY
APPROFONDIMENTI
006 SARÒ FRANCO
048 MANAGEMENT
di Franco Tatò
008 TRA ME E TECH
di Andrea Granelli
103 UOMINI & DENARI
di Alfonso Ruffo
104 VIZI DI STATO
Tra alibi morale e contraddizione
108 INVIMIT
Il pubblico copia dal privato
110 ANDAF
Così si gestisce il Cyber Risk
COVERSTORY
011 SBARCO IN BORSA
016 THE ITALIAN SEA GROUP
Il rapporto causa-effetto
114 IL GLOBALISTA
di Giuseppe Corsentino
116 CI PIACE/NON CI PIACE
I promossi e i bocciati del mese
117 PRIVATE BANKER
di Ugo Bertone
Il “marchio” che fa la differenza
La sfida green fa competere l’impresa
051 SOCIETÀ CONSORTILI
Se l’unione fa la... benefit
053 BLUE OF A KIND
Il denim è circolare
054 NEXTCHEM
Il brevetto crea la plastica green
Governance, il dramma della gelosia
GESTIRE L’IMPRESA
023 INTERNAZIONALIZZAZIONE
Se il baricentro si sposta a Est
026 MICROSOFT
Tra Pmi e hackers guerra di trincea
028 VAR GROUP
Si fa presto a dire digitalizzazione
030 AGE MANAGEMENT
Gestire al meglio le risorse agée
032 SCANIA
Il ceo guida solo mezzi pesanti
034 IMPREFOCUS
L’imprenditore, commercialista
036 FONDIMPRESA
Due casi di scuola
038 ELIOR
La pausa pranzo tailor made
042 AUTHENTIC LEADER
Il nuovo leader è consapevole
044 FEDERMANAGER
4
049 ERMETE REALACCI
020 DELOITTE
I professionisti nell’agenda Draghi
113 LIUC
Dalla Borsa al mondo
019 RSM
111 CONFPROFESSIONI
Le Pmi scendono in piazza Affari
Il cigno nero diventa verde
Recovery Plan, la parola ai manager
FINANZIARE L’IMPRESA
067 BANCA GENERALI
Quel risparmio che nutre le Pmi
069 ASSICURAZIONI GENERALI
Una Fenice per l’economia reale
070 SOLUZIONE TASSE
Anche il peso del fisco si può alleggerire
072 BENI INTANGIBILI
Il tesoro nascosto da valorizzare
073 NPL MARKET WATCH
Sui default lo zampino dell’Eba
074 AITI
A Bruxelles c’è confusione
076 RSM
Il mercato dei green bond
078 NSA ECONOMY RANKING
La farmaceutica sana non specula
SPECIALE ENERGIA
SPECIALE DIGITALE TERRESTRE
COMUNICARE L’IMPRESA
058 ACEA
093 LA RIVOLUZIONE
127 BRAND AWARENESS
Dallo scarto al territorio
Sulla cresta dell’onda tv
Ricchi premi e cotillon
060 ASCOPIAVE
094 DOMANDE E RISPOSTE
130 WIKIPEDIA
Tra il mercato e il cittadino
Per un cambiamento consapevole
Se l’impresa alza la “voce”
062 HERA
096 LARGO AL 5G
132 STANDOUT
La crescita è sostenibile
Cambiare per un fine superiore
Branding sostenibile di nome e di fatto
064 ET MEMBERS
098 L’INTERVISTA
133 NEXT STEP
La rete si rinnova
La rivoluzione è anche economica
di Imen Jane
134 DIGITAL TARGET
di Gianluigi Ballarani
STORYLEARNING
...E POI IL PIACERE
081 POSTALMARKET
139 CULTURA
Toh, chi rive(n)de
083 MARCO MONTEMAGNO
Formazione, ecco il bigino 4.0
084 TEO.REMA
L’ingegno industriale protegge dal Covid
086 SPINUP
La redenzione arriva da Facebook
088 WINELIVERY
L’affiliazione che buca il video
121 REAL ESTATE
L’italian style sbarca in Romania
Regalare emozioni con un click
144 MOTORI
La storica R5 rinasce elettrica
146 REGIMENTAL
a cura di Monica Setta
Far lavorare l’azienda
123 MARKEDONZIA
Il business dello scontrino
091 PREMIUMARKET.NET
119 FRANCHISING IN TV
142 INTERFLORA
122 IMPRESA INTELLIGENTE
Sboccia la startup
090 CUSTOM GROUP
FRANCHISING & NUOVE IMPRESE
L’arte si rimette in mostra
L’e-commerce per l’industria
Il marketing sotto i ferri
125 IMPRESE & OPPORTUNITÀ
News dalle aziende
Il mensile dell’economia che cambia Direttore responsabile Sergio Luciano In redazione Marina Marinetti (caporedattore) Maddalena Bonaccorso, Marco Scotti, Riccardo Venturi Hanno collaborato Gianluigi Ballarani, Ugo Bertone, Giuseppe Corsentino, Giovanni Francavilla, Giuliana Gemelli, Andrea Granelli, Imen Jane, Gianluca Lo Stimolo, Emanuele Lumini, Emanuela Notari, Franco Oppedisano, Graziano Sabatino, Monica Setta, Gabriele Tipaldi
Partnership editoriali Aifi; Aiti; Andaf; Assocamerestero; Confprofessioni; Federmanager; Università Carlo Cattaneo Liuc; Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro
Per la pubblicità su questa rivista Oyster s.r.l. Concessionaria esclusiva
Grafica e impaginazione Raffaela Jada Gobbi, Liliana Nori
Economy Group s.r.l. Piazza Borromeo 1, 20123 Milano, Tel. 02/89767777 Presidente e A.D. Giuseppe Caroccia Consiglieri Costantino Baldissara, Sergio Luciano
Segreteria di redazione Monia Manzoni Comitato scientifico Franco Tatò, Marco Gay, Anna Gervasoni, Federico Pirro, Giulio Sapelli, Antonio Uricchio
Amministratore unico Domenico Marasco
Direttore editoriale Alfonso Ruffo Distribuzione Pressdi - Via Mondadori, 1 - Segrate 02 7542097 Stampa Stampa Rotolito. S.p.a 20063 - Cernusco sul Naviglio (MI) Registrazione Tribunale di Milano n. 101 del 14/03/2017 Numero iscrizione ROC: 29993 Numero chiuso in redazione 5 il 25 febbraio 2021
COVERSTORY
SARÒ FRANCO
SE NON VALUTIAMO L’ECCELLENZA NELLA
M
i auguro che presto si esaurisca questa ondata d’informazione basata su cronache ipotetiche, scritte da astrologi e cartomanti specializzati nell’ anticipare le difficoltà dell’ attuale governo, insinuando che Draghi non è poi questo padreterno e che forse si poteva lasciare lavorare il Governo Conte. Gli astrologi generalmente scordano che il governo Conte è caduto semplicemente perché, quali che siano le ragioni, non aveva più la maggioranza. Si comprende che per chi è abituato alla politica italiana, sia difficile capire perché, per la prima volta, tutti i partiti siano stati chiamati a votare per un Governo Repubblicano, cioè un Governo con un programma che da loro non era stato né discusso né proposto o negoziato. La principale differenza tra Draghi e Conte, pur riconoscendo a Conte i suoi indubbi meriti, è una differenza di visione. Conte proponeva programmi frutto di faticose mediazioni tra partiti stanchi e divisi in fazioni inconciliabili oltre ad essere molto diversi. Draghi propone la sua visione del futuro del Paese e chiede ai partiti di spogliarsi di una parte della loro identità e di approvare un programma di
6
intervento di emergenza: il resto è fatto di chiacchere. Nel suo discorso al Senato, il Presidente del Consiglio ha dedicato particolare attenzione al problema della disuguaglianza, espresso in modo riassuntivo dal peggioramento e quattro punti dell’indice di Gini, un indice basato sul Pil e quindi sulla ricchezza. Un’altra forma di disuguaglianza è il divario educativo tra il Nord e il sud Italia. Di qua l’esigenza di riformare profondamente il sistema scolastico traendo profitto dall’esperienza di MARIO DRAGHI istruzione a distanza fatta durante la pandemia. Ma è proprio nel livello di che dopo avere messo conoscenza delle persone in rete la Enciclopedia che si esprime il massimo Italiana, con il portale della disuguaglianza. Tutti Treccani.it a consultazione sappiamo che nella società gratuita, avevamo pensato digitale che si prospetta, la di sviluppare in video una più importante serie di lezioni È SULLA FORMAZIONE differenza tra eccellenti CHE SI ESPRIME IL PEGGIO le persone non secondo i DELLA DISUGUAGLIANZA sarà quella di programmi POSSIBILE TRA PERSONE pelle o di genere ministeriali, di ricchezza o povertà, mettendole a disposizione di ma la differenza tra chi insegnanti e allievi. sa e chinon sa. Sappiamo Questo avrebbe sicuramente anche che il nostro Paese, contribuito a colmare la in termini di conoscenze differenza tra il livello diffuse, risulta perdente educativo impartito al Nord rispetto alla maggioranza dei e quello del sud. Pertanto paesi industriali e necessita mi recai al Ministero della quindi di un intervento pubblica istruzione, dove estremamente energico fui ricevuto da un direttore per conquistare qualche generale, per proporre che posizione. le lezioni fossero tenute Non sarà semplice: ricordo da professori incaricati dal
ministero, garantendo così qualità e congruenza dei contenuti. Venni congedato con sufficienza perché un tale programma violava l’autonomia dell’insegnante. In altre parole in nome dell’autonomia si potevano insegnare bestialità. Di qua bisogna partire, da strutture amministrative arcaiche, conservatrici e incapaci di innovazione per cominciare a parlare di educazione digitale: si sente il desiderio di un ritorno di Giovanni gentile. È indubbio che il Presidente del Consiglio si è impegnato personalmente per un cambio di passo del sistema educativo italiano dalle elementari all’Università. Un vero cambiamento, un
di Franco Tatò
CONOSCENZA, NON AVREMO UN FUTURO DIGITALE cambio di passo del sistema educativo sarà un contributo essenziale alla diminuzione delle disuguaglianze. Questi progressi, se ci saranno, dovranno essere misurati. Esistono innumerevoli classifiche e graduatorie per indicare il livello di conoscenza degli allievi, e il livello di eccellenza delle Università, ma manca una misurazione obiettiva della conoscenza distribuita in tutte le aree del Paese e del Paese stesso in confronto agli altri. Pochi sanno che un importante economista italiano, Umberto Sulpasso,
per anni professore gli sviluppi dell’indice per all’Università di California, l’India. Ora l’Università di della quale ora è senior California ha lanciato il felllow, ha sviluppato con GDKPglobal, con 80 persone l’aiuto del governo indiano il di alto livello on line, per Pil del sapere: svilupparlo DOVREMMO ADOTTARE GDKP, Gross al di fuori L’INDICE DEL SAPERE domestic dell’India. SVILUPPATO DALL’ITALIANO knowledge Ora è stata UMBERTO SULPASSO product. La fatta una Confindustria locale ha presentazione del modello collaborato mettendo al West Federal Reserve a disposizione un system e presto il progetto supercomputer per i calcoli verrà presentato al Board. necessari all’elaborazione In Italia sembra che a dell’indice. nessuno importi di un Qualche anno fa il governo sistema di misurazione che indiano ha nominato indichi quanto lontano o il professor Sulpasso vicino siamo all’eccellenza Secretary perché seguisse della conoscenza: un
fattore essenziale per la sopravvivenza e lo sviluppo futuro della società digitale. Ma questo è un Paese che mal sopporta la concorrenza, i confronti, le valutazioni. Gli insegnanti scioperano per non essere valutati. Un segno terribile è una società che dovrebbe essere guidata dei migliori e quindi capace di valutare e selezionare. L’impostazione e la conduzione della lotta alla pandemia sarà il primo test di questo governo, la prima occasione di mostrare un approccio innovativo nella gestione di una situazione complessa.
IL CORSIVO
L’ ETICA DELLA GENEROSITÀ “DO UT DO”
B
di Giuliana Gemelli
asta un piccolo
fronti di un agire culturale ispirato dalla
culturale.
ritocco e la famosa
responsabilità sociale, nonché su quelli
Gli artisti, le gallerie e i collezionisti se ne
e desueta espressione
a creatività esponenziale del expertise
privano per destinarle a un fine altamente
latina “Do ut des”
digitale.
umano. Il dono come opposto del possesso.
cambia completamente
“Do ut do è un contenitore di iniziative
Con un tocco magistrate e capace di
di significato e ribalta la sua finalità
culturali dell’Associazione Amici della
reiterazione una matrice dunque la critica
strumentale che di fatto soverchia la
Fondazione Hospice che ha lo scopo di
di Levi Strauss a Mauss viene congelata e
reciprocità - donare per ricevere - e fa
raccogliere fondi a favore della Fondazione
riemerge con tutta la sua forza
emergere non solo altri scopi e finalità
Hospice Seràgnoli Onlus. Ogni due anni
L’enigma del dono, teorizzato da Maurice
ma un universo valorizzare ricco di
“Do ut do” propone eventi dedicati all’arte,
Godelier, La chiave di volta è nell’atto finale.
implicazioni, promesse, creatività.
al design e alle eccellenze della cultura
Le opera ad ogni edizione vengono a loro
Soprattutto se esso si unisce all’arte e al
coinvolgendo artisti, gallerie, istituzioni,
volta donate a fronte di contributi alla
design.
imprese, collezionisti”
Fondazione che rendono tutti partecipi,
È quanto accade negli orizzonti ormai
Il format connettivo tra le varie edizioni
con un effetto esponenziale in termini
pienamente consolidati nelle sue numerose
sono delle mostre collettive, selezionate
di etica della responsabilità e della
iniziative ed edizioni a ritmo biennale delle
secondo criteri di valutazione estetica e
generosità che è essenzialmente atto
formula visionaria e pragmatica di “Do ut
di impasto comunicativo sulla modalità di
d’amore, umanizzazione vissuta, e dunque
do”. Un progetto ormai condiviso da una
un tema ricorrente e convergente, il dono
in quanto condivisa paradigma culturale in
schiera entusiasta di collaboratori su vari
e le sue forme di trascrizione e di impatto
movimento.
7
COVERSTORY
Il potere manipolatorio della rete mette a dura prova la libertà d’espressione di Andrea Granelli
C
hi deve decidere cosa può essere pubblicato e cosa no sui suoi social e chi può pubblicare? L’azione unilaterale della società di Mark Zuckenberg nel bannare Trump nel pieno del confronto che ha preceduto l’insediamento ufficiale del nuovo presidente Biden, a cui è seguito il divieto permanente di pubblicazione da parte di Twitter è da considerare legittima? Le seconda domanda – ugualmente scivolosa e strettamente connessa alla prima – sarebbe: questa azione è realmente efficace nei suoi intenti ultimi? Come noto la decisione di Twitter di emettere un divieto permanente – che si è tradotto nel cinguettio “Permanent suspension of @realDonaldTrump” – è valida a prescindere dalla carica che il destinatario di questo atto ricopre. Come ha puntualizzato il Chief Financial Officer di Twitter Ned Segal quando ha commentato questa decisione in un’intervista a Cncb, la decisione vale sempre, anche “se si è un commentatore, un direttore finanziario, un attuale o un ex funzionario pubblico”. Ciò implica che, anche nel caso in cui Trump dovesse ricandidarsi, non potrebbe avere accesso al suo account. Questa sospensione è la sanzione più estrema prevista da Twitter; una sanzione che non si può aggirare in nessun modo. Questo dibattito è un classico che ha attraversato la comunicazione pubblica fin dai suoi albori e io non ho particolari titoli per entrare in questo delicatissimo dilemma, che diventa ancora più intricato quando il tema generale viene riletto con specifici nomi volti e contesti. L’istanza giuridica della generalizzazione – la dimensione ontologica – si scontra sempre con i casi specifici e che spesso richiedono decisioni immediate – la dimensione fenomenologica. Ci sono però alcune novità che stanno portando nuova linfa al dibattito: il potere avviluppante e manipolante del digitale (non solo dei social) e le recenti scoperte di neuroscienza e psicologia cognitiva sul funzionamento di memoria, percezione e decisione. Le tecniche più recenti del digitale hanno reso possibile una nuova gamma di insidie manipolative: da quelle studiate dalla captology – nuova disciplina lanciata 1996 dal
8
professore di Stanford B.J. Fogg – fino alle nuove frontiere del Deep Fake. Prendiamo ad esempio la possibilità di far dire a persone cose che non hanno detto sovrapponendo a filmati originali affermazioni prodotte “con la voce” della persona e armonizzando il movimento labiale in modo che sia coerente con quanto detto; oppure quella tecnica, ancora più sofisticata, che alcuni sostenitori di Trump hanno utilizzato nel modificare la registrazione di un intervento pubblico di Nancy Pelosi. Questo video è stato semplicemente “ritardato” di qualche frazione di secondo. L’impressione creata nel guardare questo filmato era che Pelosi stesse parlando con la bocca impastata; che fosse cioè visibilmente ubriaca. A questo amo hanno abboccato centinaia di migliaia di persone, manifestando sui social il loro disappunto per il comportamento indecoroso. Il punto è che se non conosciamo in profondità non solo le funzionalità, ma anche le possibilità delle nuove tecnologie digitali, non riusciamo a ipotizzare come possibili (e quindi non ci difendiamo con il pensiero critico) determinate modalità di manipolazione. Siamo senza difese. E poi ci sono le recenti scoperte sul funzionamento dell’essere umano, a disposizione di tutti… anche dei manipolatori. Pensiamo all’esistenza e ai meccanismi di attivazione delle bias cognitive – gli esperti ne contano più di un centinaio, al potere infestante delle metafore – come non ricordare il “non pensate a un elefante” che ha dato addirittura il titolo a un celebre libro del linguista e professore a Berkeley George Lakoff – all’esistenza di due sistemi decisionali messi in luce dal premio Nobel Daniel Kahneman, fino alla scoperta dei sofisticati meccanismi subliminari che consentono di implementare quello che con un elegante ossimoro Richard Thaler (premio Nobel per l’economia e autore di Nudge) chiama paternalismo libertario. Ora, la libertà di espressione ipotizza sempre un cittadino maturo in grado di scegliere autonomamente, comprendere e valutare obiettivamente ciò che gli viene proposto. Ma lo svelamento dei meccanismi fini della fisiologia della persuasione (quella che avviene a livello inconscio) unito al sempre più potente e subdolo potere seduttivo e manipolatorio del digitale rende questa ipotesi ogni giorno più fragile.
COVERSTORY
PIAZZA AFFARI: SE NON ORA, QUANDO? Nell'anno della pandemia si sono quotate 24 imprese, tutte (tranne una) su Aim, raccogliendo 706,1 milioni di euro. Eppure la quotazione spaventa ancora le piccole e medie imprese. È ora di sfatare miti e pregiudizi
I NUMERI DI BORSA ITALIA 377
Società quotate a Piazza Affari
645
La capitalizzazione delle società quotate in miliardi di euro
FTSE MIB STAR AIM Italia
€ 645 miliardi
40 società per una capitalizzazione complessiva di 520 miliardi di euro 76 società nel listino per una capitalizzazione superiore ai 52 miliardi di euro 138 Pmi quotate con una capitalizzazione complessiva di quasi 6 miliardi di euro
27% Finanza
19% Utilities
17% 13% Beni di consumo Industria
9% Oil & Gas
5% Tecnologia
4% Salute
2% Servizi
1% Materie prime
115
Miv Aim Italia MTA
86 42
€ 50-10 mln
31
3% Telecomunicazioni
47 23
12
€ 10-50 € 50-100 € 100-500 € 500 mln € 1-5 € 5-10 mln mln mln € 1 mld mld mld (aziende quotate per fascia di capitalizzazione)
17 >€ 10 mld
FONTE: BORSA ITALIANA, DICEMBRE 2020
di Marina Marinetti
S
requisiti in termini di trasparenza, goverettecentosei milioni di euro nance e liquidità, soltanto una all'Mta, il (706,1 per la precisione) da sparmercato dedicato alle imprese di maggiore tirsi fra 24 imprese non sono capitalizzazione, tutte le altre su Aim Italia, certo noccioline. Facciamo anche i nomi, la palestra di Piazza Affari per le Pmi. di queste imprese: Gvs, Unidata, Sebino, «In un anno complesso come il 2020 il CY4gate, Fabilia, Sourcesense, Fenix Enterruolo di Borsa Italiana è stato fondamentainment, Reti, Labomar, Esi, Trendevice, tale per supportare Osai Automation SyLA BORSA SUPPORTA L'ECONOMIA l’economia del nostem, Euro CosmeREALE GRAZIE A MERCATI EFFICIENTI, stro Paese attraverso tic, Tecma Solutions, LIQUIDI E TRASPARENTI. MA OCCORRE mercati efficienti, liPromotica, Comal, MOLTA EDUCAZIONE MOTIVAZIONALE quidi e trasparenti», Tenax International, sostiene Raffaele Jerusalmi, amministratoIgeaMed, Mit Sim, Planetel, Convergenze, re delegato di Borsa Italiana. «Nel 2020 si eViso, Industrie Chimiche Forestali, Franco sono quotate 24 società che hanno potuto Umberto Marmi. così continuare a crescere e svilupparsi Mentre il mondo si fermava causa panderaccogliendo risorse attraverso il mercato mia, queste 24 imprese puntavano in alto e dei capitali. Nell’arco dell’ultimo decennio si quotavano. Con un duplice obiettivo: fare sì è assistito a una crescita importante delincetta di capitali e condividere il rischio. le società quotate sui nostri mercati. Si è Nessuna allo Star, il segmento titoli ad alti
14 LA GUIDA QUOTAZIONE IN BORSA ISTRUZIONI PER L'USO
16 THE ITALIAN SEA GROUP SBARCARE IN BORSA E RIPARTIRE VERSO IL MONDO
19 RSM ITALIA QUEL MARCHIO DI QUALITÀ CHE FA LA DIFFERENZA
20 DELOITTE SULLA GOVERNANCE SCATTA IL DRAMMA DELLA GELOSIA
11
COVERSTORY
passati da 296 di fine 2009 a 377 a dicemdente quanto sia importante accedere al bre 2020. In particolar modo Aim Italia, il mercato dei capitali», aggiunge Barbara mercato per le piccole e medie imprese ha Lunghi, responsabile dei mercati primari visto crescere il numero di società, da 5 di di Borsa Italiana: «fa la differenza tra la sofine 2009 a 138 nel 2020». pravvivenza e la chiusura. Abbiamo azienEppure, sono una goccia nel mare. Perché de mediamente meno patrimonializzate in giro per la penisola di Pmi quotabili e più piccole rispetto ai competitor euroall'Aim ce ne sono almeno 15 volte tanto. pei: ecco perché le aziende italiane hanIl conto l'hanno fatto in Banca d'Italia esano bisogno della quotazione. Con questo minando le caratteripolmone di finanza LA QUOTAZIONE IN BORSA SERVE stiche di 88 imprese addizionale forse A DIVERSIFICARE LE FONTI italiane ammesse al avrebbero gestito DI FINANZIAMENTO LIQUIDANDO mercato Aim Italia diversamente la crisi UNA PARTE DELL'INVESTIMENTO tra il 2013 e il 2019, e sarebbero state più individuando il profilo medio di un’imresilienti». presa non finanziaria di piccole e medie Il limite è, innanzitutto, culturale: «Storidimensioni che decide di quotarsi in borcamente in Italia le imprese si sono semsa. Ebbene: i risultati mostrano la presenpre rivolte più al mercato tradizionale del za di quasi 2.800 Pmi non finanziarie con debito di breve termine, mentre in Europa caratteristiche ampiamente idonee alla continentale e nel mondo anglosassone le quotazione prima della diffusione della imprese, raggiunta una certa dimensione, o pandemia. Mettiamoci pure il Covid, che un posizionamento nel loro settore, hanno riduce il bacino del 20 o del 25% a seconsempre masticato di più il concetto della da dello scenario di riferimento: il numero delle Pmi quotabili è sempre alto. Il Covid non sarà per sempre. E non ci sono solo le Pmi, né c'è solo l'Aim. Per dirla tutta: la potenzialità di Piazza Affari, sul fronte del supporto all'economia reale, sono decisamente sottoutilizzate. Il nodo culturale Eppure, sottolinea Raffaele Jerusalmi, «In Italia abbiamo molte storie imprenditoriali di successo, aziende che si sono quotate e hanno avuto nella Borsa un grande alleato per la crescita. Dal nostro osservatorio notiamo che le aziende quotate investono di più in ricerca e sviluppo, innovazione di processi e prodotti, valorizzazione del marchio con benefici per le imprese e spesso per le intere filiere di riferimento. È un processo virtuoso che gli imprenditori di nuova o seconda generazione comprendono bene in Italia, come dimostra il successo di tanti casi, di aziende grandi e piccole sul nostro mercato». «Questi mesi complessi hanno reso evi-
12
LE AZIENDE QUOTATE INVESTONO DI PIÙ IN RICERCA, SVILUPPO E INNOVAZIONE DI PROCESSI E PRODOTTI, CON BENEFICI PER LE INTERE FILIERE DI RIFERIMENTO
quotazione», spiega a Economy Barbara Lunghi. In Italia, insomma, c'è ancora bisogno di parlare del senso della quotazione, dell'apertura al capitale di rischio, della governance. «È vero, negli ultimi vent'anni la sensibilità a questi temi è aumentata, troviamo senz'altro società sempre più pronte, la nostra economia si è aperta di più al mondo e ci sono molti casi di società italiane pronte a dialogare con competitors più grandi e spesso quotati, che accedono a finanza straordinaria per alimentare la loro competitività e capacità di innovare. Ma ancora occorre fare moltissima education». Anche motivazionale. Il senso della quotazione Finanziare la crescita raccogliendo risorse e diversificando le fonti di finanziamento. E, al tempo stesso, liquidare una parte dell’investimento, magari agevolando la delicata gestione di eventuali passaggi generazionali. Nel bouquet dei vantaggi della
SBARCO IN BORSA
quotazione quello che si apprezza di più è il profumo del denaro fresco. «Perché ha senso quotarsi in Italia?» si chiede, retoricamente, Barbara Lunghi. La risposta? Scontata, ma mai ribadita a sufficienza: «Innanzitutto si accede a risorse finanziarie importanti, estremamente significative, che si possono utilizzare per affrontare crescite ambiziose: l'impresa che si quota diventa più acquisitiva, diventa un punto di riferimento per aggregazioni e integrazioni. E il rapporto tra equity e debito si riequilibra e innesca un circolo virtuoso anche nei confronti del canale bancario - specie per le Pmi, ndr -. La quotazione porta capitali a servizio della crescita, che fanno la differenza: quotandomi posso fare acquisizioni, innovazione, internazionalizzazione, assumere manager di valore in tutto il mondo. È una crescita a 360 gradi: non solo aumento il fatturato, ma sono in grado di avere sistemi manageriali gestionali più sofisticati e più competitivi. Si va a
MA SE A QUOTARSI SONO IN POCHE CI SARÀ UN MOTIVO Mario Draghi, oltre che essere il Presidente del Consiglio, è anche l'autore dell'ultimo Testo unico della Finanza prodotti in Italia, quando era direttore generale del Tesoro. Correva l'anno 1998, sono passati 23 anni, da allora il testo è stato modificato una settantina di volte, per recepire i diktat di Bruxelles, ma il peccato originale dell'ambiguità dei compiti di vigilanza tra la Consob e la Banca d’Italia resta. Non solo: nel 1998 erano quotate 243 aziende, pochissime, oggi sono 377, non molte di più. E allora la capitalizzazione del mercato azionario era pari al 42% del Pil, oggi è di 607 miliardi, pari solo al 37% del Pil, ben lontana dal 47% della Germania, dal 99% del Regno Unito (per non parlare del 186% degli Stati Uniti o del 303% della Svizzera, ma quelli sono altri mondi). Ci sarà pure un perché. E ci sarà pure un perché se dopo 25 anni l'Ima dei Vacchi, gioiello della packaging valley emiliana, saluta la Borsa, così come la
Massimo Zanetti Beverage Group che invece si è quotata appena sei anni fa. Così come ci sarà pure un perché se più del 60% delle 174 Opa lanciate tra il 2007 e il 2019 su titoli azionari sono state finalizzate al delisting invece che al take over. Di motivi, in realtà, ce n'è più d'uno. La mania del controllo, certo: quella dello storico azionista di maggioranza sulle piccole società. E quella del nuovo soggetto controllante subito dopo l'acquisizione della maggioranza, che spiega anche perché i vari Barilla e Ferrero siano così restii alla quotazione. E poi c'è il tema dei costi della quotazione: non tanto la fee per Piazza Affari, che per Aim è di 15mila euro e per l'Mta parte da 35mila euro, quanto quelli per alimentare la catena del valore che tra i global coordinator, gli sponsor su Mta e i nomad su Aim, i consulenti legali, le società di revisione, i servizi media e le investor relations può assorbire ai 300mila euro fino agli 80 milioni di euro (il costo sostenuto
da Pirelli, che rapportato ai 6,5 miliardi di capitalizzazione del 2017, quando si riquotò a due anni dal delisting, erano comunque noccioline). Certo, se il mercato va, i costi si recuperano. Ma poi c'è il mantenimento che, al di là dei costi, comporta una gestione della complessità che non sempre vale la candela: fornire regolarmente (trimestralmente e ogni volta che ci siano notizie price sensitive) informazioni al mercato affinché possa valutare il valore delle azioni non è una passeggiata. E definire "gravosa" la regolamentazione è un eufemismo. Mettiamoci anche che tra Opa e cigni neri i risultati della quotazione, nel tempo, sono impossibili da prevedere e che scivolare su una buccia di banana è un attimo: se per finanziare lo sviluppo le società preferiscono il private equity, di motivi ce ne sono più d'uno. E forse sarebbe il caso di fare un tagliando. (m. m.)
L'IMPRESA CHE SI QUOTA AFFRONTA PERCORSI AMBIZIOSI DI CRESCITA E DIVENTA UN PUNTO DI RIFERIMENTO PER AGGREGAZIONI E INTEGRAZIONI 13
COVERSTORY
giocare ad armi pari per il mondo». per il quale molte, troppe Pmi sono di fatto Ma non c'è solo la finanza: la quotazione invisibili, per un tema di storia aziendale è un biglietto da visita a livello nazionale , ma anche di bilancio. Quando ci si ferma e internazionale e conferisce alla società ai numeri e non si guarda alla strategie, prestigio e standing. «La visibilità data dalinsomma, è difficile cogliere le prospettive la quotazione si riverbera su aspetti molto di successo di un'impresa abbastanza da concreti della gestione aziendale» spiega la "scommetterci" sopra. responsabile dei mercati primari di Borsa Italiana, «si riverbera anche nell'attrazione Muovere i primi passi dei talenti. Che siano tecnici o manageriali, Per convincere ed educare le Pmi, Borsa a parità di imprese di Italiana ha deciso di LA VISIBILITÀ DELLA QUOTAZIONE norma preferiscono accompagnarle per CONSENTE DI AVERE UNA DIVERSA andare a lavorare in mano a Piazza AfCREDIBILITÀ NEI CONFRONTI una società quotata, fari. «Siamo molto DEI PROPRI STAKEHOLDER che ha un governo presenti con gli imsocietario disegnato in base a determinaprenditori anche sui territori per diffonti criteri e la sposa meritocrazia... a volta dere la cultura dell'equity», spiega Barbara a discapito dei membri della famiglia. Ma, Lunghi: «Nel 2019 avevamo fatto una setsoprattutto, la visibilità consente di avere tantina di uscite pubbliche con taglio eduuna diversa credibilità nei confronti della cational. L'anno scorso, non potendo orgapropria filiera e dei propri stakeholder che nizzare in presenza, abbiamo investito sul aumenta concretamente la competitività. sito e sulle soluzioni digitali, costruendo Vale anche per le aziende di media taglia l'Ipo Journey, il viaggio verso la quotazionel nostro Paese, che a livello globale nel ne, con l'obiettivo di iniziare a costruire del loro settore sono comunque piccole. E sulle materiale prima motivazionale con video e Pmi l'effetto della visibilità è amplificato». testi, arricchendolo poi con testimonianze Anche nei confronti del canale bancario, sulle esperienze di quotazione».
E il 25 febbraio Borsa Italiana ha organizzato l'Ipo Forum, ovviamente digitale, con le case history di quattro società che si sono quotate nel 2020: Gvs, Wiit, Confinvest e Intred, «proprio per motivare le imprese, con testimonianze anziché teorie snocciolate dall'alto». «Per chi vuole approfondire, Borsa Italiana ha avviato anche Ipo Masterclass in collaborazione con la nostra Academy: un progetto formativo digitale», spiega Lunghi «con una decina di moduli per acquisire le nozioni base del processo di quotazione: gli interventi da fare sulla governance, come costruire un piano industriale, qual è il sistema gestione adeguato per una società che si vuole quotare, il linguaggio, eccetera. Le società, inoltre, possono sempre richiederci il pre-listing assement, un incontro di una giornata a loro dedicata in cui identifichiamo opportunità e aspetti su cui ha senso lavorare per effettuare un'operazione di successo: il processo di quotazione, il mercato più adatto, l’equity story, il piano industriale, il sistema di controllo di gestione, la corporate governance societaria... C'è sempre un po' di timore reveren-
QUOTAZIONE IN BORSA ISTRUZIONI PER L'USO Dall'esterno spaventa, ma per gli adetti ai lavori è ordinaria amministrazione: ecco quali sono i passaggi (e i partner da coinvolgere) per approdare in Piazza Affari
I
mercati azionari di Borsa Italiana consentono ad aziende di ogni dimensione di raccogliere rilevanti risorse finanziarie tramite vari canali: per le Pmi c'è Aim Italia (che ha anche un segmento professionale dedicato a start-up e scale-up che hanno avviato commercializ-
14
zazione da meno di un anno), per le imprese di media e grande capitalizzazione l'Mta, il Mercato Telematico Azionario, porta di accesso per investitori globali, al cui interno lo Star (Segmento Titoli Alti Requisiti) è dedicato alle Pmi che aderiscono a stringenti requisiti di governance, tra-
sparenza e liquidità, ma c'è pure il Miv, il Mercato degli Investment Vehicles, riferimento per la quotazione di fondi e veicoli societari che investono in strumenti di economia reale. Il processo di quotazione che porta una società ad affacciarsi sul mercato dei capitali
coinvolge sia l’imprenditore, con la compagine aziendale, sia gli advisor esterni. Se per l'azienda la quotazione è un’operazione di natura straordinaria, per i professionisti specializzati che se ne occupano è ordinaria amministrazione. Parliamo, chiaramente, degli advisor da coinvolgere nel processo di Ipo (Initial Pubblic Offering): gli sponsor per il mercato Mta, i nomad per Aim Italia, il global coordinator, il consulente legale, la società di revisione, l'advisor finanziario e la società di comunicazione. Il corrispettivo del loro lavoro varia
SBARCO IN BORSA
ziale nei confronti di Borsa Italiana, ma non dovrebbe esserci: il nostro obiettivo è il filo diretto con le aziende, devono poter alzare il telefono con noi, qualsiasi sia il loro livello di conoscenza. E noi le facilitiamo».
Quotarsi fa bene «Nel 2020 abbiamo avuto molte quotazioni in settori e con un'equity story interessante per gli investitori: sono arrivate sul mercato società con interessanti prospettive di crescita per il settore a cui appartengono», sottolinea ancora la responsabile dei mercati primari di Borsa Italiana. Un esempio su tutti: l'esordio sul Mercato telematico azionario della Gvs di Zola Predosa (Bologna), tra i maggiori produttori mondiali di soluzioni avanzate di filtrazione per il settore medicale, di laboratorio e automobilistico. Il collocamento, coordinato da Mediobanca e Goldman Sachs, ha registrato una domanda pari a sei volte l'offerta e si è andati al riparto. È stata l'8 quotazio-
in funzione della complessità dell'operazione, in compenso il fee per Borsa Italiana è decisamente contenuto: per Aim si va dai 15 ai 25mila euro, a seconda che la capitalizzazione sia sotto o sopra la soglia dei 20 milioni, mentre per Mta si tratta di 35mila euro per capitalizzazione sotto al miliardo, sopra al quale la fee è di 100mila euro. Il processo di Ipo si compone di fasi differenti a seconda del mercato di riferimento (ma per qualunque dubbio Borsa Italia offre alle imprese il Pre-Listing Assessment): mentre per Aim tra due pre-
ne in Europa in termini di raccolta, pari a 570,5 milioni di euro, «sottoscritta quasi interamente da investitori internazionali che ne hanno riconosciuto il valore», sottolinea Barbara Lunghi. Al ballo delle debuttanti su Aim, invece, tutti gli occhi erano puntati sulla Labomar di Istrana (TreviL'AIM È UNA PALESTRA CHE ALLENA L'IMPRESA ALL'EVOLUZIONE DELLA PROPRIA GOVERNANCE PER POTER COINVOLGERE INVESTITORI TERZI
parazione della società, scelta dei nomad e dei consulenti, preparazione dell'offerta, diligence, raccolta ordini e ammissione può durare dai 3 ai 6 mesi, per l'Mta è più complesso e può durare dai 6 mesi e mezzo all'anno. In entrambi i casi si comincia dalla definizione di strategia e posizionamento competitivo e dalla predisposizione
so), una terzista full-service che produce integratori alimentari, dispositivi medici, cosmetici, Afms (un acronimo che sta per "alimenti a fini medici speciali") innovativi e di elevata qualità: in fase di Ipo (Initial public offering) ha raccolto 29,9 milioni di euro, anche qui con una domanda complessiva multipla dell'offerta e superiore a 120 milioni di euro. Se non tutte le Pmi sono come Labomar, ma l'Aim Italia è per tutte le Pmi, che possono aspirare a ottenere il medesimo successo, quotandosi. Anche perché su Aim i requisiti di accesso e adempimenti sono davvero minimi: «L'Aim è un mercato di crescita per Pmi ambiziose e per altre aziende, una palestra che allena l'impresa proponendo un approccio graduale alla quotazione in attesa di trasferirsi al mercato regolamentato». E così che si inizia a gestire l'azienda con un mindset preparato per guardare alla creazione di valore in via continuativa come uno dei driver fondanti dell'azienda e del business.
dei dati finanziari e del piano industriale, identificando il perimetro di quotazione, la struttura organizzativa e il governo societario. A definire la struttura dell'offerta per Aim è il nomad (un acronimo di nominated advisor), mentre in Mta è compito di sponsor e consorzio di collocamento. Poi inizia la due diligence, con la pre-
disposizione del cosiddetto Working Capital Statement e la redazione del documento di ammissione per Aim e del prospetto informativo per Mta. Si tratta di documenti che vengono presentati agli analisti per poi avviare per Aim la raccolta ordini, che per Mta, dopo il premarketing, si effettua durante il roadshow, facendo incontrare società e investitori. Solo dopo l'Ipo sono ammesse le negoziazioni sul mercato (celebrate dalla cerimonia della campanella) e per l'azienda inizia una nuova vita: quella da società quotata.
15
COVERSTORY
SBARCARE IN BORSA E RIPARTIRE VERSO IL MONDO The Italian Sea Group, tra i leader globali nei superyacht, sulla scia di un'espansione a doppia cifra, punta a Piazza Affari. L'imprenditore Giovanni Costantino: «Il mercato internazionale ci apprezzerà ancora di più» di Sergio Luciano
U
na storia entusiasmante, quella di Giovanni Costantino e della sua The Italian Sea Group. Dalla marginalità precaria del cantiere che comprò 11 anni fa al successo internazionale più brillante. In un settore di una estrema complessità quale quello della nautica da diporto. E adesso, la quotazione in Borsa formalmente avviata il 26 febbraio. Non un “approdo”, come chi è arrivato. Uno “sbarco”, come chi comincia un nuovo percorso: «Una grande, ulteriore crescita: qualitativa e dimensionale», sintetizza l’imprenditore. Benvenuti nell’Italia che ci piace, quella che crea prodotti perfetti e incanta con la loro bellezza ma – contemporaneamente – non sgarra di un millimetro nei tempi, nei dettagli, nel rispetto degli impegni e dei clienti. Benvenuti in circa 100mila metri quadrati di cantiere nautico dove nascono superyacht dai 40 fino ai 100 metri, prenotati da clienti iper-ricchi di tutto il mondo, realizzati dalla prua alla punta del timone dalla Admiral o da Tecnomar – i due marchi del gruppo – con
16
Ci eravamo sbagliati per difetto: la nautica italiana ha certamente una grande tradizione e molti campioni, ma oggi è Tisg ad avere una marcia in più. Una visione, una nitida strategia. Che, sei mesi dopo, l’ha condotto ad annunciare l’imminente quotazione in Borsa, sul mercato principale, obiettivo il segmento Star. E allora torniamo sul luogo del profitto che nel 2019 è stato già cospicuo, con quasi 10 milioni di ebitda su 101 di ricavi – per capirla meglio, questa scelta: perché andare in Borsa in un momento in cui qualche big già quotato opta addirittura per il delisting? «Non andiamo in Borsa per fare cassa – chiarisce subito Costantino – nel senso che ne abbiamo già molte, in casa, di risorse finanziarie. Certo, utilizzeremo al meglio quelle ulteriori una varietà e ricchezza d’interni, di accessori, che arriveranno per accelerare la crescita». Ma di dettagli pressoché infinita, ideati, disegnati c’è un’altra e prevalente ragione, per questa dall’ufficio stile interno guidato dall’art-direcnostra scelta: «Ci quotiamo per una motivator Gian Marco Campanino e quasi sempre zione sostanziale, strettamente istituzionale prodotti qui. Benvenuti, anche, in una straor– spiega Costantino – che è quella di rafforzare dinaria “spa” per navi da diporto, che entrano la fiducia del mercato internazionale, già altisin bacino per rifarsi il look (in gergo tecnico sima verso la nostra azienda, accreditandola “per il refit”, durante la nostra visita ce n’era ulteriormente anche contro il fattore campo, una di 140 metri…), mentre i loro equipaggi, cioè quei tipici difetti del sistema Italia che l’ea terra, vengono coccolati in un “Village” con stero teme: burocrazia, incertezza del diritto, ristorante di classe, palestra, sauna e bagno instabilità politica». turco… Effettivamente chi ac«ABBIAMO POSTO TUTTE LE PREMESSE L’avevamo adocchiaquista uno yacht che PER UNA GRANDE, ULTERIORE CRESCITA to da tempo questo DEL NOSTRO GRUPPO, SIA QUALITATIVA può costare fino a 100 gruppo da primato, milioni fa una scomCHE DIMENSIONALE E DI MERCATO» noi di Economy. Ci era messa a lungo termine sembrato emblematico di un settore produttisul produttore cui si rivolge: «Le dimensioni vo che in molti casi, anche nei mesi della pandelle nostre commesse sono cresciute moltisdemia, è riuscito a produrre e ad esportare simo – sottolinea Costantino - arrivano anche le sue creazioni nel mondo; e proprio questo a 5 anni, e noi vogliamo che gli armatori nogrande cantiere di Marina di Carrara ci era stri clienti siano sereni e convinti della scelta sembrato il miglior testimonial di un fenomefatta. Essere quotati in Borsa rappresenta agli no più generale. occhi del mondo una certificazione di imme-
SBARCO IN BORSA
diata lettura. Anche per un’azienda italiana, anche per la Borsa Italiana. Del resto, avremmo potuto quotarci altrove ma abbiamo scelto Milano perché siamo profondamente italiani, perché riteniamo di incarnare la miglior cultura del made in Italy, il bello ben fatto che il mondo ci invidia. Oltretutto le recenti novità politiche a loro volta stanno riqualificando l’immagine internazionale del nostro Paese. E dunque quotarci darà ulteriore solidità al nostro progetto d’impresa, rassicurerà la clientela e sancirà tutti i valori industriali, finanziari e qualitativi su cui abbiamo costruito il nostro sviluppo». La sensazione è che in questo posto, a 12 chilometri da Viareggio ed altrettanti da Carrara, ci sia un cuore produttivo di grande potenza. Di grande futuro, e di solidissima, antica progettualità: «Quello che si vede oggi qui, quel che stiamo facendo, l’ho progettato con assoluta chiarezza 11 anni fa. Sapevo dove volevo andare e come arrivarci, soprattutto come», conferma Giovanni Costantino. Un personaggio più unico che raro. Nasce imprenditore, in Puglia. Dopo le prime esperienze si dedica all’arredamento: già dettagli maniacalmente curati, già religione del cliente. È in quel momento – dopo 15 anni da imprenditore – che sulla sua strada incontra Pasquale Natuzzi, fondatore e “patron” dell’omonimo gruppo leader nell’imbottito, all’epoca quasi 2 miliardi di fatturato, già quotato in Borsa. «Natuzzi mi scopre come imprenditore, mi chiama come manager e mi conquista con il fascino del suo progetto. Accettai, vendetti la mia azienda e mi lanciai in questa sfida. Per 10 anni abbiamo lavorato fianco a fianco, h24, e ho gestito in quel gruppo ogni genere di attività, di problema. Una bellissima esperienza, ma lo spirito imprenditoriale mi ruggiva dentro». Dieci anni più tardi, quindi, è separazione consensuale. Con la scelta di un anno sabbatico, per poi ripartire da imprenditore in proprio. «Macché anno, dopo quattro mesi scalpitavo già», racconta Costantino, con un sorriso. «A 6 mesi dall’uscita da Natuzzi, feci la prima acquisizione, la Tecnomar, dal fondo Palladio. Dapprima il 51% - a inizio 2009 - poi il 100%.
Iniziammo in 20, fu durissima. Ma funzionò. Poi capitò Admiral e colsi l’opportunità, continuando a crescere. Ma eravamo a Massa, lontani dal mare. Finché si profilò la possibilità di rilevare la Nca (Nuovi cantieri Apuania), un’azienda dalla storia gloriosa ma dal presente disastroso, passata per la mano pubblica». Anche in Nca l’impegno del nuovo imprenditore è stato totale e ha prodotto grandi risultati. Ed oggi, a otto anni dall’acquisizione, il bacino più grande del Mediterraneo è tornato alla reddi«MI PIACEVA GIOCARE A TENNIS E MONTARE A CAVALLO, MA HO APPESO LA RACCHETTA AL CHIODO, E LA SELLA L’HO IN UFFICIO: È UN BELL’OGGETTO»
tività ed all’efficienza. «Credo basti un giro in cantiere per rendersi conto di quel che siamo e di quel che sappiamo fare», osserva Giovanni Costantino, e con ragione: non c’è un’aiuola fuori posto, non c’è un rottame antiestetico, e non sorprende di scoprirvi uno spazio di assoluta esclusività, la grande teca di vetro fumé dove la Lamborghini ha racchiuso due delle sue supercar per sancire l’alleanza appena firmata con Tecnomar per la realizzazione di un nuovo dre-
GIOVANNI COSTANTINO E IL MODELLO DI UNO DEI SUOI YACHT
am-yacht, il “Tecnomar for Lamborghini 63” – un bolide marino di superlusso da 60 nodi all’ora, tra poco al varo. «Vede, c’è un punto di forza tutto nostro, direi unico – commenta Costantino – che ho dettato, anzi imposto, da sempre a chi lavora con me: il massimo rispetto tra noi e verso il cliente. Sembra strano, ma nel mondo della nautica, anche quella di lusso, non è un fattore ricorrente. Anzi. Ma oggi la clientela migliore lo pretende. Oggi i clienti oltre a possedere grandi patrimoni sono esigenti e competenti. Si concentrano sui dettagli, vanno convinti ed anzi stupiti anche su questo fronte!». E quindi Costantino, per quanto l’azienda sia strutturata – conta 18 dirigenti su oltre 330 dipendenti e forti professionalità a tutti i livelli – è ancora votato totalmente al lavoro: «Mi piaceva giocare a tennis e montare a cavallo, ma ho appeso la racchetta al chiodo, e la sella ce l’ho in ufficio: è un bell’oggetto». Perché tutti i prodotti vanno seguiti nel minimo dettaglio, sottolinea l’imprenditore. «Una nave di grandi dimensioni non è mai uguale a un’altra. Costruire un jet è molto più semplice: lo si progetta in due anni, lo si realizza in uno. Nel diporto di altissima fascia invece si
QUOTARSI SIGNIFICA SUPERARE I LIMITI CHE IN TANTI VEDONO NEL SISTEMA ITALIA: TROPPA BUROCRAZIA E INCERTEZZA DEL DIRITTO 17
COVERSTORY
progetta per 6-8 mesi, poi si inizia a produrre e progettazione e produzione proseguono in parallelo per anni. Il contenuto – ciò che va oltre lo scafo, la motorizzazione e l’elettronica per la navigazione – assorbe spesso oltre il 50% del valore. Per esempio il grado richiesto di silenziosità impatta sull’intero progetto. E le sfumature tecniche ma anche estetiche sono infinite, richiedono una totale customizzazione». Girando per il cantiere si resta delusi solo di una cosa: che le navi in costruzione sono invisibili. Cioè: entri negli enormi hangar dove praticamente a zero il rischio di errore». E i vengono fabbricate e ti accorgi che ci sono: contratti che regolano la produzione di un meimponenti, enormi. Ma non le puoi vedere, gayacht sono come libri di centinaia di pagine, perché sono come impacchettate in altissimi minuziosissime: rigorosamente in inglese, siveli bianchi di materiale plastico, perché ogni stematicamente ancorati al foro di Londra. prodotto è tutelato dalla massima privacy E dunque la Borsa, adesso: per crescere ane ad ogni scafo possono accedere, rigorosacora e crescere meglio. «Per andare in Borsa mente tracciati, solo non dovremo apporgli specialisti richiesti «PER ANDARE IN BORSA NON DOVREMO tare alcuna modifica APPORTARE ALCUNA MODIFICA da quel determinato al nostro assetto orgaAL NOSTRO ASSETTO ORGANIZZATIVO momento della pronizzativo – sottolinea E SIAMO DA SEMPRE CERTIFICATI» duzione: «Ogni armaCostantino – Siamo da tore pretende privacy e sicurezza», sintetizza sempre certificati, il nostro bilancio è scritto Costantino. «E a questi livelli di precisione, sulla base dei principi internazionali Ias, non l’errore – che pure può accadere – non è toldobbiamo upgradare il controllo di gestione lerabile. Va intercettato sul nascere e corretto che è già in linea con i criteri più esigenti. Abimmediatamente, altrimenti può avere imbiamo da sempre un’organizzazione gestionapatti devastanti. Anche per questo la nostra le da multinazionale che impregna anche le vigilanza sui processi è altissima: per ridurre fasi più artigianali del lavoro, perché sono un
maledettissimo perfezionista, ma il prodotto esce dai nostri bacini perfetto, e uscirebbe anche se tornassi a giocare un po’ a tennis». Al momento in cui questo articolo viene scritto, non è ancora possibile precisare i dati economici dell’operazione – che viene seguita da Intermonte e Ambromobiliare, Dentons e Dla Piper – ma gli aggiornamenti saranno puntualmente forniti sul nostro sito, www.economymagazine.it, con un articolo accessibile direttamente attraverso il QR code pubblicato in queste pagine. «Le risorse che entreranno potremmo impiegarle anche per crescere per linee esterne: non è un mistero che abbiamo annunciato il nostro interesse per Perini Navi, già clienti del nostro refitting: sarebbe uno sviluppo assolutamente naturale per un’attività già in corso – sottolinea Giovanni Costantino - Si pensi che abbiamo trattato il celeberrimo Falcone Maltese della Perini, un veliero con un albero da 75 metri per un scafo lungo 88… Ma a prescindere da questo brand, nel nostro futuro c’è anche la produzione di yacht a vela…». Dunque questo Tisg che sbarcherà in Borsa sarà un titolo “value” – quanto ci vorrebbe per creare un’altra azienda così? – ma anche un titolo growth: «Non posso – conclude Costantino – anticipare i numeri del nostro business plan ma posso dirle che il nostro portafoglio ordini è molto consistente».
Per approfondire
18
SBARCO IN BORSA
Quel marchio di qualità che fa la differenza Per le imprese la quotazione non è solo un canale di finanziamento vantaggioso, ma rappresenta anche un'importante legittimazione sui mercati. E le azioni si possono sfruttare per acquisizioni in concambio di Sergio Luciano «INDUBBIAMENTE LO STATUS DI SOCIETÀ QUOTATA IN BORSA È, TRA LE ALTRE COSE, UN’IMPORTANTE
LEGITTIMAZIONE
PER
UN’AZIENDA ITALIANA, IMPORTANTE PERCHÉ AIUTA IN MODO DIREI DETERMINANTE,
a compensare quel gap di credibilità di cui purtroppo agli occhi di molti interlocutori internazionali il nostro Paese ancora soffre e che speriamo le riforme del governo Draghi riescano a chiudere»: parla Nicola Tufo (nella foto), capo della divisione Ipo, capital markets e financial advisory services di Rsm Italia ma da anni in prima linea sulla frontiera delle quotazioni in Borsa, tra Aim e mercato maggiore, per numerose operazioni di successo. Dottor Tufo, dunque la quotazione può davvero essere vista dai mercati internazionali come una specie di marchio di qualità? Direi che questa è una delle conseguenze positive più importanti del fatto di essere quotati. Poi, certo: ci sono tante ottime aziende non quotate. Ma se decidessero di quotarsi, anche le migliori misurerebbero forti differenze positive. La trasparenza, oggi ancor più di ieri, è un vantaggio competitivo. Ma ce ne sono altri. È sempre un buon canale di finanziamento? E lo é. Ma lo è non solo direttamente. Chi è quotato ha più
potere contrattuale con le banche ed ha anche la capacità di modificare, ampliare e diversificare le fonti di finanziamento finalizzate a finanziare piani di sviluppo dimensionali ed investimenti in macchinari e R&D. La quotazione, inoltre, aumenta lo standing e la visibilità dell'impresa nei confronti di clienti e fornitori oltre che a ampliare la rete di relazioni aziendali e attrarre risorse qualificate. Per esempio? Intanto, quotandosi si può meglio investire nel rafforzamento della struttura produttiva e commerciale. Si puo' far emergere il valore intrinseco dell’azienda; soddisfare soci di minoranza stanchi, liquidandoli; acquisirne di nuovi, più motivati; motivare il management e tutte le risorse umane con stock-options liquidabili; agevolare il passaggio generazionale. E molto altro ancora… Insomma, quotandosi si va in Champions League? Sintetico, ma corretto. Qualche però? Quelli del sistema Italia. Burocrazia lenta, fiscalità pesante. Ma anche su questo fronte le cose stanno migliorando. Si riferisce al credito d’imposta per le nuove quotazioni? E’ una legge saggia. Per quest’anno, sono stati stanziati 30 milioni di
euro, con un tetto a 500 mila euro (per singola società) da utilizzare come credito di imposta per le spese di quotazione. Significa dimezzare (o quasi) i costi per almeno sessanta Ipo. Stanziando risorse che l’erario potrà recuperare dall’accelerazione che le Ipo creano generando nuovi redditi imponibili e quindi nuovo gettito fiscale. Concettualmente, il merito di questo incentivo alla quotazione sta nel fatto di sostenere l’investimento primario in Borsa, rispetto al secondario. Quello primario contribuisce a far affluire nell’economia reale e produttiva una parte del denaro ammassato in investimenti poco o per niente redditizi, o peggio ancora fermi sui conti correnti italiani. E’ una misura che costa poco e rende molto: ecco perché non dovrebbe essere “a scadenza”, ma dobbiamo lavorare affinché diventi una misura strutturale, anche oltre il 2021. Però ancora non abbiamo visto in Italia il boom di quotazioni che a suo tempo ha conosciuto Londra. Si sa che in Italia ci sono almeno 2800 aziende quotabili, stando alle recenti statistiche di Banca d’ Italia. Se si esplora il mercato, non è difficile individuarle. Poi, certo: devi incontrarle e spiegare loro l’opportunità della Borsa: ma non è un’impresa impossibile, ogni imprenditore vuole eccellere in quello in cui crede. Poi, una volta trovate le società quotabili, il “problema” di trovare gli investitori diventa secondario. Lo testimoniano le ultime Ipo, che si sono distinte per un eccesso di domanda di azioni rispetto al flottante disponibile. Nel paese ci sono oltre 4000 mila miliardi di liquidità da smobilizzare. Più i tanti capitali internazionali pronti a intervenire alla luce di possibili investimenti interessanti. Insomma, opportunità davvero molteplici. Che ne pensa del passaggio di Borsa Italiana nell’orbita di Euronext? Gran parte dello sviluppo possibile del mercato ruota intorno alla liquidità dello stesso. In questo senso, più è ampia la vetrina meglio è. L’operazione Euronext-Borsa Italiana ha dato vita al principale hub finanziario europeo a supporto della raccolta di capitali per l'imprenditoria italiana.
19
COVERSTORY
PMI E GOVERNANCE, IL DRAMMA DELLA GELOSIA Potrebbero quotarsi in Borsa o farsi sostenere da fondi di private equity. Ma la smania del controllo a tutti i costi fa perdere alla imprese italiane occasioni ghiotte. Intervista a Ernesto Lanzillo, Deloitte Private Leader di Marina Marinetti
IN ITALIA CI SONO PIÙ DI DUEMILA PMI NON FINANZIARIE (DATO BANCA D’ITALIA) CON CARATTERISTICHE AMPIAMENTE IDONEE ALLA QUOTAZIONE, PUR DOPO AVER SUBITO LE PENALIZZAZIONI SULLA REDDITIVITÀ DELLA PANDEMIA: MA NON SI QUOTANO... E ci sono 4.386 Pmi (dato Cerved), di cui 3.705 piccole e 681 medie, idonee per un investimento da parte di fondi di private equity: ma non ne approfittano…. Il motivo? Il dramma della “gelosia” che, per startup e scale-up e imprese familiari, inevitabilmente scatta quando si tratta di aprire la governance a soggetti esterni. «La mancata presenza nelle Pmi, familiari e non, di manager e partner industriali e finanziari è strettamente connessa al nostro mercato: l’impresa italiana, specie quella familiare, si preoccupa di mantenere lo stretto controllo dell’azienda», spiega a Economy Ernesto Lanzillo, Leader di Deloitte Private, la business solution rivolta alle aziende del mid market e agli investitori interessati o coinvolti nel segmento (Private Equity, family office, private bankers, wealth manager, Pmi e imprese familiari).
ERNESTO LANZILLO, DELOITTE PRIVATE LEADER
Piccolo non è più bello, insomma. Non è più il paradigma di riferimento. È palese che il settore delle Pmi è quello più a rischio nel Paese, perché il dimensionamento in termini di solidità patrimoniale e di accesso al mercato della finanza è limitato. Aprire a opportunità di partnership industriali che alzino la dimensione della società con integrazioni orizzontali e verticali IL RICORSO A UN LEADER ESTERNO non sviluppate con acÈ UN’OPZIONE MARGINALE PER GLI cordi commerciali di Un po’ come le starIMPRENDITORI ITALIANI. E A UN’IPO tup: a parole dicono RICORREREBBE SOLO IL 12% DELLE PMI cooperazione o joint venture, ma con vere di voler crescere, ma e proprie partnership industriali con scambio quando un fondo cerca di mettere il naso di quote e governance congiunta è uno dei nella governance e nell’azionariato, si tiratemi ormai ricorrenti. Ma rendere disponibile no indietro... una quota di capitale a banche, private equity Fino all’avvento del Covid piccolo era bello. E o investitori - family office o private deal che quindi si poteva proseguire a operare e crescesiano - integrando le strategie di sviluppo, ha re anche non rendendo disponibili opportunità ancora una serie di limitazioni. di sviluppo di business con l’entrata di terzi per rafforzarsi finanziariamente e, in caso di partQuali? ner industriali, per contaminarsi e contaminaPrima di tutto, l’imprenditore familiare è anre. Ora la situazione è molto diversa.
20
UN CONTO È RESISTERE E SOPRAVVIVERE, UN ALTRO È CRESCERE cora interessato a mantenere un controllo in azienda non solo in termini proprietari ma di strategia decisionale: non vuole solo controllare il possesso azionario: la vuole dirigere. Dalle nostre survey che comparano dati internazionali con quelli della realtà italiana, risulta che la maggior parte delle imprese italiane, soprattutto Pmi familiari, non garantisce la presenza nel cda di consiglieri esterni e, in caso, li coinvolge in posizione di minoranza rispetto ai rappresentanti della famiglia. Il controllo familiare dell’impresa è prioritario per il 62% delle realtà italiane intervistate. Quanto al futuro dell’azienda, il ricorso a un leader esterno alla famiglia è un’opzione marginale per gli imprenditori italiani, che in caso vorrebbero mantenere la proprietà interamente (14%) o cederne solo una parte (5%). E ricorrerebbe ad un’offerta pubblica iniziale (Ipo) appena il 12% delle imprese italiane. Non solo: in Italia abbiamo una continuità generazionale diversa dal resto del mondo: noi abbiamo i perennials, gli ultrasettantenni al comando.
SBARCO IN BORSA
E seconde generazioni che non toccano palla finché non arrivano all’età della pensione. Appunto: le seconde generazioni non crescono, rimangono in una sorta di entropia, perché le aziende non sono completamente aperte alla contaminazione dall’esterno, non pensano di avere la necessità di dover modificare i paradigmi di governance portando in azienda contributi esterni, soci o manager che facciano crescere i rappresentanti familiari della generazione del futuro. Così le imprese familiari perdono l’opportunità di finanziarsi per non subire limitazioni nella governance, e di portare in azienda manager esterni i quali, tarpati nelle loro opportunità di crescita e si sviluppo della loro strategia operativa, si scontrano con la famiglia. Se non hai partner, soci industriali o finanziari che siano, non hai neanche manager che possano intervenire liberamente nella gestione, senza costrizioni della proprietà familiare. Ma per finanziarsi ci sono comunque i Pir. Inizialmente avevano favorito investimenti in società medio-piccole, poi sono stati depotenziati. Non ci sono, in Italia, strumenti con convenienza fiscale per favorire l’accesso di capitali esteri tramite family office stranieri e club deal o investitori illuminati che non avrebbero intenzione di colonizzare ma semplicemente di garantirsi un rendimento interessante presso realtà vincenti in Italia, rafforzandole patrimonialmente. Servirebbe quindi una politica fiscale e di investimento finanziario volta allo sviluppo industriale, che dia all’imprenditore familiare un’offerta di capitale coerente con le sue aspettative; interessante, in tale ambito, il mercato UE, dove esistono agevolazioni fiscali per gli High-net-worth individual, family office, club deal che investono nelle Pmi o nelle startup nazionali o straniere favorendone la crescita in un contesto di politica industriale europea che metta a disposizione i capitali per l’innalzamento del benessere degli stati comunitari. Se però l’imprenditore non accetta di ridurre la sua quota di controllo proprietario o strategico, anche in presenza di strumenti agevolativi
all’investimento, difficilmente potrebbe ottenere supporto in investitori di minoranza e senza voce in capito in azienda.
E il Patrimonio Rilancio di Cdp introdotto dal Decreto Liquidità? Non è ancora operativo. Permette di iniettare capitali nuovi con un intervento di medio termine, ma comunque con la possibilità di uscire dall’azionariato in un secondo momento. Quella di Cassa Depositi e Prestiti è una misura molto interessante, ma che dovrebbe poi essere integrata da misure che al momento dell’exit del partner pubblico diano all’imprenditore la possibilità di integrarsi con partner privati o di intraprendere percorsi di quotazione avendo rafforzato, nel periodo di sostegno, governance e strategia per essere più appealing; Tra l’altro, abbiamo una buona propensione del private equity a sostenere il cosiddetto mid-market: C’È UN’OTTIMA PROPENSIONE DEL PRIVATE EQUITY A SOSTENERE IL COSIDETTO MID-MARKET. E IL COVID NON HA FRENATO L’ENTUSIASMO
l’ultima survey di Deloitte Private sul mercato dei Private Equity evidenzia che nel primo semestre del 2021 il 50% dei soggetti interpellati continuerà l’attività di fundraising, mentre la maggior parte (85,2%) pianifica di effettuare nuovi investimenti. Anche le opportunità di investimento abbandonate a causa del Covid non andranno perse: più della metà degli operatori intende rivalutarle entro 12 mesi. E c’è l’Aim, il banco di prova per le Pmi, senza rinunciare al controllo: basta un solo indipendente in cda. Infatti. C’è la tendenza da parte degli imprenditori a dare valore comunque all’opportunità di quotazione all’Aim. La pandemia non ferma il listing all’Aim, anche grazie al Bonus Ipo esteso a tutto il 2021. Ma bisogna convincere la stragrande maggioranza degli imprenditori che è necessario ingrandirsi. E per farlo, occorre in primis fare un’azione di formazione: l’imprenditore deve comprendere che accettare l’entrata di un socio terzo non equivale, automatica-
mente, alla perdita di controllo della società. Anzi: può migliorarne il business con integrazioni orizzontali e verticali.
Più facile a dirsi che a farsi. Noi infatti ci stiamo lavorando sotto vari aspetti. In primo luogo spingendo la formazione di una cultura manageriale degli imprenditori: lo facciamo con la piattaforma di formazione per le Pmi SkillUpNow, ma anche partecipando, con la Elite Lounge Deloitte, al programma Elite, sviluppato da Borsa Italiana, in collaborazione con Confindustria, dedicata ai nostri clienti, che non ha come obiettivo primario la quotazione, ma il miglioramento dei fondamentali dell’azienda sui temi di governance, trasparenza e comunicazione. Il terzo elemento con cui contribuiamo con il brand Deloitte Private sono con la localizzazione delle survey internazionali in Italia: cerchiamo di fare cultura d’impresa in maniera diretta o dando la disponibilità di informazioni che possano essere utilizzate dalle aziende per compararsi e crescere.
A volte servirebbe un lavaggio del cervello. E non solo ai perennials. E infatti, parallelamente alle piattaforme di e-learning, abbiamo anche piattaforme di supporto alle imprese familiari nell’analisi delle attitudini delle generazioni entranti, che misurando il clima di conflitto generazionale e, con attività di coaching e mentoring, aiutano ad appianare le divergenze tra generazioni all’interno della famiglia e a formare le generazioni più giovani, in modo che il passaggio generazionale avvenga più rapidamente e in modo efficace. Perché se i perennials non si decidono a passare il testimone, consapevoli di avere un successore con ideali condivisi e competenza di gestione, la contaminazione non avverrà mai. Ciò non toglie che le imprese familiari siano le più resilienti. Ma da qui a dire che esplorano tutte le opportunità per diventare più forti ce ne corre. Un conto è resistere e sopravvivere, un altro è crescere.
21
Cerca le agevolazioni per la tua azienda
Tutti i Bandi e Agevolazioni a Fondo Perduto Aggiornati in Tempo Reale
CERCHIAMO agenzie o account esclusivi di zona Chiediamo capacità relazionale e cauzione operativa
Siamo uno studio di consulenza dinamico, fortemente radicato sul territorio, che opera da oltre 15 anni nell’assistenza alle aziende. Le competenze, la professionalità e la volontà di lavorare in sinergia con specialisti di altri settori ci permettono di offrire servizi mirati e diversificati a seconda della tipologia di cliente e delle risorse finanziarie (regionali, nazionali, europee) a cui può accedere. La validità del metodo di lavoro è confermata dalla costante crescita del numero dei clienti
che si affidano al nostro studio e dei collaboratori che fanno parte del nostro network. Forniamo orientamento, consulenza ed assistenza tecnica riguardo piani di investimenti per aziende ed enti pubblici, analizzando fonti dirette e indirette in materia di finanziamenti pubblici tramite il nostro gruppo siamo in grado di assistere le aziende in tutte le problematiche fiscali e legali al fine di regolarizzare la loro situazione anche in presenza di irregolarità e ritardi nelle obbligazioni amministrative e contabili.
BAN
I.IN
O
[email protected]
STUDIO LEGALE
20124 Milano Via Giovanni Battista Pergolesi 2 Telefono : +39 0284240733
35141 Padova Piazza Duomo 3, Telefono : +39 049/7294620
www.bandi.info -
[email protected]
GESTIRE L’IMPRESA
SE IL BARICENTRO SI SPOSTA A EST
La pandemia non ha fermato i commerci mondiali. Che anzi per alcuni settori hanno iniziato a correre. Quello che cambia è l’assetto geopolitico: si rafforza il legame con la Germania e la Cina diventa sempre più attrattiva L’EXPORT ITALIANO NEL 2020
XXXXXXXXXXXXXX
Farmaceutici Alimentari, bevande e tabacco Agricoltura, silvicoltura e pesca Computer, apparecchi elettronici e ottici Manifattura nel suo complesso Mobili
Autoveicoli Abbigliamento anche in pelle Articoli in pelle
+3,8% +1,9% +0,7% -3,6% -10% -11,1% -11,8% -18,3% -20,8%
-0,6% -4,8% -6,7% -9,9% -11,1% -11,7% -13,3% -16,7%
Cina Germania Stati Uniti Russia Regno Unito Francia Medio Oriente Spagna
FONTE: ISTAT
di Riccardo Venturi
L’
solo la Cina, o grande Cina se comprendiamo export italiano ha ricominciato a creHong Kong e Taiwan. Quindi leggo questi nuscere, e com’è abituato a fare ormai meri con grande ottimismo: l’export si ripreda anni sta trainando la nostra ecosenta come motore della nostra ripresa». nomia verso la ripresa. L’Istat ha certificato che Le esportazioni stanno crescendo più rapidail 2020 si è chiuso con un calo inferiore al 10%, mente nei Paesi dove il calo nel 2020 è stato un risultato non disprezzabile considerato lo meno marcato. Prima di tutto in Cina, dove tsunami del Covid, che incorpora la ripresa del l’anno si è chiuso con una flessione del nostro quarto trimestre: più 3,3% rispetto a quello export di appena lo precedente, e a dicemIL 2020 SI È CHIUSO CON UN CALO 0,6%, la crescita tenbre una crescita semDELL’EXPORT INFERIORE AL 10%: denziale a dicembre pre del 3,3% rispetto UN RISULTATO NON DISPREZZABILE allo stesso mese del CONSIDERATO LO TSUNAMI DEL COVID ha superato il 18% e nei tre mesi preceden2019. «A fine maggio ti ha toccato il 22%. «Da diversi mesi stiamo il calo era del 16,9%» dice Carlo Ferro, presitutti osservando che uno degli effetti post pandente di Ice, l’Agenzia per la promozione all’edemia è quello di accelerare lo spostamento stero e l’internazionalizzazione delle imprese del baricentro del commercio mondiale verso italiane, «poi è partito un progressivo recupero oriente» sottolinea Ferro, «la Cina è un canache ci ha portati a questo -9,7%, appena pegle di sbocco dei nostri prodotti che è ripartito gio della Germania, un po’ meglio della Spagna, tra i primi in modo sostanzioso; dobbiamo molto meglio di Regno Unito, Francia, Stati adesso cogliere la possibilità di partecipare a Uniti e Giappone. A livello globale è cresciuta
26 MICROSOFT TRA HACKER E IMPRESE UNA GUERRA DI TRINCEA
30 AGE MANAGEMENT QUELLE RISORSE UN PÒ AGÈE CHE FANNO BENE ALL’AZIENDA
32 SCANIA ITALIA IL CEO GLOBETROTTER CHE GUIDA MEZZI PESANTI
38 ELIOR LA PAUSA PRANZO DIVENTA TAILOR MADE
44 FEDERMANAGER SUL RECOVERY PLAN LA PAROLA AI MANAGER
23
GESTIRE L’IMPRESA
Da sinistra: il presidente di Ice Carlo Ferro e Mauro Alfonso, a.d. di Simest. Sotto, Gian Domenico Auricchio, presidente di Assocamerestero
questa ripartenza con la capacità di accrescere la nostra quota di mercato. Anche prima della pandemia infatti l’Italia partecipava per il 2,9% all’export mondiale e solo per l’1% circa all’import cinese, questo gap da recuperare è un’opportunità per le imprese italiane». Un altro Paese nel quale le nostre esportazioni sono calate meno nel corso del 2020 e stanno crescendo ora di più è la Germania, che è anche il mercato più importante dell’export italiano: meno 4,8% nell’anno e più 7,7% tendenziale a dicembre. «Il dato della Germania è molto significativo» rimarca il presidente di Ice, «perché il rapporto commerciale con quel Paese riflette una virtù di integrazione delle reciproche catene del valore, quindi la ripartenza è un segno che alcune di quelle catene europee, per esempio quella dell’automobile, sono ripartite». Buono anche il quadro dell’export verso gli Stati Uniti, con un calo contenuto al 6,7% nel 2020 nonostante i dazi, e un aumento tendenziale del 7,9% a dicembre. I dati continuano a essere negativi invece in Francia, Spagna, Russia, mentre il buon dato dell’export di dicembre nel Regno Unito, un +12,5% che si contrappone al -11,1% annuo, sembra essere legato a logiche di accaparramento pre Brexit (vedi il riquadro nella pagina a lato). Tra i settori, ce ne sono alcuni nei quali l’export è riu-
24
scito a crescere anche nel 2020. Il primo è la farmaceutica, che ha fatto segnare un +3,8%: non è una sorpresa, un po’ perché la pandemia non ha certo penalizzato il settore come successo ad altri, un po’ perché è il terzo anno di fila che il nostro pharma fa segnare l’aumento più significativo nell’export. Meno scontato che a crescere fosse anche l’agroalimentare, più 1,9% con una crescita del 7,8% a dicembre, anche considerato che il comparto Horeca, leggi bar, ristoranti e hotel, è crollato in tutto il mondo. «L’export nel suo complesso continua nella sua funzione di contribuire a tenere saldo e resiliente il sistema imprenditoriale e a tenere aperto il paese» dice Gian Domenico Auricchio, presidente di Assocamerestero, l’associazione delle Camere di commercio italiane all’estero, «lo indicano i dati congiunturali del quarto trimestre 2020 della Lombardia che ho presentato come presidente di Unioncamere, in crescita anche rispetto allo stesso periodo del 2019». Per quanto riguarda i risultati positivi del comparto alimentare, le motivazioni sono diverse: «Primo, la qualità dei prodotti alimentari italiani è sicuramente elevata» afferma il presidente di Assocamerestero, «esportiamo prodotti eccellenti e versatili con una sicurezza alimentare altissima, e allo stesso tempo un pezzo di stile di vita che connota l’Italia da secoli. Credo anche che in un anno difficile in tutto il mondo come il 2020 la tavola sia stata un rifugio contro la pandemia». Anche Assocamerestero ha fatto la sua parte: le camere di commercio, che già organizzavano show
cooking e degustazioni di cibi e vini italiani, hanno continuato a farli da remoto con format innovativi di organizzazione fisica-digitale e a distanza che sposano la creatività italiana alle possibilità offerte dalla tecnologia: i prodotti vengono spediti ai clienti, dopodiché un esperto o un sommelier in collegamento video illustra il prodotto e risponde alle domande che vengono poste direttamente o attraverso le piattaforme online. «A Singapore, ad esempio, sono state realizzate iniziative che prevedevano l’utilizzo della tecnica all’avanguardia del sound design» spiega Auricchio, «che abbina la preparazione e l’assaggio dei prodotti all’utilizzo di file audio/video per far immergere a 360 gradi i partecipanti nell’esperienza di gusto del Made in Italy». Sul canale digitale di Assocamerestero sono state realizzate nel corso dell’anno circa 2000 iniziative in tutti i settori dell’export. Sono stati costruiti in particolare percorsi di informazione e orientamento al mercato, corsi formativi e informativi fruibili online e attività virtuali di assistenza e consulenza specializzata, promossi e organizzati gli incontri B2B su piattaforme virtuali, e messe a disposizione delle aziende nuove piattaforme di contatto e di vendita online. Uno degli effetti della pandemia sul commercio è stato quello di aumentare le quote dell’ecommerce. Per questo Ice ha avviato un programma dedicato. «Offriamo alle Pmi la possibilità di partecipare a padiglioni del made in Italy virtuali su grandi marketplace nei diversi paesi» spiega Ferro, «il marketplace, Ice e
in certi casi un service provider accompagnano le imprese nei diversi step, dalla creazione della vetrina sul portale fino all’incasso della fattura. Il progetto è accompagnato da un budget promozionale piuttosto consistente per fare il boosting delle visualizzazioni, per dare cioè visibilità ai prodotti esposti». Ice permette così di accedere a un grande marketplace per il B2B, Alibaba, che opera in 190 paesi; e a 26 marketplace che operano in 28 paesi per il B2C, come Amazon su 5 mercati: Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Spagna; e come Tmall dello stesso Alibaba, Jingdong e Tencent-Wechat in Cina. «Abbiamo creato la possibilità di partecipazione per circa 7mila imprese» aggiunge il presidente di Ice, «l’obiettivo per il 2021 è che arrivino a essere presenti sul mercato e inizino a realizzare delle vendite». Un ruolo importante nel rilancio dell’export è stato giocato anche dai finanziamenti messi a disposizione delle imprese. Con il Patto per l’export lanciato dalla Farnesina, in particolare, sono stati stanziati 1,2 miliardi di euro sui fondi pubblici gestiti da Simest, la società del
gruppo Cassa depositi e prestiti che supporta finanziariamente le imprese italiane, soprattutto Pmi, che esportano o investono all’estero, concedendo finanziamenti agevolati per l’internazionalizzazione. È stato un grande successo: oltre 13.000 le richieste pervenute nel 2020, per più di 4 miliardi di euro complessivi di finanziamenti. Il ribaltamento degli equilibri globali causato dall’epidemia da Covid-19 può anche trasformarsi in un’opportunità: è questa la vision di Simest sull’attuale contesto congiunturale IL RIBALTAMENTO DEGLI EQUILIBRI GLOBALI CAUSATO DALLA PANDEMIA PUÒ ANCHE TRASFORMARSI IN UNA GHIOTTA OPPORTUNITÀ
post-pandemico, in cui le imprese italiane dovranno non solo salvaguardare la propria posizione, ma anche crescere internazionalmente tramite acquisizioni, ora particolarmente convenienti grazie alla contrazione dei multipli causata dalla pandemia, o attraverso la costituzione di nuove società all’estero. Per questo alla tradizionale attività di supporto finanzia-
rio di lungo periodo, che vede Simest intervenire nell’equity delle filiali estere, affiancando l’imprenditore italiano fino a 8 anni, la società del gruppo Cdp aggiunge da quest’anno un ulteriore sostegno alle strategie di investimento di lungo termine delle imprese, proponendosi come advisor istituzionale per l’internazionalizzazione. L’obiettivo è quello di aiutare le imprese, soprattutto le Pmi e le aziende familiari, ad accedere ai mercati esteri, assistendole nella selezione dei Paesi in cui investire e affiancandole nella definizione di progetti strategici. «Mettiamo al servizio delle imprese italiane un know how accumulato in 30 anni di attività sui mercati internazionali» dice l’a.d. di Simest Mauro Alfonso, «l’idea è quella di creare una rete di esperti che, in coordinamento con le strutture della Farnesina, ricerchino all’estero in modo proattivo potenziali target di M&A per le imprese italiane sui quali investire congiuntamente, contribuendo a far crescere nel mondo le nostre filiere di eccellenza. È un cambio di passo che vogliamo fare con le nostre imprese, per fronteggiare, insieme, il nuovo paradigma economico internazionale».
Ma tra Covid e Brexit il fronte inglese è sempre più scoperto
U
no dei peggiori nemici del
da quelli della pandemi». Dal pri-
siti stabiliti dalle regole di origine
zioni su dazi e oneri in dogana è
commercio
l’incertezza.
mo gennaio la circolazione delle
previste dall’accordo. Ma anche
anche previsto che dette “merci”
La Brexit ne ha prodotta in gran-
merci tra Londra e il resto dell’Eu-
ciò che è provvisorio oggi non è
siano soggette a controlli sanitari
de quantità, e le conseguenze
ropa è regolamentata dall’accor-
gestito al meglio, come i tempi ne-
e fitosanitari ai valichi di frontie-
cominciano a essere evidenti.
do del 27 dicembre che si applica
cessari per la verifica in dogana
ra, ove si procederà anche a con-
Secondo la Road haulage asso-
per il momento in via provvisoria.
della cd. “origine preferenziale”».
trolli fisici e prelievo di campioni. Il
ciation che riunisce le imprese
«Ci sono tutta una serie di fattori
Gli adempimenti burocratici, pur-
che allunga ancora di più i tempi
di autotrasporto britanniche, nel
legati a diversi settori che si tro-
troppo, sembrano in fase di ulte-
dell’immissione nel territorio in-
mese di gennaio c’è stato un crol-
vano ancora in un limbo» spiega
riore moltiplicazione. «In una lista
glese di queste merci, con oneri
lo del 68% della movimentazione
Bitetti, «il che crea incertezza e
di Faq sul sito dell’Agenzia delle
importanti sia per l’esportatore
portuale di merci verso l’Unione
timori». Tutto l’export italiano ne
Accise, Dogane e Monopoli ho
che per l’importatore;
europea. «È difficile credere che
è colpito, l’agroalimentare ancora
trovato uno dei tanti esempi che
in più dal punto di
i dati in direzione opposta siano
di più. «Gli esportatori italiani del
nell’ottica imprenditoriale signifi-
vista logistico vanno
molto diversi» dice Gianni Bitetti,
settore devono sobbarcarsi tutta
ca maggiori tempi, maggiori oneri
immaginate strutture
Partner in Bernoni Grant Thorn-
una serie di nuovi adempimenti»
e minori opportunità» rimarca
ex novo nel terri-
ton, tra il 2015 ed il 2017 respon-
sottolinea il Partner in Bernoni
Bitetti, «per esportare nel Regno
torio
sabile dell’Italian Desk di Londra,
Grant Thornton, «anche per es-
Unito prodotti di origine animale e
per
«ma è anche quasi impossibile
ser certi che i prodotti destinati
vegetale oltre a tutta la documen-
questi con-
distinguere gli effetti della Brexit
al Regno Unito soddisfino i requi-
tazione necessaria per le valuta-
trolli».
è
inglese gestire
25
GESTIRE L’IMPRESA
TRA IMPRESE E HACKERS UNA GUERRA DI TRINCEA Aumenta il numero di attacchi, ma anche la gravità, con “colpi” che arrivano a vanificare anni di lavoro dell’azienda. E la pandemia non aiuta. Intervista a Carlo Mauceli, National Digital Officer di Microsoft Italia. di Marco Scotti
«SE VOGLIAMO PARLARE IN MODO COSTRUTTIVO DI SICUREZZA INFORMATICA IN PRIMO LUOGO DOBBIAMO SMETTERLA DI PARLARNE COME SE CI FOSSERO DEI CAVALIERI NERI AL SERVIZIO DI OSCURI SIGNORI,
preoccupazione per il futuro. Non solo: si sta ampliando il numero di attacchi (per l’incremento esponenziale del numero di connessioni) ma anche la gravità: il 22% del totale nei primi sei mesi del 2020 è stato definito dal Clusit (l’associazione italiana per la sicurezza informatica) “critico”.
MEGLIO SU RUSSI O CINESI». A descrivere così l’enorme tema della cybersecurity non è un appassionato del Signore degli Anelli che parla della terra Mauceli, siamo davPER MICROSOFT IL BUSINESS di Mordor, ma Carlo vero più in pericolo? DELLA SICUREZZA VALE OLTRE 10 Mauceli (nella foto), La risposta breve è sì. MILIARDI DI DOLLARI CON UNA National Digital OffiBasti pensare che reCRESCITA ANNUA DEL 40% cer di Microsoft Italia. centemente in FloriL’azienda fondata da Bill Gates ha appena anda si è verificato un attacco alle innunciato che il business della sicurezza vale frastrutture idriche di una città oltre 10 miliardi di dollari (su 143 di fatturavariando di 100 volte la conto complessivo), con una crescita annua del centrazione di idrossido di 40%. Un traguardo per certi versi prevedisodio nell’acqua potabile. bile, se si pensa all’incremento esponenziale Fortunatamente l’attacco è del numero di connessioni causa pandemia stato bloccato sul nascere e conseguente smart working. Ma i numeri ma la cosa inquietante è del fenomeno fanno comunque impressione: che è stato portato perché si calcola che nel solo 2021 l’industria della qualcuno si era fatto rubare cybersecurity dovrà proteggere circa 300 le credenziali di accesso miliardi di password, ognuna delle quali ha di Teamviewer (uno un valore medio di 500 dollari. Per il 40% strumento di condelle grandi imprese italiane sono aumentati trollo da remoto gli attacchi informatici rispetto all’anno predei computer cedente. soliutamente L’impatto economico della pandemia ha cousato dai tecnistretto le imprese italiane a fronteggiare le ci informatici, aumentate sfide di sicurezza con budget rindr). Trovo dotti: il 19% ha diminuito gli investimenti in criminale che cybersecurity (contro il 2% del 2019) e solo qualcuno utiil 40% li ha aumentati (era il 51% l’anno prelizzi questi cedente). Per questo il crimine cibernetico sistemi per rappresenta un’economia a sé, la terza per gestire infradimensioni. Warren Buffett, non uno sprovstrutture criveduto o un allarmista, ha definito la sicureztiche. Se non za informatica come il principale motivo di fosse stato
26
sventato questo attacco terroristico avremmo avuto migliaia di avvelenati. Ma chi sono i cybercriminali? È importante definire il nemico. Non stiamo parlando di cavalieri neri agli ordini di oscuri signori cinesi o russi. La verità è che è in atto una guerra cibernetica che serve a ottenere diversi risultati. Bisogna paragonare gli attori informatici alle scimmie…
In che senso, scusi? I primati usano le proprie capacità per “fregare” il prossimo. Stessa cosa succede con i cybercriminali. Che possiamo poi dividere in due enormi categorie: da una parte dei furfantelli che operano secondo vettori d’attacco abbastanza noti e che tutto sommato non hanno bisogno di grandi investimenti. Dall’altra parte c’è la criminalità organizzata che invece che ha un notevole volume di soldi ma che punta ai bersagli più grossi. Gli attacchi “zero day”, cioè quelli ex novo di cui i programmatori di software non hanno conoscenza, costano mediamente 180mila dollari ma garantiscono un alto rendimento. Significa che c’è qualcuno che mette a disposizione questa cifra significativa perché ha interesse a costruire un mondo in cui il mondo digitale non è sicuro. In
questo mondo può portare disagio sociale e creare una realtà attraverso la quale ci sono pochi soggetti che ottengono un guadagno. Eppure, un buon 80% degli attacchi portati potrebbe essere mitigato se solo venisse impiegato un po’ di buonsenso o si perseguisse una maggiore formazione. Dove sta il “roi” di un attacco? Gli unici ad aver bisogno di una cifra significativa sono proprio gli Zero day. Ma per ogni account compromesso c’è un ritorno di questo investimento. Prendiamo ad esempio il denial of service (che rende irreperibile un sito, ndr): costa pochi dollari e può essere portato dai famosi furfantelli che vogliono dimostrare di essere forti. Oppure da qualcuno che paga per far sì che si crei uno stop alle attività di aziende, territori, concorrenti. Non si ottengono direttamente dati, credenziali o identità digitali, ma si possono arrecare parecchi danni. Dove sono gli hacker? È notizia recente il tentativo di furto di criminali nordcoreani della formula del vaccino Pfizer. È un dato di fatto che Cina e Russia e, in generale, l’est del mondo sono decisamente più
NON CI SONO SOLO I FURFANTELLI, MA ANCHE LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CHE PUNTA A BERSAGLI GROSSI
attivi a portare attacchi verso l’ovest. Sono molto attivi anche Iran, Nord e Sud Corea e altri. Che questo significhi che c’è un attacco dell’oriente contro l’occidente mi sembra eccessivo, ma il trend va analizzato.
Il terrorismo e gli attacchi cyber sono davvero della stessa “pasta”? Per quanto mi riguarda i secondi sono perfino peggio. Un attentato ha un inizio e una fine, che coincidono con l’azione armata, con la bomba che esplode e via dicendo. Un attacco cibernetico può attaccare un’azienda manifatturiera e rubarle progetti su cui sta lavorando da anni. Ma gli effetti di questa azione si vedono magari anni dopo, quando la medesima azienda si presenta con il I CYBERCRIMINALI SONO SEMPRE UN PASSO AVANTI E SPESSO RIUTILIZZANO ATTACCHI GIÀ PORTATI CON SUCCESSO, MODIFICANDOLI
suo servizio o prodotto e si rende conto che qualcuno l’ha fatto prima, magari a un prezzo inferiore. E se si rubano dati delle gare, ci si presenta sapendo già le offerte degli altri. È un po’ come nella lotta al doping, con i malintenzionati sempre un passo avanti... È una metafora sicuramente corretta. I cybercriminali sono sempre un passo avanti. Ma soprattutto spesso riutilizzano attacchi già portati con successo, modificandoli. Nel 2012 il malware Shamoon ha distrutto oltre 30mila computer di Saudi Aramco. Nel 2019 ha colpito Saipem: non era più lo stesso, ma aveva un meccanismo di aggressione simile e fece parecchi danni, che possono diventare anche letali nel caso di Pmi che si vedono bloccare completamente l’attività.
Quanto vale la sicurezza? Tantissimo. Soltanto in Italia siamo arrivati a 1,37 miliardi nel 2020, in aumento di quasi 400 milioni rispetto al 2016. Il problema è che gli investimenti rimangono molto sulla sicurezza perimetrale classica, cioè firewall che proteggono network e rete wireless.
Questo vale circa un 40% del complessivo. Il resto viene dirottato su IoT, cloud, endpoint security e via dicendo. Ma la maggior parte degli attacchi non avviene perché si è riusciti a “bucare” il firewall, ma perché c’è stato un furto di identità.
Che cosa ci potrebbe proteggere? L’intelligenza artificiale, perché può essere istruita. Ma servono anche figure manageriali con competenze specifiche. Il Ciso (il Chief Information Security Officer, ndr) non è un tecnico che decide quale computer comprare, ma chi è in grado di stimare il rischio di non applicare certi accorgimenti. E dovrebbe far parte del board. È perché siamo un Paese “vecchio”? No, dipende dal fatto che manca cultura. Non è che l’arrivo dei Millennials e dei nativi digitali cambierà molto le cose. Loro sono degli utilizzatori di tecnologia, ma palesemente non conoscono i rischi a cui vanno incontro. Si può immaginare un’immunità di gregge informatica? Mi sembra difficile. Serve fare promozione, serve portare avanti un’adeguata educazione al digitale.
Come Microsoft che cosa state facendo? Noi abbiamo intrapreso una strada di sviluppo della sicurezza informatica. Abbiamo portato avanti enormi investimenti, nell’ordine del miliardo. È vero che non siamo immediatamente riconducibili alla cybersecurity, ma più a sistemi operativi e applicativi. Ma abbiamo una responsabilità che vogliamo assumerci totalmente: se uno compra Windows non può trovarsi delle falle.
Che mercato è l’Italia? Un contesto non semplice, anche se come filiale abbiamo ottenuto risultati straordinari e i nostri clienti ce lo confermano. Rimane un gap culturale che deve essere colmato, ma negli ultimi anni abbiamo fatto passi da gigante.
27
GESTIRE L’IMPRESA
Si fa presto a dire digitalizzazione Tutte le imprese la ritengono fondamentale, poche la implementano con cognizione di causa, troppe, ancora, improvvisano. Ecco l’analisi (e le indicazioni) di Var Group con doDigital di Riccardo Venturi
L
a digitalizzazione è uno strumento fondamentale per uscire dalla crisi pandemica. Ne sono convinte quattro Pmi su cinque secondo una ricerca condotta da Var Group, leader nei servizi e soluzioni Ict per le imprese italiane e parte del gruppo SeSa quotato sul segmento Star di Borsa Italiana, in collaborazione con doDigital, società specializzata in attività di indagine e servizi di consulenza per l’innovazione digitale. Una consapevolezza che nelle piccole e medie imprese non è più espressa soltanto da chi si occupa direttamente di tecnologia, ma anche dagli stessi manager di prima linea. «La crisi pandemica ha impresso una fortissima accelerazione al percorso di digital transformation all’interno delle Pmi» dice Francesca Moriani, Ceo di Var Group, «nel corso del primo lockdown, in particolare, il fatto di dover dare continuità operativa con l’impossibilità di accedere al posto di lavoro ha fatto emergere una serie di inefficienze delle infrastrutture, degli applicativi, dei processi e delle culture all’interno delle aziende, con una conseguente presa di consapevolezza». Di fronte all’enormità dell’accaduto e alla necessità di ricorrere a strumenti digitali per farvi fronte, la spinta in avanti è stata
28
formidabile. «Dall’indagine è emerso innanzitutto un risveglio dell’attenzione nei confronti dell’argomento da parte non solo di figure del mondo IT, ma direttamente dalla linea manageriale» afferma Francesca Saraceni (foto nella pagina a fianco), Ceo di doDigital e ricercatrice sui temi di innovazione digitale, «una maggiore consapevolezza in merito alle potenzialità degli strumenti digitali, e una volontà di capire come inserire le SULLA GOVERNANCE DEI SISTEMI INFORMATIVI SERVE UN RINFORZO DI COMPETENZE INTERNE PER CAPIRE COME RAZIONALIZZARLI
azioni di digitalizzazione all’interno del piano strategico dell’azienda». La pandemia ha dunque imposto un cambio di passo: le Pmi cercano di individuare i modi più efficaci perché la tecnologia diventi carburante per il rinnovamento di procedure gestionali e linee di business. Ma da dove ripartire? Var Group e doDigital hanno chiesto alle aziende quali sono gli elementi che ritengono prioritari, anche in termini di competenze da acquisire. «Con la crisi l’attenzione si è focalizzata sui processi core, quelli sui quali il business gira quotidianamente» osserva la Saraceni, «quindi
FRANCESCA MORIANI
le imprese hanno espresso prima di tutto l’esigenza di riuscire a ottimizzare i costi e ridurre gli sprechi». Per colmare questo gap, le imprese sanno di dover affrontare tre temi essenziali. «Primo, la capacità di ripensare i flussi di lavoro: a questo scopo anche introdurre o sostituire sistemi gestionali può essere un primo passo» spiega il Ceo di doDigital, «secondo, il bisogno di rinforzarsi in campo di cybersecurity: la necessità di aprirsi alla rete esterna molto più di prima, anche per riuscire a garantire una continuità operativa sul fronte logistico, non è rimasta senza conseguenze. Terzo, la governance dei sistemi informativi: le aziende hanno capito di avere spesso una gran confusione sia a livello di portafoglio applicativo sia a livello di dati. Serve un rinforzo di competenze interne per capire cosa razionalizzare, cosa eliminare, cosa sostituire, cosa rifare internamente - perché magari è un componente core come può essere un portale di e-commerce - e cosa è meglio prendere già fatto dall’esterno: è il tema del make or buy». Quello dei dati e della loro gestione è un capitolo centrale: le Pmi hanno l’esigenza di realizzare un patrimonio informativo aziendale di qualità, ma con la pandemia si sono accorte spesso di avere grosse lacune
carta e packaging, Gdo, manifattura, tessile e abbigliamento, mobili e arredamento, servizi, chimica e farmaceutica. «Si tratta di clienti che già utilizzano le nostre soluzioni applicative» precisa la Moriani, «andremo a lavorare sull’integrazione tra queste e le nuove tecnologie. Tra le maggiori urgenze rappresentate dalle Pmi figura l’integrazione di logistica e supply chain. Quel che si deve fare è innovare non solo all’interno della propria organizzazione, ma coinvolgere tutta la filiera produttiva che sta alle spalle, con un approccio interaziendale». Altro tema all’ordine del giorno è quello della cybersecurity. «L’apertura dei confini aziendali verso una metodologia di lavoro legata allo smart working ha portato all’apertura di vulnerabilità molto importanti» sottolinea il Ceo di Var Group, «c’è stata un’escalation proprio da questo punto di vista. «Ci sono di attacchi informatici che hanno rischiato delle porzioni di processo scoperte o magari di mettere in ginocchio molte realtà sul tersupportate da sistemi non idonei» mette in ritorio. Su questi temi di security c’è spesso evidenza la Saraceni, «c’è dunque bisogno un’assenza completa o quasi di competenze di competenze nella governance dei sistemi nelle aziende, perché sono sempre stati visti informativi, sia dal punto di vista applicativo come costi e non come asset strategici. Oggi che da quello della gestione dei dati». finalmente si è capito che non è così, e stiaLe Pmi insomma sanno di aver bisogno demo intervenendo per sopperire alle lacune». gli strumenti digitali per uscire dalla crisi; In una fase di crisi come quella provocata hanno individuato più o meno chiaramente dalla pandemia, la scelta del partner tecnoquali sono le esigenze logico diventa ancora LE PMI SANNO DI AVER BISOGNO principali in tal senpiù cruciale. «A fronte DI STRUMENTI DIGITALI PER USCIRE so, ma hanno senza delle risposte che ci DALLA CRISI MA HANNO LA NECESSITÀ dubbio la necessità di hanno dato le azienDI ESSERE SUPPORTATE qualcuno che le supde, è emerso in maporti in modo da procedere con efficacia. «Il niera chiara che resta un gap di competenze nostro ruolo ora è quello di aiutare queste da colmare» rimarca il Ceo di doDigital, «non imprese a fare quel che hanno prospettato è come quando la Pmi sceglieva un partner nella survey» rimarca il Ceo di Var Group, It per installare qualche macchina server e «partendo da questi risultati e lavorando un applicativo per gestire la contabilità. Oggi con loro. In alcuni casi è emerso un grande il problema è molto più ampio, si deve fare bisogno da parte di queste aziende di poattenzione a scegliere accuratamente perché ter contare su un partner che le affianchi in quello che va affrontato è un percorso che riquesto percorso». La ricerca è stata condotta chiede una competenza multidisciplinare». su un campione di 250 Pmi italiane con un Un partner tecnologico al passo coi tempi fatturato compreso per il 70 per cento tra deve avere competenze trasversali e anche 10 e 50 milioni, e per il 20 per cento oltre i verticali sui singoli settori dell’industria, 50 milioni, rappresentativo di diversi settori perché in base al settore cambiano drastiindustriali e manifatturieri: agroalimentare, camente le esigenze e le necessità. «C’è il
LA CRISI PANDEMICA HA ACCELERATO IL PERCORSO DI DIGITAL TRANSFORMATION DELLE PMI
rischio di farsi male» aggiunge la Saraceni, «10 anni fa la Pmi poteva permettersi di sbagliare il progetto It, oggi non è così, siamo già fuori tempo massimo, è come una squadra che deve giocare una finale». Le nuove necessità delle imprese al tempo della pandemia stanno avendo un forte impatto sul mercato. «Il mondo dei partner sa vivendo una profonda trasformazione» rileva la Moriani, «si sta creando una forte polarizzazione. Le tante piccole realtà specializzate in un solo lavoro specifico sono in grande difficoltà, perché i clienti chiedono sempre di più un partner con una visione d’insieme che riesca ad accompagnarli, a prenderli per mano nel percorso di trasformazione». Var Group ritiene di avere tutte le carte in regola per svolgere questo ruolo: «Siamo il partner che su molti settori accompagna il cliente nel percorso di digitalizzazione con un’offerta completa end to end e un approccio consulenziale pragmatico, che riesce a fare l’execution con la messa in produzione» sottolinea il Ceo, «da sempre lavoriamo anche su ecosistemi; da soli non riusciamo più a far niente, abbiamo sempre bisogno di collaborazioni, ma i piccoli partner stanno cercando comunque delle alleanze con partner industriali grandi, in modo da poter esprimere le loro competenze. Siamo un aggregatore piuttosto importante, visto le numerose operazioni di M&A: solo nel 2020 ne abbiamo fatte 14».
29
GESTIRE L’IMPRESA
Quelle risorse un po’ agée che fanno bene all’impresa In una società che invecchia, l’age management è una risorsa per le imprese. Ecco come pubblico e privato potrebbero aiutarsi in una gestione produttiva dell’invecchiamento di Emanuela Notari – Active Longevity Institute
L
a società invecchia e la forza lavoro contributivo – o si sposta in là l’età pensionabipure. Secondo un rapporto dell’Ilc, le. Ma da 67 a 69 non basta. International Longevity Center brtiUn altro modo ci sarebbe e si sta sperimentannannico, all’interno del G20, un lavoratore su do in alcuni Paesi, per esempio negli Usa. tre ha già 50 anni o più, e nei prossimi 20 anni Lavoratore e impresa concordano un piano di si arriverà a quatro su dieci. Con l’aggravante uscita graduale che prevede un passaggio di per buona parte dell’Europa, ma soprattutcompetenze e conoscenza del sistema azienda to per l’Italia, di uno scarso ricambio demoa personale più giovane, in modo che l’impregrafico: sempre più anziani e sempre meno sa non rischi di perdere il proprio know-how, bambini costituiscono elementi di forzatura consentendo al lavoratore senior maggior flesdell’equilibrio previdenziale, con un numero sibilità: orari ridotti o part-time, mansioni più sempre più esiguo di lavoratori giovani sulle leggere, la possibilità di lavorare parzialmencui spalle caricare un te da casa. L’impresa numero sempre mag- SECONDO L’INTERNATIONAL LONGEVITY paga un salario ridotgiore di pensioni, per CENTER UN LAVORATORE SU TRE HA PIÙ to in virtù del ridotto DI 50 ANNI, MA NEI PROSSIMI VENT’ANNI un numero sempre carico di lavoro e lo LA PROPORZIONE QUADRUPLICHERÀ maggiore di anni, conStato compensa con siderata la longevità. una porzione della pensione che spetterebbe al lavoratore se andasse subito in pensione, Proiezione forza lavoro over 50: evitando, ancora per qualche anno, di farsene i Paesi del G20 al 2035 carico per intero. Se è vero, come dice l’Istat, che tra meno di 30 Il lavoratore continua a percepire un reddito, anni gli uomini italiani potranno aspettarsi di non pesa interamente sulle casse previdenvivere fino a 85 anni e le donne 90, come sarà ziali dello Stato e, anzi, continua a contribuire; possibile andare in pensione a 67 o 69 anni e forma una nuova forza lavoro e, se l’azienda è rimanervi per 20 anni? Di fatto è impossibile tanto intelligente da promuovere uno scambio e solo una amministrazione sconsiderata poculturale tra generazioni, anche il lavoratore trebbe accettarlo. O si riducono drasticamensenior può guadagnare qualche competenza te le pensioni – più di quanto già fatto con le in più, magari digitale, grazie a formazione riforma del sistema di calcolo da retributivo a e supporto da parte dei colleghi più giovani.
30
Restando parte integrante della produttività dell’azienda, più a lungo. Come spiega il rapporto di ILC “Work for Tomorrow. Innovating for an aging workforce”, che ha studiato una casistica internazionale, bisogna mettere in fila alcuni punti imprescindibili.
Preservare lo stato di salute dei lavoratori senior Secondo il rapporto di Ilc, il gruppo over 50 è quello che è più cresciuto nella forza lavoro negli ultimi 20 anni. Non soprende, visto che oggi viviamo mediamente 10 anni più dei nostri padri e 20 più dei nostri nonni, ma quanti di questi anni in più sono vissuti in buona salute? I Paesi del G20 sono d’accordo che per superare la crisi e ritornare a crescere è importante che la popolazione si mantenga in salute e che lavori più a lungo. È interessante il caso della Malesia riproposto da Ilc: il Paese ha promosso la somministrazione del vaccino antinfluenzale ai lavoratori ad opera – e a spese – delle imprese. Durante l’anno si sono assentati dal lavoro per malessere ricollegabile a uno stato influenzale il 58.5% dei lavoratori vaccinati, contro il 71,3% dei lavoratori non vaccinati. Il ritorno finanziario in termini di produttività è stato decisamente superiore al costo della vaccinazione.
• in ruoli di supervisione, tendono a trattenere i collaboratori e ad aumentarne la produttività • trasferiscono competenze ai più giovani • sono in grado di costruire gruppi di lavoro più coesi • costruiscono relazioni di valore con i clienti e, spesso, con i fornitori. Modificare i modelli di leadership per condividere una visione invece di misurare e controllare la produttività dei lavoratori senior potrebbe salvaguardare il loro impegno e la loro dedizione e assicurare un trasferimento efficace delle loro competenze.
Miglioramento della leadership aziendale Un lavoratore compreso, ascoltato, responsabilizzato e valorizzato trova la motivazione per continuare a lavorare e questo, come già spiegato, è un vantaggio per lo Stato e per l’azienda. E spesso anche per il lavoratore stesso. Secondo Mercer, azienda leader globale nella consulenza sulla gestione del capitale umano, i lavoratori senior offrono alcune skills che fanno la differenza: • sono più fedeli all’azienda per cui lavorano
Piani di uscita graduale dal lavoro con flessibilità di orario o di mansioni Un orario ridotto o semplicemente più flessibile, con orari di entrata e di uscita concordati, alcune giornate la settimana in smart-working, mansioni più leggere a fronte di formazione dei più giovani sono tutte soluzioni che aiutano ad allontanare l’urgenza di andare in pensione, trattenere le competenze all’interno dell’azienda e, allo stesso tempo, agevolare le esigenze di condividere tempo di lavoro con tempo di cura di parenti/coniugi. Piani di incentivi personalizzati Non sempre è una questione di denaro e dove
VARIAZIONE DEL NUMERO DI LAVORATORI (INDICE = 100)
non funziona un premio produzione, potrebbe funzionare un periodo di formazione o sabbatico, due giornate la settimana di lavoro da casa, un fringe benefit che allevi i costi o i pesi domestici del lavoratore senior. Per esempio un piano di sostengo ai lavoratori nonni che devono assentarsi per occuparsi dei nipoti, come in Inghilterra e in Ungheria, dove è loro concesso di prendere un permesso retribuito godendo parzialmente dell’indennità prevista per i genitori, con il loro consenso.
Creazione di figure chiave per l’age-management È evidente che tutto questo non si inventa dalla sera alla mattina. È fondamentale formare i responsabili delle risorse umane in questo senso e condividere con loro la proprio visione dell’azienda riguardo l’invecchiamento della forza lavoro. Specie nelle Pmi. Se il titolare sceglie di valorizzare i lavoratori anziani, anche i responsabili del personale faranno di tutto per ascoltarli e agevolarli, evitando che vengano discriminati. Questa cultura di rispetto si trasferirà anche alle leve più giovani che tenderanno a chiedere loro lumi invece di emarginarli in base all’età. Inoltre, con una intera generazione a scadenza anagrafica di pensionamento, come si evince dalla tabella di Ilc, un piano di age-management che identifichi i lavoratori che tenderanno ad andare in pensione al più presto e quelli che invece, debitamente incentivati potrebbero restare più a lungo può aiutare a implementare una sana continuità del valore aziendale. I lavoratori giovani apportano forza e competenze tecnologiche, ma come funzionano le macchine o i meccanismi interni di un’azienda è una cultura saldamente nelle mani dei lavoratori più anziani. Non sono in competizione, ma anzi possono scambiarsi competenze e conoscenze a giovamento di entrambi e, alla fine, di tutta l’azienda. Così le categorie collettive produttive potranno spingere sui governi per ottenere una serie di incentivi che aiutino non solo le aziende, ma il Paese tutto nella gestione intergenerazionale.
31
GESTIRE L’IMPRESA
Il ceo-globetrotter guida solo mezzi pesanti Enrique Enrich è il nuovo ceo di Scania in Italia. Ma prima di approdare nel Belpaese ha ricoperto incarichi in Brasile, Svezia, Messico, Colombia, Uruguay. E da ogni esperienza ha imparato qualcosa di Franco Oppedisano È SOLO PER UN PAIO D’ANNI. QUESTA È LA FRASE CHE, IMMANCABILMENTE, PRONUNCIANO I CAPI DEI MANAGER CHE SI SPOSTANO NEL MONDO PER LAVORO. Gli propongono un nuovo impegno e minimizzano. In ballo c’è una promozione, un incarico di maggior prestigio, un aumento di stipendio. A patto, però, di trasferirsi, armi e bagagli, in un altro Paese, magari dall’altra parte del Pianeta. Sono dirigenti, amministratori delegati, quadri aziendali che lavorano per aziende multinazionali e che, per crescere professionalmente, devono stravolgere la propria vita e quella della famiglia ogni tot di tempo. Sono cittadini del mondo come il nuovo ceo di Scania in Italia, Enrique Enrich: brasiliano, nato in Uruguay, con una moglie argentina ed esperienze lavorative, sempre nella stessa azienda, in Brasile, Svezia, Uruguay, Argentina, Colombia e Messico. Ha 47 anni, due figlie (Emilia, 13 anni, e Martina, 10) e ora da qualche mese vive a Verona. «Non ti lasciano nello stesso posto per più di 4 o 5 anni» spiega a Economy, «soprattutto se sei lavori in un Paese che non è il tuo. È una strategia precisa che mira a dare sempre nuovi stimoli alle persone e a formarle ponendole di fronte a nuove esperienze sempre più impegnative».
Insomma, una vita d’inferno… Non direi. Anzi. il problema non è la nuova sfi-
32
da, ma abbandonare ciò che sei riuscito a costruire fino a quel momento. In che senso? Ogni esperienza mi ha insegnato qualcosa e, nel bene e nel male, ho ottenuto sempre i risultati che mi chiedeva l’azienda. Lasciare qualcosa di costruito è molto più difficile che affrontare una situazione nuova. Le faccio un esempio. Quando mi hanno chiesto di andare a Bogotá, inizialmente l’ho fatto controvoglia, LASCIARE QUALCOSA DI COSTRUITO È MOLTO PIÙ DIFFICILE RISPETTO AL DOVER AFFRONTARE UNA SITUAZIONE NUOVA IN UN ALTRO PAESE
ero il ceo di me stesso e Scania in Colombia non esisteva proprio. Poi però sono stato estremamente contento, ho potuto costruire da zero una filiale e, dopo averlo fatto, lasciarla non è stato facile.
Ma come si incomincia a fare questa vita? Con un po’ di fortuna e molto lavoro. All’università di Economia di San Paolo c’erano 180 posti disponibili per oltre 3 mila candidati. Dopo i test di ammissione sono arrivato 171esimo ed è stato uno dei giorni più felici della mia vita. Se non avessi fatto quell’Università, Scania non mi avrebbe mai mandato un
ENRIQUE ENRICH
telegramma per partecipare alle selezioni per un posto vacante e io non avrei mai risposto se, in viaggio in Europa, non fossi rientrato a casa un giorno prima dell’inizio dei colloqui in azienda. La selezione è durata quasi tre mesi ed è stata durissima. Poi, dopo aver iniziato a lavorare nella pianificazione di Scania, ho conseguito un master in statistica ed econometria e sono stato, allo stesso tempo, assistente universitario. Un impiegato, un quadro brasiliano come si trasforma in un globetrotter? Ognuno ha la sua strada. La mia è stata quella di trasferirmi, dopo quattro anni presso la sede Scania di San Paolo, in Svezia nella casa madre. Avevo sempre sognato di andare, anche perché mio padre lavorava come ingegnere per Abb e andava a Stoccolma una volta l’anno. C’era, però, il “piccolo” problema della lingua. Per ricoprire quella posizione serviva sapere un po’ di svedese. E come ha fatto? Se mi promette di non scriverlo glielo dico.
Giuro (incrociando le dita). Non conoscevo una parola di svedese. Ho studiato, preso lezioni da un amico e letto alcuni libri in svedese che sono riuscito a trovare. Ma
tare un concessionario di Scania in Uruguay.
OGNUNO HA LA SUA STRADA: LA MIA È PARTITA DAL BRASILE ED È ARRIVATA IN ITALIA c’era pochissimo tempo. E allora ho imparato a memoria le risposte al colloquio di selezione.
E l’hanno presa… Sì, ma dopo un mese che ero Stoccolma il mio capo mi disse: “Parli lo svedese peggio di quanto mi era sembrato durante il nostro primo colloquio”. Ho confessato, ma poi a Stoccolma ho preso lezioni quattro volte a settimana, dopo il lavoro.
Di cosa si occupava in Svezia? Della pianificazione per il lancio di nuovi modelli. Tutto il gruppo di lavoro parlava in svedese e non aveva senso parlare in inglese solo perché una persona non lo capiva. È durato un anno.
Poi è tornato in Brasile? Serviva una persona che coordinasse le attività di Scania tra Brasile, Argentina e Uruguay. E hanno pensato che fossi la persona giusta. Sono diventato un manager, ero sempre in viaggio. In Argentina ho conosciuto mia moglie, mi sono trasferito a Buenos Aires perché non aveva molta importanza dove abitassi. Mia moglie ha trovato, poi, lavoro a San Paolo e sono tornato a casa, ancora una volta. Il lavoro era interessante, ma non quanto quello che mi è stato proposto qualche tempo dopo: suppor-
Strana proposta… Non tanto: il concessionario era anziano e non aveva nessuno che potesse aiutarlo. Scania, quindi, mi ha distaccato per tre anni a Montevideo e, in un certo senso, ho imparato quello che c’è dall’altra parte della barricata, le logiche della vendita e del rapporto con i clienti.
vacanza in Italia e non nego di averci fatto un pensierino. Sia a me che a mia moglie l’Italia piace moltissimo.
Nessun problema allora… Ho dovuto scegliere se abitare a Trento o a Verona, scegliere la casa, trovare una scuola adatta alle mie figlie, sto imparando la lingua. Qualche problema con la burocrazia per i permessi, ma solo perché gli uffici erano chiusi per il lock-down.
Dopo l’Uruguay, la Colombia. E poi? Mi hanno chiesto di fare il ceo in Messico, dove Scania aveva dei conti non perfettamente in E in azienda. ordine. Ho fatto resiIl lavoro è impegnatiPER PROPORRE A ENRICH IL RUOLO DI stenza a lungo arrivanvo perché ho trovato CEO IN ITALIA, DAL QUARTIER GENERALE do a dire al mio capo un’azienda che negli DI SCANIA GLI HANNO DOMANDATO che detestavo persino ultimi anni ha ottenuSE GLI PIACESSE IL CIBO ITALIANO il cibo messicano. Ma to risultati eccellenti, alla fine ho ceduto. con un buon livello di redditività, persone che danno il massimo e un’ottima immagine sul E adesso l’Italia. mercato. La sfida è quella di proseguire su queIl mio capo mi ha chiamato e mi ha detto: “Ho sta stessa strada con un nuovo ceo. poco tempo e una sola domanda da farti. Ti piace il cibo italiano”? Ho subito capito e ho Riassumendo: se togliamo i primi quattro esultato. Anche perché avevo appena fatto una anni in Brasile, lei ha cambiato nazione ogni tre anni circa. Sua moglie come reagisce ogni volta? È una poliglotta che ha lavorato in numerose società di consulenza: è abituata a cambiare Paese e abitudini. E le sue figlie? Sono ancora troppo piccole per protestare. La prima, Emilia, è nata in Uruguay, come il padre, la seconda a Bogotá. Hanno sempre frequentato scuole internazionali dove si insegnava l’inglese. Sono cittadine del mondo.
ENRIQUE ENRICH IN COLOMBIA
La vita però è fatta anche di relazioni e, prima del Covid, di serate conviviali con amici. Lei le fa solo su Skype, immagino, perché i suoi amici sono sparsi per il mondo. In questo momento fare nuove amicizie è difficile. Finora la scuola e le relazioni con i genitori dei compagni sono state di grande aiuto! Ora, però, le mie figlie sono grandi ed è tutto più complicato! Ma in fondo, con la pandemia e i lock-down, siamo tutti molto più soli.
33
GESTIRE L’IMPRESA
IMPRENDITORE, COMMERCIALISTA E DIVERGENTE Educare, crescere e proteggere gli imprenditori e le loro famiglie con un sistema evoluto sviluppato in oltre trent’anni di carriera: così Francesco Cardone, con la sua Imprefocus, aiuta le aziende a “diventare grandi” di Paola Belli “EDUCA, CRESCI E PROTEGGI”. QUELLO DI FRANCESCO CARDONE, CLASSE 1964, DA OLTRE TRENT’ANNI NELL’ALBO DEI DOTTORI COMMERCIALISTI, È UN MANTRA CHE GLI IMPRENDITORI DOVREBBERO FAR PROPRIO. LUI L’HA SPERIMENTATO PER PRIMO
(e poi ne ha fatto anche un libro, “Impresa Vincente. Manuale pratico dell’imprenditore contemporaneo”. Cardone ha trasformato il proprio in uno studio di consulenza, specializzato nella crescita della redditività aziendale e nella tutela del patrimonio, radicato da sempre nel mondo aziendale e vicino agli imprenditori. Imprefocus srl nasce dall’idea differenziante del dott. Francesco Cardone, un professionista divergente che ha saputo ascoltare gli imprenditori, capirne i bisogni e le necessità diventando un punto di riferimento per tante imprese nel corso degli anni.
Si definisce un “professionista divergente”. Perché? «Ho fatto uno switch, diventando un commercialista imprenditore. Negli anni, mi accorgevo che il ruolo del commercialista stava cambiando. Capii che lo studio vecchio stile non era più adeguato a un mondo in profonda trasformazione. E sono diventato un commercialista imprenditore. Ho aperto studi, sempre più grandi, e lavorato con centinaia di attività diverse tra loro. Oggi in Imprefocus abbiamo più di 20 collaboratori e seguiamo oltre 400 clienti in tutta Italia», racconta a Economy. Il cambio di mentalità di Cardone nasce dall’idea che, l’imprenditore contemporaneo deve essere affiancato da un commercialista imprenditore divergente, quindi da un partner dell’imprenditore. «Questo è lo
34
FRANCESCO CARDONE, CEO DI IMPREFOCUS
switch fondamentale che ho fatto. Ma allo stesso tempo anche l’imprenditore deve avere il coraggio di cambiare. Ma non sempre, gli imprenditori hanno questo coraggio. Ed è qui che entra in gioco la figura del Business Coach di Imprefocus». In che modo il Business Coach risulta essere un valore aggiunto per il cliente? Il Business Coach è un consulente con competenze specifiche che accompagna l’imprenditore in un processo di crescita. «È una figura che segue e consiglia, quasi come fosse un angelo custode, l’imprenditore in tutti gli aspetti aziendali per supportarlo in un percorso costante di crescita per il raggiungimento della serenità imprenditoriale», spiega Cardone. «Il valore aggiunto», continua il dott. Cardone, «consiste nel supportare l’imprenditore nell’aumentare la
redditività della sua azienda, proteggere il patrimonio della sua famiglia e migliorare la qualità della sua vita. Questa è la nostra Mission Aziendale». Come si possono raggiungere tali obiettivi? «Attraverso il Sistema Impresa Vincente» Un metodo ideato per condividere con l’imprenditore una struttura aziendale basata su tre pilastri: Educa, Cresci e Proteggi. Applicando questi tre pilastri l’imprenditore potrà realizzare una Impresa Vincente. «Il primo sistema in Italia che affianca l’imprenditore nello sviluppo aziendale e personale, nella crescita della sua azienda e che si occupa di proteggere il patrimonio della sua famiglia. Come lo facciamo? Studiando nel dettaglio le soluzioni migliori per ridurre al minimo il rischio imprenditoriale e fornendo delle strategie pratiche», spiega Cardone.
in collaborazione con
Partiamo dal primo pilastro: educare. Educare significa formare gli imprenditori, non solo da un punto di vista professionale ma anche personale. Formarsi, entrare in contatto con diverse realtà, può aiutare gli imprenditori a concepire un nuovo modo di fare Impresa. Secondo Cardone, «l’Imprenditore deve investire costantemente energie nella formazione.» Non possiamo pensare, come imprenditori, di “essere già arrivati” perché tale concetto ci porterà quasi sicuramente verso il fallimento. «Devi formarti per garantire continuità alla tua Azienda ed essere sempre il linea con un mercato in continua evoluzione». Il secondo pilastro, forse quello più importante: la crescita. «Penso che l’azienda sia lo specchio dell’imprenditore. Per questo motivo, per far crescere l’azienda è necessaria la crescita dell’imprenditore», ma crescita significa soprattutto redditività dell’azienda. Nessun imprenditore avvierebbe un’attività senza l’obiettivo di un futuro guadagno, altrimenti si chiamerebbe beneficenza. «Quando si fa impresa», spiega Cardone, «il focus deve essere orientato alla redditività. Siamo abituati a pensare che il focus dell’imprenditore sia il fatturato. Non c’è
cosa più sbagliata! Il fatturato non è un indice di Redditività: non è infatti importante quanto fatturi, ma quanti soldi hai in banca a fine anno, ovvero il Margine di Contribuzione». Imprefocus, ne rappresenta un esempio in termini di crescita, infatti, «nel 2019 abbiamo avuto incremento del 38% fatturato e nel 2020, l’anno della pandemia, addirittura un +69% con un margine di circa il 60%». È importante quindi per un imprenditore avere sotto controllo i numeri della sua azienda, «quando l’uomo delle parole incontra l’uomo dei numeri, alias il sottoscritto, l’uomo delle parole è un uomo morto». Frase molto forte quella del dott. Cardone che però chiarisce al meglio il concetto dell’importanza, per un imprenditore, di controllare costantemente il bilancio e i numeri della sua azienda. Arriviamo all’ultimo pilastro, non per questo meno importante: Proteggi. Ogni attività imprenditoriale ha un rischio di Impresa che va limitato. Ed è per questo motivo che risulta essere fondamentale gestire la propria azienda con la giusta consapevolezza dei numeri. «Anche io sono imprenditore e capisco che non sia semplice tutelare il proprio patrimonio. Per questo
SONO UN PROFESSIONISTA CHE NON HA PAURA DI CAMBIARE, SEMPRE PRONTO ALL’INNOVAZIONE
motivo Imprefocus pone l’attenzione sulla tutela del patrimonio della famiglia dell’omprenditore, che semplificando significa saper utilizzare gli strumenti più idonei sotto il profilo fiscale e legislativo». Innanzitutto, «dobbiamo ricordare che il miglior amico dell’imprenditore è il risparmio», per cui per proteggere il proprio patrimonio è consigliabile per l’imprenditore scindere quello personale da quello aziendale. Questo step consente di accantonare, come una formichina, una parte del proprio patrimonio personale, in modo da poter generare delle rendite automatiche. Robert Kiyosaki in “Padre ricco, padre povero” li definisce “gli intoccabili”: il padre povero lavora per guadagnare soldi, il padre ricco fa lavorare i soldi per guadagnarne altri. Solo in questo modo sarà possibile avere un miglioramento della qualità della vita dell’imprenditore, che potrà aiutarlo anche nel passaggio generazionale. Come è possibile migliorare la vita di un imprenditore? «In diversi modi. Per esempio, noi utilizziamo molto le holding patrimoniali, nelle quali facciamo confluire gli immobili di famiglia e separare, dunque, il patrimonio personale da quello aziendale. Mi spiego meglio: occorre de-patrimonializzare le aziende». Attraverso la protezione del patrimonio, il sistema Impresa Vincente fa sì che oltre a far fronte ai costi aziendali, la redditività venga utilizzata in un’ottica futura in modo da accrescere la solidità dell’impresa e rendere l’imprenditore sereno. Infatti, conclude Cardone «sono un professionista che non ha paura di cambiare, sempre pronto all’innovazione e alla ricerca di nuovi servizi da offrire ai propri clienti. Il mio modo di esercitare la professione da imprenditore, mi fa sentire pienamente realizzato, ma la maggior soddisfazione è quella di vedere i miei clienti “sereni”». www.imprefocus.it
[email protected] Tel. 0823 834552
35
GESTIRE L’IMPRESA
INNOVARE I PROCESSI PER PROIETTARE L’AZIENDA IN UN PERCORSO DI CRESCITA, GRAZIE AL SUPPORTO
LAURIERI, INNOVAZIONE TECNOLOGIA E TANTA FORMAZIONE PER ESSERE COMPETITIVI Dall’esperienza con Fondimpresa la spinta decisiva per la trasformazione digitale
F
ar coesistere e lavorare insieme uomo e robot. Una sfida per niente inedita per le aziende italiane, sempre più frequentemente chiamate ad operare in un contesto di trasformazione digitale, ma che rischia di complicarsi notevolmente se alla base non c’è una quota di buona formazione rivolta agli operatori di produzione, confezionamento, manutenzione e agli addetti al controllo di qualità. Lo sa bene la Laurieri Srl, storica azienda del settore food nata a Matera sul finire degli anni Settanta ad opera dei fratelli Nicola e Francesco e specializzata in snack, dolci e salati, di alta qualità. Un caso imprenditoriale di successo, che oggi può contare su 3 linee di produzione completamente automatizzate, gestite da personale qualificato e costantemente aggiornato. Grazie alla strategia aziendale basata sulla formazione continua del capitale umano a supporto dell’innovazione tecnologica di processo e prodotto, l’impresa lucana è presente, con il marchio “Fratelli Laurieri Master Bakers”, a bordo delle principali compagnie aeree del mondo (da Alitalia a American Airlines, da Qatar ad easyJet ) e nei vagoni di Trenitalia. L’aver aderito negli anni scorsi al programma “Robotics” di Fondimpresa Basilicata (R.isorse fO.rmative B.usiness innO.vation & T.echnologI.C.al S.olutions) ha rappresentato senz’altro la spinta decisiva per imboccare la strada della trasformazione digitale. «Un’esperienza che pensiamo di ripetere – dichiara Gianni Laurieri del board aziendale -, anche perché l’età media dei nostri 52 dipendenti è 26 anni e le condizioni per recepire al meglio i dettami dell’Industria 4.0 ci sono tutte». La scelta (vincente) della monoporzione
36
per reagire ai cambiamenti del mercato Se l’obiettivo iniziale della Laurieri era quello di conciliare l’avvento della tecnologia più avanzata con il know-how tecnico dei propri dipendenti - al fine di realizzare biscotti dolci e salati senza conservanti e capaci di sostenere una scadenza di un anno ma mantenere comunque la propria essenza artigianale - allora si può dire, senza tema di smentita, che tale obiettivo sia stato pienamente raggiunto. L’intuizione del travel catering e della monoporzione ha fatto il resto, rappresentando negli anni il lasciapassare per i mercati esteri, da cui l’azienda trae l’80 per cento del fatturato totale (l’ultimo è di 9,5 milioni di euro).
La collaborazione con Fondimpresa Basilicata e il Caisial “Federico II” di Napoli La robotizzazione avanzata e la digitalizzazione delle fasi di produzione hanno consentito un aumento della produttività in azienda e la riduzione dei lead time di distribuzione. Ciò ha comportato però una esigenza di formazione del personale sempre più pressante; persona-
GIANNI LAURIERI
le che andava, anche emotivamente, coinvolto nelle nuove ed innovative lavorazioni. Un coinvolgimento che è avvenuto attraverso l’adesione al programma Fondimpresa Basilicata, che si avvalsa della collaborazione del Caisial, il Centro di Ateneo per l’innovazione e lo sviluppo dell’Industria alimentare dell’Università di Napoli “Federico II”, diretto dal professor Paolo Masi. A coadiuvarlo i professori Annalisa e Raffaele Romano ed il dottor Vincenzo Oliano, storico consulente dell’azienda con consolidata esperienza in automazione industriale. «Ma non ci fermiamo qua – spiega Gianni Laurieri –, abbiamo in mente nuovi corsi di robotica e di meccatronica, da tenere sempre con l’ausilio di Fondimpresa e, se possibile, con il supporto scientifico del Caisial di Napoli. Investire in innovazione tecnologica e nella formazione del personale è il nostro cruccio. Per fortuna, possiamo contare su dipendenti molto giovani, alcuni dei quali sono nativi digitali, il che ci invoglia ad alzare sempre più l’asticella della qualità e a fare della trasformazione digitale il must per rimanere competitivi sui mercati esteri».
CONTIAMO SUI GIOVANI PER RIMANERE COMPETITIVI
DI FONDIMPRESA, IL FONDO INTERPROFESSIONALE PER LA FORMAZIONE CONTINUA
di Alfonso Ruffo
BARISON, PERSONALE SEMPRE AGGIORNATO PER AFFERMARE IL MODELLO TOYOTA Dalla sinergia con Fondimpresa entro il 2021 la certificazione per la Lean Production
P
ensare all’organizzazione interna dell’azienda come ad un corpo unico ma flessibile, un ingranaggio perfetto che si muove con grande armonia per produrre soluzioni di alta complessità e personalizzate in funzione delle esigenze del cliente. È la filosofia sposata da Barison Industry, un caso imprenditoriale di successo, di stampo tutto italiano, al centro del quale c’è un’impresa moderna, con base a Gardolo (Trento), ma con interessi in tutto il mondo. Di qui la scelta del gruppo, leader nella realizzazione di macchine ed apparecchi meccanici, di investire in innovazione e tecnologia. Un modello di crescita e di business fondato non soltanto su strategie di sviluppo del prodotto e del processo, bensì sul contestuale miglioramento organizzativo di funzioni cruciali, quali la pianificazione della produzione, la gestione degli approvvigionamenti, l’industrializzazione e il magazzino. Il faro è la Lean Manufacturing, il cosiddetto modello Toyota, che ricerca l’ottimizzazione complessiva dei sistemi aziendali. Ecco allora che dopo circa sessant’anni di attività, Barison non smette di stupire, investendo nella formazione dei propri dipendenti e consolidando la gestione della sua produzione fino ad arrivare, entro il 2021, alla certificazione “normativa 231” del sistema interno, creato proprio sulla scorta della Lean Production. Un obiettivo possibile grazie alla sinergia stretta con Fondimpresa, che già nel triennio 2016-2018 ha assistito l’azienda, e tutt’ora l’assiste, attraverso piani for-
mativi finalizzati all’innovazione dei processi con l’obiettivo di fare della Barison un’impresa snella. Un notevole sforzo da parte della società trentina, che ha già investito oltre 200 mila euro in formazione, coinvolgendo tutto il personale in percorsi della durata totale di quasi 1000 ore.
La formazione a supporto delle strategie di sviluppo Barison utilizza, già dal 2005 e in modo sistematico, la leva della formazione quale azione a supporto dei processi di cambiamento, accompagnando le risorse interne nel processo di implementazione dei nuovi modelli organizzativi e gestionali. Anche qui, la bussola è la Lean Manufactoring, con percorsi che interessano – ad esempio – il layout di produzione e che coinvolgono direttamente i partecipanti nelle attività di aggiornamento, chiamati ad individuare soluzioni funzionali tese a minimizzare i trasporti e le movimentazioni umane, massimizzare l’utilizzo dei fattori di produzione, incrementare la qualità
dei processi produttivi e dell’operatività, così come del benessere delle risorse umane. Ciò va di pari passo con la filosofia dell’eliminazione delle categorie di spreco, con la gestione snella dei materiali, l’ottimizzazione dei flussi del processo commerciale, della gestione della commessa e del controllo dei costi e della gestione finanziaria.
Il sistema Kanban Desk, l’Offer meeting e la gestione dei dati in tempo reale Ma quali sono stati i risultati concreti ottenuti con gli interventi in formazione già realizzati e quali sono quelli dei programmi tutt’ora in corso? Basterebbe citare il sistema dei tabelloni con i cartellini colorati, il cosiddetto Kanban Desk, per comprendere l’impatto (virtuoso) della formazione sui dipendenti Barison. L’attivazione di un sistema di gestione a vista delle commesse, adeguatamente supportato da una procedura informatizzata, che ne consente la verifica in tempo reale, è uno dei passi in avanti compiuti dall’azienda in questi anni. Ma c’è di più. Nell’impresa di Gardolo è di routine una riunione periodica, l’Offer meeting, momento di coordinamento interfunzionale per la gestione di nuove commesse e dei progetti, che consente di verificare lo stato di avanzamento di ogni lavorazione e di definire le priorità di esecuzione delle offerte in corso. Un altro strumento di grande importanza, che rende performante l’intero processo di gestione degli ordini e coinvolge in maniera trasversale tutto il personale.
37
GESTIRE L’IMPRESA
La pausa pranzo diventa tailor made Distanziare e sanificare, personalizzare e offrire alle imprese un servizio ad hoc anche per chi è in smart working: sono questi i nuovi paradigmi della ristorazione, che Elior ha già implementato di Paola Belli
I
l settore della ristorazione rappresenta senza dubbio uno di quelli maggiormente coinvolti dalla pandemia, un avvenimento che ha cambiato profondamente la vita delle persone che oggi passano molto più tempo a casa rispetto al passato. Anche la pausa pranzo, momento di svago e relax passato alla mensa aziendale, al bar o al ristorante, è cambiata in maniera radicale con la maggiore pervasività dello smart working e di formule di lavoro sempre più flessibili. In questo contesto, interpretare le dinamiche di un mondo che cambia abitudini e modalità di organizzazione della giornata lavorativa e saper innovare i propri servizi nella giusta direzione è un must per tutte le aziende che operano nell’out of home. Elior, leader della ristorazione con oltre 95 milioni di pasti l’anno preparati in oltre 2.400 ristoranti e punti vendita, ha affrontato l’anno di pandemia appena trascorso puntando su un nuovo approccio per garantire ai propri clienti soluzioni in linea con le proprie necessità. «Partiamo da un punto fondamentale: la ristorazione aziendale è un servizio che definirei essenziale per i dipendenti, in quanto la nutrizione rappresenta uno strumento di salute e benessere che in nessun modo deve subire un arretramento a causa dei nuovi modelli di lavoro. Per questo già da diversi anni in Elior ci stavamo interrogando su come approcciare la crescente
38
flessibilità in azienda e la crescita dello smart working», sottolinea Rosario Ambrosino, Amministratore Delegato di Elior. Una tendenza che ha trovato una forte accelerazione con la pandemia, che ha portato improvvisamente milioni di italiani a lavorare da casa. Un elemento che probabilmente è destinato a diventare strutturale nei modelli organizzativi e che introduce la necessità di ripensare a nuovi modelli di welfare, in primis per la pausa pranzo. Una recente ricerca condotta da Teleperfor-
ROSARIO AMBROSINO, A.D. DI ELIOR
mance per Elior rileva che per il 50% degli italiani alimentarsi in smart working è più complicato rispetto al pranzo in ufficio. Di questi, il 39% ritiene che sia più complesso mantenere un menu vario e bilanciato, il 42% percepisce il momento della pausa come meno rilassante con l’impossibilità di staccare davvero dal lavoro, mentre il 49% denuncia una minore possibilità di fare movimento e il 30% pensa di avere meno tempo per sé. Queste evidenze non possono non essere prese in considerazione dalle aziende e dai loro partner: «La ristorazione da
DA PURO WELFARE, LA RISTORAZIONE È DIVENTATA UN ELEMENTO DI DISTINZIONE PER LE IMPRESE
nuova modalità? «Abbiamo lanciato nel 2020 la nuova linea di piatti pronti iColti in Tavola che mette a disposizione una grande varietà di ricette, oltre 400, caratterizzate da qualità delle materie prime, proposte bilanciate a livello nutrizionale, sicurezza e sostenibilità. Grazie a queste caratteristiche, oltre all’impiego dell’Atp che consente la conservazione dei cibi in frigorifero, offriamo il servizio iColti a Casa, che raggiunge tutti i lavoratori in smart working garantendo una pausa pranzo buona, sana e genuina». La sostenibilità è un tema che sta tornando prepotentemente nell’agenda di Paesi e imprese come elemento per assicurare la crescita nei prossimi anni. Come si inserisce la ristorazione collettiva in questo contesto? «Sono convinto che questo aspetto rappresenti un fattore determinante per il nostro futuro e che non dobelemento di welfare dato quasi per scontato è biamo arretrare sugli impegni in sostenibilità diventato invece un punto di forte distinzione in questo particolare momento storico ma anzi, per le imprese che vogliono prendersi cura dei approfittarne per ripensare e ridefinire i nostri propri collaboratori. Il servizio connesso alla modelli di business in chiave più responsabile. pausa pranzo infatti si lega ad importanti valori Come attori della ristorazione ci troviamo in un come la cura del benessere, la migliore gestione punto cruciale delle filiere alimentari. In Elior del work life balance e la volontà di garantire un abbracciamo la strategia europea from Farm to legame costante anche con chi lavora da casa o Fork con l’obiettivo di contribuire all’evoluzione chi frequenta l’ufficio solo qualche giorno a setdei sistemi di approvvigionamento e consumo timana». di cibo sostenibile, in grado di garantire la diUna esigenza a cui il settore della ristorazione fesa della biodiversità, della natura e in ultima può fare fronte solo attraverso una profonda istanza della salute. Anche la lotta allo spreco innovazione dei prodi cibo costituisce un ELIOR È LEADER DELLA RISTORAZIONE pri servizi: «Credo che pilastro di questo noCON OLTRE 95 MILIONI DI PASTI in futuro per noi sarà stro approccio responL’ANNO PREPARATI IN OLTRE 2.400 sempre più importansabile: lavoriamo per RISTORANTI E PUNTI VENDITA te riuscire ad offrire ai migliorare i processi nostri clienti soluzioni altamente diversificate, nelle nostre cucine, inoltre le nuove soluzioni in grado di accompagnarli passo passo nella di ristorazione come iColti in Tavola, grazie alla ridefinizione dei propri modelli di organizzapossibilità di conservare per più giorni i piatti e zione interna. Dal ristorante aziendale, che coprogrammare dunque l’approvvigionamento, munque non abbandoneremo ma su cui anzi rapprensentano un’occasione unica di agire in investiremo per far evolvere i nostri concept in questo senso». chiave innovativa e sostenibile, agli smart locker Al fianco della flessibilità e della sostenibilità, come Food360 che permettono una gestione quali sono le altre parole chiave per la ristoraziodella ristorazione flessibile in termini di tempo ne di domani? «Sicuramente la personalizzazioe spazio, fino al welfare@home che, sfruttando ne del servizio ed un approccio alla nutrizione le nuove tecnologie, ci permette di garantire un in grado di assicurare salute e benessere. Oggi servizio di consegna settimanale dei pasti a casa più che mai ci rendiamo conto di come ognuno del singolo dipendente». Come funziona questa di noi abbia esigenze diverse quando si parla di
cibo e ritengo che il compito del futuro della ristorazione sarà quello di assumersi pienamente e consapevolmente questa responsabilità: in Elior stiamo affrontando questo percorso nel nostro centro di innovazione e formazione Food Academy, che grazie al digitale è sempre aggiornato da un punto di vista scientifico, attraverso l’attivazione di partnership con realtà impegnate nella promozione di corretti approcci dietetici come Aic, per lo sviluppo di una offerta dedicata a chi soffre di celiachia, o Asand (Associazione Tecnico Scientifica Alimentazione Nutrizione Dietetica) che, con il proprio network di dietisti promuove un approccio nuovo e più attento alla nutrizione e al benessere psicofisico della persona».
CON MYDIET LA PAUSA PRANZO DIVENTA PERSONALIZZATA Elior ha lanciato ad inizio anno un nuovo progetto in partnership con Asand, Associazione tecnico Scientifica dell’Alimentazione, Nutrizione e Dietetica. Si tratta di MyDiet, una nuova soluzione di welfare aziendale basata sull’innovativa linea iColti in Tavola di Elior che permette di costruire e seguire facilmente un piano alimentare anche in un contesto di ristorazione collettiva. I dipendenti delle aziende che scelgono di attivare il servizio hanno accesso, tramite l’app JoyFood, al supporto dei dietisti Asand, presenti su tutto il territorio italiano, con cui poter fissare un appuntamento dedicato alla definizione di un percorso alimentare che tenga conto delle specifiche esigenze personali. I Dietisti Asand, grazie ad una piattaforma che comprende tutte le ricette della linea iColti in Tavola, possono fornire al cliente che richiede la consulenza specifica, un piano alimentare personalizzato per tutta la giornata che include la pausa pranzo, gli spuntini e la cena. Un ulteriore passo avanti nella promozione di un’alimentazione corretta e bilanciata, calibrata sulle esigenze di ciascuno.
39
Lasciati guidare dai tuoi sogni
CityWolf
Entra nel mondo della switching economy
group
Accompagnamo i giovani verso un futuro che valorizzi il proprio potenziale, migliorando e crescendo sia a livello personale che professionale.
I presidenti Emanuele Martelli e Youssef Ben Ali
Ci impegnamo per dare possibilità di carriera ad ogni nostro dipendente o collaboratore meritevole, formando in azienda grandi professionisti.
Le nostre filiali
BERGAMO | BRESCIA | BOLOGNA | COSENZA | FERRARA | LAMEZIA TERME | LIVORNO |LECCE | MONZA | POTENZA | ROMA | TORINO | VARESE | VERONA
Visita il nostro sito www.citywolf.it Invia la tua candidatura
GESTIRE L’IMPRESA
I SOCI FONDATORI DI NEXUMSTP. DA SINISTRA: MAURO ZANIN, PAOLO STERN, GIANLUCA PETRICCA E FABRIZIO CICIANI
Smart working dalla teoria all’opportunità Il lavoro agile è un fenomeno strutturale da gestire con progetti concreti. Il punto di vista di Nexumstp Spa, la società tra professionisti che affianca le imprese in percorsi di innovazione e crescita a cura della redazione
N
ell’emergenza Coronavirus la continuità di molte attività lavorative è stata sostenuta dallo smart working. «Della modalità di lavoro che si fonda sulla tecnologia e sull’organizzazione, se ne era parlato tanto a livello teorico ma solo con la pandemia si è realizzato in modo diffuso un vero e proprio cambio di paradigma da parte del mondo aziendale», afferma Paolo Stern esperto di diritto del lavoro e presidente della società di consulenza Nexumstp Spa che assiste oltre 10 mila Pmi italiane in ambito aziendale, del lavoro, fiscale e legale. Secondo il paper di Bankitalia di gennaio 2021 e relativo al lavoro da remoto in Italia, nel 2020 le imprese private che hanno scelto lo smart working sono state l’82,3% rispetto al 28,7% dell’anno precedente. Questa circostanza ha consentito una tenuta dei livelli salariali e ridotto la richiesta di ore di cassa integrazione: chi ha svolto l’attività lavorativa da remoto ha visto un aumento in busta paga di almeno il 6% a fronte di una media di 2 ore di lavoro in più alla settimana. «Oggi lo smart working non è più considerato un nuovo stile di gestione del lavoro collegato
a una situazione di emergenza, ma un fenomeno strutturale che può e deve generare opportunità sia per l’imprenditore sia per i lavoratori, migliorando la produttività e favorendo la conciliazione dei tempi professionali e personali», continua Stern: «Un rapporto di lavoro che cambia impostazione dal controllo del tempo a quello del risultato e con effetti assai positivi e sostenibili anche per l’ecosistema complessivo».
NEL 2020 LE IMPRESE PRIVATE CHE HANNO SCELTO LO SMART WORKING SONO STATE L’82,3% RISPETTO AL 28,7% DELL’ANNO PRECEDENTE
Lo smart working richiede un ripensamento dell’organizzazione aziendale perché si fonda sull’autonomia e sulla delega, dunque diventa cruciale la formazione delle persone affinché il processo funzioni. L’azienda deve continuare a produrre e il lavoratore continua a mantenere il suo impiego senza vincoli di localizzazione della prestazione lavorativa. Obiettivo che non può prescindere dall’adozione di un’adeguata strumentazione informatica e tecnologica che consenta la condivi-
sione di sistemi e informazioni, accesso sicuro ai dati, e l’assegnazione di dispositivi elettronici necessari allo svolgimento delle mansioni. «Siamo certi che dopo questa emergenza molte modalità organizzative delle imprese cambieranno», aggiunge Stern. «Quelle che si sono avvicinate a nuove modulazioni degli orari e nuove organizzazioni degli spazi di lavoro procederanno verso un miglioramento dei sistemi per ottimizzare le risorse e meglio armonizzare i tempi professionali e personali dei lavoratori». Com’è noto, l’Italia ha adottato per la ripartenza economica una strategia complessiva che mobilita oltre 300 miliardi di euro. Il fulcro sono i circa 210 miliardi delle risorse del programma Next Generation Ue, integrate dai fondi stanziati con la programmazione di bilancio 2021-2026. Un ampio e ambizioso pacchetto di investimenti e riforme in grado di liberare il potenziale di crescita della nostra economia, generare una forte ripresa dell’occupazione, migliorare la qualità del lavoro e dei servizi ai cittadini e la coesione territoriale e favorire la transizione ecologica. «Le Pmi per riprendere a correre devono intercettare i grandi temi proposti proprio dal Next Generation EU che puntano a costruire un’economia più competitiva, dinamica, inclusiva e innovativa. Lo smart working rientra a pieno titolo in questo capitolo. Ma per passare dalle parole ai fatti bisogna costruire progetti concreti. Nell’attività di assistenza alle imprese realizzata con Nexumstp proponiamo un “approccio olistico” alla tematica partendo dall’aggiornamento dei modelli organizzativi basati su controlli di risultato continui e inserendo lo smart working nell’ambito del tema più ampio del welfare aziendale. Indispensabile è la cura delle infrastrutture tecnologiche e l’attenzione ai sistemi di controllo della privacy aziendale. I costi? Sono abbondantemente ripagati dai risultati e le imprese possono sostenere i progetti facendo anche riferimento ai tanti sostegni pubblici oggi esistenti e al supporto dei fondi interprofessionali per la formazione del personale», conclude Stern.
41
GESTIRE L’IMPRESA
LA NUOVA FILOSOFIA DEL LEADER CONSAPEVOLE Portare innovazione nel mondo delle Pmi e fornire nuovi strumenti agli imprenditori affinché possano esprimere tutto il loro potenziale: è la mission dei mastermind di #Authenticleader di Marina Marinetti
D
ici mastermind e pensi al gioco di crittoanalisi. E invece, il mastermind è una modalità di seminario esperienziale. L’analisi c’è, eccome, ma è intima e allo stesso tempo condivisa. Un format, se così si può definire, portato in Italia da Giovanna Carucci, una laurea in Bocconi e decenni in posizioni dirigenziali nel mondo della moda e del lusso, prima di scoprire - «grazie a un aereo in ritardo», racconta - il mondo della programmazione neurolinguistica di Richard Bandler e del generative coaching di Robert Dilts e Stephen Gilligan e certificarsi in entrambe le discipline. «Sono un manager redento», ironizza. C’è lei dietro ad #Authenticleader, che ogni mese raduna gli imprenditori in Lomellina, a Cascina Erbatici (una struttura appartenente al circuito Chateauform), una cascina rurale a 5 stelle, per una full immersion in un percorso di business GIOVANNA CARUCCI, FOUNDER DI #AUTHENTICLEADER, CON TYLER MICOCCI, TRAINER e leadership consapevole che, spiega Carucci, «attiva intelligenze multiple e apre alla creativihanno un carico emotivo che non viene mai tà e all’innovazione che sono così importanti in considerato», sottolinea: «pensano all’azienda questo periodo». e raramente a se stessi. Eppure le aziende sono «I modelli tradizionali non funzionano più», persone che fanno cose per altre persone e sottolinea Giovanna Carucci: «gli imprenditori l’imprenditore ha un ruolo fondamentale quinvanno in burnout, spesso si lamenta uno scardi deve essere nutrito e supportato». so coinvolgimento del team e le persone non «Attraverso i mastersi sentono ingaggiate. UN PERCORSO mind è come se si Dall’Illuminismo in CON UN MANIFESTO formasse una mente poi tutto è stato reso PER UNA NUOVA FILOSOFIA superiore, si apre la estremamente razioDI FARE BUSINESS creatività», spiega Gionale, ma un’azienda vanna Carucci: «attivando le intelligenze mulnon è una macchina: è più simile a un organitiple si forma una quarta entità. Uso sempre smo vivente. Togliere la parte umana al fare la metafora della ricetta: il risultato è molto di impresa ha portato a risultati di sistema delepiù della somma degli ingredienti, parte da essi teri». Così #Authenticleader offre percorsi che ma ha una sua vita, una sua anima e trasmette definire solo formativi sarebbe riduttivo - sono altro». Nella ricetta dei mastermind di #Auesperienziali, di crescita, di condivisione per thenticleader, che dal 2019 ha già formato un sostenere gli imprenditori: «Sono figure che
L’IMPRENDITORE È IL VERO MOTORE DEL CAMBIAMENTO: VA SUPPORTATO NEL SUO PERCORSO DI TRASFORMAZIONE
42
centinaio di imprenditori, gli ingredienti sono generative change, somatic experience, utilizzo del corpo, yoga, meditazione e creative mind: «Un mix che permette l’apertura al mondo delle possibilità, dell’innovazione e della creatività», sottolinea Carucci. «Tutto ciò che è razionale è come un pc senza la connessione a Internet: replica all’infinito modelli che già conosce. Se invece apriamo all’intelligenza emotiva e somatica è come accedere a un grosso cloud, fondendo discipline legate alle persone nel business, per permettere agli imprenditori di lavorare su tutto il loro potenziale come esseri umani. Nella Silicon Valley lo fanno da anni». Più che un percorso formativo, è un percorso trasformativo: non solo insegna nuovi modi di fare impresa ma permette anche di accedere a tutto il potenziale personale. E Carucci snocciola un’altra metafora: «Siamo un po’ come alberi di Natale. Nasciamo con tutte le lucine, solo che alcune le teniamo spente. Con questo percorso, invece, le accendiamo tutte». A ogni mastermind, o seminario esperienziale, partecipa una decina di persone in tempi di Covid, selezionate e distanziate, che diventeranno il doppio una volta che saremo lasciati alle spalle la pandemia. «Ci troviamo a Cascina Erbatici e ci riuniamo per un primo weekend che si chiama Lead with Passion. Questo primo modulo è finalizzato al portare chiarezza e scoprire le nostre potenzialità come imprenditori e leaders», spiega Giovanna Carucci, che guida i mastermind insieme con Tyler Micocci insegnante di Kundalini Yoga e di meditazione da oltre 25 anni, nonché counselor olistico, gestalt e bioenergetico, e Alessandra Satta, changemaker e coach certificata in Generative Change. «Poi si ritorna tutti nelle rispettive aziende per tre settimane, seguiti a distanza attraverso il rilascio di alcune risorse che hanno lo scopo di insegnare a coltivare il proprio potenziale (audio e video legati a bioenergetica, respiro, traccia per il journaling, meditazioni, esercizi, libri). Si chiama seminario non a caso: il semino che piantiamo va coltivato. Dopo tre settimane, appunto, il gruppo torna a riunirsi nel weekend per un secondo modulo, il Lead for Growth, finalizzato a capire come strutturare l’azien-
CASCINA ERBATICI, TEATRO DEI MASTERMIND DI #AUTHENTICLEADER
da, che ruolo avere, come creare relazioni con team, clienti e fornitori. Il gruppo si ritrova, si crea una relazione molto stretta, dopodiché resta nella community per continuare a scambiare risorse e condividere valori di vita e del fare impresa». Poi c’è anche la formazione avanzata: «Lavoriamo sulla delega, sulla comunicazione autentica, sul feedback consapevole». La mission è ambiziosa: portare innovazione nel mondo delle Pmi e fornire nuovi strumenti agli imprenditori affinché possano esprimere tutto il loro potenziale. Una filosofia, oltre che
una tecnica: «Il nostro obiettivo è rimettere al centro la variabile umana, la passione, l’innovazione, il valore del sistema impresa. Il nuovo paradigma del business è quello di vivere la propria passione e dare un contributo facendo profitto». Un vero e proprio manifesto (il cui principio è: “Vogliamo ispirare un mondo al quale gli altri vogliano appartenere”) che gli ambassador di #Authenticleader, imprenditori che hanno partecipato ai mastermind entrando nella community, testimoniano sia come filosofia che come metodo. Sono ambassador, tra gli altri, Gianluca Sinisi di Engel&Voelkers Commercial, Filippo Ganassin di Sorelle Ramonda, Danilo Gasparrini di Bun Burgers, Maura Trainoni di Esperia Print, Maria Lucia Paganelli di Ltm, Carlo Maria Magni di Refeel Group, Pasquale Arria di Realize Networks. «L’imprenditore è il vero motore del cambiamento, quando cambia lui, tutto cambia in azienda. Si aprono le possibilità, si ritrova energia, il team si sente più coinvolto e responsabilizzato, il potenziale si rilascia ad ogni livello: questo è quello di cui fanno esperienza i nostri leaders e che ha mosso gli ambasciatori a farsi promotori di #Authenticleader. Le nostre Pmi hanno una tradizione di cuore, passione, intuizione e innovazione, il futuro dovrebbe ripartire da qui». www.authenticleader.it
43
GESTIRE L’IMPRESA MANAGERIALITÀ
SUL RECOVERY PLAN LA PAROLA AI MANAGER Sostenibilità, competitività e digital transformation: dalla survey di Federmanager, 4.Manager ed Esgr le priorità dei decision maker aziendali. Che si stanno attrezzando per far tornare a crescere le loro imprese di Marco Scotti
L
a sostenibilità è… sostenibile? Non si tratta di un banale gioco di parole, ma della domanda che si stanno ponendo le aziende in questo momento di transizione. Bob Dylan diceva che “the times they are a changing”, i tempi stanno cambiando. E in effetti, mai come in questo periodo storico il panorama muta a una velocità incredibile. L’Italia, che sarà per forza di cose colpita da una riduzione occupazionale a causa della crisi, potrà beneficiare sui 209 miliardi del Next Generation Ue. Il governo Draghi ha ribadito che sostenibilità, ambiente e digitalizzazione (insieme alla scuola) saranno i pilastri su cui poggerà il nuovo Pnrr, il piano nazionale che dovrà scandire modalità e gestione dei denari in arrivo da Bruxelles. E quindi torna la domanda iniziale: la sostenibilità come si traduce dal punto di vista aziendale? Quali impatti strategici avrà? E che tipo di strumenti deve avere il manager nella sua cassetta degli attrezzi? Hanno provato a rispondere a questa domanda Federmanager, 4.Manager ed Esgr durante un convegno che si è svolto lo scorso 18 febbraio. L’associazione presieduta da Stefano Cuzzilla ha anche presentato i risultati dell’indagine “La sostenibilità competitiva”, una survey rivolta a 954 dirigenti iscritti che vanno ad aggiungersi ai 1.121 che erano stati interpellati tra ottobre e novembre dello scorso anno. «Percepiamo una maggiore preoccupazione verso l’andamento economico: è il segnale che, dopo la prima emergenza, stiamo attraversando la fase acuta della crisi», commenta Stefano Cuzzilla, presidente Federmanager. «I manager mostrano però di avere ben chiare le soluzioni: nel breve termine, sanare il gap tecnologico che esiste nel sistema,
44
non solo nel mondo dell’impresa. Nel medio termine, riconvertire le produzioni verso modelli più sostenibili, che sono gli unici destinati a ripagare l’investimento e a far ritornare competitivi. La scelta del Governo Draghi di istituire due ministeri dedicati alla transizione digitale e a quella ecologica risponde a un fabbisogno presente nel Paese. Occorre uno sforzo trasversale per produrre il cambiamento auspicato. E siamo felici di vedere alla guida di questa missione due manager di esperienza, come Colao e Cingolani.
Servono competenze manageriali, quelle che si basano su programmazione, pianificazione, esecuzione, controllo e rendicontazione, per trasformare il Recovery plan in una opportunità concreta di sviluppo». Come dovranno essere investite quindi le risorse del Next Generation Eu? Innanzitutto puntando con decisione sulla digitalizzazione. Le prime tre priorità indicate dai manager riguardano infatti la digitalizzazione avanzata della Pa e dei servizi (per il 74,6% del campione, +3,2 rispetto alla precedente
Attività strategiche
Valori % (Risposte multiple) Trasformazione digitale
35,4
Diversificazione del mix di prodotti/servizi venduti
28,4
Modificazione/innovazione del modello di business
26,9
Sostenibilità/economia circolare
19,7
Ricambio generazionale
18,6
Diversificazione dei mercati
18,2
Formazione/riqualificazione del management
13,0
Formazione/riqualificazione delle risorse umane non manageriali
13,0
Internazionalizzazione
12,3
Diversificazione delle catene di approvvigionamento
11,4
Nessuna attività strategica
9,8
Trasformazione energetica
9,2
Internazionalizzazione di produzioni precedentemente esternalizzate
4,2
Esternalizzazione di produzioni in italia o in Europa
3,7
Reshoring delle produizoni delocalizzate
3,3
Esternalizzazione di produzioni in altri continenti (es. Asia)
3,0
Altro
0,5
Non indica
9,3
rilevazione), l’adattamento dei sistemi educativi per supportare le competenze digitali (per il 53,0% degli intervistati) e poi la diffusione in tutte le regioni italiane di fibra e 5G per imprese, famiglie e Pa (per il 47,1%, dato che sale al 52,9% per gli intervistati che lavorano nelle Pmi). Dalla rilevazione emerge inoltre un significativo 43% di manager che pensa agli incentivi per efficienza energetica ed energie rinnovabili come priorità di investimento, a testimonianza di quanto la sostenibilità ambientale ed energetica sia ormai consolidata come pilastro delle prospettive di sviluppo. Quello che appare evidente dalla survey è che la sostenibilità è un driver obbligato per lo sviluppo, dicono i manager. Gli intervistati ritengono infatti che non adeguare le aziende ai paradigmi della sostenibilità comporti conseguenze da scongiurare, (cfr. grafico sottostante). Rischiano “minori spazi di mercato” (per il 67,1% del campione), “forti limitazioni operative per le imprese a causa di normative sempre più rigorose” (66,5%) e “minore accesso ai finanziamenti” (40,1%, +7,9% rispetto alla precedente rilevazione). preferenze: al primo posto ci sono gli investimenti in una digitalizzazione avanzata della Pa e dei servizi (per il 74,6% degli intervistati, +3,2 rispetto alla precedente rilevazione). Al secondo posto gli investimenti che favoriscano un adattamento dei sistemi educativi per supportare le competenze digitali (per il 53,0% del campione), a seguire, poi, gli investimenti finalizzati alla diffusione, in tutte le regioni italiane, di servizi di connettività a banda larga (reti in fibra e 5G) per imprese, famiglie e Pa (per il 47,1% dei rispondenti, dato che sale al 52,9% nel caso dei manager che operano nelle Pmi). Tornando al tema della sostenibilità, come ha ricordato Francesco Rutelli, intervenuto al convegno, il programma presentato da Mario Draghi ha posto per la prima volta accenti senza precedenti dal punto di vista della transizione ecologica. «Gli obiettivi – ci ha spiegato l’ex sindaco di Roma – sono fondamentalmente la produzione di energia
da fonti rinnovabili, la digitalizzazione, la lità e la cultura, «i dati riportati nel Rapporto banda larga e il 5G. L’Europa ha l’obiettivo di “La sostenibilità competitiva”, confermano ridurre le emissioni del 55% entro il 2030 e un trend consolidato. Secondo le imprese lo di portarle a 0 nel 2050. Il nostro Pnrr presviluppo in senso sostenibile non è solo un vede poco meno di 80 miliardi per la transiprocesso ormai divenuto ineludibile, ma è zione ecologica. Ma non basta. Anche i fondi anche una grande opportunità per aumentad’investimento si sono accorti che non esiste re la competitività. Nel breve periodo la tranbusiness senza logiche Esg, cui si aggiunge sizione green implica vincoli più stringenti anche la “r” di Reputation. Perché dev’essere all’attività industriale e impone maggiore chiaro che è finita l’epoca delle chiacchiere impulso agli investimenti, quindi, in questo verdi da salotto. L’Europa è sicuramente più senso, rappresenta una grande occasione di avanti in questo aspetto, visto che emette rigenerazione industriale. È però necessario “solo” l’8% del complessivo globale contro garantire una transizione armoniosa e “giuil 28% della Cina e il 15% degli Stati Uniti». sta”, riducendo al minimo gli squilibri tra Gli esempi di come la sostenibilità sia orcompetenze e posti di lavoro. Per sviluppare mai imprescindibile il potenziale occupaPER SVILUPPARE IL POTENZIALE anche nei templi del zionale della green OCCUPAZIONALE DELLA GREEN capitalismo e della fieconomy servono ECONOMY SERVONO GIOVANI nanza sono moltepli- QUALIFICATI E NUOVI INQUADRAMENTI giovani qualificati nei ci. Larry Fink, a capo nuovi inquadramenti di Blackrock, ha capito per primo che il riprofessionali e, allo stesso tempo, occorre schio climatico non era soltanto uno slogan, aggiornare e riqualificare il personale già ma anche un problema che metteva a repenoccupato o che è rimasto senza lavoro. Pertaglio gli investimenti nelle aziende. Si deve mane un gap culturale rappresentato dal agire, si deve programmare, uscendo dalla fatto che, anche a livello scolastico, mancano logica degli annunci a effetto. «La sostenibipercorsi in grado di formare i tecnici neceslità – chiosa Alessandro Lanza, direttore fonsari per le nuove necessità». dazione Eni - Enrico Mattei, università Luiss Ovviamente, per gestire la transizione verGuido Carli. - è un tema fortemente politico, so un nuovo paradigma delle imprese serve non ingegneristico. Bisogna diffidare da chi anche che si sviluppino nuove figure dirisuggerisce cruscotti e dashboard come pagenziali. Federmanager ha già da tempo nacea a tutti mali». portato avanti la sua “battaglia” per la crePer due manager su tre non adeguarsi ai paazione e il riconoscimento del manager per radigmi della sostenibilità comporta “minori la sostenibilità, un progetto che procede a spazi di mercato” (67,1%), ma anche “forti maggior ragione ora che la crisi economilimitazioni operative a causa di normative ca vedrà necessariamente qualche taglio sempre più rigorose” (per il 66,5%) e “mianche nelle posizioni apicali. «Quello che si nore accesso ai finanziamenti” (per il 40,1%, nota – ci spiega Vincenzo Donnamaria, socio +7,9% rispetto alla precedente rilevazione). del fondatore network Pactum – è che chi ha Nella partita del Next generation Eu, sono i in organico un manager della sostenibilità governi nazionali gli attori principali (per ha un posizionamento migliore tra le imil 64,1% del campione) in grado di incideprese. E il suo ruolo è destinato a crescere re sulle scelte decisive per una sostenibilità per importanza anche in futuro. La mia idea competitiva, ancor più delle istituzioni euroè, oltretutto, che nel momento di discutere pee (che si piazzano sul secondo gradino del dei bonus per le figure apicali si dovrebbe podio con il 60,8%). pensare di introdurre una parte legata al Per Maria Cristina Piovesana, vicepresidente raggiungimento degli obiettivi di sostenibidi Confindustria per l’ambiente, la sostenibilità misurabili».
45
SUSTAINABILITY & CIRCULAR ECONOMY >
IL CIGNO NERO DIVENTA VERDE Il pioniere del movimento per la sostenibilità globale, John Elkington, parla della svolta, dirompente e rigenerativa, che farà seguito alla pandemia. Con nuovi modelli di governance e di business per le imprese di Marina Marinetti
C’
è il cigno nero, quello teorizzato da Nassim Nicholas Taleb nel 2007, “l’impatto dell’altamente improbabile”, che abbiamo sperimentato l’anno immediatamente successivo, quando l’economia globale precipitò in un disastro finanziario che ben pochi avevano visto profilarsi. Ma c’è anche il cigno verde, osservato da John Elkington, il pioniere del movimento per la sostenibilità globale che nel 1988, con la sua The Green Consumer Guide portò l’attenzione sugli impatti ambientali di prodotti e marchi di uso quotidiano, per poi, nove anni dopo, gettare le basi per una strategia aziendale sostenibile con Cannibals with Forks. Founder (nel 2008) della società di consulenza Volans, di cui oggi è Chief Pollinator (“impollinatore” in una società che annovera nello staff anche un Chief Happiness Operative, Flossie, un labradoodle, incrocio tra il labrador retriever e il barboncino) John Elkington individua nel canto del cigno la rinascita. Lo fa con Volans, ma anche nelle sue conferenze e nell’ultima sua fatica letteraria, “Per un nuovo capitalismo. Creare ricchezza economica, di Marina Marinetti sociale e ambientale per il mondo di domani”, edito da Aboca. Lo fa, soprattutto, con concretezza, spiegando alle imprese non solo il “cosa”, ma soprattutto il “come”. «La convinzione che mi ha guidato nelle ricerche che hanno prodotto questo libro è che il mondo sia destinato a una qualche sorta d’inversione a U del percorso storico, che andrà ben oltre quella che potrebbe essere una semplice, isolata, normale recessione, nella quale tutti gli ordinamenti politici e macroeconomici stabiliti verranno spazzati via come da un temporale inarrestabile e nuove strutture d’ordine emergeranno», spiega Elkington. «Storicamente è spesso questo il momento in cui si accendono le grandi guerre e si manifestano i cambiamenti più radicali». La svolta sarà dirompente e rigenerativa. Ma cos’è, esattamente, un cigno verde? Elkington lo definisce come «un mutamento profondo nel sistema, catalizza-tosi attraverso una qualche combinazione delle difficoltà create da un cigno nero o grigio, che muta paradigmi, valori, mentalità, il quadro generale delle idee e delle forze politiche, come le linee d’azione di governi, le tecnologie, i modelli di conduzione delle imprese e delle attività finanziarie e altri fattori chiave. Un cigno verde è in grado di avviare un progresso esponenziale nelle for-me della creazione di ricchezza e benessere, nell’economia come nella società e nell’ambiente».
61 SMA ITALIA IL SUPERBONUS ILLUMINA IL FOTOVOLTAICO
64 CANDRIAM INVESTENDO SI IMPARA A COSTRUIRE IL FUTURO
49
51
ERMETE REALACCI
SOCIETÀ CONSORTILI
LA SFIDA GREEN FA COMPETERE L’IMPRESA
SE L’UNIONE FA... IL BENEFIT
54
58
NEXTCHEM
SPECIALE ENERGIA
IL BREVETTO CHE CREA LA PLASTICA SALVA-AMBIENTE
LA TRANSIZIONE SI VEDE DALLE BEST PRACTICES
47
> MANAGEMENT
JOHN ELKINGTON
Bando alle tattiche evasive E dunque? Prima di tutto, bando alle tattiche evasive. Lo sono, secondo Elkington, le lettere agli azionisti dal ceo di BlackRock Larry Fink, volte a promuovere un maggiore impegno nelle questioni etiche, so-ciali e ambientali, nella misura in cui BlackRock continua a possedere azioni di società che contribuiscono pesantemente agli squilibri climatici, come Exxon Mobil. O l’annuncio della Business Roundtable, un gruppo di pressione composto dai maggiori ceo americani, sul fatto che i propri aderenti non avrebbero più posto i propri azionisti sopra qualsiasi altra persona al mondo. «Il problema che ci troviamo oggi ad affrontare è politico», spiega Elkington: «Le sfide globali attuali non potranno mai essere vinte, se continueremo a porci obiettivi di progressi minimali dell’1%: tutto il settore delle attività economiche dovrebbe piuttosto mirare a progressi e incrementi nella misura di una decuplicazione». Corporate social responsability e relativi bilanci, per Elkington sono una sorta di pulsante-placebo, come quello per l’attraversamento pedonale. Molto meglio le B Corp, che stanno accelerando la svolta in corso nella cultura globale per ridefinire il concetto di successo negli affari ed edificare un’economia più inclusiva e sostenibile. Ma hanno ancora molta strada da percorrere, prima di riuscire a ribaltare i paradigmi dell’economia. I nuovi modelli d’impresa «I dirigenti di domani sanno già che uno svilup-
48
po realmente sostenibile sta divenendo ormai la priorità che s’impone come dominante», spiega Elkington. «Avvertono che non si tratta più soltanto di una questione di reputazione e fiducia, ma anche di sopravvivenza a lungo termine, di sicurezza e vantaggio competitivo. Si tratta anche, e soprattutto, di innovare i modelli e le strategie d’impresa». Sono quattro le aree chiave. C’è quella sociale: i modelli d’impresa all’avanguardia garantiscono valore, sul piano finanziario ed extra-finanziario, grazie all’impatto positivo, nel presente e in futuro. Poi lo snellimento e la riduzione massima degli sprechi. La terza area chiave è l’integrazione, incrociando sistemi economici, sociali e ambientali. Infine, la circolarità, per mantenere input e output ai loro valori più elevati, nei cicli tecnici come in quelli biologici. E il profitto? «Per riformulare questa regola in una modalità adatta al futuro che ci attende, i calcoli per la misurazione della capacità di produrre profitto di un’impresa devono prendere in conto la gamma completa di tutte le esternalità e gli impatti (positivi e negativi) che si verranno a LA CIRCOLARITÀ MANTIENE INPUT E OUTPUT AI LORO VALORI PIÙ ELEVATI, NEI CICLI TECNICI COME IN QUELLI BIOLOGICI
creare in corso d’opera».
Obiettivi ambiziosi Un profitto at large, in sostanza. Con obiettivi di crescita ambiziosi: «È preoccupante vedere dirigenti anche impegnati e bene intenzionati trattare questi obiettivi come un’agenda per un cambiamento cautamente progressivo», avverte Elkington. «La loro convinzione è: se facciamo più di quello che siamo andati facendo sinora, possiamo conseguire molti – se non addirittura la maggioranza – degli obiettivi entro la data stabilita del 2030. Errore. Grosso errore. Enorme. Il passaggio a un’economia più radicalmente adatta al futuro richiede invece una crescita esponenziale nei settori meglio allineati, mentre altri settori vacillano o vengono avviati all’estinzione». Così, se una crescita da cigno nero ci porta inesorabilmente verso disastri imprevedibili, agire troppo precipitosamente rischia di creare altre crisi. E dunque? «Abbiamo bisogno di una riduzione esponenziale delle forme degenerative di capitalismo e di una crescita esponenziale di forme sempre più resilienti e rigenerative». Quindi Elkington evoca l’impiego crescente di regimi di responsabilità legale per allontanare gli investimenti dai settori dell’economia che spingono verso esiti da cigno nero e l’adozione di modelli di governance evoluti: «Attualmente molti consigli d’amministrazione creclutano specialisti che possano aiutarli a prevedere l’arrivo di futuri cigni grigi e neri», sottolinea Elkington, «ma sono ancora rari quelli che riescono a mettere in squadra persone in grado di aiutarli a tracciare dinamiche da cigno verde in grado di rivoluzionare realmente la mentalità e il modello d’impresa adottato dalle aziende, oltre che i mercati stessi. Uno degli approcci più innovativi è quello di far frequentare ai gruppi dirigenziali corsi e di farli partecipare a viaggi d’apprendimento, per addestrarli a saper cogliere le opportunità potenzialmente esponenziali, qualora si presentino. Se il vostro gruppo direttivo non si è ancora azzardato a immergere un piede nelle acque esponenziali, è forse giunto il momento di dargli una scossa». E il cigno verde prenderà il volo.
LA SFIDA GREEN FA COMPETERE L’IMPRESA L’Italia è seconda al mondo (dopo la Germania) per propensione alla sostenibilità. Ma non è un “merito”, quanto piuttosto una necessità. Intervista a Ermete Realacci, presidente della fondazione Symbola di Riccardo Venturi
L’ITALIA PARTE IN VANTAGGIO NELLA CORSA ALL’ECONOMIA GREEN GRAZIE A UN DNA PRODUTTIVO ABITUATO A FAR FRONTE ALLA SCARSITÀ DI MATERIE PRIME, E ANCHE PER QUESTO RISPETTOSO DELL’AMBIENTE. Ma è un vantaggio che
rischia di non essere compreso e quindi sfruttato appieno. Parola di Ermete Realacci, presidente della fondazione Symbola, che in questa intervista avverte: per aiutare le imprese italiane a esprimere la loro vocazione green ci vuole la consapevolezza delle loro caratteristiche uniche al mondo, accompagnata da regole certe. Secondo l’ultimo rapporto Greenitaly realizzato con Unioncamere, sono oltre 432mila le imprese che hanno investito negli ultimi 5 anni in prodotti e tecnologie green, quasi una su tre; e proprio le imprese green hanno dimostrato di reagire meglio alla crisi pandemica in termini di fatturato, occupazione, investimenti in R&S.
ERMETE REALACCI
organizzata la capacità dell’Italia “di produrre all’ombra dei campanili cose belle Realacci, anche in Italia cresce la spinche piacciono al mondo”. Queste aziende, ta alla produzione green? che sono anche quelle che innovano di Negli ultimi anni è sistematicamente crepiù e creano più posti di lavoro, non è che sciuta la quantità di siano state formate imprese che ha fatto LE NOSTRE AZIENDE RECUPERANO MOLTE da Legambiente o PIÙ MATERIE PRIME COINVOLTE investimenti orienda Greenpeace, ma NEL LORO CICLO PRODUTTIVO tati in senso am- RISPETTO ALLE CONCORRENTI EUROPEE risentono delle cabientale. Ma voglio ratteristiche italiaessere chiaro: questi investimenti spesso ne del fare impresa. Per esempio un innon sono dovuti a sensibilità ambientali dicatore molto interessante per l’Italia è specifiche, ma all’antropologia produttiquello dell’economia circolare: le nostre va italiana. Per dirla con lo storico dell’eaziende recuperano molte più materie conomia Carlo Maria Cipolla, sono dovuti prime coinvolte nei cicli produttivi rialla maniera in cui nel corso dei secoli si è spetto alle concorrenti europee.
L’ANTROPOLOGIA PRODUTTIVA ITALIANA È VERDE NON PER VOCAZIONE MA PERCHÉ SIAMO POVERI DI MATERIE PRIME Diamo qualche numero? Secondo i dati Eurostat l’Italia è in assoluto il Paese europeo con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti: 79%, il doppio della media europea (39%) e molto più degli altri grandi Paesi (la Francia è al 56%, il Regno Unito al 50%, la Germania al 43%). La sostituzione di materia seconda nell’economia italiana comporta un risparmio pari a 23 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e a 63 milioni di tonnellate di CO2. Questi risultati sono dovuti alle leggi? No: ai nostri cromosomi, all’antropologia produttiva italiana di cui sopra. Siamo un
SUSTAINABILITY & CIRCULAR ECONOMY > 49
> MANAGEMENT Paese povero di materie prime, quindi nel di fare dei nostri cromosomi un fattore corso dei secoli siamo stati spinti, costretproduttivo. Una parte di questa maggiore ti, a usare quella grande fonte di energia efficienza è dovuta al fatto che le nostre rinnovabile e non inquinante che è l’inproduzioni sono più orientate alla qualità, telligenza umana. E abbiamo costruito alla bellezza, quindi producono più ricfiliere produttive che sono più efficienti: chezza usando meno materie prime: certo gli stracci di Prato, i rottami di Brescia, sono meccanismi che è difficile far capire le cartiere della Lucchesia. La spinta al a un’agenzia di rating... green non nasce in Italia da specifiche politiche - in qualche caso troviamo leggi E Bruxelles? più avanzate nelle normative di altri paesi L’Europa si sta muovendo con grande vieuropei - ma dalla propensione naturasione e lucidità, perché ci dice che il Rele all’innovazione in campo ambientale. covery fund va destinato a tre blocchi di L’università di Oxford alla fine dell’anno questioni: sanità, inclusione e coesione; scorso ha presentato uno studio dal quale transizione verde e lotta ai cambiamenti risulta che l’Italia è al secondo posto per climatici; digitale. Il 37% di questi fondi, propensione ad avere attività più attenche ricordo per l’Italia sono 209 miliarte al green dopo la Germania e davanti a di di euro tra i vari strumenti, quindi la Stati Uniti, Austria, Danimarca e Cina; ma bellezza di 78 miliardi di euro, vanno deper lo studio potenzialmente siamo primi stinati ad affrontare la crisi climatica. E al mondo. È un ottimo punto di partenza l’economia circolare è centrale in questa anche per utilizzare sfida che punta anBEN 70 MILARDI DEL RECOVERY FUND al meglio le risorse che a dare maggior VANNO DESTINATI AD AFFRONTARE del Recovery Fund. forza alla nostra LA CRISI CLIMATICA E L’ECONOMIA economia. Siamo di CIRCOLARE, OGGI SFIDE CENTRALI Realacci, intende fronte a una partita dire che stiamo perdendo di vista le di grande importanza dal punto di vista specificità che possono essere i nostri ambientale, tecnologico, di innovazione e punti di forza? economico, perché è la base della futura Quando ci rapportiamo al tema della grecompetizione globale. L’Italia ha molto da en economy dovremmo ricordarci che dire proprio perché parte avvantaggiata siamo italiani, e che questa è una chiave dai suoi cromosomi. che rende evidente quel che dice l’Europa. Nel Next generation Eu c’è un’accelerazioCos’altro manca nel nostro approccio ne molto forte sul tema della transizione alla nuova frontiera green? verde e della green economy non solo La capacità di evocazione. Mi è sempre perché è necessario per la crisi climatipiaciuta una frase di Saint-Exupery: se ca, ma perché questa sostanzialmente è vuoi costruire una nave non radunare uouna vocazione produttiva che rende più mini per raccogliere legna e distribuire i competitive le imprese; questo vale a compiti, ma insegna loro la nostalgia del maggior ragione per le imprese italiane. mare ampio infinito. Qual è il mare amSecondo me questa è la chiave del futuro, pio e infinito per il mondo oggi? Proprio ma spesso la politica non la capisce, non quello green. Non è un caso che l’obiettivo la legge: Houston, abbiamo un problema! di azzerare le emissioni di Co2 nel 2050 Sono le stesse caratteristiche che hanno è stato adottato dopo l’Europa dal Giappermesso alle imprese green di reagire pone, dalla Corea, presto dagli Stati Uniti meglio alla crisi pandemica: la capacità di Biden – la California l’ha già fatto – la
50
Cina l’ha preso per il 2060. Lo fanno perché sono diventati più buoni? Non credo. Per paura della crisi climatica? Un po’ sì, ma soprattutto perché sanno che quello è il driver: una prospettiva in cui noi abbiamo molto da dire, anche perché una parte importante della nostra economia va già in quella direzione.
Ci fa un esempio? In passato abbiamo avuto nel mondo dell’economia e della politica una specie di tormentone: quanto siamo sfortunati rispetto alla Francia perché ha Edf con il nucleare! Noi eravamo i calimeri perché non avevamo le centrali nucleari. Adesso non c’è un francese che sa fare i conti che non scambierebbe di corsa Edf con Enel, perché con una scelta molto netta, favorita proprio dal fatto che non avevamo l’eredità nucleare, Enel è diventato il più grande produttore mondiale di energia rinnovabile, e oggi è la società elettrica più capitalizzata in borsa al mondo. Si consideri che un grosso impianto solare da poco autorizzato in Portogallo prevede un costo per kw ora che è un decimo di quello ipotizzato per un nuovo impianto nucleare in Grecia su tecnologia francese. Ci fa anche un altro esempio? Siamo i più importanti costruttori di giostre del mondo. I bambini di Pechino, Shangai, Copenhagen, Coney Island giocano su giostre italiane, che vincono perché sono più attente alle culture locali, più adattabili, più belle, ma anche perché essendo più leggere consumano la metà dell’energia di quelle tedesche. Ma non è che i produttori di giostre del Polesine siano stati convinti a consumare meno energia da Greta Thumberg: hanno capito che gli faceva vendere più giostre, si poteva fare e l’hanno fatto. Se scateni questa bestia l’Italia è fortissima; ma per scatenarla devi dare regole certe, e dire alle imprese dove bisogna andare.
SE L’UNIONE FA... LA SOCIETÀ CONSORTILE BENEFIT Value in Action riunisce cinque società con competenze complementari: è il primo caso in Italia di factory per lo sviluppo della responsabilità sociale d’impresa sotto forma di consorzio di Maddalena Bonaccorso nata da poco ma si candida già a diventare un forte acceleratore nel campo della responsabilità sociale: stiamo parlando di Value in Action, prima società consortile Benefit d’Italia: factory per lo sviluppo della responsabilità sociale d’impresa che si impegna a reinvestire il proprio utile in progetti di studio su nuovi modelli di business sostenibili. Presentata a Milano alla fine di gennaio, vuole coniugare la tradizionale attività profit con la spinta a diventare motore di crescita per l’ambiente nel quale si trova a operare. Il Consorzio è composto da cinque società, con competenze complementari: Action Agency (società di advance communication e factory di linguaggi innovativi), Gfr (società di consulenza in strategia e politica aziendale), Nuovi Paesaggi, Create Value e Silaw Global Partnership (società di consulenza in direzione e gestione aziendale), che svilupperanno insieme avvalendosi delle diverse abilità i progetti aziendali di Corporate Social Responsability. «Stiamo assistendo ad una nuova rivoluzione industriale, che richiede alle imprese una profonda evoluzione del proprio modello di business» spiega Manuela Ronchi, ceo & managing director di Action Agency, società di advance communication capofila del consorzio benefit «una visione che non può più prescindere dal ruolo dell’impresa nella società e dalla convergenza fra obiettivi di business e azioni di natura sociale. Value in Action sarà un potente vettore di comunicazione e progettazione a sostegno delle imprese al fine del raggiungimento del proprio obiettivo
È
MANUELA RONCHI
sociale». Il Consorzio infatti interpreta il modello delle Benefit Corporation americane, importato con successo anche in Europa e riconosciuto in Italia dalla Legge di Stabilità 2016, in chiave italiana. Il valore aggiunto LA BENEFIT CORPORATION CONIUGA L’ATTIVITÀ PROFIT CON L’IMPATTO POSITIVO SULLA SOCIETÀ E SUL TERRITORIO
di questo tipo di società è quello di coniugare la tradizionale attività profit con un impatto positivo sulla società e sulle persone attraverso il perseguimento di uno o più benefici comuni (benefit) in modo responsabile, sostenibile e trasparente. Si tratta di un salto culturale importante per i soci e per il management, dal momento
che aumenta il concetto ed il senso di responsabilità che la figura dell’impresa andrà ad assumere nel contesto sociale in cui opera ed in cui interagisce. In pratica, Value in Action svilupperà progetti e comunicazione sociale con la capacità di parlare lo stesso linguaggio del mercato, al quale si rivolge con un’offerta completa di servizi, offrirà consulenza strategica per la definizione della social identity aziendale e attività di comunicazione per la promozione della responsabilità sociale d’impresa. Nello stesso, modo si proporranno e si svilupperanno progetti di welfare aziendale, quali servizi di supporto ed altre iniziative speciali a favore dei dipendenti, progetti sociali territoriali, come il recupero ed il rilancio di aree urbane od industriali degradate o di patrimonio culturale e ambientale, nonché progetti di marketing e commerciali ad alto impatto sociale. Il modello è quello profit-non profit che ha come scopo la circolarità virtuosa che, mentre alimenta il mercato, favorisce l’evoluzione e la crescita del tessuto sociale operando come Impresa benefit, con un business model che di fatto duplica l’impatto sociale della sua azione. «Una parte rilevante dei proventi del consorzio sarà destinata ad investimenti in attività di studio e ricerca per la creazione di un nuovo modello di impresa» spiega Roberto Vasè, ceo & managing director di Gfr. «che la renda un attore principale per la crescita e lo sviluppo sociale del contesto in cui opera. In questa prospettiva, stiamo pensando, ad esempio al finanziamento di dottorati di ricerca».
SUSTAINABILITY & CIRCULAR ECONOMY > 51
IL DENIM È CIRCOLARE E... NON PASSA MAI DI MODA Recuperare capi usati per creare nuovi modelli, utilizzando pochissima acqua ed eliminando tutti i materiali non riciclabili: così il brand Blue of a Kind ha declinato la sostenibilità in chiave fashion di Maddalena Bonaccorso
P
uò esistere la totale (o quasi) sostenibilità nel mondo delle imprese di abbigliamento e moda? Sì, se l’azienda si regge sulle gambe dei sognatori, che prima ancora di lanciarsi nella produzione si fermano a riflettere su cosa voglia dire, davvero, non incidere sul nostro già tormentato pianeta in termini di acqua, colori, metalli, produzione e distribuzione. È proprio quello che ha fatto Fabrizio Consoli (nella foto in basso) con il progetto Blue of a Kind, marchio dedicato al denim che ha visto la luce nel 2017 partendo da una semplice domanda scaturita durante un pranzo con un collega: «Qual è il materiale più sostenibile nel campo della moda?». Quello che già esiste: «Avevo alle mie spalle circa 15 anni di lavoro nel mondo dell’abbigliamento e soprattutto del denim», spiega Consoli, Ceo e founder del brand, «ma l’idea di Blue of a Kind è nata intorno al 2016, appunto da un pranzo di lavoro e da un semplice foglio di Word sul quale mi ero appuntato alcune idee. È stato una specie di volo pindarico, scaturito dal desiderio di fare capi in denim nuovi partendo da quelli esistenti, con un processo di vera riedizione: non quindi applicare qualche patch e far finta di aver dato nuova vita a un jeans, ma smontando i capi e rifacendoli ex novo in base alle nostre idee e alle tendenze della moda». Era già evidente, allora, che la sostenibilità
sarebbe stata una vera e propria chiave di volta, nel campo dell’abbigliamento e Consoli ha saputo letteralmente cogliere la palla al balzo. «Abbiamo studiato molto per riuscire a capire come realizzare questi prodotti e come ottenere una certa regolarità nella produzione», spiega il fondatore: «Siamo partiti dal problema delle fonti di approvvigionamento dei capi usati, quindi abbiamo cercato sia i grandi centri di raccolta di abbigliamento vintage e usato che i mercati più piccoli, in Italia e all’estero. Prediligiamo i centri dove ci danno la possibi-
lità di selezionare i capi davvero uno per uno, a seconda della forma, del tipo di tessuto e del colore. La selezione è quindi già parte del processo creativo. Dopodiché abbiamo iniziato fisicamente a fare i “nostri” nuovi jeans, le nuove camicie in denim, i giubbotti: tutto con un procedimento complesso ma totalmente sostenibile». Già, perché i vecchi jeans, dopo essere stati scelti accuratamente e igienizzati, arrivano nel laboratorio vicino a Milano dove troveranno nuova vita: vengono quindi scuciti, facendo particolare attenzione a togliere tutti i bottoni e i rivetti metallici (che per questioni di sostenibilità e riciclo non trovano posto nelle collezioni Blue of a Kind) poi vengono riconfezionati in capi totalmente nuovi, basati su modelli propri. «Qui sta la grande differenza dei nostri capi», spiega Consoli: «Un denim classico, per farlo diventare bello e vissuto, viene sottoposto a lavaggi industriali e trattamenti con prodotti chimici che possono richiedere fino a 100 litri di acqua. Noi selezioniamo capi che abbiano già in partenza una colorazione ed un aspetto accattivante, così facendo l’acqua non è mai parte del nostro processo produttivo». Per quanto riguarda la clientela, Consoli non si pone limiti: vuole dare vita a collezioni incrementali, slegate quindi dalla stagionalità, che sappiano parlare a tutti (molti modelli sono genderless) e anche a tutte le fasce d’età: «Il nostro progetto ha l’ambizione di conciliare la fortissima valenza innovativa», conclude Consoli, «con la bellezza e lo stile, un processo produttivo sostenibile con un’estetica all’altezza del gusto contemporaneo».
SUSTAINABILITY & CIRCULAR ECONOMY > 53
> ENVIRONMENT DAI RIFIUTI NASCE UNA NUOVA CHIMICA La case-history mondiale di NextChem, l’azienda italiana che trattando i rifiuti plastici non più riciclabili ricava etanolo, metanolo e idrogeno. Riducendo al minimo le emissioni e con un business model sostenibile di Sergio Luciano
L
a “transizione ecologica” alla quale il governo Draghi ha intestato un ministero è in buona parte transizione energetica – cioè il passaggio del Paese dall’uso di fonti di energia che producono CO2 a fonti rinnovabili che non ne producono – ed economia circolare, cioè recupero e riciclo virtuoso degli scarti. Due attività cruciali per il presente e il futuro dell’umanità nelle quali l’Italia annovera alcune eccellenze di ricerca e di produzione che in molti casi hanno la stessa firma: Maire Tecnimont. Idrogeno verde e idrogeno blu, recupero degli scarti plastici, produzioni ad altissimo indice di compatibilità ambientale di altri elementi intermedi cruciali come l’etanolo sono infatti una parte rilevante della “mission” che il gruppo – fondato da Fabrizio Di Amato e guidato da Pierroberto Folgiero - sta perseguendo in particolare attraverso la controllata NextChem, una società di ingegneria con 90 dipendenti, 8 controllate e un portafoglio di tecnologie proprietarie, tecnologie licenziate in esclusiva, piattaforme di integrazione tecnologica e contratti di Epc (Engineering, Procurement and Construction), che svolge anche un ruolo di partner e/o coordinatore in oltre 10 progetti internazionali di ricerca. Una punta avanzata della sua attività è certamente la tecnologia dell’idrogeno. A dicembre 2020,ad esempio, NextChem e Enel Green Power North America (Egpna) hanno firmato un Protocollo d’Intesa per la produzione di idrogeno verde tramite elettrolisi. Per determinare l’elettrolisi, si utilizzerà l’energia rinnovabile generata da uno degli impianti solari di Egpna negli Stati Uniti e l’idrogeno verde prodotto verrà fornito a una bioraffineria.
54
Del resto NextChem ha nel suo portafoglio anche le soluzioni per l’idrogeno blu, prodotto da tecnologie tradizionali a partire da gas ma con la cattura della CO2, o Superblue dove la CO2 catturata è recuperata e si introduce l’utilizzo di energia rinnovabile come alternativa al processo termico dei forni. NextChem; e possiede anche tecnologie per
l’idrogeno circolare, prodotto con processi che partono dai rifiuti e recuperano il contenuto di carbonio e idrogeno attraverso tecnologie di conversione chimica. L’idrogeno circolare è una soluzione affascinante, perché permette il riciclo di scarti plastici del genere più odioso, quello che mille documentari mostrano come causa
di inquinante mortale di mari e territori. In realtà, quei rifiuti possono essere riconvertiti in idrogeno ad un costo di produzione competitivo rispetto a quello dell’idrogeno convenzionale da fonte fossile, includendo ovviamente nel calcolo anche il costo del conferimento dei rifiuti. Gli impianti per la sua produzione, con tecnologie oggi già cantierabili, possono essere collocati nei siti industriali tradizionali e diventare funzionali alla loro decarbonizzazione. Non a caso, la roadmap di NextChem si concentra su tre aree di attività complementari: Greening the Brown, cioè la riduzione delle emissioni climalteranti e inquinanti di impianti tradizionali esistenti; Circular Economy, cioè appunto il riciclo dei rifiuti di plastica e di altri materiali di scarto; e Green-Green, cioè l’utilizzo di materie prime vegetali o biologiche per la produzione di intermedi, bio-carburanti e bio-plastiche. Nell’area Circular Economy, NextChem, insieme alla sua controllata MyReplast Industries, ha lanciato il marchio MyReplastTM per la sua tecnologia proprietaria di Upcycling e il relativo portafoglio di prodotti, cioè granuli e
FABRIZIO DI AMATO, PRESIDENTE DEL GRUPPO MAIRE TECNIMONT
DAI RIFIUTI PLASTICI SI PUÒ RICAVARE IDROGENO A COSTI DI PRODUZIONE COMPETITIVI RISPETTO A QUELLO CHE DERIVA DA FONTI FOSSILI
scaglie di polimeri riciclati. MyReplastTM Upcycling è la tecnologia innovativa di NextChem che combina il riciclo meccanico con il processo chimico. È installata in un impianto a Bedizzole (Brescia) con una capacità di 40.000 tonnellate annue e un’efficienza di riciclo di circa il 95%, che
permette di realizzate prodotti di qualità da rifiuti plastici rigidi post consumo, su misura e in base alle richieste dei clienti. Questi nuovi prodotti riciclati, disponibili in granuli, hanno caratteristiche chimico-fisiche e proprietà analoghe a quelle dei polimeri vergini di origine fossile nelle “famiglie” polimeriche polipropilene e polietilene e sono disponibili in colori pre-formulati, in colori separati, per gruppi di colore o come mix multicolore. Sempre in questo ambito, ad ottobre 2020, NextChem ha firmato un accordo con Aliplast, società del Gruppo Hera leader nella raccolta, riciclo e rigenerazione della plastica, per la realizzazione di un impianto che utilizzerà la tecnologia MyReplastTM Upcycling. Per quanto riguarda un altro, cruciale prodotto intermedio dell’industria chimica soprattutto per i biocarburanti e la sanificazione, cioè l’etanolo, a luglio 2020 NextChem e LanzaTech hanno firmato un accordo per promuovere la produzione appunto di etanolo circolare, sempre partendo dalla conversione chimica di rifiuti plastici e secchi non riciclabili. E a dicembre 2020, NextChem
IMPERATIVO CATEGORICO, ABBATTERE LE EMISSIONI CREANDO SVILUPPO SOSTENIBILE
A
zzerare le emissioni di CO2 entro il 2050, avendole già dimezzate rispetto ad oggi entro il 2030: non sono né obiettivi facili né, purtroppo, derogabili. Sono imperativi categorici per salvare il pianeta dagli effetti devastanti del riscaldamento globale. Ma non soltanto li si può conseguire: si
può anche conseguirli riuscendo a mantenere elevato il ritmo dello sviluppo economico. Per riuscirci, però, non basta la buona volontà: occorrono competenze manageriali nuove, che pochi attualmente hanno. Per costruire questa “nuova normalità” occorrono dunque “nuovi manager”.
Ed è stato questo il titolo che il 10 febbraio scorso noi di Economy abbiamo voluto dare all’evento digitale organizzato sul web in partnership con Federmanager e con il contributo d’indirizzo di Palazzo Chigi, il patrocinio del ministero dell’Ambiente, un evento della serie “Sviluppo sostenibile & Circular
economy”, in corso da ormai un anno. Ha aperto la giornata il “punto” sull’impegno programmatico per la sostenibilità profuso dalla Cabina di Regia “Benessere Italia” di Palazzo Chigi, espresso dalla sua presidente Filomena Maggino. Ha fatto seguito la prolusione di Fran-
SUSTAINABILITY & CIRCULAR ECONOMY >
ALESSANDRO DE MARTINO, STEFANO CUZZILLA, DAVID BRUSSA, FABIO GAVELLI E FILOMENA MAGGINO
55
> ENVIRONMENT ha siglato un accordo con JFE Engineering Corporation per la produzione di prodotti chimici a bassa impronta carbonica da rifiuti attraverso la tecnologia waste to chemical. Nell’ambito delle tecnologie dei biocarburanti, ad agosto 2020 NextChem ha siglato una partnership con la brasiliana GranBio per sviluppare la tecnologia 2G per il bio-etanolo. Questa nuova tecnologia consente di produrre etanolo di seconda generazione da biomasse a base cellulosica. La tecnologia GranBio, licenziata da NextChem a livello mondiale, ha grande flessibilità e forte potenziale di mercato. Ma c’è dell’altro. NextChem ha siglato un’alleanza con Saola Energy per licenziare a livello internazionale una tecnologia per la produzione di Diesel Rinnovabile (Hydrotreated Vegetable Oil, detto HVO) da oli vegetali e grassi residui. NextChem e Saola Energy uniranno know how ed esperienza per sviluppare una soluzione per il mercato “chiavi in mano”. NextChem agirà quale licenziante della tecnologia combinata e fornirà ai clienti servizi in materia di Epc e formazione, per garantire pieno successo nell’impiego della co Ferrario, docente del Politecnico di Milano, consulente aziendale e ambientalista, che con pochi inequivocabili dati ha ricordato a tutti la drammaticità degli eventi in corso, e il saluto del presidente di Federamanager Stefano Cuzzilla, che con la sua struttura sta intensificando le iniziative di formazione a favore dei dirigenti industriali italiani. È stata poi la volta di due tavole rotonde. La prima ha messo a
tecnologia. La tecnologia brevettata da Saola Energy consiste in una fase di idro-trattamento seguita da una di isomerizzazione per produrre diesel rinnovabile di alta qualità, a partire da oli e grassi residui. Può processare una vasta gamma di materie prime ed è ideale NEL MODELLO DEL«DISTRETTO CIRCOLARE» LE FONTI ENERGETICHE FOSSILI VENGONO SOSTITUITE DA FONTI RINNOVABILI O CIRCOLARI
PIERROBERTO FOLGIERO, A.D. DEL GRUPPO MAIRE TECNIMONT
per ottenere il pieno valore economico dei carburanti a basse emissioni di carbonio, a fronte degli incentivi previsti da diverse normative in essere. NextChem ha sviluppato un modello di “Distretto Circolare” in cui integra la tecnologia di Upcycling e la tecnologia per il riciclo chimico di plasmix e rifiuto secco in gas di sintesi e prodotti chimici “circolari”, insieme con le tecnologie di produzione di idrogeno da fonti rinnovabili via elettrolisi. È una piattaforma immediatamente operativa, cantierabile ovunque on-demand, e può trovare un’applicazione ideale nella riconversione green dei siti industriali obsoleti, in particolare del settore petrolchimico e siderurgico. Applicando il modello del Distretto Circolare le fonti energetiche fossili vengono sostituite con fonti rinnovabili o circolari, che emettono pochissima CO2 risparmiando quella che verrebbe prodotta dall’incenerimento dei rifiuti, si implementa l’economia circolare nel Paese con un rilancio occupazionale, di creazione di indotto, di nuove filiere downstream. E insieme si riduce la dipendenza energetica dall’estero. Una straordinaria quadratura del cerchio.
confronto cinque top-manager di altrettante grandi aziende italiane ma globali e multinazionali staniere molto forti in Italia: LORENZO POLI, RAFFAELLA MANZINI, FILIPPPO DE CATERINA David Brussa, capo della sostenibilità nel gruppo Illy, in L’Oreal; Alessandro De Martino, a.d. procinto di diventare una B-Corp; di Continental Italia; Pierroberto FolFilippo De Caterina, che ricopre tra giero, a.d. di Maire Tecnimont e della l’altro lo stesso ruolo nel gruppo controllata NextChem; e Fabrizio Gavelli, a.d. di Mellin e di Danone Early Life Nutrition per il Sud Europa, colosso dell’alimentare già B-Corp. Al centro della successiva tavola MATTHIEU DAVID, RITA SANTANIELLO E TIZIANO TREU rotonda, un con-
56
sulente legale di rango, Rita Santaniello della Rodl and partners, specialista in diritto del lavoro; una formatrice, la direttrice della scuola di ingegneria all’Università Carlo Cattaneo; il presidente di Assocarta, un’associazione in prima linea nel riuso delle materie prime; e un finanziere internazionale, Matthieu David, heah of italian branch di Candriam. A chiudere l’evento, un faccia-a-faccia con Tiziano Treu, economista e presidente del Cnel.
INFORMAZIONE PUBBLICITARIA
IL FUTURO DI ENEL È SEMPRE PIÙ VERDE Il Gruppo prevede di investire direttamente circa 160 miliardi sulla transizione energetica mobilitando ulteriori 30 miliardi di euro provenienti da terzi secondo un modello di Stewardship
L
a transizione energetica e il passaggio verso un’economia basata sulle fonti rinnovabili rappresenta una delle principali sfide del mondo contemporaneo. Sia l’Unione europea, con il Green Deal, sia le Nazioni Unite, con l’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, hanno posto quest’obiettivo in cima alle loro priorità e stanno promuovendo una serie di azioni finalizzate ad accelerare un processo che comporterà una serie di vantaggi di di euro circa, con l’obiettivo di massimizzare economici, sociali e ambientali per tutto il pianela creazione di valore, secondo un modello di ta. Secondo il recente studio “Electrify Italy - Un Stewardship. I due modelli sono complementari triangolo elettrico per la transizione energetica”, e consentono di cogliere a pieno le opportunità realizzato da Fondazione Enel, Politecnico di emergenti offerte dalla transizione energetica. Torino e Massachusetts Institute of Technology In particolare la Stewardship consiste nel rea(MIT) Laboratory for Information and Decision lizzare importanti sinergie e mettere a fattor coSystems, nei prossimi 30 anni l’utilizzo di fonti mune attività, know-how e investimenti in colrinnovabili crescerà velocemente e avrà notelaborazione con partner di primo piano, come voli impatti positivi sull’ambiente e sulla qualità ad esempio fondi d’investimento e fondi sovrani. della vita delle persone, determinando una riduAlcuni recenti accordi siglati da Enel già vanno zione dei costi energetici e della spesa sanitaria in questa direzione, come ad esempio la joint grazie al minor inquinamento dell’aria. Enel è venture tra Enel X e il fondo australiano AMP stata una delle prime utility al mondo a intuire le Capital per la progettazione di un’infrastruttupotenzialità del cambiamento verso un modello ra dedicata al trasporto pubblico elettrico nelle più sostenibile e a investire nel suo sviluppo. Un Americhe oppure la partnership tra Enel Green impegno confermato con il nuovo Piano stratePower e il fondo sovragico, in base al quale il CIRCA 70 MILIARDI SARANNO DEDICATI no norvegese Norfund Gruppo ha in programALLA GENERAZIONE DA FONTI RINNOVABILI che promuoverà lo ma di mobilitare invePER TRIPLICARE LA CAPACITÀ TOTALE sviluppo delle energie stimenti nei prossimi INSTALLATA ENTRO IL 2030 rinnovabili in India. 10 anni per 190 miliarNell’ambito degli investimenti previsti dal piano, di di euro allo scopo di accelerare la transizione circa 70 miliardi saranno dedicati alla generaenergetica e creare valore condiviso e sostenizione da fonti rinnovabili che consentiranno bile. Il piano, dotato di un orizzonte temporale quasi di triplicare la capacità totale installata decennale, intende consolidare la leadership rispetto a oggi, portandola a circa 145 GW nel di Enel nel campo delle rinnovabili , delle reti 2030. Nuove opportunità arriveranno anche dal e dei servizi offerti ai propri clienti attraverso segmento dell’idrogeno verde, che sarà prodotto ingenti investimenti che verranno realizzati seattraverso elettrolizzatori collegati ad impianti condo due direttrici: oltre 150 miliardi saranno rinnovabili, puntando a raggiungere oltre 2 GW investiti in forma diretta in energie pulite, reti di capacità entro la fine del decennio. Enel ha già intelligenti e interazioni digitali con i clienti, secominciato a realizzare iniziative in questo setcondo un modello di Ownership, e circa 10 mitore sia sul territorio nazionale sia in altri Paesi liardi saranno convogliati su partnership e joint tra cui Spagna, Stati Uniti e Cile. Proprio recenventure strategiche che mobiliteranno ulteriori temente il Gruppo ha avviato in Italia, in collainvestimenti da parte di terzi per altri 30 miliar-
borazione con Eni, dei progetti per lo sviluppo di idrogeno verde attraverso elettrolizzatori alimentati da energia rinnovabile. Gli elettrolizzatori saranno posizionati nelle vicinanze di due delle raffinerie Eni presso cui l’idrogeno verde possa rappresentare la migliore opzione di decarbonizzazione. Ciascuno dei due progetti pilota includerà un elettrolizzatore di circa 10 MW e si prevede che inizino a generare idrogeno verde entro il 2022-2023. Tra le priorità di Enel non vi è solo quella di investire nelle energie rinnovabili, confermando la sua leadership di mercato, ma anche quella di rendere sempre più efficienti e tecnologicamente all’avanguardia le proprie infrastrutture energetiche. Quasi la metà degli investimenti complessivi (46%) previsti dal piano sarà infatti dedicata a potenziare la resilienza e l’efficienza delle reti, puntando sulla digitalizzazione delle piattaforme, per abilitare nuovi modelli di consumo e servizio sempre più flessibili e adattabili alle esigenze dei clienti. Nei prossimi tre anni saranno investiti circa 40 miliardi di euro. Inoltre circa il 90% degli investimenti complessivi su base consolidata nei prossimi tre anni saranno in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (SDG). Il Gruppo proseguirà il processo di decarbonizzazione riducendo dell’80% le emissioni dirette di CO2 al 2030 rispetto al 2017 e contribuirà alla creazione di oltre 240 miliardi di euro di prodotto interno lordo nei Paesi in cui è presente attraverso investimenti locali in generazione ed elettrificazione. Un modello di creazione di valore condiviso con le comunità che guarda al pianeta e al futuro. Al 2030 e oltre.
SUSTAINABILITY & CIRCULAR ECONOMY > 57
> SPECIALE ENERGIA LA WASTE TRANSITION A MISURA D’IMPRESA Acea, tramite il suo braccio operativo Acea Innovation, ha lanciato Smart Comp, un progetto di compostaggio diffuso per la gestione dei rifiuti organici in un’ottica di economia circolare di Marco Scotti
S
i può impiegare la tecnologia più ze (centri commerciali, mense, aeroporti evoluta anche nei processi di gee stazioni) che hanno necessità di gestire stione del ciclo dei rifiuti? La rigrandi quantità di rifiuti organici. Il primo sposta, ovviamente, è un convinto sì. E la Acea Smart Comp è stato installato presso la dimostrazione arriva da Acea, che – tramite mensa di Acea che è diventata organic waste il suo braccio operativo Acea Innovation – ha free. D’altronde, l’attenzione per la sostenilanciato Smart Comp, un progetto di combilità emerge chiaramente anche nel piano postaggio diffuso per la gestione dei rifiuti industriale al 2024 in cui la multiutility ha organici in un’ottica di economia circolare. stanziato 2,1 miliardi per il raggiungimenDi che cosa si tratta? to di questi obiettivi. IL PRIMO ACEA SMART COMP Alla base ci sono dei Senza contare l’eÈ STATO INSTALLATO PRESSO mini-impianti, con missione di un green LA MENSA DI ACEA CHE DIVENTERÀ una tecnologia sensobond per un importo ORGANIC WASTE FREE ristica che permette complessivo di 900 di trasformare in loco i rifiuti umidi in commilioni di euro. post. Il tutto avviene grazie a un processo Ma torniamo a Smart Comp. Prima di tutto, aerobico che in tre mesi permette di avere che cosa si intende per compostaggio? Si fertilizzante pronto all’uso. Con questa initratta di un processo biologico di trasformaziativa si costituisce un nuovo approccio di zione dei rifiuti organici i quali, in condizioni prossimità, che avvicina il luogo di produaerobiche, sono stabilizzati al fine di essere zione del rifiuto al suo trattamento. Il comriutilizzati come ammendante, cioè come postaggio diffuso è rivolto alle grandi uten“ricostituente” per il terreno, migliorandolo
58
dal punto di vista nutritivo. Il principio basilare è quello di riprodurre, in situazioni controllate, il naturale processo biologico di decomposizione della sostanza organica, ad opera dei microrganismi presenti nell’ambiente. È così che un materiale di scarto della catena produttiva o del consumo civile diventa una nuova risorsa per la filiera agricola e florovivaistica, il compost. Il progetto, realizzato in collaborazione con Enea e con l’Università della Tuscia, garantisce una minore produzione di rifiuti e un risparmio sui costi di gestione per tutto il sistema di waste management nazionale e per la filiera di recupero della singola utenza. C’è inoltre un impatto positivo sull’ambiente: grazie alla raccolta puntuale sul territorio e all’eliminazione del relativo trasporto rifiuti su gomma si riducono notevolmente le emissioni di gas serra. Il rifiuto organico, dunque, diventa compost dove viene prodotto. La waste transition costituisce un nuovo approccio alla gestione diffusa e partecipata del rifiuto organico, avvicinando il luogo di produzione al suo trattamento. Il nuovo modello della gestione dei rifiuti a chilometro zero che si riflette sull’ambiente grazie alla riduzione delle emissioni di gas serra dovute all’eliminazione delle fasi di raccolta puntuale e trasporto. Acea Smart Comp è un acceleratore del processo aerobico di degradazione della sostanza organica. Il compost di qualità che produce viene ridotto in peso fino al 20%, igienizzato naturalmente e quindi pronto per l’utilizzo come fertilizzante. La camera di compostaggio è singola, della tipologia a cilindro rotante, in costante depressione per evitare emissioni incontrollate. Non sono
presenti internamente organi in movimento che rappresentano la principale causa di rotture o fermi impianto. Il sistema smart monitora in tempo reale l’andamento del processo interno alla camera di compostaggio grazie ai sensori nella massa di compost. Il monitoraggio e la gestione dei dati è garantita dall’infrastruttura Scada che permette ad Acea Smart Comp la gestione della control room. La gestione del processo è affidata a tecnici esperti supportati da piattaforme IoT per l’analisi dei dati e da intelligenza artificiale e machine learning per l’ottimizzazione delle logiche del processo. Attraverso la sensoristica, è possibile monitorare in tempo reale parametri come la temperatura, l’umidità, la presenza di gas interstiziali in modo da poter intervenire per risolvere eventuali problemi. Il ciclo messo a punto da Acea, dunque, si compone di quattro fasi in azienda: la produzione quotidiana di umido viene conferita all’interno dello Smart Comp il quale, attraverso il monitoraggio in tempo reale, inizia a produrre il compost con cicli di 90 giorni. Il servizio viene offerto a canone e si basa su
processo. Il secondo assunto è che proprio le nuove tecnologie garantiscono il monitoraggio da remoto senza soluzione di continuità. E, in caso di problemi, c’è un sistema di “early warning” che avvisa se si verificano malfunzionamenti. Inoltre si può contare sul supporto analitico del Laboratorio Acea per realizzare un piano di analisi del compost. Il terzo caposaldo è rappresentato dai servizi a valore aggiunto che garantiscono al cliente un’offerta più completa. Non solo gestione del rifiuto, ma un ecosistema integrato che garantisce risultati migliori. I vantaggi sono, ovviamente, numerosi. L’eliminazione della frazione umida, che è più facilmente putrescibile, è solo la punta dell’iceberg. Si tagliano le emissioni, si recupera in maniera virtuosa materia organica per destinarla ad altri scopi; si riduce notevolmente la tariffa sui rifiuti per utenze dometre capisaldi fondamentali. Il primo è l’elimistiche e non in base ai regolamenti comunali. nazione della gestione del rifiuto organico. Il primo Acea Smart Comp è stato installato Con il noleggio e l’installazione dell’impianpresso la mensa della Sede centrale Acea che to, che viene personaconferisce giornalCON IL NOLEGGIO E L’INSTALLAZIONE lizzato e configurato, mente tutti gli scarti DELL’IMPIANTO VIENE GARANTITA viene garantita anche organici prodotti dal ANCHE LA FORMAZIONE la formazione del servizio mensa e bar DEL PERSONALE DELL’AZIENDA personale dell’azienIn Acea è stato adotda. Così, al termine del periodo di locazione tato come regime di gestione dell’organico si può decidere di riscattare il dispositivo quello del compostaggio di comunità fra le proseguendo nella conduzione dell’intero società del Gruppo.
SUSTAINABILITY & CIRCULAR ECONOMY > 59
> SPECIALE ENERGIA
Un’utility tra mercato e cittadini che cresce insieme al territorio L’esperienza dell’Ascopiave, quotata in Borsa e controllata da 91 Comuni delle provincie di Treviso, Belluno, Pordenone e Venezia, insegna che l’incrocio pubblico-privato può dare grandi frutti di Sergio Luciano
U
no legge che l’ospedale Ca’ Foncello di Treviso ha avuto un ecografo e uno stock di strumenti chirurgici ed elettronici grazie ad una donazione di Ascopiave, e può stringersi nelle spalle e pensare: “Che sarà mai, un po’ di beneficenza”. Poi però – se si approfondisce – si constata che un’azienda come Ascopiave è controllata da 91 Comuni delle province di Treviso, Belluno, Pordenone e Venezia – oltre che da altri soci istituzionali e industriali – ai quali va dunque il 52% di un monte dividendi che per il 2019 è stato di 47,8 milioni, cioè circa 25 milioni; dunque non si tratta solo (anche, ma non solo) dell’ordinaria, edificante attività solidale di un’azienda nel suo territorio di origine, ma di un qualcosa di più profondo e sostanziale; e viene anche spontaneo il confronto di quest’importo tornato al territorio da una sola azienda con l’intero ammontare delle
60
erogazioni di tutte le fondazioni di origine bancaria in tutta Italia, 910 milioni per il 2019. Insomma: ci sono tanti modi per costruire lo sviluppo territoriale, e quello di AscoPER IL 2019 IL MONTE DIVIDENDI È STATO DI 47,8 MILIONI DI EURO, PIÙ DELLA METÀ DEI QUALI È TORNATA AI COMUNI DEL TERRITORIO
piave concilia bene, ad oggi, la redditività per il sociale con quella per il business, e con il lavoro di 500 dipendenti, più un vastissimo indotto. Ma perché parlarne? Ha senso in quest’epoca di cambiamenti perché illumina con una nuova e diversa luce il valore del rapporto che può esserci – purchè in un contesto sano e ben gestito – tra una grande “utility” con ambizioni interregionali se non nazionali, con il suo territorio. Parlarne ha senso per farsi un’idea della ri-
sposta giusta alla domanda se sia giusto e opportuno senso oppure no salvaguardare il radicamento locale di business dalle dimensioni solitamente nazionali o addirittura sovranazionali. «Per noi ha senso, ha molto senso», osserva Stefano Soldan, sindaco di Pieve di Soligo, il centro della provincia di Treviso (12 mila abitanti) dove ha sede il quartier generale di Ascopiave. «L’azienda – racconta Soldan – è nata negli Anni Settanta, in un territorio che si stava velocemente industrializzando, ma dove erano carenti i servizi alla cittadinanza: in particolare non c’era il metano. Venne promosso un primo consorzio di 34 comuni che si è via via esteso fino ai circa 90 comuni di oggi, tra cui anche grandi città. Ecco: questo spirito di gestione territoriale delle infrastrutture non si è mai perso. Forse proprio perché la partecipazione delle città, con un approccio pragmatico calato nei territori e nei bisogni concreti, permette ancora oggi, nonostante le sfide del mercato siano spesso portate da colossi nazionali o addirittura globali, di rispondere con forza e riaffermare la propria autonoma identità aziendale. Essere radicati nel territorio attraverso la proprietà dei Comuni permette da sempre al gruppo di evolversi e di crescere. E questo lo vediamo con i risultati che anche nell’ultima gestione del presidente Cecconato stanno arrivando, numeri veramente importanti, sia economici che di qualità del servizio». In sostanza, secondo l’analisi del sindaco, essere un’azienda sul territorio, dunque presidiata dai cittadini che serve, rende Ascopiave un’azienda sia “di mercato” che “di famiglia”. «Una peculiarità che la rende diversa, in meglio, dalle aziende convenzionali, tutte management, matrici, slide e numeretti – continua il sindaco - A parità di contesto, la natura di Ascopiave le permette di ottenere di più dalle persone e dal territorio, e di restituire altrettanto di più. È un’azienda con cui si
PAOLO POSSAMAI
può lavorare insieme: per esempio abbiamo sottoscritto pochi giorni fa un protocollo sperimentale con Ascotrade per dilazionare i pagamenti alle famiglie più bisognose, una bella iniziativa. Poi, certo: aver scelto manager capaci permette di avere anche ottimi risultati economici e di lanciare nuove sfide. Ciò detto, non sono tutte rose e fiori: io stesso, che pure apprezzo l’azienda, sono anche stato a volte critico, perché si può fare sempre di più, ma è giusto che confrontandosi siano state fatte delle scelte e affrontati dei problemi che diversamente non sarebbero stati neanche presi in considerazione. Posso dire però che la strategia di Ascopiave fa parte della nostra politica del crescere con l’obiettivo di preservare i posti di lavoro, la società e i servizi. E mi auguro che continui così». Continua così da tempo, in realtà. Forse va avanti così da secoli, annota Paolo Possamai, economista e giornalista particolarmente attento al territorio del Triveneto: «Su questo tema il ragionamento deve essere fatto risalire a Gaz de France, l’azienda francese che nel Nord Italia, nella seconda metà dell’Ottocento, avvia in molte nostre città il servizio di illumi-
Effettivamente anche molte infrastrutture di collegamento sono nate dall’iniziativa degli enti locali; basti pensare alle autostrade del Veneto. «E adesso parliamo di modello – prosegue Possamai - Negli ultimi 20 anni si è vastamante teorizzato che i servizi pubblici gestiti dal privato sono più efficienti. Perché una malintesa cultura liberale trascolorata nel liberismo alla Reagan ha confuso le parti in commedia. In realtà, se il regolatore fa bene la sua parte - e il regolatore non può che essere pubblico - se la norma è costruita in modo appropriato, se la tariffa è corretta, la misura dell’efficienza la dà il cittadino. Quindi la formula che ci siamo inventati STEFANO SOLDAN in Italia, per cui le vecchie municipalizzate le abbiamo quotate imponendo loro nazione pubblica a gas e con esso introuna cultura finanziaria e una gestione del duce il concetto del servizio pubblico, il bilancio più rigorosa e trasparente, ha concetto della public utility. Un concetto unito al rigore imposto dalle regole del che non si diffonde mercato finanziario QUOTARE LE MUNICIPALIZZATE ovunque, ma resta la verifica costante HA PORTATO A UNA GESTIONE prevalentemente esercitata dai cittaTRASPARENTE E RIGOROSA concentrato al Nord, dini-utenti. Queste CONTROLLATA DALLA COMUNITÀ appunto sul modello aziende hanno come francese, grazie ad uno spiccato tasso di primo interlocutore e azionista un cittaintraprendenza economica e anche a un dino che si chiama sindaco, che aggiunge notevole grado di consapevolezza civile. un forte presidio dell’efficienza, in una caLe Municipalità del Nord avviano con un tena virtuosa. Altro conto è quando il mio notevolissimo spirito di intraprendenza interlocutore, come utente, è un’azienda economica e con una cultura economica multinazionale distante dal territorio. mutualistica di grande modernità, le attiCon chi me la prendo se le cose non funvità pubbiche di servizio: nascono i panizionano? Al massimo, con un call-center. fici comunali, le farmacie comunali, le latAziende come Ascopiave sono, sì, sul merterie comunali, i lavatoi pubblici, e ancora cato, ma sono anche vigilate dal cittadigli Omnibus a cavalli. Fino ad attaccare il no. Hanno un doppio fattore di presidio: gas alle case, l’aquedotto, le fognature e mercato e cittadino. Naturalmente questo poi l’energia elettrica. Un complesso di è un principio che stiamo misurando nel servizi, voluti e concepiti dal pubblico concreto e su una scala diversa negli ulcome forme di animazione economica e timi dieci anni. La crescita dimensionale sociale, che largamente spiega lo sviluppo ha portato un aumento della capacità fidel Nord. Un territorio in cui l’iniziativa nanziaria e un’apertura verso opportuniindividuale, l’intraprendenza dei singoli, tà ulteriori. Ha mantenuto l’antica cultura hanno avuto un contesto di servizi pubpubblica, quella delle risposte al cittadiblici semplicemente incomparabili con no, ma insieme è diventata un’ impresa a altre realtà italiane». tutto tondo».
SUSTAINABILITY & CIRCULAR ECONOMY > 61
> SPECIALE ENERGIA
L’unico modello di crescita? È quello sostenibile Il piano industriale del Gruppo Hera prevede investimenti e azioni per la transizione energetica verso la carbon neutrality e ambientale verso l’economia circolare, nonché per l’evoluzione tecnologica di Marco Scotti
H
era ha presentato recentemente un nuovo piano industriale quinquennale in cui si scrive – nero su bianco – come l’unico modello di crescita sia quello sostenibile. Il che non significa trincerarsi dietro slogan un po’ tutti uguali, ma impegnarsi in investimenti e strategie per la transizione energetica verso la carbon neutrality. Non solo. I riflettori rimangono puntati verso l’economia circolare e l’evoluzione tecnologica, restando fedeli a quel documento che dovrebbe – purtroppo il condizionale è ancora d’obbligo – essere il fil rouge attorno a cui si muovono tutte le aziende: l’Agenda Onu 2030. Il che si traduce in una serie di azioni da “fratello maggiore”, in cui Hera accompagna i territori, favorendo la creazione di valore condiviso per i propri stakeholder. Intanto, qualche numero: il margine operativo lordo al 2024 è previsto a 1,3 miliardi di euro, in crescita di oltre 200 milioni rispetto a quello del 2019. Sono già stati messi in pipeline investimenti industriali e finanziari per circa 3,2 miliardi, ovvero circa 640 milioni all’anno: +40% rispetto alla media dell’ultimo quinquennio. E, a riprova che una strategia sostenibile fa bene anche agli investitori, il dividendo è previsto in ulteriore crescita fino a 12,5 centesimi per azione nel 2024, in aumento del
62
25% rispetto all’ultimo dividendo pagato. Dal punto di vista operativo, poi, il nuovo piano industriale si basa su tre dimensioni: ambientale, socio-economica e dell’innovazione, con uno sviluppo che riguarda sia la crescita organica sia quella per linee esterne tramite acquisizioni. «Il 60% degli investimenti del Piano al 2024 – racconta a Economy il presidente esecutivo di Hera Tomaso Tommasi di Vignano sarà destinato a progetti coerenti con gli obiettivi europei (per la riduzione delle emissioni, la carbon neutrality, la resilienza dei business, LA SOSTENIBILITÀ SI RIVERBERA ANCHE SUI DIVIDENDI, CHE NEL PIANO INDUSTRIALE DI HERA AL 2024 CRESCERANNO DEL 25%
l’economia circolare e l’evoluzione tecnologica); anche quasi la totalità della crescita del Mol, per circa 190 milioni di euro, pari a quasi il 90% dell’incremento previsto, deriverà da azioni in linea con le politiche europee». Ma, si diceva, sono tre le dimensioni che compongono il piano industriale. Per quanto riguarda quella ambientale, rientrano in questa strategia la promozione dell’economia circolare attraverso il recupero, il riuso e la rigenerazione delle risorse, gli interventi per incrementare la resilienza delle infrastrut-
TOMASO TOMMASI DI VIGNANO, PRESIDENTE ESECUTIVO DI HERA
ture, in chiave di prevenzione e mitigazione dei rischi e, più in generale, tutte le azioni per la lotta al cambiamento climatico – in cui la multiutility è già da tempo in prima linea – al fine di raggiungere la carbon neutrality, puntando su bioenergie/green gas ed efficienza energetica. Per quanto concerne la dimensione socio-economica, il mantra di Hera è la creazione del “valore condiviso” per stakeholder e territori, facendo leva sugli asset fisici e commerciali, con i nuovi servizi a valore aggiunto per i clienti, le collaborazioni con partner esterni e i progetti di ascolto delle esigenze locali e sociali, ma anche quale esito di operazioni di integrazione o gare per l’assegnazione dei servizi regolati. La dimensione innovazione, infine, abbraccia le opportunità legate ad evoluzione tecnologica, digitalizzazione, intelligenza artificiale e analisi dei dati, per incrementare l’efficienza e la qualità dei servizi. Il valore di un piano industriale decisamente coraggioso deve ovviamente risiedere anche nei numeri e nei benefici per gli stakeholder. Che non resteranno delusi: Hera ha infatti previsto la generazione di valore per gli azionisti che già oggi possono contare su ritorni sui capitali investiti superiori al costo medio ponderato dei capitali medesimi e su una politica di dividendi che è proseguita
L’IMPEGNO PER LE ENERGIE PULITE È AL CENTRO DELLA NOSTRA STRATEGIA perfino nel 2020 con il Paese in difficoltà. Altro enorme capitolo del piano industriale è quello relativo alla filiera delle reti. «Se dovessi sintetizzare la nostra strategia da questo punto di vista – chiosa Tommasi di Vignano - , le parole chiave sarebbero resilienza e innovazione per infrastrutture all’avanguardia. Operando nei servizi di pubblica utilità, infatti, è indispensabile che qualità, sicurezza, continuità e resistenza ai cambiamenti climatici siano assicurate, con strutture capaci di reggere stress anche prolungati, garantendo allo stesso tempo efficienze e contenimento dei costi». Sul piatto ci sono 2,1 miliardi per l’estensione, l’ammodernamento e l’evoluzione delle reti. A fare da sostrato, la tecnologia, che permetterà di garantire efficienza e business continuity, ma anche soluzioni sostenibili nell’ambito della “clean energy”. «Il nostro Piano – aggiunge il presidente esecutivo di Hera - include investimenti per sostenere la transizione verso le fonti rinnovabili. L’impegno per le energie pulite rimane, infatti, al centro delle nostre strategie aziendali: vogliamo contribuire a contenere le emissioni climalteranti con soluzioni basate sull’efficienza energetica e promuovere un impiego sempre più ampio di bioenergie/green gas, come biometano, green syngas e idrogeno. È una frontiera per
noi particolarmente interessante, proprio perbase clienti, con particolare attenzione al merché operiamo in più business: senza questa cato elettrico. L’idea è di raggiungere i 4 milioexpertise trasversale non potremmo infatti ni di utenti entro il 2024, con un incremento sviluppare interventi che mettono in sinergia di oltre 70.000 contratti all’anno, grazie anche diversi asset». al superamento del mercato di maggior tuteHera sta approfondendo il contributo derivanla. Già oggi Hera è terzo operatore nazionale te dallo sviluppo dell’idrogeno. Ad esempio, nel settore energy. Questo traguardo è stato ha recentemente firmato una lettera d’intenti ridefinito al rialzo rispetto al precedente Piacon Snam per una collaborazione tecnologica no anche in conseguenza alla partnership con finalizzata allo sviluppo dell’idrogeno con l’oAscopiave, consolidata all’inizio del 2020, che biettivo di sperimentare e realizzare soluzioni ha portato alla nascita del maggiore operatore in grado di dare risposta alle esigenze di deenergy del Nord-Est. A supportare la crescita, carbonizzazione del territorio emiliano-rocontribuiranno i nuovi servizi a valore aggiunmagnolo. L’accordo prevede diversi ambiti di to che andranno ad arricchire l’offerta, con azione, a partire dalla tecnologia del power to proposte complementari per la riduzione dei gas. Presso il depuratore di Bologna Corticella consumi. Tra le offerte spiccheranno quelle verrà installato un impianto con questa tecnotarate sulle diverse caratteristiche dei clienti logia, che consentirà di trasformare l’energia e orientate alla sostenibilità, con sempre più elettrica in eccesso in idrogeno e/o gas verde forniture “verdi”. da immettere nelle reti di distribuzione, sfrutInfine, Hera intende confermare la propria tando nel processo chimico acqua, biogas e leadership nel comparto ambiente, a partire fanghi, e dando vita a dal ciclo integrato dei HERA HA FIRMATO UNA LETTERA un innovativo esempio rifiuti. La multiutility D’INTENTI CON SNAM di circolarità che metvanta un parco imPER UNA COLLABORAZIONE te in sinergia più filiepiantistico all’avanTECNOLOGICA SULL’IDROGENO re. Un altro esempio è guardia e in linea con la firma di un memorandum per studiare la le best practice europee, oggetto di continue fattibilità tecnologica, economica e normativa innovazioni per gestire al meglio le risorse e di un progetto per la generazione, il trasporto massimizzarne il riutilizzo e destinato a cree l’impiego di idrogeno verde, con l’obiettivo scere anche attraverso operazioni di M&A di contribuire alla decarbonizzazione dell’apreviste nel breve periodo. Complessivamengricoltura, un settore che ha ancora importante, l’obiettivo di Hera in arco Piano è produrti impatti in termini di consumo delle risorse. re oltre 15,5 milioni di metri cubi all’anno di L’impianto sperimentale utilizzerebbe l’enerbiometano da rifiuti organici, più che raddopgia rinnovabile generata dal termovalorizzapiando l’attuale quantitativo. Nel segmento tore di Hera a Ferrara, per estrarre idrogeno delle plastiche, la controllata Aliplast estenverde dall’acqua – la stima è di una capacità derà l’impegno nel riciclo, puntando alla venproduttiva di 500 tonnellate all’anno – e alidita di circa 110.000 tonnellate di plastiche rimentare il vicino insediamento industriale ciclate al 2024 (+20% rispetto al 2019 e +83% di fertilizzanti agricoli di Yara Italia, leader in rispetto al 2017), sia incrementando la capaquesto comparto. Per la sostenibilità del comcità impiantistica, sia entrando nel recupero parto agricolo, inoltre, Hera è impegnata già delle plastiche rigide, con la realizzazione in da tempo, ad esempio attraverso una gestione Emilia-Romagna di un’innovativa struttura circolare e resiliente dell’acqua che contempla per la produzione di polimeri riciclati di alta anche diversi progetti di rigenerazione della qualità, grazie alla partnership siglata a ottorisorsa idrica e di riuso delle acque depurate. bre 2020 con NextChem, società del Gruppo Altro obiettivo è quello di incrementare la Maire Tecnimont.
SUSTAINABILITY & CIRCULAR ECONOMY > 63
> SPECIALE ENERGIA
La rete si rinnova... con le rinnovabili Dall’esperienza di Energy Tecno, che con la sua rete commerciale opera nel settore delle rinnovabili da oltre 10 anni, nasce ET Members, una piattaforma che mette in contatto le varie professionalità A CURA DELLA DIREZIONE MARKETING A LECCE C’È UN IMPRENDITORE CON UNA GRAN VOGLIA DI RIMBOCCARSI LE MANICHE ALL’INSEGNA DELLE RINNOVABILI. Si chiama Daniel Tauri-
no e ha iniziato nel 2010 con una Sas con 5 persone, Energy Tecno. Nel 2014 è diventata una SpA, con un capitale versato di 130mila euro e ha esteso sempre più la sua area d’influenza. Inizialmente, infatti, è una società di servizi nel settore, appunto, delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica. Poi, la rapida espansione che l’ha portata a diventare in breve tempo una realtà dinamica e all’avanguardia che da anni offre consulenza su tutto il territorio nazionale. Nel 2019, infine, il capitale sociale raggiunge i 500mila euro. Imprenditore quarantasettenne, Taurino è attivo da oltre 20 anni. I suoi collaboratori lo definiscono uno spirito libero, un visionario che però realizza le sue idee. Uno, sprattutto, con la mente magmatica, in continua evoluzione.
64
DANIEL TAURINO
ENERGY TECNO CONTA SU UNA RETE COMMERCIALE COMPOSTA DA 2.500 LIBERI PROFESSIONISTI E AGENTI OPERATIVI SU TUTTO IL TERRITORIO
La società di Taurino opera in diversi settori, con particolare attenzione all’efficientamento energetico e alle energie rinnovabili, che rappresentano da sempre il core business aziendale.
Nella sua attività si avvale di fornitori e professionisti selezionati, al fine di offrire prodotti innovativi e di elevata qualità’ ai propri clienti. La scelta dei mercati sposa la filosofia aziendale improntata sulla diffusione della cultura del rispetto ambientale, proponendo stili di vita di #plasticfree e #iosonoambiente. Come funziona Energy Tecno? Attraverso una rete commerciale composta da 2.500 liberi professionisti e agenti, che operano su tutto il territorio nazionale attraverso il sistema del network marketing. Si tratta di un modo accessibile a tutti che garantisce al tempo stesso copertura dei mercati e raggiungimento del cliente finale. Insomma, un’opportunità imprenditoriale in un momento storico particolarmente complesso in cui le possibilità di impiego si stavano riducendo drasticamente. Poi, come se non bastasse, è arrivato anche il Coronavirus, che ha paralizza-
in collaborazione con
to interi comparti lasciando molti professionisti con il proverbiale “cerino in mano”. Ma Taurino ha trovato una soluzione anche in questo caso, dando un nuovo scenario alla sua azienda. Nasce così ET Members, lanciato a luglio e che ha già raggiunto un fatturato di diverse centinaia di migliaia di euro. L’idea è quella di offrire una piattaforma che ospiti i professionisti delle più diverse professioni che possono trovare “ospitalità” e proporre i propri servizi. «È proprio nel momento di maggiore difficoltà – ci racconta Taurino - che si può cogliere il meglio. ET Members nasce dalla voglia di difendersi da un lockdown imposto, che ci ha colto di sorpresa stravolgendo le nostre vite, per dare speranza di un ritorno alla nostra quotidianità. Nasce per rilanciare il mercato italiano. Nasce per promuovere ovunque un servizio, senza confini geografici. Nasce perché sia infinito come il logo che lo contraddistingue. È la rivoluzione del mercato che ci consentirà di varcare i confini nazionali ed europei». Il concetto alla base, un po’ come già avviene in altre attività della ET, è quello della segnalazione personale: alla domanda “conosci un bravo idraulico?” si tende a rispondere sulla base della propria esperienza diretta. Allo stesso modo funziona ET Members, che mette in contatto la domanda e l’offerta. In questo modo, la platea si estende ben oltre la sola cerchia dei collaboratori storici dell’azienda di Taurino. Anche perché la piattaforma diventa un aggregatore per professionisti che possono rispondere alle più disparate esigenze, comprese le procedure e le incombenze per accedere al bonus del 110%, prorogato almeno per tutto il 2021. L’intero servizio della galassia ET è composto per l’80% da liberi professio-
nisti in diversi settori e diversi fra loro per provenienza, età, cultura scelti con la consapevolezza che la diversità rappresenta un valore aggiunto: la proposta commerciale riesce ad abbracciare più categorie di professionisti senza andare in conflitto con le loro professionalità acquisite nel tempo. Oltre a ET Members, altre “costole” del gruppo sono Energy Tecno Spa, una società di servizi leader nelle energie DANIEL TAURINO HA LANCIATO LA PIATTAFORMA ET MEMBERS PER CONSENTIRE AI PROFESSIONISTI DI RELAZIONARSI EFFICACEMENTE
rinnovabili che gestisce una fitta rete commerciale di collaboratori distribuita capillarmente su tutto il territorio nazionale; ed Energy Tecno spa luce e gas, il reseller di energia che fornisce luce e gas con molti benefit per i clienti finali. Attiva nel settore dei servizi, Energy Tecno opera attraverso una rete commerciale diffusa in Puglia, Lazio, Campania, Emilia Romagna, attraverso
quattro modalità: affiliazione di studi professionali come segnalatori, (architetti, ingegneri, geometri, idraulici, elettricisti, ecc. ecc.); procacciatori di affari; installatori (idraulici ed elettricisti che installano i prodotti venduti dalla rete commerciale); network marketing: un metodo accessibile a chiunque, che garantisce la copertura dei mercati e il raggiungimento del cliente finale. Per questo motivo ET Members ha avuto la possibilità di partire così rapidamente: perché disponeva già di un’amplissima base qualificata. «Il nostro obiettivo - spiega Daniel Taurino è assicurare uno stile di vita migliore alle famiglie italiane e alle generazioni future. Investire nelle energie rinnovabili, diffondere tecnologie a basso impatto ambientale e comportamenti ecosostenibili promuovendone l’utilizzo alle famiglie e alle piccole e medie imprese è ciò che ci siamo proposti fin dall’inizio». https://etmembers.com
SUSTAINABILITY & CIRCULAR ECONOMY > 65
FINANZIARE L’IMPRESA
QUEL RISPARMIO CHE NUTRE LE PMI Non ci sono solo le pubbliche provvidenze a sostenere le imprese: con BG4Real Banca Generali fa da ponte tra risparmiatori ed economia reale, con nuovi strumenti di investimento che offrono anche vantaggi fiscali di Riccardo Venturi
D
a un lato l’esigenza dei risparmiatori italiani di trovare forme di investimento redditizie in un panorama di tassi che tendono al negativo, dall’altro quella delle Pmi di reperire il capitale necessario a uscire dalla crisi pandemica e a fare crescere la propria attività. Banca Generali ha lanciato qualche mese fa un progetto che getta un ponte tra queste due esigenze, creando in collaborazione con la Sgr 8A+ nuovi strumenti di investimento orientati all’economia reale. Si chiama, significativamente, BG4Real, e che riesca davvero a far affluire il risparmio privato nelle casse delle Pmi lo dimostra da ultimo l’aumento di capitale da oltre 17 milioni di euro per Inxpect, azienda che progetta e produce i primi e unici sensori radar al mondo certificati per applicazioni industriali, cui il fondo 8A+ Real Innovation ha partecipato con Fondo italiano d’Investimento Sgr e 360 Capital; così come, qualche mese fa, il ruolo di lead investor nell’aumento di capitale di Treedom, azienda dedicata alla piantumazione di alberi in tutto il mondo. «Le famiglie sono alla ricerca di occasioni per investire i risparmi» dice Andrea Ragaini, vice direttore generale di Banca Generali, «dopo anni di azioni potenti da parte delle banche centrali e dopo un anno di una pandemia dagli effetti dirompenti, tutti i tassi delle obbligazioni governative europee sono negativi, e anche se positivi sono molto bassi, si pensi allo 0,50% dei Btp a 10 anni; se si aggiunge un po’ di inflazione, i tassi reali sono profondamente negativi». Ecco che l’economia reale diventa per i risparmiatori una possibilità di grande importanza. «Se i tassi fossero al 4-5% come qualche anno fa, probabilmente l’esigenza di diversificare sarebbe molto meno sentita» osserva Ragaini, «l’elemento che mi fa essere molto convinto dell’opportunità di introdurre l’economia reale nei portafogli dei clienti, è proprio che non ci sono alternative». Ci sono anche validi motivi di natura fiscale che fanno sì che il debito delle Pmi rappresenti un’opportunità di investimento per il risparmiatore italiano. È infatti possibile incassare un premio di illiquidità che è tanto più importante in una condizione di tassi sostanzialmente a zero. «Con recenti provvedimenti normativi sono stati inseriti elementi di ulteriore salvaguardia per il risparmio» mette in evidenza il vice direttore generale di Banca Generali, «in particolare quello sui pir illiquidi, varato nei mesi scorsi, certamente aiuta anche il piccolo risparmio privato ad arrivare
70
72
SOLUZIONE TASSE
BENI INTANGIBILI
PERSINO IL FISCO SI PUÒ ALLEGGERIRE
QUEL TESORO NASCOSTO DA VALORIZZARE
73
78
NPL MARKET WATCH
NSA ECONOMY RANKING
TRA UN DEFAULT E L’ALTRO C’È LO ZAMPINO DELL’EBA
LA FARMACEUTICA SANA NON SPECULA SUL VIRUS
67
FINANZIARE L’IMPRESA
all’economia reale, perché è stato introdotto un taglio da 10mila euro degli Eltif, l’infrastruttura costruita dal regolatore europeo qualche anno fa che permette l’arrivo dei prodotti illiquidi ai clienti retail. Anche se va aggiunto che l’investimento non può rappresentare più del 10% del patrimonio del cliente, che quindi deve avere almeno 100mila euro, un importo comunque significativo». Il regolatore italiano ha rafforzato la convenienza che già c’era per i Pir - che possono anche essere al contempo anche Eltif - aggiungendo all’esenzione dalle imposte di successione, tema a cui gli italiani sono molto sensibili, altri due elementi. «Il primo è l’esenzione dall’imposta sul capital gain se il prodotto viene tenuto 5 anni, elemento altrettanto importante per i clienti italiani» spiega Ragaini, «il secondo è la possibilità, sempre se l’investimento è tenuto almeno 5 anni, di portare in detrazione fino al 20% delle eventuali perdite realizzate su questi strumenti di investimento. Sono convinto che questo ulteriore elemento inciderà molto sulle scelte di investimento». Sono due i comparti realizzati da BG4Real. Il primo è 8A+ Real Innovation, che ha da poco partecipato all’aumento di capitale di Inxpect. Si tratta di un Fondo di investimento alternativo (Fia) non riservato, multi asset e multi comparto, creato per investire sia in strumenti di debito (per una percentuale pari al 70%) come i senior secured loans (prestiti a Pmi con tasso variabile), selezionati con l’ausilio di società specializzate operanti nel debito privato, sia in equity (circa il 30%) dove si ricercano le migliori opportunità tra i portafogli di fondi di private equity e operazioni dirette sulle Pmi più innovative, con particolare attenzione all’Italia. L’investimento minimo nel Fia di diritto italiano è di 100mila euro. «Abbiamo un capitale di circa 100 milioni raccolti» puntualizza Ragaini, «e visto che il 30% viene investito nella componente equity, tra i 20 e i 30 milioni sono disponibili per finanziare le cosiddette scaleup, aziende con grande potenziale che devono sostenere la fase di crescita, come Inxpect». Il Fia non è un Pir, ma in compenso beneficia della detraibilità dall’imposta negli investimenti in
68
Pmi e startup innovative con stabile organizzazione in Italia fino al massimo di un milione di euro. «Visto che investiamo almeno il 20% del fondo, più probabilmente il 30%, direttamente in Pmi innovative, di fatto si ha un credito d’imposta del 30% sul 20%» rimarca il vice direttore generale di Banca Generali, «quindi è come se si avesse un beneficio fiscale che va dal 6 all’8%». Il secondo fondo si chiama 8A+ Real Eltif Italy. «Non è solo un Eltif, è anche un Pir alternativo» nota Ragaini, «quindi dà diritto ai 3 benefici di cui si diceva: esenzione dalla tassa di successione, capital gain e credito d’imposta per le eventuali perdite». Nel fondo 8A+ Real Eltif Italy la componente di debito sale fino all’80%, e guarda prevalentemente al comparto dei finanziamenti alle pmi italiane, al mondo dei minibond, del credito nel real estate europeo, e dei senior secured loans. Il focus azionario riguarda invece finanziamenti diretti alle scale up italiane e società quotate all’Aim di Piazza Affari. Anche in questo caso la selezione avviene in collaborazione con alcuni tra i principali fondi di venture capital. SE IL FONDO 8A+ REAL ELTIF ITALY VIENE MANTENUTO IN PORTAFOGLIO PER 5 ANNI GODE DELL’ESENZIONE DALL’IMPOSTA SUL CAPITAL GAIN
Per Banca Generali l’economia reale non è solo target di investimento, ma anche risorsa per meglio individuare ulteriori target: gli advisor finanziari sono così stati affiancati dagli advisor industriali. Dal 2018 Banca Generali ha infatti lanciato per prima in Italia il concetto di delega industriale nelle gestioni di alcuni comparti di fondi. «La nostra Sicav lussemburghese gestisce le masse di circa 70 comparti» spiega Ragaini, «la grossa parte viene data in delega ad asset manager con cui abbiamo una relazione di partnership da tanti anni. Nel 2018 abbiamo pensato che sarebbe stato interessante avere degli advisor industriali nell’individuazione dei principali trend di dettaglio in alcune industry specifiche». I team degli advisory industriali che sono stati così formati suggeriscono i settori più interessanti, e al loro interno i micro settori che possono
avere maggiore possibilità di crescita; quindi i gestori di Bgfml costruiscono la relativa allocazione finanziaria. Il primo comparto lanciato con queste modalità innovative si chiama Innovation Strategy. «In questo caso l’advisory è affidata a Reply, campione delle tech company» spiega il vice direttore generale di Generali, «abbiamo creato una delega industriale che ha come obiettivo l’individuazione delle aziende più attive nella tecnologia blockchain. Reply ci supporta nella definizione dei trend e nell’individuazione delle aziende che in giro per il mondo hanno i comparti blockchain più interessanti». Sono seguiti altri tre comparti: Green Energy, dedicato ai principali trend tecnologici e di mercato nell’ambito delle energie alternative, con l’advisory di Solar Ventures, primario operatore indipendente di energia solare; Consumer Tech, con focus sui nuovi brand di consumo delle nuove generazioni e su quelli in grado di sfruttare le nuove tecnologie digitali, con advisory della società di Private Equity Milano Investment Partner; e Global Medtech, focalizzata nella selezione di società legate e/o che contribuiscono alla crescita del business nel settore dell’health care, delle biotecnologie, della farmaceutica e delle apparecchiature medicali all’avanguardia, con advisory di un comitato scientifico internazionale di medici italiani e americani. «Il settore dev’essere sufficientemente grande da avere al suo interno dei microtrend» precisa Ragaini, «ma al tempo stesso facilmente identificabile. Un esempio è quello della tecnologia applicata alla medicina, e al suo interno di un’azienda che produce manichini per la chirurgia robotica a distanza». Anche le deleghe con advisory industriale mettono così in collegamento l’economia reale con quello degli investimenti. «In questo modo diventa molto chiara la finalità con la quale si fanno gli investimenti all’interno del fondo» conclude il vice direttore Generale di Banca Generali, «questo è piaciuto molto ai clienti, ma soprattutto ha dato risultati molto positivi in termini di performance». Tutti i comparti hanno avuto risultati positivi nel 2020, Green Energy addirittura del 104%.
L’ECONOMIA REALE VOLERÀ SULLE ALI DI UNA FENICE Per celebrare i 190 anni il Gruppo Generali lancia un piano di investimenti da 3,5 miliardi di euro in cinque anni con interventi che spaziano dal sostegno alle Pmi europee a digitale, sanità e transizione energetica di Alessandro Faldoni
C
ompie 190 e li dimostra tutti, continuando a fare la storia, agendo sulla contemporaneità per anticipare i trend futuri. E per farlo, mette sul piatto 3,5 miliardi di euro in cinque anni a supporto della ripresa sostenibile in Europa e dell’economia reale: il gruppo Generali, fondato a Trieste il 26 dicembre 1831, uno dei maggiori player globali del settore assicurativo e dell’asset management, presente in 50 Paesi con una raccolta premi complessiva superiore a 69,7 miliardi di euro nel 2019, con quasi 72 mila dipendenti nel mondo e 61 milioni di clienti, festeggia il 190mo compleanno lanciando Fenice 190, un piano di investimenti da 3,5 miliardi di euro per sostenere il rilancio delle economie europee colpite dal Covid–19, a cominciare da Italia, Francia e Germania e proseguendo durante i cinque anni del piano in tutti i Paesi europei dove il Gruppo è presente. «Il 190° anniversario cade in un anno decisivo per superare insieme la più grave crisi mondiale dal dopoguerra e porre le premesse per un grande rilancio a livello globale», spiega il Group Ceo di Generali, Philippe Donnet: «Con Fenice 190 vogliamo essere protagonisti di questa ripresa lasciando un segno concreto per il futuro, con un sostegno rilevante ai settori più innovativi, sostenibili e strategici per la rinascita dell’economia europea e per favorire l’inclusione di chi è stato maggiormente colpito dalla crisi». E con Fenice 190 diventano permanenti le iniziative straordinarie avviate nel 2020 per affrontare la crisi, che hanno visto investimenti a supporto delle Pmi e dell’economia reale e che hanno superato l’obiettivo del miliardo di euro. A questo primo importo si aggiunge un impegno annuo di 500 milioni di euro, per i prossimi 5 anni, destinati alla crescita
sostenibile, attraverso fondi di investimento internazionali indirizzati a infrastrutture, innovazione e digitalizzazione, Pmi, abitabilità green, strutture health care ed educazione. Il piano Fenice 190 è implementato tramite la piattaforma multi-boutique di Generali Investments ed è aperto a fondi di terzi e investitori istituzionali così come a tutte le società CON IL PREMIO ENTERPRIZE DEDICATO ALLE PMI EUROPEE, GENERALI INCENTIVA AD ADOTTARE MODELLI DI BUSINESS SOSTENIBILI
del Gruppo che possono partecipare in modo sinergico, in base ai propri obiettivi, all’allocazione degli investimenti. Le iniziative sono selezionate da un comitato investimenti della Business Unit Asset & Wealth Management, guidata dal Ceo Carlo Trabattoni, con esperti di real assets, sostenibilità, private markets, credito ed equity. La responsabilità del comi-
tato è affidata al Ceo di Generali Real Estate, Aldo Mazzocco, con un approccio fondato sul rispetto dei 17 Sustainable Development Goals (SDGs) delle Nazioni Unite e l’obiettivo specifico di generare un impatto positivo sulla ripresa economica e l’economia reale in Europa. A oggi sono già state identificate 10 opportunità di investimento per un impegno complessivo di 1,05 miliardi di euro che spaziano dal sostegno alle Pmi europee, abitabilità green, infrastrutture con focus particolare su digitale, sanità e transizione energetica e hanno in comune la forte attenzione alla sostenibilità ambientale e sociale. «Mai come oggi, in un contesto senza precedenti, il Gruppo Generali intende costruire una visione di futuro condivisa e sostenibile per tutti gli stakeholder», sottolinea il Presidente di Assicurazioni Generali, Gabriele Galateri di Genola. «Nel 2021, anno che ci auguriamo segni l’avvio della ripresa economica, celebriamo il nostro anniversario attraverso un palinsesto di iniziative che uniscono passato e futuro per offrire nuove opportunità di crescita e condivisione. Vogliamo partecipare allo sviluppo di una società sempre più sostenibile». Un impegno, quello di Generali, che si concretizza anche attraverso il lancio di EnterPrize, il premio alle piccole e medie imprese europee, che ha l’obiettivo di incentivarle ad adottare modelli di business sostenibili, di dare visibilità a quelle che già lo hanno fatto e di stimolare il dibattito pubblico sul tema. Sarà attivata una piattaforma online sulla quale condividere le best practice e scaricare contenuti e informazioni generali relativi alla sostenibilità. Contestualmente sarà presentata la prima edizione di un Libro Bianco realizzato con l’Università Bocconi, dedicato agli effetti dell’introduzione di principi di sostenibilità nelle Pmi europee.
69
FINANZIARE L’IMPRESA
«Coraggio, imprese: il fisco è un peso che si può alleviare» Con Soluzione Tasse, Gianluca Massini Rosati guida gli imprenditori verso la riduzione della pressione fiscale. E con Soluzione Funding li aiuta a farsi finanziare in tempi celeri di Sergio Luciano
I
l massimo del divertimento deve averlo provato Gianluca Massini Rosati quando ha potuto accasare la sua holding in una sede, a Milano, che aveva per anni ed anni ospitato gli uffici dell’Agenzia delle Entrate. Un po’ come se la migliore enoteca della città s’insediasse negli uffici lasciati vuoti dalla Lega degli astemi. Già: perché questo giovanottone simpatico che a 39 anni ne ha fatte già moltissime, e tra frequenti polemiche, ma senza mai mettere il piede in fallo e riuscendo a riunire attorno a sé 312 persone, tra dipendenti e collaboratori, di riconosciuto livello professionale vendendo sostanzialmente consulenza fiscale sicuramente pratica e incisiva e a volte geniale, be’: uno così tutto è fuorché uno stupido, o un pigro. Ed anzi, dev’essere perfino un tipo superonesto, perché con i nemici che s’è fatto a furia di spiegare come attutire il peso del fisco – che non significa fregare le tasse, ma ridurle – se avessero potuto trovargli addosso qualcosa di scorretto, non se lo sarebbero lasciati sfuggire. Ebbene, oggi Massimi Rosati non è più l’”escapologo fiscale” che quattro anni fa Economy raccontò ai suoi lettori con ovvia prudenza (ma grande curiosità) perché prometteva la liberazione dai soprusi fiscali attraverso escamotage spericolati anche se
70
legali, un po’ come il mitico mago Houdini riusciva a liberarsi dalle catene con cui lo legavano prima dei suoi numeri. Oggi Massini Rosati ha, per dir così, tolto l’eskimo e vestito il doppiopetto. Guida uno staff di commercialisti confessati e comunicati che, riuniti sotto l’egida di Soluzione Tasse, guidano le aziende oppresse dalle tasse (alias, tutte le aziende, virtualmente) non verso il paradiso della liberazione fiscale – quella, ahinoi, non esiste – ma verso la ragionevole e comunque utile riduzione della pressione fiscale che schiaccia a terra tutti noi. SOLUZIONE TASSE RAGGRUPPA 312 PROFESSIONISTI, COMPRESI MOLTI COMMERCIALISTI, CHE ADOTTANO PRASSI FISCALMENTE INATTACCABILI
Ma non basta. «Un imprenditore vive ogni giorno poche ma chiare esigenze collegate al denaro. Una è sperperarne meno in tasse che si possono evitare legalmente – spiega lui – L’altra è quella di moltiplicare i ricavi; e c’è poi la terza esigenza legata al denaro: riuscire a farsi finanziari di questi tempi». Detto, fatto: Massini Rosati e i suoi hanno messo a punto una specie di offerta olistica per le aziende clienti. Consulenza fiscale con Soluzione Tasse; mediazione creditizia con Soluzione Funding; Soluzione Welfare per
GIANLUCA MASSINI ROSATI
il welfare aziendale e il Quantico Business Club, una sorta di animale mitologico a metà tra il club di networking, il social media phygital e un posto dove stare. «Il Quantico Business Club offre ai suoi soci contenuti interessanti ogni settimana con dei workshop seguitissmi – precisa lui – E quest’anno faremo dei contest tra i membri del club per sfidarsi a chi sia l’imprenditore più bravo in modo tale da condividere, giocando, esperienze e competenze». Ma in generale in casa Massini Rosati & C non si gioca affatto: si fa sul serio, se è vero com’è vero che nel 2020 sono stati sviluppati 18 milioni di euro di fatturato e che quest’anno l’obiettivo dichiarato dell’imprenditore e dei suoi soci è lo sbarco in Borsa: «Confermo – dice Gianluca – abbiamo già formalmente intrapreso il percorso per andare in quotazione entro il 2021. E non abbiamo alcuna esitazione!». E dunque guardiamolo più da vicino questo gruppo Gmr, come potrebbe anche chiamarsi in sigla. Dietro e dentro la divisione fiscale, cioè Soluzione Tasse – che è anche la capogruppo – ci sono molti commercialisti iscritti all’ordine, che adottano tutte (e soltanto) le prassi fiscalmente inattaccabili: «Abbiamo gestito una profonda trasformazione negli anni – ammette Gianluca - Ini-
INTEGRIAMO LA PARTE TECNOLOGICA EVOLUTA CON LA CLASSICA CONSULENZA UMANA zialmente ci rivolgevamo a commercialisti esterni cui affidavamo clienti da gestire, mentre dalla fine del 2018 abbiamo creato uno spin-off e sono diventati a tutti gli effetti nostri soci, in un network che concentra i servizi. A loro disposizione c’è Xcriba, una piattaforma di intelligenza artificiale che abbiamo creato nel 2018 per risolverci i problemi interni e ora offriamo all’esterno per la capacità risolutiva che ha. «Di fatto oggi è secondo noi il software contabile più evoluto. Anche se nel nostro Centro elaborazione dati abbiamo 120 addetti e lavoriamo con l’Università di Torino a un master per commercialisti, volevamo una piattaforma che limitasse l’intervento umano». Poi Soluzione Funding, anch’essa con un’idea “dentro” a darle forza: «Riteniamo che sia il mediatore creditizio più innovativo del mercato grazie alla piattaforma CorporateCredit - già operativa ma in via di rilascio nelle sua versione completa a giugno 2021 - che permette alle Pmi italiane di ottenere maggiore credito, più velocemente e alle migliori condizioni». E come fa? Calcola e monitora il Credit Score delle aziende che le si rivolgono; dà suggerimenti immediati per migliorare i propri indici andamentali; trova l’istituto finanziario più adatto per presentare la ri-
chiesta di finanziamento; carica e aggiorna costantemente la propria documentazione aziendale. «Il tutto mantenendo sempre un credit-manager a disposizione del singolo cliente. CorporateCredit è la piattaforma proprietaria di upload documentale dotata di Intelligenza Artificiale», dice ancora Massini Rosati, «in grado di estrapolare i dati necessari a determinare il rating di una Pmi in maniera istantanea. Attraverso un processo di matching è in grado di stabilire in anticipo quali e quanti istituti possono finanziare l’impresa e per quale importo. Assorbe le funzioni di un direttore finanziario virtuale in grado di fornire indicazioni di gestione all’imprenditore in ambito creditizio». Il modello è attraente, non c’è che dire. Perché la piattaforma è un punto semplificato di raccolta e accesso per aziende a documenti e prodotti di credito. «La nostra Soluzione Funding integra quindi questa parte tecnologica con la classica consulenza “umana” – spiega Massini Rosati - dopo questo primo passaggio e scrematura che permette all’imprenditore di valutare la propria posizione, interviene il consulente che segue la pratica fino alla fine e resta poi assegnato anche successivamente alla singola Pmi che in questo modo ha sempre un punto di riferimento costante». Inutile dire che rispetto a una normale trafila bancaria si possono ottenere i soldi richiesti assai prima: «Abbiamo creato un credit-book, dentro ci sono tutta una serie di info sulle nostre aziende clienti, il che permette anche di velocizzare clamorosamente i tempi, con i numeri messi nel formato giusto che permettono alla banca di andare incontro alle esigenze del cliente». E tra pochi giorni, a suggello di tutto, arriva il manuale: si chiamerà “Il Codice del Credito” (Rcs), scritto da Massini Rosati con Giordano Guerrieri, cofounder di Soluzione Funding.
IL NUOVO SOCIO È LO STATO Dal mese scorso possono essere presentate allo sportello online dedicato le domande di accesso al Fondo Salvaguardia Imprese, che acquisisce partecipazioni dirette di minoranza nel capitale di rischio di imprese in difficoltà economicofinanziaria. Le aziende che si candidano dovranno proporre un piano di ristrutturazione per garantire la continuità di impresa e salvaguardare l’occupazione, attivando capitali a sostegno dell’attuazione del piano stesso. Il Fondo, fortemente voluto dal Ministero dello Sviluppo economico è stato istituito con una dotazione di 300 milioni di euro per trovare soluzioni alle crisi aziendali attraverso nuovi processi di ristrutturazione e fronteggiare le conseguenze del Covid sul tessuto produttivo del Paese. La gestione della misura è affidata a Invitalia, che effettua l’operazione di investimento unitamente e contestualmente a: investitori privati indipendenti che apportino almeno il 30% delle risorse previste (nel caso di operazioni a favore di imprese in difficoltà non ai sensi degli orientamenti comunitari); all’impresa proponente e/o ad altri investitori che garantiscano un contributo proprio pari ad almeno il 25% per le piccole imprese, 40% medie imprese e 50% grandi imprese (nel caso di operazioni a favore di imprese in difficoltà ai sensi degli orientamenti comunitari). L’intervento complessivo per ogni singola operazione non potrà superare i 10 milioni di euro. La durata della partecipazione sarà di 5 anni con condizioni per l’exit definite già nell’operazione di investimento.
71
FINANZIARE L’IMPRESA
Gli intangibili, il tesoro nascosto da valorizzare La competitività delle imprese è sempre più connessa alle loro risorse immateriali, difficilmente imitabili: ecco perché è importante sfruttare la norma del Decreto agosto che consente di rivalutarle di Emanuele Lumini
N
el “Decreto agosto” emanato dal governo Conte 2 è contenuta una norma potenzialmente preziosissima per le imprese che sapranno avvalersene: è la norma che consente alle imprese di rivalutare i beni immateriali, come marchi, brevetti, know how, permettendo di far emergere proprio quei valori sommersi ma decisivi per il successo aziendale. Si tratta di un’importante opportunità di patrimonializzazione ed al contempo di risparmio fiscale. La rivalutazione ha infatti l’effetto di incrementare l’equity, contribuendo di fatto a migliorare il rapporto strutturale mezzi propri rispetto a quello di terzi. Per le imprese familiari, strutturalmente sottocapitalizzate a causa della scarsa liquidità, L’AUTORE, EMANUELE LUMINI, DOTTORE COMMERCIALISTA, È CEO E FOUNDER DELLO STUDIO LUMINI & ASSOCIATI
72
e spesso dall’errata commistione patrimonio famiglia e impresa, tale opportunità non andrebbe certo persa. Questo periodo, con questa norma, sarebbe particolarmente indicato per le aziende che volessero rivalutare il loro patrimonio. La crisi pandemica ha infatti modificato lo scenario economico di riferimento, accelerando alcune tendenze in atto e generando consapevolezze che prima erano sopite. Una di queste è rappresentata proprio dal fatto che le imprese generatrici di valore sono quelle con una vocazione alla valorizzazione delle risorse intangibili. Il modello a cui facciamo riferimento è quello di imprese che sviluppano prodotti/servizi ad alto livello qualitativo e sono caratterizzate da strutture agili, flessibili, disposte su reti, con funzioni basate su cooperazione, conoscenza e comunicazione. Sta infatti emergendo sempre più, la cosiddetta “economia della conoscenza” ove le risorse intangibili – capacità di innovazione, proprietà intellettuale, capitale umano, competenze or-
ganizzative ecc. – costituiscono gli elementi necessari su cui misurare il valore di un’impresa e la sua possibilità di adattarsi e svilupparsi cogliendo opportunità anche in contesti economici di crisi. La competitività delle imprese è connessa imprescindibilmente alle sue risorse intangibili, difficilmente imitabili, e sempre meno a quelle tangibili-finanziarie che da sole non permettono più di generare quel differenziale competitivo necessario per lo sviluppo e la continuità aziendale. Storicamente nel mondo anglosassone l’elemento trainante dell’impresa è risultato essere il commerciale, a differenza di quello latino più fondato sul produttivo. Ebbene, ora il modello che si sta delineando è quello relazionale. Studi recenti ed evidenze empiriche stanno facendo emergere che nelle Pmi e microimprese la componente relazionale gioca un ruolo strategico nel successo imprenditoriale. Il capitale relazionale non è da intendersi nella definizione dottrinale ossia – il complesso degli intangibili maturati nei rapporti sia con la clientela che con gli altri stakeholder – bensì nella consapevolezza strategica che vede le persone “al centro”. Il capitale relazionale è lo stock di fiducia, fedeltà e lealtà che l’impresa deve sviluppare e preservare sia all’interno che all’esterno della propria organizzazione. In tal modo, le competenze, le attitudini e le agilità dei singoli non rimangono “iceberg isolati” bensì a servizio del bene comune aziendale. Gli intangibili, ancorché risorse essenziali per lo sviluppo aziendale, sono spesso valori non gestiti, non valorizzati e non pubblicizzati; anche nel bilancio sono fondamentalmente invisibili. Per tale ragione spesso sfuggono alle attività valutative tradizionali delle aziende. Un asset intangibile che risulta inspiegabilmente assente nei bilanci è il marchio. Esso incorpora indirettamente anche le altre risorse non materiali ed è un elemento decisivo per il successo di un’impresa. Tra l’altro, è il segno distintivo per eccellenza ed è autonomamente in grado di generare reddito grazie al meccanismo delle royalties. Dunque è davvero questo il momento per considerare una rivalutazione degli asset. Se non ora, quando?
Tra un default e l’altro c’è (anche) la stretta europea
ri a 80 miliardi di euro nel biennio 2021-2022. La componente imprese guiderà̀ l’aumento del tasso di deterioramento. Ma, secondo Banca Ifis non sarà nell’ordine delle crisi del passato. Quando, nel 2013, si fecero sentire l’effetto del fallimento di Lehman Brothers, prima, e la crisi del debito sovrano, il tasso di deterioramento raggiunse il picco: il 4,5%, con 71 miliardi di euro di prestiti in default, dei quali 59 alle imprese e quasi 13 alle famiglie. Ebbene, quest’anno (e il prossimo) resteremo ben lontani da quel picco: se nel 2020 siamo rimasti fermi all’1,1% (grazie all’effetto degli interventi pubblici), nel 2021 secondo Banca Ifis saliremo al 2,6% (con 37 miliardi di nuovi prestiti in default, dei quali 26 alle imprese) per raggiungere il 3% il prossimo anno (con 42 miliardi di nuovi prestiti in default, dei quali 29 alle imprese). L’altra buona notizia? È che l’Italia, rispetto agli altri Paesi europei, ha fatto bene i compiti in termini di Npe Ratio, la percentuale di crediti inesigibili su tutta la somma di crediti che una banca vanta rispetto la totalità dei suoi creditori. È vero, quel 6% (calcolato per il 2020) è comunque superiore alla media europea del 3%, ma molto vicino a quel 5% che ci chiede l’Europa. E se andiamo a guardare la differenza tra la situazione nel 2015, quando eravamo al 17%, e quella dello scorso anno, al 6% appunto, non solo abbiamo dimezzato il nostro indice, ma siamo quelli con la diminuzione più marcata. Segno che l’industria nostrana degli Npl si sta muovendo bene e non è in perdita, anzi: nonostante masse in gestione in crescita del 24% anno su anno, ha una redditività dell’8%.
Quest’anno i crediti non più esigibili dalle banche saranno il 2,6%. È l’effetto delle nuove regole europee e non ancora del Covid. Per il Market Watch Npl di Banca Ifis, siamo ben lontani dalla crisi del 2013 di Marina Marinetti
I
numeri assoluti fanno impressione: il tasso di default quest’anno salirà al 2,6%, più del doppio rispetto al 2020, e lo stock complessivo di Npe in Italia (i crediti difficilmente esigibili) arriverà a 389 miliardi di euro. Se, invece, si mettono le cifre in prospettiva le cose cambiano. La tredicesima edizione del report Market Watch Npl di Banca Ifis (il sesto operatore sul mercato italiano, con 23,6 miliardi di euro di masse in gestione) ha tracciato un quadro tutt’altro che apocalittico: l’Npe ratio italiano (che misura il passaggio dai crediti performing a debiti) dal 2015 a oggi è sceso dal 17% al 6% e il tasso di default si mantiene a distanza di sicurezza dal picco del 4,5% registrato nel 2013. Comunque la si guardi, l’unica cosa certa è che c’è un’industria, quella che tratta i crediti deteriorati, che continua a crescere con una percentuale di ricavi che sale del 21% di anno in anno. È un mercato vivo e dinamico pur con le sue stagionalità: ad agosto, quando i tribunali italiani sono chiusi, vive un rallentamen-
to, mentre la gran parte delle vendite da parte delle banche avviene nell’ultimo trimestre (con transazioni perfino a Capodanno), quando si deve chiudere il bilancio e si fanno le pulizie d’inverno. E nel 2020 le “pulizie” sono state più intense del solito: secondo Banca Ifis, che tiene traccia di tutti i portafogli e delle aste, sono stati messi sul mercato 38 miliardi di euro di crediti deteriorati in sofferenza contro i 34 previsti solo tre mesi prima. Certo, qualcuno ha venduto, anticipando gli eventi. Ma anche per quanto riguarda il 2021 Banca Ifis ipotizza una crescita dei volumi fino a 40 miliardi di dismissioni Npl. E di questi, ben 30 miliardi di euro sono già in pipeline. Il Covid, però, non c’entra: il dinamismo attuale è dettato dalla nuova normativa Eba in tema di default e dal calendar provisioning, non dalla pandemia, che inizierà a vedersi nei bilanci delle banche dal 30 giugno 2021, al termine delle moratorie e a meno di nuove proroghe. I due fattori insieme fanno prevedere un rilevante incremento del deteriorato nei bilanci bancari, con nuovi flussi di Npe di poco inferio-
FLUSSO ANNUALE DI NUOVI PRESTITI IN DEFAULT E TASSO DI DETERIORAMENTO DEI PRESTITI (DETERIORATION RATE) PER TIPOLOGIA DI DEBITORE -MLD E E PERCENTUALI Imprese
4,3%
4,2% 3,4%
2,5% 1,5% 16 13 2006
64
1,5% 35 19 15 2007
56
29 2008
2009
3,1% 68
49
40
40 2011
Fine della moratoria e del blocco dei licenziamenti
Tasso di deterioramento
4,0%
3,1%
53
2010
4,5%
Famiglie
56
2012
71
42
59
2013
2,2%
59
29
2,6% 1,8% 23
49
32
23
18
2014
2015
2016
2017
1,3% 18 13 2018
3,0%
1,1%
1,1%
37
42
14 11 2019
15 11 2020
26
29
2021
2022
73
FINANZIARE L’IMPRESA
Se la mano destra dell’Eba non sa cosa fa la sinistra Mentre i conti di imprese e famiglie sono alle prese con la pandemia, l’autorità bancaria europea cambia le regole. E per finire nel girone dei cattivi pagatori basta un rosso di appena 100 euro di Graziano Sabatino
P
otrebbe essere il titolo a uno qualsiasi degli “avvenimenti” che si stanno succedendo in questi ultimi tempi: dalle crisi politiche alla lotta al Covid-19, dall’emergenza economica alla transizione energetica. Ultimo in ordine temporale è l’entrata in vigore delle nuove regole bancarie dettate dall’Eba (European Banking Authority), in particolare e oggetto delle prossime considerazioni, quelle in materia di scoperto del conto corrente di imprese e privati. Mentre, le Istituzioni tutte stanno cercando di mettere in atto quelle azioni necessarie per salvare dal baratro imprese e famiglie, falcidiate dalla pandemia, concedendo moratorie, preL’AUTORE, GRAZIANO SABATINO, È FINANCIAL CONTROLLER & TRASURY MANAGER DI S.I. SOCIETÀ INTERNAZIONALE SPA E MEMBRO DEL CONSIGLIO DIRETTIVO DI AITI, ASSOCIAZIONE ITALIANA TESORIERI D’IMPRESA
74
stiti e finanziamenti di ogni ordine e grado, la nostra autorità bancaria europea emana quello che potrebbe essere la “spinta” definitiva al sistema economico. Entrando nel merito, il riferimento è al Regolamento UE n. 171/2018 sulle tecniche di regolamentazione che riguardano la soglia di rilevanza delle obbligazioni creditizie in arretrato per banche e gruppi bancari, Sim e gruppi di Sim sui conti di imprese e famiglie italiane. Per intenderci: per il mancato pagamento di soli 100 euro per un privato e 500 euro per una impresa, per più di tre mesi consecutivi, i correntisti rischiano il blocco del Sdd (Sepa Direct Debit, prima ancora Rid – rapporto interbancario diretto) e la segnalazione alla Centrale Rischi. A far data dal 1° gennaio 2021, il Regolamento UE di fatto stabilisce che per entrare nel girone infernale dei “cattivi pagatori” per un’impresa (ma anche per un privato) basta appunto che si verifichi un pagamento arretrato (superiore
ai 3 mesi) di soli 100 euro; importo che per le aziende con fatturato superiore ai 5 milioni di euro si colloca all’irrisoria cifra di 500 euro, su una esposizione complessiva di 50.000 euro, ovvero su un importo dell’1% del valore del flusso finanziario esposto della linea di credito In sintesi, sono due le novità importanti introdotte: 1. il concetto di obbligazione rilevante. Quando l’ammontare dell’arretrato supera due soglie contemporaneamente, a differenza di quanto previsto precedentemente che vedeva la soglia di rilevanza dell’arretrato pari al 5% del valore tra i) la media delle quote scadute o sconfinanti sull’intera esposizione rilevate su base giornaliera nell’ultimo trimestre precedente e ii) la quota scaduta sconfinante sull’intera esposizione riferita alla data di segnalazione 2. Il divieto di compensazione degli importi scaduti con altre linee di credito non utilizzate dal debitore, ammesse invece fino al 31/12/2020 Nella sostanza di tali regole il rischio che si rileva è quello di una stretta al credito, proprio in un momento in cui la crisi di liquidità, innescata dalla Pandemia, rischia di mettere con le spalle al muro centinaia di migliaia di imprese e famiglie. È facile comprendere come questo possa incidere pesantemente su conti aziendali già fortemente provati da una crisi senza precedenti e, ceteris paribus, sul ruolo del Tesoriere che dovrà avere un occhio sempre più vigile, attento e critico su andamento dei flussi di cassa, corretta previsione dei saldi bancari, relazione con le banche e monitoraggio della propria Centrale Rischi. Va comunque precisato che tali regole non vietano che si possano consentire sconfinamenti: come già ora, le banche, nel rispetto delle proprie policy, possono consentire ai clienti di sconfinare in caso di affidamento, oltre il limite di fido. La possibilità di sconfinare non è comunque un diritto del cliente, ma una facoltà concessa dalla banca, che può anche applicare commissioni. Continua a leggere
in collaborazione con Aifi
sa da 230 milioni di euro nel 2019 a 325 milioni di euro del 2020. Come avviene nella prassi internazionale, l’angel supporta lo startupper, non solo economicamente ma soprattutto assistendolo nel piano di crescita, nel processo di selezione delle risorse umane e di investimenti che dia più probabilità di successo. Ma quando servono risorse maggiori è fondamentale l’ingresso di un fondo di venture capital, che spesso affianca l’angel, come ci dicono le statistiche. Ma abbiamo un nuovo protagonista che si è affermato: il corporate venture capitalist. Si tratta di banche e imprese che vedono in questa attività una importante via di accelerazione dei processi di innovazione e di intercettazione di risultati di ricerca e sviluppo. Tale attività si svolge con modelli differenti, che utilizzano un team dedicato e spesso anche un veicolo finanziario distinto. Oltre al settore bancario, attento all’evoluzione dei sistemi di pagamento, di tracciamento e di sicurezza, ma non solo, vediamo molte imprese che fanno scouting Raddoppiano le operazioni a sostegno delle startup, da 53 nei settori della robotica, della meccatronica e nel 2019 a 108 nel 2020, per ammontare investito che passa dell’intelligenza artificiale. Tanti i settori coinda 230 milioni di euro nel 2019 a 325 milioni di euro del 2020 volti, dall’Ict, al medicale, al Food, al fintech, per citarne alcuni. Abbiamo poi i nuovi veicodi Anna Gervasoni li promossi da Cdp Venture Capital Sgr, vero e ossiamo finalmente parlare anche in di avere un unico database metodologicamenproprio hub di supporto alla filiera dell’early Italia di una filiera finanziaria a supte solido, e la prospettiva di aggregare i dati stage, che dal secondo semestre hanno iniziaporto delle start up. Grazie all’attività di nuovi altri importanti attori, tra cui i fondi to a cambiare le statistiche del mercato, attradegli operatori privati e pubblici il 2020 è stato di technology transfer e verso un consistente ed ANCHE I NUOVI VEICOLI PROMOSSI articolato numero di un anno decisivo in tal senso. Questa è la priInvitalia. DA CDP VENTURE CAPITAL SGR ma considerazione che emerge dalla lettura dei Il rapporto, una bussola interventi. SONO UN HUB DI SUPPORTO dati annuali appena pubblicati dal VeM - Venper comprendere come si Il consuntivo 2020 è ALLA FILIERA DELL’EARLY STAGE ture Capital Monitor. Nato nel 2008 dalla collaorienta e sviluppa l’attività positivo, la filiera del borazione tra Aifi e Liuc – Università Cattaneo, di supporto all’ early stage, ha infatti ampliato il venture capital ha realizzato 330 operazioni, in attivo presso la Business School è realizzato proprio perimetro di analisi per meglio ricomcrescita rispetto al 2019, pari a un ammontare grazie al contributo di Intesa Sanpaolo Innovaprendere i vari segmenti dell’offerta di capitali. investito di 650 milioni di euro. I buoni risultation Center ed E. Morace & Co. Studio legale e Innanzitutto i business angels sono entrati stati sono dovuti alla attività trasversale di tutti i si è quest’anno arricchito della collaborazione bilmente nella rilevazione a fianco dei fondi di soggetti. La crisi ha permesso, in questo caso, istituzionale di Iban e Cdp Venture Capital Sgr. venture capital. Pur nella difficoltà di mappare di unire competenze e obiettivi con risultati Si è così completato il quadro, con l’obiettivo un mercato per sua natura informale, grazie importanti non solo per gli investitori ma analla collaborazione con l’associazione nazionale che per il tessuto imprenditoriale del nostro PROFESSORE ORDINARIO che li raduna, si è censita la loro attività, evidenPaese, che potrà avvantaggiarsi dell’innovazioDI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE ALLA LIUC ziando un raddoppio del numero di operazioni ne che si sta sviluppando a beneficio di tutti. DI CASTELLANZA. È ANCHE DIRETTORE GENERALE DELL’AIFI effettuate in sinergia con i venture capitalist che Ma i numeri sono ancora troppo bassi. Bisogna (ASSOCIAZIONE ITALIANA DEL passano da 53 nel 2019 a 108 nel 2020, nonché aumentare la dotazione di capitali, unire le forPRIVATE EQUITY, VENTURE CAPITAL E PRIVATE DEBT) una crescita dell’ammontare investito che pasze e non perdere la visione di sistema.
E il venture capital “scopre” le startup
P
75
COVERSTORYL’IMPRESA FINANZIARE
ALLA SCOPERTA DEL NUOVO MERCATO DEI PRESTITI VERDI
Global sustainable debt annual issuance, 2013-2019 $ BILLIONS 500
465.0
450
Sustainability - linked loans
400 350
Green loans
300
Il Green Loan Market mira a facilitare e sostenere un'attività economica sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale. Ecco come funziona e quali strumenti utilizza
261.4
250
204.0
200 150
50 0
N
ei prossimi anni le banche saranno chiamate a svolgere un compito sociale particolarmente importante: finanziare la transizione del nostro modello economico verso la sostenibilità. In particolare, dopo che l’emergenza Coronavirus ha reso ancora più forte, nell’opinione pubblica e nelle agende dei Governi, il tema della sostenibilità ambientale. Con riferimento al nostro Paese, la legge di Bilancio 2020 (l. n. 160/2019) punta sugli investimenti ecosostenibili, il cosiddetto “Green new deal”, mettendo a disposizione risorse per oltre 4 miliardi di euro a favore degli investimenti green delle imprese, ovvero investimenti atti a rendere sostenibile l’attività aziendale attraverso un impatto positivo sull’ambiente.
76
Social bonds
109.2
100
14.8 2013
di Gabriele Tipaldi*
Sustainability - linked bond
40.5
56.8
2014
2015
Sustainability bonds
Green bonds
2016
2017
2018
2019
FONTE: BLOOMBERGNEF, BLOOMBERG L.P.
La necessità di finanziare tali investimenti ha portato alla nascita di un mercato innovativo: il Green Loan Market, ovvero il mercato dei prestiti verdi. Il Green Loan Market mira a facilitare e sostenere un'attività economica sostenibile dal punto di vista ambientale e/o sociale. Un gruppo di rappresentanti di primarie istituzioni finanziarie attive nel mercato dei prestiti sindacati, ha sviluppato i cosiddetti Principi dei prestiti verdi (Green Loan Principles “Glp”). I Glp sono linee guida volontarie, che devono essere applicate dalle aziende debitrici in base alle caratteristiche sottostanti la transazione. Tali principi intendono promuovere l'integrità nello sviluppo del mercato dei prestiti verdi, mettendo in evidenza i casi in cui un finanziamento può essere classificato come "verde". I Glp si basano e fanno riferimento ai Green Bond Principles (Gbp) dell'International Capital Market Association al fine di promuovere la coerenza nei mercati finanziari. I Gbp, infatti, sono le linee guida per l'emissione volontaria, riconosciute a livello internazionale, che promuovono la trasparenza, la divulgazione e la rendicontazione
nel mercato dei green bond. I seguenti Glp costituiscono la struttura di riferimento per gli operatori di mercato: • Utilizzo dei proventi: di fondamentale importanza è l’utilizzo dei proventi del finanziamento che dovrà essere adeguatamente messo in evidenza. Tutti i progetti verdi designati dovranno avere un impatto ambientale o sociale, che, ove possibile, dovrà essere definito e misurato da parte del debitore; • Valutazione del processo e del progetto: il debitore deve comunicare chiaramente ai suoi finanziatori: - i suoi obiettivi di sostenibilità ambientale; - le caratteristiche secondo cui il progetto si può definire “verde” - il processo e i criteri mediante i quali ha identificato ed intende gestire i rischi ambientali potenzialmente rilevanti associati al progetto proposto; • Gestione dei proventi: I proventi di un prestito verde dovrebbero essere accreditati su un conto dedicato o altrimenti tracciati dal debitore in modo appropriato, in modo da promuovere la trasparenza; • Reporting: I debitori devono tenere prontamente disponibili informazioni aggiornate sull'uso dei proventi fino al completo
utilizzo. In dettaglio cos’è un prestito verde? Si tratta di un prestito legato alla sostenibilità ambientale, è uno strumento che incentiva il debitore a raggiungere obiettivi di performance di sostenibilità concordati, come un miglioramento del rating ESG (Environmental, Social e Governance). I finanziamenti verdi sono qualsiasi tipo di strumento di prestito messo a disposizione esclusivamente per finanziare o rifinanziare, in tutto o in parte, progetti nuovi o esistenti classificati come “verdi”. Un elenco non esaustivo di progetti “verdi” ha le seguenti finalità: • aumento dell’efficienza energetica • controllo e prevenzione dell’inquinamento • conservazione dell’ambiente terrestre e della biodiversità marina • sostenibilità dei trasporti • sviluppo della comunità e dell’economia circolare Ma come funziona un prestito “verde”? Il debitore e il finanziatore lavorano insieme per fissare gli obiettivi di performance di sostenibilità collegati al prestito. Tali obiettivi dovrebbero essere strettamente correlati all'attività svolta dall’azienda debitrice
GABRIELE TIPALDI, PARTNER RSM ITALIA
e agli obiettivi generali di Csr (Corporate Social Responsability). I prestiti legati alla sostenibilità spesso hanno tassi di interesse collegati alla performance del debitore in campo ambientale, sociale o di governance, che contemplano una riduzione del tasso legata al raggiungimento di un punteggio connesso alla performance fissata. Le principali banche utilizzano i rating Esg (monitorando i miglioramenti nel punteggio del debitore) come metrica chiave e indicatore di performance. Il Green Loan Market è un mercato ancora da sviluppare, ma, a livello mondiale, il 2019 ha registrato un record nelle emissioIL 2019 HA REGISTRATO UN RECORD NELLE EMISSIONI TOTALI DI DEBITO LEGATE ALLA SOSTENIBILITÀ, MA IN ITALIA È ANCORA IN FASE DI SVILUPPO
ni totali di debito legate alla sostenibilità. Secondo Bloomberg tale valore ha raggiunto i 465 miliardi di dollari (+78% rispetto al 2018). In tale contesto, un esempio interessante è rappresentato dalla banca inglese Unity Trust Bank, fondata oltre 36 anni fa, che si prefigge l’obiettivo di soddisfare le esigenze dei suoi clienti e contemporaneamente arricchire la società aiutando le organizzazioni a contribuire al cambiamento economico, sociale e ambientale. Con un totale di circa 159 milioni di sterline di finanziamenti verdi erogati, un esempio è fornito dal finanziamento di startup che utilizzano la tecnologia digitale in modo innovativo per affrontare i problemi sociali e per migliorare la vita dei giovani in campo educativo e professionale. In Italia, attivo in questo segmento di mercato, è il Gruppo Intesa San Paolo che con Banca Imi in qualità di Global Coordinator e in pool con altre banche, nel 2019 ha concluso con Italo, leader in Europa nel settore del trasporto ferroviario ad alta velocità, il più grande Green Loan mai finalizzato in Italia - pari a € 1,1 miliardi - e il maggiore a livello mondiale nel settore trasporti.
Nel campo del credito alle Pmi, il panorama bancario offre ancora poco o nulla sul piano della valutazione della sostenibilità, ciò perché i criteri standard Esg prevedono una forte strutturazione che poco si concilia con le caratteristiche del tessuto economico di piccola e media dimensione. Qualcosa però si sta muovendo anche nei territori locali. Banca della Marca, istituto di credito cooperativo - parte del Gruppo Iccrea - radicato nelle province di Treviso, Venezia e Pordenone, ha attivato prestiti agevolati, con sconti fino al 25% sui tassi di interesse, per le aziende che effettuano investimenti di carattere ambientale, sociale e di welfare aziendale. Con la supervisione scientifica del professor Alberto Lanzavecchia sul laureando Roberto Valea dell’Università di Padova, la Banca si affida ad un algoritmo per integrare la valutazione del rischio di credito dell’investimento e della controparte anche con il percorso evolutivo dell’impresa verso modelli sostenibili di organizzazione e di gestione. Abbiamo chiesto al Prof. Lanzavecchia quali sono i criteri alla base di questo algoritmo: «Ai criteri classici, ne vengono affiancati altri, come certificazioni ambientali o progetti di risparmio energetico, ma anche bilanci sociali, programmi per la salute e la sicurezza sul lavoro, per la formazione del personale, per il miglioramento della qualità dei prodotti e dei processi. Sulla base di questo innovativo rating, viene applicato uno “sconto” sul tasso di interesse». In conclusione, lo sviluppo del Green Loan Market rappresenta un’opportunità per rilanciare gli investimenti in un tessuto imprenditoriale profondamento segnato dalla crisi economica derivante dalla pandemia. Il sistema bancario italiano è pronto a rinunciare ad una parte del proprio profitto per il bene comune rappresentato da un’attività economica più sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale? *Partner RSM Italia
77
FINANZIARE L’IMPRESA NSA ECONOMY RANKING
La farmaceutica sana che non specula sul Covid Nell’anno della pandemia non si sono visti fatturati straordinari nel comparto: è stata preferita una strategia di supporto sociale. D’altra parte, i conti erano già sani, come attesta l’Nsa Economy Ranking di Maddalena Bonaccorso
L’
industria farmaceutica, così come quella dei dispositivi medici, sono tra le più vitali e prosperose sia in termini di ricerca e sviluppo che in quelli di investimenti e innovazione tra tutte le realtà manifatturiere in Italia. Dai dati di Federfarma emerge un +58% di esportazione nel triennio 2017/2019, con un quasi +21% solo nell’ultimo anno e un valore globale di 34 miliardi di euro. Il primo mercato verso il quale si esporta sono gli Stati Uniti, che arrivano a coprire il 18,6% del totale di esportazioni dall’Italia. Riguardo ai numeri dell’occupazione, vengono impiegati oltre 280mila addetti in 50mila imprese: il fatturato globale è di 106 miliardi di euro. Dal canto suo, il settore dei dispositivi medici genera in Italia un mercato che vale 16,7 miliardi di euro tra export e mercato interno e conta 4.323 aziende, che occupano 94.153 dipendenti. Si tratta di un tessuto industriale molto eterogeneo, altamente innovativo e specializzato, dove le piccole aziende convivono con i grandi gruppi. Sono 2.354 le imprese di produzione presenti nel nostro Paese, che insieme alle 1.689 aziende di distribuzione e alle 280 di servizi producono o distribuiscono circa 1,5 milioni di dispositivi medici. Delle 4.323 imprese sul territorio nazionale 3.753 sono nazionali e 570 multinazionali: il settore presenta importanti tassi di investimento in ricerca e innovazione, fondamentali per lo sviluppo della Sanità e dell’economia italiana. Import ed export sono in crescita, l’export con un +7,9% grazie al quale si supera quota 5,7 mld di euro. I principali mercati sono Usa, Francia e Germania.
78
Il settore, inoltre, è caratterizzato da un’occupazione altamente qualificata: il numero di donne occupate nel settore, così come quello di ricercatori, è nettamente superiore alla media generale del Paese: «Il comparto dei dispositivi medici» spiega Massimiliano Boggetti, presidente di Confindustria Dispositivi Medici e Chief Executive Officer di Diesse Diagnostica Senese «è un’industria molto tecnologizzata, poco energivora, che inquina poco e con una produzione di altissimo livello. È quindi un comparto sul quale sicuramente in futuro si potrà puntare ancora di più di quanto già non si faccia». La pandemia e quindi tutto l’anno 2020 non hanno portato alle aziende del comparto un aumento di fatturato, salvo per alcune realtà che producono ventilatori polmonari o dispositivi di protezione, ma questo per Boggetti è un segnale di responsabilità: «Il fatto che non si siano verificati fatturati straordinari » prosegue il presidente di Confindustria Dispositivi Medici «sta a significare il fatto che è stata scelta una strategia di supporto alla pandemia. I nostri associati, nella stragrande maggioranza, si sono dotati di un codice di comportamento sostenuto da prezzi calmierati commisurati a quello che era il mercato pre-pandemico. Nessuno ha speculato». Riguardo al futuro, sia il settore farmaceutico che quello dei dispositivi medici hanno grandi speranze derivanti anche da quelli che saranno i piani di sviluppo legati al recovery plan e alle strategie di “convivenza” con il virus: «Abbiamo già stilato diversi piani e documenti da inviare alle istituzioni» conclude Bogget-
Il settore dei dispositivi medici in Italia genera un mercato che vale 16,7 miliardi di euro tra export e mercato interno e conta 4.323 aziende, che occupano 94.153 dipendenti. Si tratta di un tessuto industriale molto eterogeneo, altamente innovativo e specializzato, dove le piccole aziende convivono con i grandi gruppi. A questi numeri si affiancano quelli del settore farmaceutico e delle aziende che infialano, impacchettano ed etichettano farmaci e dispositivi. Per Economy, ha classificato queste realtà il Gruppo Nsa, il primo mediatore creditizio per le imprese italiane per fatturato, vigilato dalla Banca d’Italia tramite l’Organismo agenti e mediatori. Il rank attribuito alle aziende da Nsa che vedete nella tabella a fianco è frutto di ricerche ed elaborazione di dati commissionata da Economy all’Ufficio Studi del Gruppo Nsa. Viene calcolato sull’analisi dei bilanci, regolarmente depositati. In particolare, l’analisi classifica le imprese per solidità patrimoniale, performance, affidabilità e redditività. Il Gruppo Nsa adotta anche in questa ricerca l’algoritmo definito dal Disa, Dipartimento di Studi Aziendali dell’Università di Bologna, per l’elaborazione dell’indice nsaPmindex, indice annuale sullo stato delle Pmi italiane. E la tabella a fianco rappresenta una fotografia dello stato di salute di queste imprese, suddivise per area geografica.
ti «perché siamo consapevoli della grande importanza che i nostri comparti potranno rappresentare negli anni futuri. Dal punto di vista della sostenibilità, siamo già realtà molto sofisticate che racchiudono in termini di economia “green” tutto ciò che altri settori stanno faticosamente cercando di raggiungere. In più, abbiamo la possibilità di stare al fianco delle governance dei vari Paesi per riuscire a costruire un servizio sanitario in grado di fronteggiare le esigenze di un mondo che è totalmente cambiato e che comunque non potrà tornare come prima».
Industria farmaceutica - classifica per area geografica
SUD
NORD-OVEST
NORD-EST
CENTRO
AREA GEOGRAFICA
CLASSIFICA 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
RAGIONE SOCIALE FARMACIE FIORENTINE - A.FA.M. S.P.A. DEMANT ITALIA S.R.L. TERUMO BCT ITALIA S.R.L. FARMA.NET SCANDICCI S.P.A. ICU MEDICAL EUROPE S.R.L. STORZ MEDICAL ITALIA - S.R.L. EVOJOB - S.C.R.L. ENDOLOGIX ITALIA S.R.L. AZIENDA FARMACIE DI PONTEDERA S.P.A. CAREFUSION ITALY 237 S.R.L. S.F.E.R.A. S.R.L. FARMACIE COMUNALI S.P.A. OFFICINA BOCEDI SRL VYGON ITALIA SRL VETAGRI S.R.L. KARL STORZ ENDOSCOPIA ITALIA S.R.L. MILTENYI BIOTEC SRL MEDI ITALIA S.R.L. BAUMER S.R.L. BONFIGLIOLI ENGINEERING S.R.L. INCYTE BIOSCIENCES ITALY S.R.L. HITACHI MEDICAL SYSTEMS SPA ORION PHARMA S.R.L. SAFETY S.P.A. MEDACTA ITALIA SRL NUVASIVE ITALIA S.R.L. MICROPORT SCIENTIFIC S.R.L. ALTECH S.R.L. INTERCEPT ITALIA S.R.L. AMICUS THERAPEUTICS S.R.L. EFARMA GROUP S.R.L. CARDIO VASCULAR S.R.L. ARCHIS S.R.L. TECSUD S.R.L. AM-NEXT S.R.L. A. ANNESE S.R.L. IVIS TECHNOLOGIES S.R.L. CRIOMED S.R.L. ALMA MEDICAL S.R.L. H.S. HOSPITAL SERVICE S.R.L.
FATTURATO
INDIRIZZO
34.980.763 € 28.218.301 € 17.382.920 € 10.378.141 € 10.303.694 € 8.696.241 € 4.878.888 € 4.134.344 € 3.706.670 € 3.159.161 € 30.539.541 € 22.030.283 € 21.628.983 € 21.075.598 € 13.593.324 € 12.941.226 € 11.763.344 € 11.104.275 € 10.620.301 € 10.562.230 € 27.625.214 € 23.030.388 € 20.962.580 € 18.052.643 € 17.531.491 € 17.313.154 € 16.400.983 € 13.737.928 € 13.669.475 € 11.357.564 € 9.013.836 € 4.919.301 € 3.334.379 € 3.234.917 € 3.011.570 € 2.753.990 € 2.290.938 € 48.267 € 1.930.776 € 1.850.473 €
Firenze (FI) Firenze (FI) Roma (Roma) Scandicci (FI) Roma (Roma) Roma (Roma) Gallicans nel Lazio (Roma) Roma (Roma) Pontedera (PI) Sesto Fiorentino (FI) Imola (BO) Trento (TN) Scandiano (RE) Padova (PD) Zevio (VR) Bolzano/Bozen (BZ) Bologna (BO) Bolzano/Bozen (BZ) Castelfranco Emilia (MO) Ferrara (FE) Milano (MI) Buccinasco (MI) Milano (MI) Bovisio-Masciago (MB) Milano (MI) Milano (MI) Peschiera Borromeo (MI) Bareggio (MI) Milano (MI) Milano (MI) Bacoli (NA) Bari (BA) Chieti (CH) Napoli (NA) Bari (BA) Bari (BA) Taranto (TA) Giffoni Sei Casali (SA) Marano di Napoli (NA) Sassari (SS)
79
CONVIENE INVESTIRE NELLE START UP INNOVATIVE?
Le società definite start-up innovative nascono con il decreto legge 179/2012 (noto come decreto crescita 2.0) il quale ha consentito la nascita di una nuova tipologia di impresa caratterizzata da un alto contenuto tecnologico consentendo agevolazioni a chi costituisce, a chi finanzia e all’imprenditore che la gestisce.
Questo significa che se hai una società che rispetta i parametri indicati di seguito puoi usufruire dei bonus e benefici fiscali ad essi riservati sia nel caso in cui sei un finanziatore, sia nel caso in cui tu sia l’imprenditore che gestisce la società.
INVESTI, QUINDI NELLA PARFINTECH SRL E OLTRE AD USUFRUIRE DEI VANTAGGI FISCALI PREVISTI DALLE NORMATIVE VIGENTI, SOSTIENI UN PROGETTO INNOVATIVO. “Usare i big data per orientare le scelte di business delle PMI verso una sana e prudente gestione amministrativo-finanziaria.”
In aggiunta alla gestione di EXTRADATA, piattaforma di raccolta e gestione dati (big data), sosteniamo le campagne di Equity e Lending Crowdfunding attraverso le piattaforme:
Extrafunding.it Equity Crowdfunding
Businesslending.it Lending Crowdfunding
PARFINTECH SRL Start-up Innovativa
P.zza XX Settembre, 21- 33170 Pordenone
[email protected]
STORY-LEARNING
TOH, CHI SI RIVE(N)DE Il catalogo che ha educato gli italiani agli acquisti a distanza torna in forma digitale. Dietro al debutto c’è Storeden, tech company veneta che già detiene il 4% del mercato italiano dell’e-commerce di Marco Scotti
C
hi non ricorda il mitologico catalogo di Postalmarket, che ha saputo unire gli interessi di diverse generazioni di italiani? Da una parte c’era chi riceveva la rivista per avere qualche idea in più su abbigliamento, lenzuola, stoviglie e altri accessori per la casa. Dall’altra c’erano i più giovani che usavano il Postalmarket soprattutto per le pagine centrali, quelle in cui le “modelle” mostravano qualche centimetro di pelle in più. E nell’epoca pre-internet era già una grande conquista. Il sistema di vendita per corrispondenza venne nel 1959 ad Anna Bonomi Bolchini la quale decide di usare questo catalogo estremamente voluminoso (anche 600 pagine) per raggiungere gli italiani direttamente a casa loro. Il picco viene raggiunto nel 1987 con 1,25 milioni di spedizioni e un fatturato vicino ai 400 miliardi di lire. Poi il lento ma inesorabile declino. Oggi però Postalmarket è pronto a tornare sfuttando l’enorme diffusione dell’e-commerce. D’altronde i vari Amazon o Ebay non sono anch’essi degli enormi cataloghi da sfogliare per poi acquistare e farsi mandare le merci a casa? Partendo da questo assunto, e concedendo un’anticipazione con la copertina su cui campeggia Diletta Leotta, l’azienda è pronta a una seconda giovinezza. Ad agevolare il ritorno del catalogo è Storeden, un’azienda con sede a Villorba – provincia di Treviso – che ha una storia che vale la pena raccontare. «Nasciamo nel 2008 – ci racconta il fondatore Marco Orseoli – come web agency. Da lì la crescita è stata costante: abbiamo poi iniziato a sviluppare gli e-commerce per i nostri clienti impiegando le tecnologie più diffuse. Ci siamo prontamente accorti che la richiesta era di essere semplici e personalizzabili, per venire incontro alle soluzioni e alle esigenze di aziende di dimensioni, settori e specificità estremamente differenti. Da questo percorso è nato quindi Storeden, una soluzione cloud che permette a chiunque di creare i propri canali di vendita, sia tramite social network, sia tramite marketplace, sia nei punti cassa dei negozi fisici: una strategia omnicanale. Con noi le aziende possono in pochi minuti realizzare un ecommerce professionale sincronizzato con i migliori marketplace, la piattaforma è infatti integrata con Amazon, Ebay, Facebook e Instagram, solo per citare alcune delle realtà più note». Una realtà che si sviluppa anche grazie ad una rete di oltre 250 agenzie web tra le migliori in Italia, che hanno scelto di proporre la piattaforma ai propri clienti per supportare chi deci-
84
86
TEO.REMA
SPINUP
L’INGEGNO INDUSTRIALE PROTEGGE DAL COVID
LA REDENZIONE ARRIVA DA FACEBOOK
88
91
WINELIVERY
PREMIUMARKET.NET
INSIEME ALLA BOTTIGLIA SI “SBOCCIA” LA STARTUP
L’E.COMMERCE PER L’INDUSTRIA DIVENTA UNA COMMUNITY
81
STORY-LEARNING
de di utilizzare la soluzione con il marketing, ma anche con sviluppi personalizzati, in modo da soddisfare le esigenze di clienti in modo specifico. La soluzione è piaciuta al mercato, tanto che si è già aperta anche al mercato europeo. L’anno della pandemia, d’altronde, ha accelerato il processo di espansione: il volume delle vendite on line sulle piattaforme del gruppo è cresciuto del 234%. Già prima dell’emergenza Covid circa il 4% dei siti e-commerce italiani si muoveva su piattaforma Storeden (secondo il rapporto 2020 di Casaleggio Associati). Significa un “piede”, anzi un “piedone” in un mercato che lo scorso anno valeva circa 58,6 miliardi se si contano digital retail ed e-commerce. E la formula sembra essere efficace: ad oggi sono oltre 3.000 le imprese che utilizzano il software dell’azienda veneta; ciò ha portato a visitare i siti costruiti con il loro codice milioni di volte. Ma il 2020 in Storeden non sarà ricordato solo per i record di fatturato e la crescita aziendale. L’azienda ha infatti acquisito un nuovo stabile, che nel corso del 2021 diventerà headquarter unico, una sorta di cittadella dell’ecommerce con tanto di centro benessere. «Per il 2021 – aggiunge Orseoli – abbiamo in programma di incrementare la presenza all’estero. Stiamo diventando a tutti gli effetti una piattaforma internazionale con clienti in Usa, Svizzera, Francia, Spagna. Siamo già operativi in sette lingue e abbiamo una rete di partner che ci consente di coinvolgere i professionisti del web dei vari paesi per creare un network di collaborazioni». Ma torniamo a Postalmarket. Come detto, la testimonial del primo numero sarà Diletta Leotta. L’idea è di creare una sorta di e-commerce del Made in Italy con un obiettivo ambizioso: arrivare in cinque anni a conquistare lo 0,5% del market share complessivo, ovvero un paio di miliardi di euro a valori costanti. Una missione estremamente ambiziosa – basti pensare che Amazon ha una sezione dedicata
82
alle produzioni nostrane che ha lanciato ormai due anni fa – ma che potrebbe perfino andare in porto se si ricreasse il legame affettivo tra il catalogo e gli italiani. Come altri prodotti iconici andati in soffitta per diversi motivi, anche Postalmarket è rimasto nell’immaginario del nostro Paese. Il lancio è previsto nei prossimi mesi, rimane da capire se si manterrà anche la formula cartacea – da vedere modalità e destinatari, visto che la carta costa e internet ha fatto tabula rasa di tutti i cataloghi – o se si punterà solo sull’online. Il ruolo di Storeden dunque sarà quello di creare l’infrastruttura L’OBIETTIVO È DI CONQUISTARE IN CINQUE ANNI LO 0,5% DEL MARKET SHARE COMPLESSIVO, PER UN VALORE DI UN PAIO DI MILIARDI DI EURO
su cui poggerà il rilancio dell’azienda. Una missione complicata, ma i nomi che già oggi collaborano con la realtà veneta sono diversi: nel food&beverage ci sono Nardini e Melinda, nel calzaturiero Scarpa, Garmont e Pellizzari; nel beauty Star, Euphidra e Capello Point. E poi c’è anche il Bologna Calcio, oltre ai centri commerciali Supermedia. Un altro dei temi caldi di questo nuovo scenario entro cui si muovono le vendite (online e “offline”) è quello rappresentato dall’integrazione nei processi di vendita delle nuove tecnologie. Così, chi compra online potrà avvalersi della realtà aumentata per vedere come
calzi un cappotto o se il divano rischia di fare a pugni con il colore delle pareti. E chi invece si reca nel punto vendita tradizionale fornirà una grande mole di dati e potrà ricevere offerte profilate sul singolo utente. Un aiuto arriverà anche dalla nuova velocità di connessione 5G, che permetterà di gestire circa un milione di dispositivi per chilometro quadrato, almeno dieci volte tanto rispetto alla capacità dell’attuale rete. Non basta: la moda, abituata alle passerelle e agli appuntamenti dedicati alla presentazione delle nuove collezioni ora deve fare i conti con il distanziamento. Per questo le piattaforme online possono sopperire a questa mancanza, creando una sorta di showroom virtuale. Quasi a fare da contraltare, un altro effetto della pandemia è l’accorciamento della catena produttiva e distributiva, con il risultato che l’interesse per il “local” è tornato a livelli elevati. «Abbiamo lavorato con trevisonow.it – ci racconta Orseoli – un progetto che raggruppa le attività della provincia e offre la possibilità di vendere i prodotti in un sito che crea una sorta di vetrina locale, avendo però collegati tutti i servizi di pagamento e di logistica collegati. E questo è un modello esportabile in tutta Italia. Altro trend è quello della ristorazione: con la pandemia la richiesta di cibo a domicilio è aumentata a dismisura, noi garantiamo un sistema efficace sia per le consegne che per i pagamenti». Infine, ancora un accenno alla pandemia. «A marzo dell’anno scorso – conclude Orseoli – abbiamo registrato un’impennata di richieste, già dai primi giorni del Covid. Per questo abbiamo offerto la nostra piattaforma con 60 giorni di utilizzo gratuito. Un’iniziativa che è stata apprezzata, visto che abbiamo avuto un incremento delle registrazioni nell’ordine del 400%. I due mesi di prova “free” sono rimasti anche adesso che pure l’emergenza sembra lievemente scemata».
La formazione diventa easy tra guru di settore e bigini 4.0 Dalla piattaforma Competenze per trarre ispirazione da chi eccelle nel proprio settore a 4Books, che offre la conoscenza superficiale dei libri di business: ecco l’anti-disciplina di Marco Montemagno di Marco Scotti
L
avorare, lavorare, lavorare. Il riassunto di un anno di smart working è sostanzialmente questo. Lo dicono i numeri – ore dedicate alla professione aumentate almeno del 6% - lo dice la percezione di essere perennemente reperibili. Sì, ma dove lo si trova il tempo per imparare o per accrescere il bagaglio delle esperienze? Come si soddisfa la domanda sempre più urgente di una formazione di livello, ma che sia rapida e intuitiva data la mole infinita di stimoli cui siamo sottoposti? Se l’è chiesto Marco Montemagno, star del web da oltre un milione di follower (solo su Facebook), un passato da divulgatore di nuove tecnologie su Sky, organizzatore e inventore della Social Media Week. Oggi è un imprenditore digitale, vive a Brighton e offre soluzioni per venire incontro alle esigenze dei manager tutti presi dalla nuova routine. La prima si chiama 4Books, e si propone di fornire una conoscenza superficiale dei più importanti libri di business. «Abbiamo già 15mila abbonati tra Italia e altri Paesi – racconta Montemagno a Economy – e una mission precisa: noi non siamo un’alternativa ai libri, piuttosto vogliamo dare i punti principali, essere i selezionatori, la barriera d’accesso. Facciamo un pezzetto piccolino che pensiamo possa essere utile, ma non ci sostituiamo ai libri e invitiamo ad approfondire». La seconda idea di Monty – a proposito, esiste uno spassosissimo imitatore, Young Montemagno, che scimmiotta il divo del
MARCO MONTEMAGNO
web in filmati a bassa definizione che ci ma piuttosto imparare da lui l’apertura riportano agli anni ‘90 – è più complicata mentale che gli ha permesso di diventare e completa al tempo stesso. Si parte da un una stella (Michelin) della ristorazione. Il assunto: che lo schema Masterclass - cioè progetto di Competenze è già partito, con quell’enorme contenitore di corsi video un costo di 299 euro all’anno per accedere che raduna i più importanti esponenti dei all’intera offerta di corsi o di 49 euro per diversi settori, da Massimo Bottura a Maruno singolo. Cifre tutto sommato accessibitin Scorsese – funzioni piuttosto bene. D’alli se si guarda con consapevolezza a quello tronde, l’ultimo round di finanziamento è che viene offerto: non la ricetta per diventaandato oltre i 200 milioni di euro. Da qui, lo re i migliori, ma la tavolozza su cui mischiaspunto: perché non replicare lo schema? E re i propri colori. Poi starà alla sensibilità così nasce Competenze, la piattaforma che di ognuno dipingere con quelle tempere la raduna (per ora) oltre 50 personaggi di diGioconda o un omino stilizzato. versa estrazione, da Yuri Chechi a Carolina «Noi – conclude Montemagno – facciamo il Vergnano che hanno un unico punto in colavoro di selezione. Ho un passato come giomune: eccellere nel settore da cui provencatore professionista di ping pong, ma il mio gono. primo allenatore era pessimo e per questo «Si tratta – ci racconta Montemagno – di mi sono trascinato degli errori di fondo per una sorta di Netflix tanto tempo. Ecco, «PER OTTENERE IL SUCCESSO un po’ più intellinoi facciamo in modo OGGI OCCORRE UN CONTINUO gente, perché parte che si possa prendere PROCESSO DI MODULAZIONE dall’idea che si possa spunto dal percorso DELLE PROPRIE COMPETENZE» imparare dai migliofatto dai migliori e ri non tanto a diventare come loro, ma un impiegare il loro successo come sentiero da modus operandi, una dedizione, un piano seguire per eccellere nella propria profesformativo. Non vogliamo essere trasversali sione. È ovvio che il web pullula di contenue interdisciplinari, ma anti-disciplinari, che ti, di ricette magiche, di para-truffatori che è poi una teoria del Mit. Oggi per avere sucpromettono la luna. Ma sappiamo anche che cesso non si segue più il tradizionale cursus se si dà il meglio il mercato c’è. Noi diamo che prevede liceo, università, master e poi delle linee guida iniziali, ma non prometlavorare nel settore per cui si è studiato, ma tiamo di trasformare i nostri utenti in Feun continuo processo di modulazione delle derer». E già questo suona meglio di tante proprie competenze». promesse non mantenibili che si incontrano Dunque, non tanto apprendere da Davide sul web. Per la magia, che trasforma la zucca Oldani come fare un piatto straordinario, in carrozza, citofonare altrove.
83
STORY - LEARNING
L’INGEGNO INDUSTRIALE PROTEGGE DAL COVID Dal distretto della gomma del Sebino una case history che dimostra quanto le Pmi siano tempestive nell’adattarsi ai nuovi contesti: quella di Teo.Rema, che ora produce anche mascherine in silicone medicale di Paola Belli
I
l suo “know how” ha quasi mezzo secolo e le sue performance sono al passo con la più avanzata tecnologia: Teo.Rema è un’azienda di Zocco di Erbusco protagonista di uno dei distretti storici, quella della gomma del Sebino, da anni traino dell’export italiano nel mondo. Governata da Gabriele Gottardi con il fratello Ivan, ha trasformato l’emergenza sanitaria del Covid-19 in opportunità di crescita. Agli ottimi risultati raggiunti nel settore delle guarnizioni in gomma, Teo.Rema oggi aggiunge anche la produzione di dispositivi di protezione. È così che nasce TMask, una mascherina in silicone, frutto di ricerca e studi condotti direttamente dal laboratorio interno dell’azienda, fiore all’occhiello dell’impresa per capacità progettuale e ricerca tecnologica. «L’idea di sviluppare la nostra mascherina è nata a marzo del 2020, in piena emergenza Covid. Il bisogno sempre maggiore di protezione individuale e i problemi legati alle forniture di dispositivi di protezione hanno spinto la nostra azienda a produrre internamente delle mascherine creando il brand TMask», spiega Gabriele Gottardi, a.d. di Teo.Rema. Nonostante l’emergenza richiedesse soluzioni immediate, il management non ha tralasciato nessun aspetto nella fase di ricerca. «Abbiamo studiato tutte le normative, contattato consulenti specializzati e i principali laboratori di ricerca medica, certificato i nostri tessuti filtranti secondo le norme di riferimento. L’obiettivo era, ed è, quello di rispondere ad un’esigenza sociale per garantire una risposta in termini di protezione che fosse accertata e certificata - racconta Gabriele Gottardi -. Inoltre, è stata un’opportunità di crescita per l’azienda che ha acquisito delle conoscenze importanti utili allo sviluppo della nostra attività in Italia e all’este-
84
LA MASCHERINA IN SILICONE MEDICALE DI TEO.REMA
ro. L’emergenza è stata uno stimolo di crescita professionale ma anche l’accelerazione del processo di responsabilità sociale d’impresa». Impegno sociale che è stato trasformato subito in una donazione di mascherine TMask a tutti i poliziotti della Questura di Brescia e agli agenti della Polizia Locale: «Aver potuto aiutare le forze dell’ordine della nostra provincia è stato un gesto di responsabilità per il territorio e per la popolazione che ci ha riempito di orgoglio». Il punto di partenza di TMask è rappresentato da un materiale ben noto alle aziende del Sebino: il silicone. Una produzione che rispecchia sia l’alto tecnicismo che la visione green dell’azienda, come affermato da Ivan Gottardi, direttore generale di Teo.Rema: «Sono mascherine in silicone medicale antibatterico, al cui interno sono inseriti particolari additivi, sotto forma di ioni di argento, che consentono di neutralizzare la crescita di microbi, batteri e muffe, utilizzabili sia in ambito civile che professionale. Hanno filtri intercambiabili che permettono di riutilizzare infinite volte il corpo maschera, riducendone anche l’impatto ambientale. La mascherina è certificata come dispositivo medico». Ma non ci sono solo le mascherine: Teo.
Rema opera nei mercati globali producendo guarnizioni in gomma per i principali settori industriali: elettromeccanica, pneumatica-oleodinamica, elettrodomestici, automotive, gas, aerospaziale, idraulica, medicale. «La ricerca e lo sviluppo sono il nostro core business – spiega Gabriele Gottardi –.I nostri prodotti sono la dimostrazione dell’ingegno industriale: spesso minuscoli, sempre nascosti all’interno di un insieme, invisibili e tuttavia essenziali al corretto e duraturo funzionamento di quel progetto. Siamo in grado di progettare e realizzare qualsiasi pezzo, di qualsiasi dimensione in tempi velocissimi su specifiche richieste del cliente». «La customatizzazione infatti per noi non è uno slogan, ma un modello produttivo – specifica Ivan Gottardi –. Teo.Rema, oltre alla produzione di articoli standard, offre la possibilità di realizzare prodotti personalizzati a seconda delle esigenze del cliente, che riceve assistenza dalla progettazione, attraverso un accurato co-design e la scelta della materia prima, fino alla consegna del prodotto finito. Le nostre attività di controllo vengono programmate durante tutto il processo produttivo che è interamente certificato, dalla materia prima alla logistica».
L’ambiente giusto dove poter GUADAGNARE “prestando” i propri denari!
Scopri e condividi con noi nuove opportunità
COMINCIA A GUADAGNARE IN QUATTRO SEMPLICI MOSSE: 1- Iscriviti gratuitamente 2- Verifica il tuo profilo (antiriciclaggio) 3- Carica il tuo portafoglio 4- Seleziona le operazioni che vuoi fare
VUOI INIZIARE A GUADAGNARE FINANZIANDO L’ECONOMIA REALE?
Con businesslending.it è facile, rapido e sicuro.
SCEGLI TRA I PROGETTI DISPONIBILI
TIENITI SEMPRE AGGIORNATO
PARTECIPA ANCHE CON PICCOLE SOMME
Ogni progetto pubblicato è stato attentamente verificato da un pool di esperti nel settore finanziario, assicurativo e legale che ne ha appurato la solidità e l’affidabilità degli esponenti aziendali.
Una volta investito in un determinbato progetto, riceverai aggiornamenti periodici con possibilità di accesso alle informazioni dettagliate.
Puoi partecipare con facilità a tutti i progetti e con piccole somme a partire da 100€. Al termine dell’investimento potrai decidere in piena autonomia se prelevare l’intera somma o reinvestirla in nuovi progetti.
Europay Srl Piazza XX Settembre, 21 33170 Pordenone
[email protected]
STORY-LEARNING
La «redenzione» arriva da Facebook La redemption (il tasso di risposta a una campagna marketing) sul web difficilmente supera il 15%. Spinup, invece, è riuscita a portarla al 20%. Come? Sfruttando la scalabilità del traffico dei social media di Marco Scotti
il Sacro Graal del marketing digitale: offrire ai clienti un elevato tasso di conversione o, per usare il termine corretto, aumentare la redemption. Il concetto è piuttosto semplice: come riuscire a traghettare l’utente da una normale pubblicità in rete fin sulla propria pagina, ottenendo dati e cercando di trasformarlo in cliente? Tutte le aziende del settore garantiscono di avere la formula magica, di aver trovato la ricetta perfetta. Si moltiplicano gli imbonitori in rete, tutti sono pronti a giurare su ciò che hanno di più caro. Ma poi quando si arriva ai numeri, purtroppo la solfa cambia. Per questo bisogna dare (un po’ più di) credito a Spinup, una realtà nata nel 2017 da un’idea del napoletano Antonio Romano. Il quale è partito da un assunto molto semplice: il traffico dei social network, Facebook in particolare, è qualitativamente meno rilevante di quello dei motori di ricerca. E questo non perché cambi il pubblico di riferimento, ma perché è ovvio che se si usa come parola chiave su Google “aspirapolvere” con ogni probabilità si starà cercando un nuovo modello o un centro riparazioni, mentre sui social si entra con intenzioni diverse, dal contatto con gli amici alla curiosità di vedere le foto dei vip. Ma
È
86
a differenza di Google, il traffico di Facebook è molto più scalabile. «Ho cercato – ci racconta Antonio Romano – di creare delle variabili, dei tool che permettono di mettere insieme le esigenze dei clienti anche di grandi dimensioni in modo da diventare un punto di riferimento. Ad esempio, abbiamo inventato uno strumento di videochiamata che consente di parlare con una sorta di assistente virtuale in grado di raccontare una promozione o un prodotto con la stessa interfaccia di Instagram. Il nostro obiettivo è quello di creare un dialogo tra la marca e l’utente, non accontentandoci più soltanto della landing page tradizionale». E i numeri, come detto, sono dalla parte di Romano. La sua azienda ha fatturato 200mila euro nel 2017, 880mila nel 2018, 1,5 milioni nel 2019 e ha chiuso lo scorso bilancio intorno ai 4 milioni. Il Cagr (tasso annuo di crescita composto) è del 158%, uno dei più alti in Italia. Soprattutto, diversamente da molte start-up che, per definizione, bruciano cassa, Spinup è in attivo. Altri numeri? Un tasso di conversione intorno al 20% (ogni cinque utenti contattati, uno è pronto ad ascoltare le offerte del brand committente) contro una media del settore tra il 14 e il 15%. «Possiamo essere paragonati a Google – gongola Romano –
ANTONIO ROMANO
perché gli utenti finali vengono motivati e ingaggiati: a parità di canale Facebook, se facessi atterrare gli utenti su una landing page statica e non dinamica otterrei risultati intono al 7%. Noi poniamo l’utente al centro e il risultato è un elevato livello di engagement». Le idee per il futuro non mancano. Ad esempio c’è Amalia, una delle prossime feature che verranno aggiunte. Si tratta di una sorta di avatar a tutto schermo che segue l’utente, come se si trattasse di un assistente virtuale. In questo modo i tradizionali chatbot “evolvono” grazie all’intelligenza artificiale in una sorta di motore per fare marketing. E, a proposito di evoluzione, un ruolo significativo l’ha giocato anche il Coronavirus, che ha modificato il comportamento digitale degli utenti. «Quello che poteva accadere in due o tre anni – conclude Romano – è successo in 7-8 mesi. È stata una sorta di darwinismo: chi è riuscito ad adattarsi al cambiamento è sopravvissuto. Nelle industry con cui collaboriamo noi c’è stato un vero boom della domanda, un’ulteriore spinta per fare meglio». E infatti gli obiettivi per quest’anno sono ancor ambiziosi: un fatturato tra i 6,5 e gli 8 milioni, magari puntando su qualche acquisizione.
...Noi vogliamo continuare a crederci!
Con superficie di appena lo%0,50% dell’intero Conuna una superficie di appena lo 0,50 dell’intero pianeta, pianeta, DETIENE MONDO. DETIENEILIL70% 70 %DEL DELPATRIMONIO PATRIMONIOARTISTICO ARTISTICO DEL DEL MONDO
STORY-LEARNING
60 magazzini in Italia, più di 50 città coperte (che però aumentano letteralmente di giorno in giorno), 750mila persone che hanno già installato l’app sul proprio cellulare e più di un milione di bottiglie vendute: «Inoltre» continua Magro, «abbiamo chiuso diversi round di funding, con i quali siamo riusciti a raccogliere quasi 7 milioni di euro e abbiamo accolto nella grande avventura di Winelivery qualcosa come 590 investitori: non solo privati, ci sono anche alcuni fondi. Siamo una specie di public company ad azionariato diffuso, non listata in Borsa. Abbiamo chiuso l’ultimo round di investimento pochi mesi fa, raccogliendo 2 milioni e mezzo di euro. Come numeri, siamo sempre cresciuti con percentuali in tripla cifra, cioè ogni anno cresciamo in media del 300% raggiungendo nel 2020 una crescita del 600%. Sono dati che ci collocano tra le migliori start up italiane come metriche». E se per l’Italia l’idea dei tre founder era, nel 2016, una assoluta novità, all’estero c’erano già esempi virtuosi, ai quali Magro e soci non fanno mistero di essersi ispirati: «Andrea, proprio nei mesi in cui la nostra idea prendeva forma» spiega Magro «si era recata per lavoro negli Usa, e aveva potuto constatare il Iniziata quasi per gioco, Winelivery oggi ha più di 750mila fatto che lì le “App per bere” erano già diffuse clienti in 50 città diverse. E ora si appresta a sbarcare anche nei piccoli e sembravano anche funzionare benissimo. centri, stringendo partnership con gli esercenti locali Ma per l’Italia (e in parte anche per l’Europa) noi siamo stati i primi. All’inizio, non avendo di Maddalena Bonaccorso infrastrutture logistiche, il deposito era casa mia: i vini bianchi occupavano tutto il mio friutto è iniziato con una cena, durango, i rossi stavano in salotto, anzi letteralmenco-founder, siamo subito partiti con grande te la quale è finito il vino. L’idea di te lo riempivano. Sotto casa avevamo un rider entusiasmo pur avendo in quel momento tutWinelivery, startup innovativa che che, man mano che arrivavano gli ordini, parti e tre ottimi lavori in altri ambiti e pur vesi occupa di consegnare a domicilio vino, birtiva per consegnare le bottiglie». nendo letteralmente additati come pazzi da ra e alcolici “già a temperatura di consumo”, Naturalmente, con la crescita dei clienti e parenti e amici: anche perché nel 2015, quannata a Milano nel 2016, ha origine proprio quindi delle attività, do abbiamo iniziato a WINELIVERY SI POTREBBE DEFINIRE così, da una necessità: «Ero a cena a Milano, a l’organizzazione casasviluppare l’idea che UNA PUBLIC COMPANY AD AZIONARIATO casa mia, con amici» spiega Francesco Magro, linga non poteva più poi sarebbe diventata DIFFUSO NON QUOTATA: SULL’APP co-founder e ceo della società «e a un certo bastare: Magro, Antirealtà l’anno seguenHANNO PUNTATO 590 INVESTITORI punto ci siamo trovati senza più vino. In quel nori e Roberto, grazie te, stava appena comomento abbiamo realizzato che non esisteanche alla vincente attività di crowdfunding, minciando il fenomeno del food delivery, ben va in Italia un servizio che ti permettesse di rihanno quindi iniziato ad organizzare i malungi dall’essere importante come lo è adescevere al domicilio una o più bottiglie e da lì è gazzini e la rete di rider, oltre a implementare so. A distanza di pochi anni, possiamo dire di partita l’idea della nostra “App per bere”. Con l’app che con un algoritmo elaborato apposiaver fatto la scelta giusta». Andrea Antinori e Giovanni Roberto, gli altri tamente “guida” gli utenti alla scelta del vino: Già, perché Winelivery conta al momento
Insieme alla bottiglia si “sboccia” la startup
T
88
anche perché la caratteristica di Winelivery è quella di fare arrivare nelle case dei clienti la bottiglia entro 30 minuti, alla temperatura giusta per essere servito in tavola: «Proprio per questo motivo» spiega il ceo «la nostra app mostra ai clienti solo le bottiglie che sono presenti nel magazzino più vicino all’abitazione, la location quindi che permette di tener fede all’impegno di velocità nella consegna. Inoltre, oltre alle bottiglie, abbiamo iniziato a consegnare anche ghiaccio, nella quantità di circa un centinaio di chili al giorno, e snack per chi vuole prepararsi l’aperitivo: diciamo che il cliente può ottenere un pacchetto “chiavi in mano” che gli permetta di ricevere gli amici ricevendo in casa nel giro di mezz’ora tutto l’occorrente per i cocktail». Naturalmente, con l’avvento della pandemia da Covid-19, che ha portato tantissime persone a scoprire il delivery, anche l’app di Magro e soci ha incrementato in maniera esponenziale la propria attività, tanto da far decidere ai founder di iniziare a guardare anche alla provincia: «Al momento siamo presenti in tutte le grandi città» continua Francesco Magro «ma vogliamo cominciare ad aggredire
anche i mercati più piccoli, come appunto le città di provincia. Utilizzeremo una strategia diversa, con un format pensato su misura che si chiama Winelivery pop, con wine bar che faranno anche (e non solo) consegna a domicilio. Dopodiché vorremmo provare a rivolgerci anche al mercato estero: inizieremo dalla Francia, cercando di adattarci alle diverse abitudini dei cugini d’Oltralpe». PER IL 2021 È STATA PIANIFICATA L’APERTURA ALL’ESTERO E SBARCHERÀ IN FRANCIA, DOVE IL MERCATO È SIMILE AL NOSTRO
In verità l’apertura all’estero era già stata pianificata per il 2020, poi ovviamente la pandemia ha cambiato le carte in tavola: se da un lato infatti il lockdown ha aiutato Winelivery ad acquisire clienti, dall’altro gli enormi problemi di spostamento tra i vari Paesi (e anche tra le regioni) non ha facilitato il compito dei tre imprenditori. Ma, espansione a parte, il lavoro comunque non manca, anche perché il settore di ricerca e sviluppo interno deve continuare a lavorare a pieno ritmo per tenere il passo; la consegna
rigorosamente in 30 minuti e a temperatura, man mano che i volumi crescono, deve essere assicurata con una performance da implementare in continuazione: «Mi piace dire che siamo più una tech company che una wine company alle cui spalle, oltre a un grande lavoro logistico c’è anche un notevole investimento tecnologico» continua Magro. «Facciamo talmente tante consegne che i nostri algoritmi devono essere in grado di ottimizzare il lavoro in modo da aumentare la velocità e la redditività. Il nostro team quindi lavora incessantemente per far sì che la tecnologia sia in grado di supportare sempre di più il business migliorando nel contempo la soddisfazione dei clienti». Soddisfazione che non manca, se è vero come è vero che Winelivery “apre” in quasi una nuova città a settimana e che ha reclutato ormai centinaia di rider: si può ordinare tutto il beverage, anche l’acqua. I prodotti più amati vedono in testa alla classifica il prosecco, ma quasi alla pari con vino rosso e vino bianco, ovviamente a seconda della stagionalità: «D’inverno vendiamo tantissimo rosso, in estate il bianco, invece le bollicine sono costanti per tutto l’anno. Il rosato è ancora residuale, nonostante sia tornato di moda negli ultimi anni dopo un periodo molto lungo di oblio. E poi ovviamente vendiamo tanta birra, ma anche superalcolici, con in testa il gin». L’idea è quindi più che vincente, cosa che viene confermata (casomai ce ne fosse bisogno) anche dal fatto che uno dei principali servizi di consegna a domicilio di vini e liquori negli Usa, cioè Drizly, che copre 1.400 città tra Stati Uniti e Canada, è stato comprato proprio poche settimane fa da Uber, per la cifra monstre di 1,1 miliardi di dollari. Ma Magro, almeno al momento, non è interessato all’argomento: «Noi vogliamo crescere, espanderci, dimostrare che la nostra idea di un lustro fa è stata la scelta giusta. Abbiamo davanti una strada ancora molto lunga, vogliamo raddoppiare nel 2021 quanto fatto nel 2020 e il team è focalizzato su obiettivi operativi: la finanza, in questo caso, può aspettare».
89
STORY-LEARNING
DIETRO ALLO SCONTRINO C’È UN BUSINESS MILIONARIO Dagli scontrini alle carte d’imbarco, partendo dai lettori di codici a barre e arrivando agli smart locker: un business che per Custom Group vale 225 milioni di euro l’anno. Che ora si rafforza grazie all’home delivery di Marco Scotti
F
orse non tutti sanno di aver utilizzato almeno una volta nella vita un prodotto di Custom Group. Azienda con una storia quasi trentennale, è famosa per la realizzazione di meccanismi di stampa e di scansione: stiamo parlando di oggetti come gli scontrini dei parcheggi, le ricevute dei bancomat, i referti dei macchinari medicali, l’analisi dei tubi di scappamento delle vecchie automobili e le carte d’imbarco che vengono consegnate ai passeggeri una volta in aeroporto. L’azienda fattura 225 milioni con 680 dipendenti, occupati nei cinque impianti produttivi: Italia, Cina, India, Romania e Brasile. «Siamo cresciuti molto – ci spiega Giulio Berzuini, Chief Sales e Customer dell’azienda – e siamo leader indiscussi nel settore della stampa per aviation. Negli ultimi dieci anni abbiamo raggiunto traguardi importanti: siamo presenti in 400 aeroporti, tra cui il più premiato al mondo, quello di Singapore in cui abbiamo installato oltre 2.000 stampanti. Si tratta di una tecnologia molto robusta, che abbiamo mutuato dal mondo ferroviario per la produzione di biglietti, che impieghiamo dall’Africa alla Russia, capace di sopportare temperature rigide o torride senza dare pro-
90
blemi. Ma ovviamente la pandemia ha cambiato di molto le nostre produzioni e le richieste che ci vengono rivolte. E siamo riusciti a rispondere in maniera efficace. Ad esempio: la lotteria degli scontrini ha riportato la centralità del negozio fisico rispetto all’e-commerce, ma dal nostro punto di vista si tratta di un’eccezionale nicchia di mercato in cui infilarci per stampare questo nuovo tipo di ricevute per partecipare all’estrazione finale». La parola d’ordine di Custom Group sta diventando sempre di più “tecnologia”, declinata lungo diversi filoni. È tecnologia riuscire a raccogliere i dati in maniera intelligente ma anche saperlo leggere in maniera corretta, altrimenti si tratta di un mero accumulo senza costrutto. E in questo l’azienda è presente con delle soluzioni hardware e software sviluppate per la lettura del codice a barre e la sua “traduzione” in informazioni utili per gli esercenti. Non solo: ancora una volta con la “complicità” della pandemia Custom Group ha iniziato a scommettere sulle tecnologie per il self-service, come ad esempio i locker
(armadietti con codice di sblocco in possesso dell’utente finale) in cui vengono messi prodotti di diverso tipo, da quelli acquistati sui principali marketplace fino alla spesa e al food delivery. Questo tipo di richiesta ha avuto un vero e proprio boom: +700% da marzo dello scorso anno. «La crescita esponenziale della consegna a domicilio – prosegue Berzuini – è stata affiancata da un altro trend, quello del cosiddetto click&collect, ovvero ordine in rete e ritiro presso un punto vendita o, appunto, un locker. Nel secondo caso la richiesta è di prodotti standard, che soddisfano le necessità di varie tipologie di retailer. L’home delivery non è solo comodo, ha anche dei punti deboli: ad esempio perché può succedere che il cibo arrivi freddo, o non arrivi proprio o che sia sbagliato. E poi sempre più spesso leggiamo di consegne che non vengono saldate con rischi considerevoli per la cassa dei ristoranti e degli esercenti. Con il locker, invece, non c’è rischio per il retailer, il pagamento avviene prima e soprattutto si possono evitare i disservizi per il cliente». Il futuro rimane roseo. Intanto, perché le soluzioni relative ai locker stanno prendendo piede anche nel mondo farmaceutico. Questo grazie al traino dei millennial che hanno iniziato a comprare online i prodotti da banco per poi ritirarlo direttamente in farmacia, saltando la coda. «E poi – conclude Berzuini – se ci saranno delle possibilità dal punto di vista m&a saremo attenti a coglierle. L’azienda è sana dal punto di vista finanziario».
L’e-commerce per l’industria diventa una community
L’appuntamento con GenovaJeans è per maggio 2021. Sotto, il sindaco di Genova Marco Bucci
Oltre vendere e acquistare prodotti per meccanica, edilizia, noleggio attrezzature e sicurezza, sulla piattaforma Premiumarket.net creata da Corrado Massaro le aziende possono trovare partner e fare rete di Maddalena Bonaccorso
L’
imprinting è quello familiare della Massaro Costruzioni, una solida dinastia alla guida di un’azienda al top nel settore building e facilities: ma Corrado Massaro, fondatore e ceo di Premiumarket.net, portale di e-commerce tutto made in Italy, ha voluto guardare oltre e ha quindi deciso, proprio durante la pandemia, di lanciare la sua startup di vendita online. Non si pensi, però, che il portale sia un e-commerce come gli altri: qui il focus è proprio il settore industriale, ed è anche un luogo virtuale dove le aziende possono collegarsi, fare rete, trovare partner, mostrare i propri prodotti e infine venderli comodamente senza muoversi dai magazzini. All’interno del sito si trovano quattro aree, cioè Meccanica, Edilizia, Noleggio attrezzature e Prodotti per la sicurezza: dopo solo pochi mesi di attività (il sito è online da ottobre del 2020) Premiumarket.net è già tra i primi dieci portali in Italia come utenza: «All’interno di Premiumarket.net», spiega Corrado Massaro, «troviamo sia una vetrina prodotti che una sorta di rete d’impresa, con tutte le varie aziende iscritte e divise per settore merceologico. E poi c’è il vero e proprio portale integrato dal quale si accede all’e-commerce. Qui si trovano sia prodotti a marchio Massaro che altri di diverse aziende, con la caratteristica comune di essere, ovviamente, industriali, rivolti quindi esclusivamente alle imprese. Si può acquistare praticamente di tutto: banchi di
saldatura, troncatrici, argani, apparecchiature per la sicurezza...». Recentemente, inoltre, è stata inserita all’interno del portale anche una chat che tramite l’intelligenza artificiale permette all’utente che voglia acquistare un prodotto di essere guidato, nel sito, alla ricerca di ciò che è più adatto alle proprie esigenze: «Siamo partiti focalizzandoci sulle imprese metalmeccaniche», prosegue Massaro, «ma poi, visto il successo dell’iniziativa, all’interno sono arrivate anche molte aziende edili, altre dediUN CHATBOT ASSISTE L’UTENTE GUIDANDOLO NEL SITO ALLA RICERCA DEL PRODOTTO PIÙ ADATTO ALLE SUE ESIGENZE
cate alla sicurezza e al noleggio attrezzature e proprio per questo si è resa necessaria la divisione in macro-aree. I prodotti sono davvero tantissimi e in un momento così difficile per le aziende questo e-commerce “dedicato” si è rivelato un alleato prezioso». Sia per chi acquista che, ovviamente, per chi vende: anche perché, a differenza di altri portali che si occupano solo ed esclusivamente dell’immissione sul mercato, l’utente che si iscrive a Premiumarket.net trova all’interno della piattaforma una vera e propria rete di imprese, con la quale collegarsi, e anche un supporto nel campo del marketing: infatti il portale provvede anche a condividere sui propri canali social (Youtube in testa) i prodotti e i video delle varie aziende.
CORRADO MASSARO
«Possiamo anche occuparci», prosegue Corrado Massaro, «di girare noi stessi, con il nostro staff, uno o più video delle imprese che decidono di partecipare al nostro progetto, provvedendo poi anche a pubblicizzarli. Il nostro è praticamente un servizio quasi “chiavi in mano”, che mette il prodotto industriale delle diverse aziende al centro di un percorso non solo di vendita, ma anche di conoscenza, marketing e valorizzazione. Il click con cui poi gli oggetti vengono venduti è solo l’ultimo step». Mentre l’idea cresce (il portale ora come ora raggiunge l’invidiabile traguardo delle 190mila impression ogni 5 ore) i progetti di sviluppo sono molto ambiziosi: entro i prossimi mesi verranno lanciati e immessi nel portale nuovi prodotti a marchio proprio e non si escludono future collaborazioni con altre realtà virtuali. «Se la pandemia ci ha insegnato qualcosa», conclude il fondatore e ceo della piattaforma, Corrado Massaro, «è proprio il fatto che, per uscire dalla crisi, occorre fare fronte comune, aprirsi al mondo digitale e facilitare in tutti i modi la vendita e la conoscenza dei propri prodotti. In questo campo Premiumarket.net può essere davvero definito un top di gamma».
91
CORSO DI GUIDA SICURA
CON USO DELLE FERRARI IN PISTA TEORIA IN AULA: -Pneumatici e aderenza -Dinamiche dell’auto -Postura di guida -Traiettorie e curve con controllo auto in sbandamento -Distribuzione dei carichi -Controllo su pioggia, neve e ghiaccio. Il fenomeno dell’aquaplaning -Sovrasterzo e sottosterzo -Frenata d’emergenza con e senza ABS, con evitamento dell’ostacolo, frenata modulata Il Viaggio sicuro: controlli preventivi, manutenzione e pianificazione tempi e pause
ESERCITAZIONI PRATICHE GUIDANDO LE FERRARI IN PISTA CON ESERCIZI DI: -Slalom -Traiettorie e Curve -Frenata d’Emergenza con evitamento dell’ostacolo Gli esercizi del corso di guida sicura saranno eseguiti con le Ferrari. E’ un vero e proprio Corso Completo di Guida Sicura con rilascio di attestato valido per gli usi di Legge e per la Sicurezza Aziendale D.M. 388/03 e D.lgs. 81/08
CORSI RICONOSCIUTI INFO E PRENOTAZIONI +39 347.7913763
www.guidasicurasupercar.it
[email protected]
SPECIALE DIGITALE TERRESTRE ILSULLA CIGNOCRESTA NERO DIVENTA VERDE DELL’ONDA TV Il pioniere del movimento per la sostenibilità globale, John Elkington, parla della svolta, dirompente Cambiano lefarà frequenze televisioniCon digitali terrestri. perché eecosa cambiaper perlenoi e rigenerativa, che seguitodelle alla pandemia. nuovi modelli Come, di governance di business imprese
pagine a cura di Emanuela Notari
D
al 1° settembre 2021 al 21 giugno trasmissione, questo è il punto di fondo, e 2022 la televisione digitale terrequindi i nostri televisori devono essere adestre verrà trasformata e gli italiani guati. dovranno assicurarsi che il proprio televisoPrima di tutto, chi l’ha deciso e perché? re o il proprio decoder siano in grado di riceÈ una decisione presa a livello globale dall’Ivere il nuovo segnale. TU, International Communication Union, Ancora? organismo che rappresenta le Nazioni UniLa prima reazione di molti racchiude in te nel settore delle telecomunicazioni. Pequesta domanda l’incapacità di comprenderiodicamente l’ITU ospita la World Radiore perché ci si trovi di nuovo a rischiare di communication Conference per analizzare dover cambiare teleed eventualmente DA SETTEMBRE 2021 LA TELEVISIONE visore. I più anziani modificare i trattati DIGITALE TERRESTRE CAMBIERÀ ricordano che era già internazionali che BANDA DI TRASMISSIONE successo per il pasgovernano lo spettro PER RAZIONALIZZARE LE FREQUENZE saggio dalla TV in delle radio-frequenbianco e nero alla TV a colori – in quel caso ze. Nell’etere c’è una specie di “rete radiopotevi anche pauperisticamente restare con stradale” attraversata da onde elettromail tuo televisore ma avresti visto in bianco gnetiche che deve essere regolamentata per e nero programmi che ormai venivano prola sicurezza di tutti e per un’equa distribudotti a colori. Poi c’è stato il passaggio dalla zione delle licenze di emissione. La decisione TV analogica a quella digitale, con il far-west di questo cambiamento risale pertanto alla di chiavette e oscuramenti spot che ha seWCR, ovvero all’ITU, ratificata a livello eurognato il passaggio dall’una all’altra. Adesso peo dall’UE che ha richiesto l’allineamento il digitale terrestre deve cambiare banda di degli stati membri entro il 2020, successiva-
94 DOMANDE E RISPOSTE PER UN CAMBIAMENTO CONSAPEVOLE
96 TRA IL DITO E LA LUNA IL DIGITALE TERRESTRE CAMBIA PER UN FINE SUPERIORE
98 L’INTERVISTA LA RIVOLUZIONE È ANCHE ECONOMICA
93
>
> SPECIALE DIGITALE TERRESTRE mente prorogato a metà 2022. Secondo, era davvero necessario? L’obiettivo è quello di creare una banda larga a livello mondiale in grado di raggiungere, con dati e immagini, ogni parte del mondo, a costi più accessibili. L’ITU ha quindi deciso di liberare a questo fine l’autostrada più importante della “rete radiostradale”, la banda 700 Mhz attualmente occupata dai segnali informativi delle emittenti televisive digitali - in favore delle reti mobili 4G e 5G. Le frequenze di questo tipo di banda, infatti, superano meglio gli ostacoli ed entrano più facilmente nelle case, offrendo una connettività più efficiente. Alle TV sono state assegnate altre frequenze, ridotte rispetto alle frequenze 700 Mhz – come dire autostrade meno ampie - che garantiscono l’ottimale ricevimento di tutti i canali solo adottando una tecnologia di seconda generazione, denominata DVB-T2, grazie alla quale i dati possono essere ulteriormente compressi senza scadimento qualitativo. Il nuovo digitale terrestre garantirà inoltre una minore emissione elettromagnetica inquinante, una migliore qualità del segnale, trasmissioni in alta definizione e altri servizi aggiuntivi. Quando accadrà tutto ciò? A partire dal 1° Settembre 2021 ed entro giugno 2022 verranno effettuate le ri-sintonizzazioni regione per regione, seguendo una road-map graduale e progressiva approntata dal Ministero dello Sviluppo Economico. Agli utenti il compito di effettuare i test suggeriti per verificare che il proprio apparecchio TV e/o decoder sia adeguato alla nuova tecnologia. Molti nuovi televisori lo sono già. Altri dovranno essere sostituiti: la ricerca Auditel condotta da IPSOS ad ottobre 2020 stima in 9,2 milioni i televisori non compatibili con le trasmissioni MPEG-4 presenti nelle prime case degli italiani. In particolare, la stima delle famiglie prive totalmente di almeno uno schermo compatibile con MPEG-4 sarebbero il 14,4% del totale, circa 3,5 milioni di famiglie. Ma la Legge di Bilancio 2019 ha previsto un bonus per i nuclei familiare in condizioni economiche difficili.
94
DOMANDE E RISPOSTE PER UN CAMBIAMENTO CONSAPEVOLE Cosa succede a partire il calendario delle dal 1° settembre 2021? risintonizzazioni e le
terrestri “traslocano” su un’altra banda che usa una tecnologia diversa.
Da settembre di
operazioni di attivazione
quest’anno le regioni
delle nuove reti TV previste Ecco perché i televisori
italiane si adegueranno,
dal PNAF.
dovranno essere adeguati.
secondo un calendario
• 31 dicembre 2021:
Molti di quelli più nuovi lo
graduale, alla direttiva UE
Valle d’Aosta, Piemonte,
sono già.
che richiede di cambiare
Lombardia, provincia
frequenza di emissione
di Trento, provincia di
Quali sono i vantaggi?
(e tecnologia di ricezione)
Bolzano, Veneto, Friuli
L’apertura di una banda
per le televisioni digitali
Venezia Giulia, Emilia
larga per l’introduzione
terrestri. Bisognerà
Romagna
massiva del 5G consente
verificare che il proprio
• 1° gennaio 2022 – 31
anche un risparmio
televisore e/o decoder
marzo 2022: Liguria,
energetico perché le nuove
siano adeguati a ricevere
Toscana, Umbria, Lazio,
antenne permettono di
il nuovo segnale o
Campania, Sardegna
indirizzare in modo più
altrimenti sostituirli, salvo
• 1° aprile 2022 – 20
mirato il segnale verso
rinunciare alla visione
giugno 2022: Sicilia,
lo smartphone ricevente
di tutti i canali TV digitali
Calabria, Puglia, Basilicata; anziché, come accade
terrestri, nazionali e locali.
Abruzzo, Molise, Marche.
Per le famiglie in difficoltà
ora, su un’area più ampia e di sospendere buona parte delle emissioni nei
previsto un Bonus di 50
Perché questo cambiamento?
euro.
Perché a livello globale è
risparmiando fino al 50%
stato deciso di liberare
di energia. Anche la nuova
Qual è il calendario?
la banda 700 Mhz,
TV digitale godrà di una
I 2 salti tecnologici
attualmente occupata
maggiore qualità, di alta
avvengono per tutte
dalle televisioni digitali,
definizione, e offrirà servizi
le regioni nello stesso
a favore della telefonia
accessori, oltre ad offrire
momento: l’abbandono
mobile e internet, in
essa stessa il vantaggio
dell’MPEG-2 avviene in un
particolare della nuova
di un minor inquinamento
giorno – il 1° settembre
tecnologia 5G. La banda
elettromagnetico grazie alla
2021 – su tutto il territorio
700 Mhz infatti è più ampia tecnologia che permette la
nazionale e il passaggio
e garantisce maggiore
trasmissione del segnale a
al DVB-T2 avviene tra il
velocità e qualità, oltre
potenza più bassa.
21 e il 30 giugno 2022
a un non indifferente
contemporaneamente in
risparmio energetico
tutto il territorio nazionale.
In poche parole, le
Invece è regionale
frequenze delle TV digitali
economica, il Governo ha
periodi di minor frequenza,
Come è possibile verificare se il televisore di casa è
compatibile?
in caso di problemi, dopo aver
(es. persone con disabilità
Molti degli apparecchi venduti
risintonizzato i canali.
riconosciuta, lg. 104/92). Se
dal 1° gennaio 2017 sono
l’ammontare è inferiore, il
Come recupera il negoziante l’importo scontato?
bonus viene ridotto all’importo
Il Ministero dello Sviluppo
effettivamente speso. È
Economico ha previsto che il
possibile delegare qualcuno
venditore recuperi lo sconto
all’acquisto con presentazione
applicato nella dichiarazione
dei documenti di identità.
dei redditi mediante credito
sintonizzano i canali 100 e
Se un televisore comprato dopo il 1° gennaio 2017 non risulta compatibile, ci si può rivalere sul negoziante?
200. Ma per esserne sicuri
Dipende. A partire da
è opportuno verificare
quella data i negozianti
Chi ne ha diritto?
compensazione, a decorrere
nel manuale e/o scheda
erano obbligati a vendere
I nuclei familiari con un ISEE
dal secondo giorno lavorativo
tecnica del TV che il tuner sia
televisori compatibili con il
inferiore o pari a 20.000
successivo al rilascio della
DVB-T2 e che sia garantita la
nuovo sistema DVB-T2, che
euro l’anno. Il bonus vale per
relativa attestazione da
compatibilità con la codifica
corrisponde alla prima fase
un solo acquisto per nucleo
parte dell’Agenzia delle
HEVC a 10 bit.
del cambiamento tecnologico.
familiare ed è già attivo.
Entrare. Il modello F24 deve
Si può fare una prima verifica
Solo dal 22 dicembre 2018
per capire se il proprio
è stato varato l’obbligo di
televisore è compatibile,
vendita degli apparati con
provando a vedere i canali
DVB-T2 HEVC Main8 (solo con l’introduzione del Bonus TV è stata chiarita l’obbligatorietà del profilo Main10) e non
d’imposta, esclusivamente in
essere obbligatoriamente presentato attraverso i
codifica HEVC Main10, che
Come si fa a sapere se si rientra nei parametri ISEE previsti per il bonus?
HD, ad esempio 501 per
corrisponde alla seconda
Accedendo al portale INPS e
informazioni si può accedere
RAIUNO HD, 505 per Canale
parte del cambiamento.
in particolare allo strumento
al sito web del Ministero:
5 HD e 507 per LA7 HD. Se
Quindi, se il televisore è stato
digitale messo a disposizione
www.mise.gov.it/index.php/
almeno un canale HD è visibile
comprato tra il 1° gennaio
degli utenti per l’auto-
it/assistenza/domande-
il televisore è adeguato. Se
2017 e il 22 dicembre 2018
determinazione dell’ISEE del
frequenti/2040488-bonus-
non si vede nemmeno un
e risulta non completamente
proprio nucleo familiare:
tv-decoder-di-nuova-
canale HD, il televisore deve
compatibile - sì al DVB-T2,
servizi2.inps.it/servizi/
generazione-domande-
essere sostituito già entro
no al DVB-T2 HEVC Main 10
Iseeriforma/FrmSimHome.
frequenti-faq.
il 1° settembre 2021, per
- non ci si può rivalere sul
aspx
poter proseguire la visione
venditore.
servizi telematici dell’Agenzia delle entrate. Per maggiori
È bene poi verificare che il
Di quale valore è il bonus?
Per accedere al bonus
televisore sia compatibile
Il Governo ha previsto un
occorre compilare il modulo
con il secondo passaggio
bonus del valore di 50 euro
scaricabile sul sito web del
tecnologico, DBV-T2 HEVC,
per acquisti di televisori o
Ministero: www.mise.gov.
Nel caso un’emittente TV volesse sensibilizzare la propria utenza al cambiamento di tecnologia cosa può fare?
previsto dal 21 al 30 giugno
decoder terrestri e satellitari
it/images/stories/images/
Può utilizzare lo spot TV/
2022, provando a visualizzare
pari o superiori a tale cifra,
Richiesta_Bonus_TV.pdf.
radio del Ministero, senza
i canali test 100 per la RAI e
siano essi acquisti fisici o
Una volta compilatolo, si
modifica alcuna e rispettando
200 per Mediaset.
online.
presenta nel negozio presso
le note legali presenti sul
Se su questi canali appare la
Il bonus è calcolato
il quale si intende fare il
sito: nuovatvdigitale.mise.
scritta “Test HEVC Main10”, il
sull’importo (anche scontato
proprio acquisto, insieme
gov.it/.
televisore è completamente
dal negoziante) comprensivo
con documento di identità e
Per maggiori informazioni e
compatibile con il nuovo
di IVA e non è incompatibile
codice fiscale. L’importo viene
per ottenere la copia dello
standard. Gli esperti
con l’IVA agevolata per le
detratto dal prezzo di vendita
spot pubblicitario occorre
suggeriscono di rifare il test,
persone che ne hanno diritto
direttamente dal negoziante.
usare il contact form.
Come si riscuote il bonus?
dei canali digitali terrestri.
SPECIALE DIGITALE TERRESTRE > 95
> SPECIALE DIGITALE TERRESTRE lessandro sintetizzava così: se con il 4G impieghiamo circa 43 secondi per scaricare un film da un gigabyte, che erano ben quattro ore con il 3G, con il 5G si scende sotto la soglia del secondo. Le TV digitali terrestri cambiano quindi banda di trasmissione per cederla al 5G. E per funzionare al meglio sulla nuova frequenza c’è bisogno di cambiare tecnologia poter comprimere i segnali senza senza perdere qualità. Ne vale la pena? La Commissione Europea definisce il 5G “la base portante della società e dell’economia digitale del prossimo decennio. La quinta generazione della telefonia mobile porterà a una connettività virtuale a banda ultra larga, ubiqua e a bassa latenza (massima approssimazione al tempo reale, ndr) per collegare tra loro non solo persone ma anche oggetti… La futura infrastruttura del 5G servirà un’ampia gamma di applicazioni e settori, ivi compresi gli usi professionali: mobilità automatizzata connessa (auto senza pilota), eHealth (telemedicina), gestione energeOgni cambiamento ha una ragione dietro. In molti casi più d’una. Con il nuovo digitale terrestre si crea lo spazio per una società iperconnessa tica, sistemi di sicurezza… oltre ad essere di fatto gli occhi e le orecchie dell’Intelligenza Artificiale su cui conteremo per a cura della redazione raccolta e analisi dei dati in tempo reale”. La Commissione Europea ha destinato un terrestri è la conseguenza immediata e aumento costante della comfondo pubblico di 700 milioni di euro a diretta di una scelta più ampia che sta a plessità della società moderna questa attività attraverso il programma monte e che, nonostante le polemiche e e delle nuove tecnologie in essa Horizon 2020 che ha l’obiettivo di suple proteste, le istituzioni internazionali e condivise obbliga a guardare sempre al portare la ricerca e lo sviluppo sostenila stessa Unione Europea avallano: la fadi là degli effetti immediati e diretti di bile della regione. L’industria europea si cilitazione dell’ingresso della tecnologia qualsiasi scelta. sta preparando a investire 5 volte tanto mobile 5 G. Di fatto Anche in questo caso, l’invito è a guarnell’infrastrut tura DIETRO AL SEMPLICE CAMBIO le televisioni digitadare dietro il semplice cambio di tecno5G, fino ad oltre 3 DI TECNOLOGIA C’È L’ESIGENZA li terrestri cedono logia delle televisioni digitali terrestri, miliardi di euro. DI FACILITARE L’INGRESSO l’autostrada su cui per andare oltre l’altrimenti legittima Questo è lo staDEL 5G IN TUTTA EUROPA viaggiano al 5G, la lamentazione del continuo adeguamento to dell’arte, anche quinta generazione della telefonia mobidegli apparecchi domestici agli sviluppi se non mancano i dissensi di persone e le, che aumenta velocità e qualità del tratecnologici e dell’ennesima rivoluzione di gruppi che ritengono che il 5G sia dannosferimento di immagini e dati nella rete cui non si sentiva il bisogno. so perché le emissioni sono più potenti. Internet. Il cambiamento della tecnologia di riIn testa, come ricorda l’articolo già citato In un bell’articolo su Scienze, Jaime d’Acezione dei segnali TV e radio digitali di Science, Luc Montagnier, premio Nobel
Tra il dito e la luna: il nuovo digitale terrestre migliora la qualità della vita
L’
96
per la medicina nel 2008 e famoso NoVax, che sostiene che a Wuhan sia scoppiata l’epidemia di Corona virus perché il 5G, lì già presente, ha indebolito le difese immunitarie della popolazione. In realtà, secondo l’opinione degli esperti, anche se la banda 700 MHz, che le televisioni digitali terrestri sgombreranno per lasciarla alla tecnologia 5G, è più ampia e capiente, le antenne di nuova generazione del 5G consentiranno di ridurre l’esposizione della popolazione alle onde elettromagnetiche. Ma su questo tema la guerra tra fake-news e oggettività, complottisti e scienziati continua. Eric Van Rongen - Vice-Chairman di ICNIRP, organismo non governativo riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per la ricerca sugli effetti nocivi per la salute umana delle radiazioni non ionizzanti – sostiene che “gira tanta spazzatura sul 5G. In realtà, molti non sanno che le radiazioni elettromagnetiche cui verrà sottoposta la popolazione con il 5G sono addirittura 50 volte inferiori al livello che produrrebbe danni alla salute pubblica”. Lorenzo Rubino, Ingegnere Industriale specializzato in efficienza energetica, ricorda che gli studi (NGMN Alliance) dimostrano che ogni nuova generazione nella telefonia mobile porta una riduzione dei consumi di energia intorno al 10%. Nel caso del 5G, le nuove antenne massive MIMO (Multiple Input, Multiple Output) trasmettono segnali solo nella direzione dello smartphone comunicante, invece che su un’area maggiore, come nel caso del 4G e, particolarmente, del 3G. Inoltre, è prevista una modalità di “sospensione” delle emissioni durante i periodi di minor traffico, come già succede con la rete 4G. Tutto ciò porta a stimare un risparmio energetico del 50% contro l’attuale 20% (4G).
I PIANI DI SVILUPPO DEL 5G NEL MONDO DA QUI AL 2025 PREVEDONO 1,8 MILIARDI DI CONNESSIONI NEL MONDO
Antonella Viola, nota immunologa dell’Università di Padova, sottolinea l’importanza del 5G per consentire di sviluppare la telemedicina e l’applicazione delle nuove tecnologie alla cura della persona, per raggiungere in tempo reale un paziente in zone remote, per ricevere segnali di emergenza dovunque questi siano emessi. Quello che ci ha insegnato questa nuova pandemia è che più informazioni condividiamo, più lo facciamo in tempo reale, LE RADIAZIONI ELETTROMAGNETICHE DEL 5G SONO ADDIRITTURA 50 VOLTE INFERIORI AL LIVELLO CHE SI RITIENE DANNOSO PER LA SALUTE
maggiori sono le opportunità di affrontare l’emergenza. Qualsiasi emergenza. Ci arrabbiamo se il sistema di contact tracing fallisce o se il portale per la prenotazione del vaccino è superaffollato e poi non vogliamo il 5G? Parliamo continuamente di smart-city, di auto automatiche, di condomini intelligenti superconnessi, di smart-working e di domotica, di machine learning e di intelligenza artificiale, di sorveglianza smart per evitare criminalità urbana, di device tecnologici che gli anziani possono indossare per
conciliare autonomia di movimento e tutela fisica e di sensor monitoring nelle case di cura... Ma ogni volta che leggiamo la parola smart, dietro c’è telecomunicazione e, se lì abbiamo deciso di andare, meglio andarci per un’autostrada più ampia e sicura. I dati dell’associazione internazionale dei produttori di telefonia mobile GSMA dicono che nel 2025 ci si aspetta che il 5G coprirà tre quarti della popolazione europea con 231 milioni di connessioni, pari al 34% del totale, che porteranno il continente al terzo posto subito dopo Asia Pacifico e Nord America. Assecondando quindi una causa superiore, le TV digitali terrestri hanno dovuto sloggiare dall’autostrada principale e passare a una secondaria dove, però, la nuova tecnologia DVB-T2 consentirà il passaggio di una molteplicità di segnali, più di quelli attuali, di alta qualità in e alta definizione, riducendo nel contempo i costi di manutenzione e i livelli di emissione elettromagnetica inquinante. Nella convinzione che la nuova tecnologia della TV digitale terrestre sia il dito e una società iperconnessa la luna, stiamo a guardare. (e.n.)
SPECIALE DIGITALE TERRESTRE > 97
> SPECIALE DIGITALE TERRESTRE DALLA TV AL 5G, LA RIVOLUZIONE È ANCHE ECONOMICA La riorganizzazione delle frequenze è un booster per imprese e pubblica amministrazione. Intervista al Preside della Scuola di Ingegneria Industriale del Politecnico di Milano, Antonio Capone a cura della redazione
“IL MONDO DELLE COMUNICAZIONI HA SUBITO UNA RIVOLUZIONE NEGLI ULTIMI ANNI CON UNO SPOSTAMENTO SIGNIFICATIVO DI MOLTE APPLICAZIONI SU INTERNET E UN PARZIALE ABBANDONO DELLE TECNOLOGIE PRECEDENTI. Molta parte della nostra fruizione di video, sia registrati che in diretta, avviene oggi su Internet usando piattaforme che neppure esistevano qualche anno fa. Questo cambiamento ha portato a mutamenti nelle abitudini e aspettative degli utenti sia in termini di qualità che di interattività nel controllo dei contenuti”: è la premessa da cui muove An-
IL CAMBIAMENTO È ANCHE NELLE ABITUDINI E NELLE ASPETTATIVE DEGLI UTENTI
Liberata l’autostrada pensiamo alla viabilità
o aeroportuale, o le attività di
digitali terrestri?
un ospedale o di una scuola.”
Esattamente. Ma non solo. Im-
A parlare in modo straordina-
magini quando tutti i medici di
riamente chiaro e semplice è il
famiglia potranno controllare,
Il presidente della Fondazione Bordoni, Antonio Sassano: «Gestire l’interazione tra banda larga e reti di servizio»
Prof. Antonio Sassano, grande
in tempo reale, i parametri vitali
esperto di telecomunicazioni, di
di tutti i propri assistiti e a come
fibra e di Intelligenza Artificiale,
questo ci avrebbe aiutato in que-
Presidente della Fondazione Ugo
sta pandemia; a quando, dato un
Bordoni, docente alla Sapienza e,
terminale a casa mia e uno in un
Sole per tutta Italia, che per ov-
a varie riprese, consulente spe-
grande ospedale, il medico potrà
quenze della TV digitale ter-
vie ragioni deve essere neutrale,
ciale del Ministero dello Sviluppo
interagire con me come se fossi-
restre serve a liberare una
cioè non controllata dai fornito-
Economico.
mo faccia a faccia o un chirurgo
preziosa porzione di spettro elet-
ri dei servizi che utilizzeranno
tromagnetico che gli operatori
questa arteria vitale. Una super
Il Presidente del Consiglio Ma-
in un altro ospedale a migliaia di
mobili hanno pagato miliardi di
rete che connetterà le reti locali
rio Draghi ha parlato della ne-
chilometri di distanza. Ma esisto-
euro. Lo spettro è l’infrastrut-
destinate a servire l’intratteni-
cessità di garantire la banda
no anche altre applicazioni, che
tura sulla quale circoleranno i
mento domestico di una casa
larga per telemedicina o medici-
vanno dalla rete per il trasporto
servizi wireless del futuro. Una
privata, i processi di una fabbri-
na di prossimità. È a questo che
senza pilota, privato e pubblico,
specie di super Autostrada del
ca o di una struttura portuale
serve la banda liberata dalle Tv
alle industrie 4.0.
“Questa rivoluzione delle fre-
98
operare un paziente che si trova
tonio Capone, Preside della Scuola di Ingegneria Industriale e dell’Informazione del Politecnico di Milano, per spiegare dal punto di vista tecnologico il valore e la portata dell’avvento del digitale terrestre di nuova generazione: “Anche se le piattaforme online oggi dominano il mondo dei media, la televisione tradizionale basata sul broadcasting radio ha comunque mantenuto una presenza importante e un ruolo sociale e culturale al momento non sostituibile. Per questo motivo, il cambiamento nella tecnologia di trasmissione e codifica del segnala del digitale terrestre rappresenta un adeguamento degli standard di qualità dell’immagine a quelli ad alta definizione a cui siamo abituati sulle piattaforme online. Questo adeguamento consentirà, a tendere, anche di ricevere i nuovi formati ad altissima definizione 4K e 8K, quando le emittenti televisive si organizzeranno per sfruttare queste potenzialità.
Da questo cambiamento ci guadagnerà sicuramente la telefonia mobile, ma le emittenti televisive non ci perdono. Sembra un paradosso! Qual è il vero progresso dietro questo cambiamento nella diffusione dei programmi TV digitali? Il segreto tecnico di questo apparente paradosso in cui nessuno sembra perderci sta nell’aumento di efficienza di utilizzo dello IL PROGRESSO COMPORTA L’AUMENTO DI EFFICIENZA DI UTILIZZO DELLO SPETTRO RADIO DA PARTE DELLE TRASMISSIONI TELEVISIVE
spettro radio da parte delle trasmissioni televisive con il nuovo standard DVB-T2 e nella compressione del segnale video che viene operata dal nuovo codificatore HEVC (High Efficiency Video Coding). Sulla spinta della diffusione delle tecnologie cellulari, infatti, negli ultimi anni c’è stato un enorme progresso nelle modalità di trasmis-
sione radio che consentono di trasmettere maggiore informazione (misurata in bit al secondo) in porzioni della banda radio (misurata in Hertz) sempre più ridotte. I sistemi televisivi erano rimasti un po’ indietro perché non è facile adeguare tutti i ricevitori (cambiamo il televisore decisamente meno spesso di quanto non cambiamo il telefonino). Quindi nel passaggio che abbiamo davanti a noi c’è anche un vantaggio tecnologico di sistema? Con questo nuovo sistema di fatto anche il broadcasting televisivo fa propri i progressi tecnologici nella trasmissione radio e nella codifica video e ne sfrutta la maggiore efficienza. In questo modo la TV digitale occuperà meno banda che potrà essere sfruttata dai sistemi cellulari e dal 5G in particolare. Per comprendere questo cambiamento
trasparenza e massima diffusio-
attesa di essere utilizzata, che
questa immensa risorsa che è lo
ne, dai servizi a pagamento o pri-
consentirà alle grandi società
spettro elettromagnetico. Ades-
vati. In Germania molte aziende,
di telecomunicazione ma anche
so è tempo fare un grande pia-
come Bosch, BMW, Lufthansa,
agli ospedali, alle fabbriche 4.0
no regolatore delle frequenze,
Siemens, stanno chiedendo al
e all’agricoltura di precisione di
coerente con gli accordi inter-
Governo di disporre di una por-
realizzare quelle reti-locali che
nazionali e in grado di liberare
zione di “spettro locale” per la
saranno una delle principali no-
moltissime risorse. Le frequenze
realizzazione di reti-servizio in
vità del 5G. Reti locali abilitate
sono infrastrutture già realiz-
grado di gestire in proprio dati
dalla grande spina dorsale in
zate. Sono “Ponti sullo Stretto”
e processi che circolano all’in-
banda larga su fibra che è la pri-
già costruiti. Come si utilizzano
terno delle loro fabbriche o dei
orità numero uno del Paese.
dipende dalla nostra capacità di regolamentarle.
loro uffici di progettazione. È anLei fa una distinzione importante
che una questione di tutela della
Siamo pronti per tutto questo?
tra la rete pubblica, o meglio, neu-
privacy e di protezione del valo-
Non ancora. Diciamo che il pas-
È un cambiamento costoso per
trale centrale e reti di servizio.
re dei dati. Il Governo tedesco ha
saggio delle televisioni digitali
le televisioni
Sì, è importante distinguere quel-
messo loro a disposizione una
terrestri ad altre frequenze che
Sì, però ci sono fondi pubblici a
lo che deve essere la “spina dor-
porzione di spettro che possia-
libera la banda larga per le con-
sostenerle, già assegnati nella
sale” a banda larga del Paese,
mo immaginare come una nuova
nessioni wireless è un esempio
Finanziaria 2018. D’altronde era
con garanzie di accesso equo,
infrastruttura, già pronta ed in
di razionalizzazione dell’uso di
quasi inverosimile continuare
SPECIALE DIGITALE TERRESTRE > 99
> SPECIALE DIGITALE TERRESTRE bisogna capire bene il vantaggio racconsente la trasformazione digitale del chiuso nel liberare spazio per la nuova mondo industriale e dei servizi (mercato tecnologia mobile 5G: ci aiuta a sintetizbusiness) e non solo quello del mercato dezarlo? gli utenti finali (mercato consumer). Come sappiamo i sistemi mobili negli ultimi vent’anni hanno rivoluzionato non solo Quindi un vantaggio anche per le impreil nostro modo di comunicare, ma più in se? generale l’economia, facendo nascere nuoSì: a beneficiare del 5G non saranno solo vi prodotti e servizi ormai divenuti di uso gli utenti con uno smartphone in mano, comune e che non ma tutto il tessuto A BENEFICIARE DEL 5G SARÀ TUTTO potrebbero esistere produttivo che potrà IL TESSUTO PRODUTTIVO CHE POTRÀ senza gli smartphosfruttare la connettiSFRUTTARE LA CONNETTIVITÀ DIGITALE ne e le applicazioni vità digitale per opePER INCREMENTARE L’INNOVAZIONE mobili. Investire rirare quei processi di sorse infrastrutturali nei sistemi mobili è innovazione attesi da lungo tempo. Inoltre, dunque un modo per stimolare l’economia le frequenze liberate dalla TV digitale (ine spingere verso l’innovazione. Il motivo torno ai 700 MHz) rappresentano una porper il quale l’Europa ha deciso di puntare zione particolarmente preziosa dello spetsul 5G per le frequenze liberate dal digitale tro radio perché le onde elettromagnetiche terrestre sta nel fatto che il 5G rappresenta emesse dalla antenne subiscono meno la uno stimolo per l’economia ancora magpresenza di ostacoli e coprono in modo più giore che le generazioni precedenti perché uniforme il territorio. (e.n.)
a lasciare a disposizione di un
anni il dibattito europeo su que-
in
servizio come quello televisivo,
sto tema è vibrante. Nel 2023,
stre. Ma i televisori
per definizione stanziale, un’in-
infatti, ci sarà una nuova confe-
smart, che molti ita-
frastruttura ad altissima po-
renza dell’ITU a livello mondiale
liani
tenzialità mobile come la banda
che, con tutta probabilità, av-
adesso per via di
700 Mhz.
vierà il passaggio alla rete mo-
questo
cambia-
bile 5G anche delle frequenze
mento
intermedio,
E per i cittadini che si troveran-
sulle quali si stanno trasferen-
saranno già pronti
no a dover cambiare televiso-
do adesso le televisioni digitali
per il cambiamento
re? Rischia di essere una spesa
terrestri. È verosimile che que-
definitivo.
imprevista.
sto passaggio sarà fatto entro
Su questo punto è bene fare
il 2030, ma forse anche prima,
Quindi è una spesa
chiarezza. Nel giro di 10 anni,
visto che nel 2027 scadono la
di oggi che servirà
stare un decoder, con una cifra
ancora meno nel resto di Euro-
maggior parte delle concessioni
anche domani.
decisamente inferiore rispetto a
pa, le televisioni dovranno la-
televisive in digitale terrestre in
Esatto. Inoltre, se il televisore di
un nuovo televisore, che potreb-
sciare anche le frequenze che
tutta Europa; salvo il nostro Pa-
casa non fosse compatibile con
be essere addirittura integral-
stanno per occupare. Ed è un
ese, dove scadono nel 2032.
questo primo cambiamento di
mente coperta dal bonus offerto
fatto che riguarda tutto il conti-
In buona sostanza la televisione
tecnologia previsto nel 2021-
dal Governo alle famiglie che ne
nente, non solo noi. Da almeno 5
smetterà di essere trasmessa
2022, è sempre possibile acqui-
hanno necessità.
100
digitale
terre-
compreranno
(e.n.)
Voglio trasformare la crisi in un momento di crescita per la mia azienda
Molti imprenditori stanno ripensando strategicamente all’organizzazione ed al modello di business della propria azienda per affrontare con fiducia il futuro e chiedono competenza e tempestività. I team multidisciplinari RSM offrono un approccio integrato per definire soluzioni mirate alle esigenze di ogni azienda che voglia crescere su solide basi.
Experience THE POWER OF BEING UNDERSTOOD. Experience RSM | rsm.global/italy
MILANO | ROMA | TORINO | FIRENZE | BRESCIA | BOLZANO | NAPOLI | AGRIGENTO
RSM Società di Revisione e Organizzazione Contabile S.p.A and RSM Italy Corporate Finance S.r.l. are members of the RSM network and trade as RSM. RSM is the trading name used by the members of the RSM network. Each member of the RSM network is an independent accounting and consulting firm each of which practices in its own right. The RSM network is not itself a separate legal entity of any description in any jurisdiction. The RSM network is administered by RSM International Limited, a company registered in England and Wales (company number 4040598) whose registered office is at 11 Old Jewry, London EC2R 8DU. The brand and trademark RSM and other intellectual property rights used by members of the network are owned by RSM International Association, an association governed by article 60 et seq of the Civil Code of Switzerland whose seat is in Zug. © RSM International Limited, 2020
12
UN ANNO numeri a solo
29,90 €
ABBONATI SUBITO
www.economymagazine.it E-MAIL
TELEFONO
INTERNET
POSTA
Scrivi all’indirizzo
Chiama il numero
Vai su:
Spedisci la cartolina
[email protected] 02.84402777 e comunica i tuoi dati e l’opzione scelta
www.sofiasrl.com
Attivo dal Lunedì al Venerdì dalle 9.30 alle 14.00
SCEGLI COME ABBONARTI
e clicca sulla copertina di “Economy”
Scansiona il qr code per abbonarti online
in busta chiusa a: Economy s.rl. C/O SOFIA s.r.l. Via Ettore Bugatti, 15 20142 Milano (MI)
Oppure inviala al numero di
fax 02/84402207
CARTOLINA ABBONAMENTO PROGRAMMA ABBONAMENTI 2021 SI, mi abbono per un anno a Economy
Pagherò solo 29,90 € + 5,90 € come contributo spese di spedizione, per un totale di 35,80 € (IVA INCLUSA) invece di 42,00 €
SI, mi abbono per un anno a Investire
Pagherò solo 44,00 € + 5,90 € come contributo spese di spedizione, per un totale di 49,90 € (IVA INCLUSA) invece di 60,00 €
I MIEI DATI: (da compilare in ogni caso) Cognome Data di nascita CAP Tel
N. Città
Titolare del trattamento è Economy Group srl I dati personali da Lei forniti verranno trattati, manualmente ed elettronicamente, da S.O.F.I.A. S.r.l. in qualità di Responsabile del trattamento, esclusivamente per le seguenti finalità: i) gestione dell’invio del prodotto. ii) per lo svolgimento di attività di marketing, promozionali e statistiche. In questo caso è richiesto il consenso espresso. ACCONSENTO
Nome
Indirizzo
INFORMATIVA SUL TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI ai sensi dell’art. 13 del Regolamento UE 2016/679
Prov Email
Il PAGAMENTO dell’abbonamento è previsto in un’unica soluzione con 1. Bollettino postale che ti invieremo a casa insieme alla prima copia della rivista 2. Carta di credito inviando i dati a
[email protected] 3. Bonifico bancario IBAN IT 09 V076 0101 6000 0005 3660387 intestato a Sofia S.R.L inviare copia del bonifico via email o via fax unitamente ai dati per la spedizione
NON ACCONSENTO
I suoi dati potranno essere comunicati a società terze (il cui elenco completo potrà essere richiesto a S.O.F.I.A s.r.l.) unicamente per la gestione delle operazioni di spedizione, marketing e promozionali. Per l’esercizio dei diritti di cui all’art. 15 del Regolamento UE, potrà inoltrare la richiesta alla nostra società al seguente indirizzo : S.O.F.I.A. s.r.l., via Ettore Bugatti 15, 20142 Milano, email:
[email protected] Si rimanda all’informativa completa sul link http://privacy.sofiasrl.com
Data
Firma
APPROFONDIMENTI
NON TUTTO CHIUDE PER COVID Panini all'astice (ma non solo) e birre artigianali: Stefano Aprile, 34 anni, padre napoletano e madre londinese, trapianterà a Milano la formula che a Roma, dov’è nata, gli sta dando grande soddisfazione UOMINI & DENARI
104 VIZI DI STATO TRA CONTRADDIZIONI E ALIBI MORALI
108 INVIMIT REAL ESTATE, IL PUBBLICO COPIA DAL PRIVATO
110 ANDAF IL CYBER RISK IMPATTA SUL BILANCIO
di Alfonso Ruffo
Q
uando si dice il coraggio. O l’incoscienza. Come sempre, l’ardua sentenza arriverà alla fine. Quando l’investimento sarà fatto e si potrà verificare, numeri alla mano, se frutterà o meno considerando il momento davvero particolare in cui viene effettuato. Eh sì, perché progettare di aprire un ristorante in piena pandemia, mentre il settore soffre come non mai per i reiterati lockdown e c’è la prospettiva che l’Italia si colori di nuovo di arancione e rosso per contenere il contagio, è una scommessa bella e buona. Ma Stefano Aprile, 34 anni, padre napoletano e madre londinese, ha deciso che non si lascerà condizionare dal virus e trapianterà a Milano la formula che a Roma, dov’è nata, gli sta dando grande soddisfazione al netto dalle restrizioni da Covid. Il format dell’ottimismo si chiama Ted e propone un menù assai particolare a base di originali panini all’astice che si accom-
pagnano al classico hamburger e alle immortali patatine fritte. Non mancano le insalate salutari con gamberetti o pollo. Quello che colpisce, tuttavia, è lo stile del locale tipico dei pub americani con tanto legno e luci basse che invitano alla conversazione discreta. Un ambiente che ha incontrato il gradimento di un pubblico giovane ed anche di giornalisti, attori, scrittori. Un’accurata selezione di birre artigianali e un bar ben fornito, affidato alla gestione di un personale scelto con cura e ben formato, hanno contribuito a un successo repentino che si è andato consolidando anche grazie a recensioni costantemente positive. Ecco perché Aprile considera la battuta d’arresto dovuta alle chiusure dettate dall’emergenza sanitaria un incidente di percorso che sarà presto superato. E in attesa che la vita riprenda a scorrere come prima, o quasi, si prepara a raddoppiare l’esperimento.
111 CONFPROFESSIONI PROFESSIONISTI ESSENZIALI NELL'AGENDA DRAGHI
113 LIUC RICONOSCERE LA CAUSA PER PREVEDERE L'EFFETTO
114 IL GLOBALISTA IL COMMERCIO GLOBALE RIPARTE DALLA CINA
116 CI PIACE/NON CI PIACE I PROMOSSI E I BOCCIATI DEL MESE
117 PRIVATE BANKER IL RALLY DELL'AUTO ELETTRICA SI CORRE SULLE BATTERIE
103
APPROFONDIMENTI
QUELL’ ALIBI MORALE SUI VIZI DI STATO Alcool, tabacco e scommesse fruttano all’erario oltre 25 miliardi di euro l’anno. Ecco perché non le vieta, ma scoraggia con tasse pesantissime e chiusure. E il settore per la prima volta ha deciso di alzare la voce di Riccardo Venturi
M
igliaia di persone rigorosamente distanziate, che indossavano pettorine gialle con scritte quali “Rispettiamo tutte le regole, meritiamo dignità e lavoro”. È stata una manifestazione molto civile quella dei lavoratori del gioco legale, che si è svolta il 18 febbraio contemporaneamente in piazza del Popolo a Roma e in piazza Duomo a Milano. La chiusura causa Covid per oltre 220 giorni dei 15mila punti vendita di gioco legale su tutto il territorio nazionale li ha messi in ginocchio. Così improvvisamente abbiamo scoperto che c’è un settore economico con 150mila occupati (!) tra lavoratori diretti, dipendenti dei concessionari e lavoratori dell’indotto, che vive di gioco legale, e che è allo stremo. È venuto così alla luce il dramma di un importante settore economico legato ai vizi di Stato, quelle attività borderline tra il lecito e l’illecito (di cui fanno parte anche tabacchi e alcool) che, entro certi limiti, lo Stato ha deciso da decenni di configurare come consentite, prelevando però un
104
forte scontrino fiscale: oltre 15 miliardi di euro all’anno solo da giochi e lotterie! Nasce così un aspetto paradossale: lo Stato riconosce che tanti cittadini giocano, fumano, bevono, e sceglie di non perseguire ma di scoraggiare queste abitudini con tasse spesso pesantissime – si pensi per esempio a quelle sulle sigarette – con un atteggiamento pedagogico che è anche una sorta di alibi morale; ma con il pasLA CHIUSURA PER OLTRE 220 GIORNI DEI 15MILA PUNTI VENDITA DI GIOCO LEGALE HA MESSO IN GINOCCHIO 150MILA OCCUPATI
sare del tempo gli introiti fiscali si fanno così massicci da renderne lo stesso Stato dipendente. Emergenze come quella dei lavoratori del gioco legale suggeriscono un approccio laico a una questione dal rilevante peso economico: basti pensare che gli incassi erariali legati al gioco sono diminuiti nel 2020 di circa 5 miliardi di euro. Il fenomeno dei vizi di Stato insomma esiste e ha
bisogno di essere regolato in modo più efficace, per evitare opposte degenerazioni: da un lato quelle del lassismo che non curano i problemi e anzi li aggravano, come dimostra il ruolo deleterio delle videolotteries nelle ludopatie, dall’altro quelle del proibizionismo che ridanno spazio alle mafie. A questo proposito va segnalato che i lavoratori che hanno manifestato a Roma e Milano sono colpiti soprattutto dal Covid e dalle misure assunte per contrastarlo, ma non solo da quello. Alcuni segnali indicano che le misure adottate negli scorsi anni per limitare il gioco, dall’allontanamento delle sale gioco (almeno di quelle legali) dai centri delle città al divieto di pubblicità, hanno creato in certi casi un clima ostile nei confronti di chi lavora in quel settore. Secondo un dossier della Sisal, i punti vendita di gioco legale stanno avendo difficoltà ad accedere ai finanziamenti garantiti dallo Stato. «Il motivo risiede nella decisione, condivisa dalle principali banche e istituti di credito a livello nazio-
RIFORMA FISCALE & TASSE SU TABACCO,GIOCHI E ALCOL
nale, di rigettare le loro richieste adducendo motivazioni, a loro detta, di natura “etica”. Le stesse banche e istituti di credito, oltre ad impedire l’accesso ai finanziamenti, recentemente non hanno permesso agli esercenti del settore neanche di aprire nuovi conti correnti e/o di mantenere quelli già esistenti» si legge nel dossier. Un comportamento discriminatorio e discutibile, per usare un eufemismo. Forse ci si è dimenticati che il proibizionismo negli Stati Uniti degli anni Trenta non ha prodotto più astemi, bensì Al Capone. E infatti nell’Italia della pandemia con la chiusura degli esercizi del gioco legale è cresciuto a dismisura quello illegale, spesso controllato dalle mafie. Il direttore generale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Marcello Minenna, ha affermato che durante il lockdown c’è stata una riduzione tra il 25 e il 30% del gioco legale derivante dalla chiusura degli esercizi, e al contempo una forte crescita del gioco d’azzardo illegale. «È necessario incrementare il gioco legale per sottrarre risorse alla criminalità organizzata e monitorare in modo puntuale tutta la filiera. Molteplici inchieste hanno dimostrato quanto il gioco illegale sia un indotto gestito dalle mafie e dalla ‘ndrangheta» ha affermato il procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho. Secondo alcune
QUANTO INCASSA IL FISCO DAI “VIZI” 15,5 giochi e lotterie 1,5 alcool 10,5 tabacco 27,5 MILIARDI totale 2019 stime, il fatturato del gioco illegale nel Quasi 30 anni fa, i nostri politici mi chiese2020 sarebbe schizzato a 18 miliardi euro, ro se si potrà mai risolvere completamencon un utile monstre di 4,5 miliardi. te il problema dell’alcolismo o del gioco Alle tentazioni repressive che si sono ripatologico, gli dissi di no, perché sono affacciate negli ultimi anni si oppone ancomportamenti naturali dell’uomo e si che il parere di tanti psicoterapeuti spepossono solo controllare, non cessare». E cializzati, secondo cui il proibizionismo sulle misure di allontanamento delle sale non ha alcun effetto di riduzione della gioco dai centri delle città, Guerreschi ha ludopatia. Tra questi osservato: «I regoDURANTE IL LOCKDOWN C’È STATA figura il professor lamenti territoriali UNA RIDUZIONE TRA IL 25 E IL 30% Cesare Guerreschi, possono imporre DEL GIOCO LEGALE E UNA FORTE fondatore nel 1999 tutte le limitazioni CRESCITA DI QUELLO ILLEGALE della Società itache vogliono e la liana intervento patologie compulsive, distanza di aperture da punti sensibili, il primo centro di recupero per giocatori ma chi è davvero dipendente si fa anche d’azzardo. «Il proibizionismo non funzio20 chilometri a piedi pur di giocare. Per na» ha affermato Guerreschi, «se proibite combattere la ludopatia bisogna lavorare a vostro figlio di mangiare la cioccolata, sulla prevenzione e chiarire le normative farà di tutto per mangiarla, se con cura e nazionali». pazienza gli spiegherete che mangiarne A volte, poi, lo Stato mostra di non riuscitroppa fa male, con il tempo vi ascolterà. re a graduare in modo ottimale le proprie armi di dissuasione. È il caso del tabacco riscaldato, che, a scanso di equivoci, fa male, ma con tutta evidenza fa meno male delle sigarette perché non produce combustione, da cui derivano gran parte delle sostanze cancerogene. E siccome i dispositivi a tabacco riscaldato sono utilizzati perlopiù da fumatori in cerca di una riduzione del danno, sarebbe probabilmente sensato un trattamento differente, per esempio in campo di pubblicità, che invece è vietata allo stesso modo per le sigarette e per il tabacco riscaldato – e anche per le sigarette elettroniche. Quanto all’aumento delle accise su tabacco riscaldato e sigarette elettroniche, non abbastanza
105
APPROFONDIMENTI
elevato secondo alcuni, eccessivo per aleffetto». tri, ha suscitato un tale vespaio di polemiLa chiusura di sale scommesse, sale slot, che che diventa difficile individuare la via sale bingo e degli apparecchi da intrattepiù virtuosa. nimento nei bar, ristoranti e tabaccherie, Resta il fatto che, secondo una visione laiè stata disposta per la prima volta con il ca, i vizi meno dannosi di altri dovrebbero Dpcm dell’8 marzo 2020. La riapertura essere disincentivati in misura minore; e delle sale è stata prevista a partire dall’11 quelli più dannosi, giugno 2020, con PER IL SETTORE DEL GIOCO LEGALE come le videolottemodalità e tempiIL PERMANERE DI UNA SITUAZIONE ries che mostrano stiche differenziate DI LOCKDOWN POTREBBE COMPORTARE una forte capacità di a seconda delle ReLA CHIUSURA DEFINITIVA creare dipendenza gioni. La seconda in soggetti predisposti, dovrebbero esserchiusura è scattata il 26 ottobre, e poi lo molto di più, in modo da limitarne una estesa il 3 novembre alle attività di gioco diffusione che oggi invece è capillare. Caall’interno di bar e tabacchi. I lavoratori pitolo a parte è quello dell’alcool, forse il del gioco legale, che si sono organizzati in “vizio” che mostra in maniera più chiara un’associazione temporanea, dopo le mache il vero cuore del problema è la quantinifestazioni del 18 febbraio hanno scritto tà, ovvero la capacità di moderarsi: seconuna lettera aperta al neo presidente del do una parte dei nutrizionisti un bicchiere Consiglio Mario Draghi. di vino a pasto al giorno (meglio se rosso) «Gli esercenti del comparto si sono impepuò perfino fare bene, ma nessuno vi dirà gnati da subito per garantire la massima che fa bene scolarsi una bottiglia intera – tutela sanitaria all’interno dei propri punti anche se va aggiunto che fumare, invece, di vendita, investendo ingenti quantità di fa sempre male, anche una sola sigarettempo ed importanti risorse economiche ta. È quel che diceva qualche secolo fa il per adeguarsi alle normative contenute medico e alchimista Paracelso: «Tutto è nei vari Dpcm» si legge nella lettera, «Per veleno: nulla esiste di non velenoso. Solo i lavoratori del settore il permanere di una la dose fa in modo che il veleno non faccia situazione di lockdown potrebbe comportare la definitiva chiusura dell’attività per un notevole numero di esercizi, mettendo a rischio i 150mila lavoratori gravitanti attorno al settore del gioco pubblico, ed in particolare, i circa 30mila addetti impiegati nella distribuzione fisica. Il comparto del gioco legale, alla luce delle misure già adottate, richiede a gran voce la riapertura per i punti vendita nelle zone gialle, nel rispetto dei limiti di orario imposti, offrendo le migliori garanzie di mantenimento delle misure previste, più stringenti di molti settori affini già operativi». Pandemia a parte, chissà che Draghi non possa includere nella sua fitta agenda un riordino della legislazione sui vizi di Stato: sarebbe, oltre che opportuno, la risposta migliore alla protesta dei lavoratori del gioco legale.
106
R
icordate il decreto dignità, bandiera del primo governo Conte? Il Movimento 5 Stelle fu molto attivo nel fare inserire il divieto di pubblicità al gioco d’azzardo. Ma il secondo governo presieduto dallo stesso Giuseppe Conte, che al di là dell’alleanza con il Pd resta pur sempre un esponente del M5S, prima di essere affondato da Matteo Renzi la pubblicità al gioco d’azzardo in un certo senso l’ha fatta direttamente, lanciando la lotteria degli scontrini. Se per incentivare l’utilizzo dei pagamenti digitali non si trova di meglio di una lotteria, viene il sospetto che a essere ludopatico sia lo Stato... Al di là dell’opportunità di affiancarla al meccanismo del cashback, e a quello molto discutibile del super-cashback che ricorda l’azione di Robin Hood all’incontrario (c’è da dubitare che chi effettua il maggior numero di pagamenti digitali rientri in una categoria di bisognosi), la lotteria degli scontrini è partita a febbraio tra le polemiche soprattutto perché molti esercenti non erano pronti, non erano cioè dotati dei registratori di cassa in grado di far partecipare i consumatori. «Al 20 dicembre 2020 su 1,4 milioni di registratori telematici installati solo 700 mila erano stati aggiornati per poter far partecipare i consumatori alla lotteria» ha affermato il responsabile fiscale di Confcommercio, Vincenzo De Luca, «a distanza di poco più di un mese, possono essere stati fatti circa 100mila aggiornamenti». Confesercenti è ancora più pessimista: solo un esercente su tre era pronto al momen-
RIFORMA FISCALE & TASSE SU TABACCO,GIOCHI E ALCOL
Il bastone e la carota della lotteria degli scontrini Da un lato lo Stato sostiene di voler combattere le ludopatie, dall’altro avvia iniziative che non fanno che incentivarla. E per gli esercenti la scelta è teoricamente libera, ma chi rifiuta entra nel mirino del Fisco di Riccardo Venturi to della partenza il primo febbraio, cioè aveva aggiornato il software delle casse alla lotteria, «ma è una stima ottimistica», ha affermato il segretario generale Mauro Bussoni. Secondo Comufficio, l’associazione delle aziende che producono i registratori telematici, i laboratori sono stati sommersi dalle richieste di aggiornamento solo dopo il primo febbraio: «I negozianti vogliono fare ora quello che non hanno fatto nei mesi scorsi, ma ogni laboratorio può occuparsi di 4-5 installazioni al giorno e nonostante stiano lavorando ventre a terra ci vuole del tempo», ha spiegato il direttore generale Fabrizio Venturini, «i piccoli esercizi si adeguino, è nel loro interesse per evitare che l’acquirente si rivolga solo alla Gdo che è già attrezzata». I commercianti, che dal primo gennaio hanno l’obbligo di trasmettere telematicamente i corrispettivi, per l’aggiornamento devono sostenere un costo medio di circa 300 euro. «Al riguardo, Confcommercio ha già avanzato a ministero dell’economia e agenzia delle entrate la richiesta di far rientrare anche questi costi nella possibilità di maturare un credito d’imposta come avviene per la sostituzione dei registratori telematici» ha aggiunto De Luca, «ad oggi, invece, per l’adeguamento alla lotteria degli scontrini tale possibilità è preclusa». Insomma gli esercenti devono anche affrontare un costo per aggiornare il software del registratore telematico, nel bel mezzo della crisi pandemica. In compenso partecipano loro stessi a una lotteria, che prevede 15 premi settimanali
da 5mila euro, 10 premi mensili da 20mila euro e un premio annuale da un milione di euro. Questa è la carota, ma occhio al bastone: «Nel caso in cui gli esercenti al momento dell’acquisto si rifiutassero di acquisire il codice lotteria, il consumatore potrà segnalare tale circostanza nella sezione dedicata del portale lotteria degli scontrini. Queste segnalazioni potranno essere utilizzate nell’ambito delle attività di analisi del rischio di evasione». A polemizzare con la lotteria degli scontrini, quando ancora era all’opposizione, è stato anche Matteo Salvini. «Non solo chiusi in casa, vogliono anche controllare quello che compriamo. Alla lotteria degli scontrini io non mi registro», aveva twittato il leader della Lega. Eppure la proposta di organizzare una lotteria degli scontrini era arrivata nell’ottobre del 2011 dal… leghista Massimo Bitonci. L’idea era proprio quella di una lotteria nazionale, su base regionale, basata
ERNESTO MARIA RUFFINI
sugli scontrini fiscali rilasciati dall’esercizio commerciale: in sostanza quel che è stato fatto ora. Per Giorgia Meloni, che all’opposizione c’è rimasta, registrarsi sul portale della lotteria significava addirittura far sapere «a Conte, Casalino, Di Maio, Gualtieri, l’Agenzia delle Entrate e lo Stato tutto quali sono le tue abitudini, cosa ti piace, cosa compri e da chi e a che ora». Ma per l’Autorità garante della privacy il codice lotteria «consente di rendere le informazioni raccolte non riconducibili al singolo individuo senza informazioni aggiuntive e permette al consumatore di non fornire all’esercente il codice fiscale, da cui sono ricavabili anche informazioni su sesso, data e luogo di nascita, non necessarie per partecipare al concorso. I dati potranno essere utilizzati solo ai fini della lotteria». La scelta di utilizzare una lotteria per incentivare i pagamenti digitali ha scatenato molte polemiche anche da parte delle associazioni che si battono contro la ludopatia. «Se da un lato può essere giustificato contrastare con ogni strumento l’evasione fiscale» ha affermato per esempio Attilio Simeone, coordinatore del cartello “Insieme contro l’azzardo”, «dall’altro, però, lo Stato ricorre sempre ad uno strumento diseducativo, immorale e pericoloso proprio per quella economia che intende salvaguardare e sviluppare». Forse c’è una domanda più laica che ci si dovrebbe porre: finita la lotteria degli scontrini, i consumatori continueranno a utilizzare gli strumenti di pagamento digitale o torneranno agli abituali e meno controllabili contanti?
107
APPROFONDIMENTI
SUL MATTONE IL PUBBLICO COPIA DAL PRIVATO Ci sono 290 miliardi di euro immobilizzati in edifici pubblici, ma un quarto non sono utilizzati dalla PA. Così Invimit Sgr sta lavorando per cederli a fondi o incrementarne il reddito, facendo leva su strumenti finanziari di Marina Marinetti
P
rima della vendita a Poste Vita di tutte le quote di Convivio, il primo comparto del Fondo Dante, avvenuta a gennaio di quest’anno per 249 milioni di euro, quasi nessuno s’era accorto che, tra le millemila partecipate del Ministero dell’Economia e delle Finanze, ce ne fosse anche una focalizzata sul mattone. Si tratta di Invimit Sgr (Investimenti Immobiliari Italiani Sgr S.p.A.), nata nel 2013 con l’obiettivo di gestire, valorizzare e anche dismettere il patrimonio pubblico, facendo leva sugli strumenti che la finanza mette a disposizione. Quali, appunto, i fondi immobiliari. Certo, trattandosi di una cessione alla controllata di Poste Italiane, che, al di là di un flottante del 35,3%, è comunque a controllo pubblico (col Mef al 29,3% e Cassa Depositi e Prestiti al 35%), l’operazione sembra più uno scambio di figurine che una vera cessione sul mercato. E invece alla procedura competitiva hanno partecipato decine di operatori, italiani e internazionali: «La dataroom del Fondo Dante conteneva 2500 documenti, con 40.000 download nel periodo di consultazione, da febbraio ai primi di settembre», spiega a Economy Giovanna Della Posta, amministratore delegato di Invimit. «Ricevuta l’offerta vincolante di un investitore internazionale, abbiamo dato l’opportunità a tutti gli investitori che avevano manifestato interesse di fare un’ulteriore riflessione. Così sono arrivate due ulteriori offerte, da cui il primo investitore è risultato non essere il migliore in confronto all’offerta di Poste Vita che si è aggiudicata l’intero Fondo».
108
Insomma, il pubblico finalmente inizia a copiare dal privato. Finalmente direi superiamo la dicotomia pubblico-privato. Nel pubblico, quindi a parità di quadro normativo, laddove vediamo delle best practices le importiamo. Poi certo possiamo copiare dal privato, importare logiche di mercato tenendo presente il nostro quadro normativo. Ma per dialogare con il privato in una logica winwin bisogna giocare ad armi pari. Una sgr può farlo sul mercato dei capitali, un ente pubblico che ha una mission diversa e che incidentalmente ha anche immobili certamente non può.
Ma ci sono voluti anni e anni per raggiungere questo traguardo. E la strada è ancora lunga. Dal 2019 abbiamo iniziato a cercare gli investitori, a presentarci, ad andare da loro sia in Italia che all’estero, a sollecitare una riflessione sui nostri investimenti così come farebbe ogni buon commerciale. E questo lavoro costante, continuo, di spiegazione di chi siamo, dei nostri portafogli, ha ripagato i nostri sforzi. In due anni abbiamo totalizzato vendite per 320 milioni di euro di cui 300 nel 2020. La matematica non è un’opinione: la macchina ha iniziato a carburare.
PER DIALOGARE COL PRIVATO IN UNA LOGICA WIN-WIN BISOGNA GIOCARE AD ARMI PARI. E UNA SGR PUÒ FARLO SUL MERCATO DEI CAPITALI
Quanti immobili gestite? Ad oggi vi sono già molti enti che hanno apportato patrimonio ai nostri fondi: Inps, Inail, Regione Lazio, ma anche diversi Comuni anche asset di provenienza Difesa. Il patrimonio in gestione è allocato in una decina di fondi, di cui alcuni multicomparto, ed ha un valore stimato da esperto indipendente così come prevede la normativa dei fondi immobiliari in circa 1,7 miliardi. Di questi circa 600 milioni sono riferiti ad asset in uso alla pubblica amministrazione adibiti a prefetture, caserme, questure. La restante parte, quindi circa 1,1 miliardi è locata a privati o interessata da progetti di sviluppo. Abbiamo sia immobili cielo terra vuoti da valorizzare che terreni che erano utilizzati per scopi militari dalla Difesa e che oggi sono edificabili, peraltro in zone centrali e semi centrali di città di elevato interesse per gli investitori come Venezia, Bologna e Milano. Non ci facciamo mancare niente. Anche alberghi. E sul fronte vendite? Il nostro sito nel 2018 aveva circa 35mila accessi, nel biennio successivo 2019-2020 siamo passati a 211mila. Abbiamo anche l’App Invimit per visualizzare tutto il patrimonio, un call center attivo per fissare gli appuntamenti per le visite, fino ai tour 3D in realtà aumentata per le ville storiche. Abbiamo sviluppato, con il supporto di una società specializzata, un algoritmo che basandosi sui data analytics analizza 14 dimensioni socio economiche territoriali e restituisce uno score che dà una prima indicazione della fattibilità di un progetto e quindi della possibile destinazione dell’immobile. Esiste una stima degli immobili pubblici inutilizzati in Italia? Sappiamo che il patrimonio pubblico immobiliare è di circa 290 miliardi di euro. Sappiamo anche che il 77% è posseduto dagli enti locali. E inoltre che circa 70 miliardi non sono più in uso alla pubblica amministrazione. Sia la parte in uso che quel-
la non più in uso alla PA potrebbe essere utilizzata in maniera più efficiente. Solo per fare un esempio di massima, se si riuscisse ad incrementare di un solo punto percentuale il rendimento dei 70 miliardi non più in uso alla PA, avremmo individuato 700 milioni di euro ricorrenti per le casse dello Stato. E se con lo smartworking tutti hanno ragionato sull’eccesso di offerta di uffici, perché non pensare che se c’è una norma che formalizza la facoltà di avvalersi di un minimo di smartworking del 30% anche a regime, post pandemia, gli enti che la applicano devono anche elaborare un piano di rilascio del 30% di superfici? Quanti sono vuoti? Migliaia. Ma il vero tema è che non sono solo spazi vuoti, sono spazi senza progetti. Gli immobili vuoti sono per gli investitori una risorsa e le nostre dimensioni susciIN ITALIA CI SONO IMMOBILI PUBBLICI PER 70 MILIARDI DI EURO NON PIÙ IN USO ALLA PA, AFFITTATI A CANONI DI FAVORE A PRIVATI, AZIENDE E ASSOCIAZIONI
tano sempre un misto di entusiasmo e di grande interesse. Ma per gli enti sono un problema da gestire, un costo e spesso sono anche sinonimo di degrado. Quindi, come metterli a reddito? Credo che sia indispensabile fissare delle regole per coloro che prendono in affitto immobili, specie in zone di pregio, da soggetti pubblici, che stabilisca che non è possibile stipulare nuovi contratti di affitto a canoni inferiori al minimo Omi - l’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle Entrate, ndr -, con rinnovo almeno al minimo Omi alla prima scadenza per i vigenti. Eventuali deroghe al minimo andrebbero adeguatamente giustificate e approvate. La locazione va gestita, il recupero crediti è fondamentale: quando un patrimonio è messo bene a reddito e si vuole anche dismetterlo allora anche le dismissioni iniziano ad avere un profilo diverso sul mercato.
Appunto: esiste un piano di dismissioni? Quando parliamo di immobili pubblici dobbiamo considerare che il 77% è posseduto dagli enti pubblici e solo la restante parte dall’Amministrazione centrale. Questo significa che oltre 200 miliardi sono distribuiti su migliaia di enti che sono autonomi nelle loro deliberazioni e che hanno singole responsabilità gestionali. Un piano di dismissioni nazionale non potrebbe prescindere da questo aspetto che è poi il vero tema. Ma per gli enti il 30% cash all’atto dell’apporto del bene non è un grande incentivo: restano quotisti al 70% e se hanno il vantaggio di “spogliarsi” della gestione e valorizzazione dall’altra posseggono quote di un veicolo complesso. Ho proposto di invertire le percentuali e lasciare l’ente al 30% liquidando il 70%. Così l’ente avrebbe un adeguato incentivo e si spoglierebbe delle quote in un contesto controllato, pubblico su pubblico. Quindi la riposta è “no”. Quindi, come si fa? Abbiamo capitale di investimento disponibile, peraltro sottoutilizzato. Facendo due conti, se gli enti che ipotizziamo abbiano l’80% degli asset non più in uso alla PA (70 miliardi) li conferissero a noi con questa logica potremmo immettere liquidità sul territorio per miliardi. Una liquidità che non sarebbe un finanziamento o un ristoro per la crisi, ma denaro a fronte di asset. Sembra semplice ma non lo è. Perché? Proposte come questa necessitano del vaglio della Ragioneria Generale dello Stato, una macchina complessa che deve tener conto di equilibri la cui definizione non è sempre intuitiva come la proposta che fai. Il confronto con questa macchina così complessa mi ha fatto capire nel tempo quanto le soluzioni spesso intuitive che ciascuno di noi può immaginare, presentano dimensioni nel pubblico talvolta impensabili.
109
in collaborazione con ANDAF
Così si gestisce il cyber risk perché non impatti sul bilancio Ogni attacco cyber costa in media all'azienda coinvolta 2,90 milioni di euro. Eppure, solo il 56% delle imprese Italiane è dotato di sistemi avanzati Soc (Security operation center) in grado di rilevare, segnalare e impostare misure più o meno automatiche di contrasto efficaci anche contro gli attacchi Cyber di nuova generazione di Luca Lucidi, Cfo e investor relation manager Cy4gate SpA (quotata Aim)
U
n impatto pesantissimo. Ogni attacco cyber costa in media all'azienda coinvolta 3,86 milioni di dollari a livello globale e 2,90 milioni di euro in Italia (fonte: Ibm Security). Per l’individuazione e contrasto dell’attacco cyber un’azienda impiega in media in Italia 268 giorni (una mamma fa prima partorire in Italia rispetto ad una azienda a capire come è stata attaccata!). Solo il 56% delle imprese Italiane è dotato di sistemi avanzati Soc (security operation center) cioè sistemi in grado di rilevare, segnalare e impostare misure più o meno automatiche di contrasto relativamente agli attacchi Cyber di nuova generazione. Questo scenario nel 2020 si è aggravato dalla pandemia globale che ha aumentato il ricorso al telelavoro e, di conseguenza, la superficie di attacco. I principali rischi di attacchi cyber ad elevato impatto aziendale possono essere classificati nelle seguenti categorie (evento/im-
110
patto aziendale): 1. Evento: furto di informazioni aziendali; impatto aziendale: Perdita Know-how aziendale 2. Evento: furto di informazioni aziendali per attacchi orientati alla disobbedienza civile (hacktivism) o informazioni private del personale (spear phishing); impatto aziendale: perdita immagine aziendale 3. Evento: compromissione dell’integrità o della disponibilità di servizi o processi automatizzati collegati alle Operations Technologies (es: impianti di produzione, etc); impatto aziendale: interruzione dei servizi erogati o fabbricazione di prodotti HW o sviluppo di prodotti SW per un tempo indeterminato; 4. Evento: compromissione e manomissione di prodotti SW di terze parti; impatto aziendale: Malfuzionamento di prodotti rilasciati basati su tali componenti con perdita immagine aziendali, fatturato e penali 5. Evento: Ransomware (cifratura dei dati archiviati finalizzata ad impedirne la disponibilità se non a fronte del pagamento di un riscatto); impatto aziendale: interruzione di processi critici
aziendali e finanziario (tramite richiesta di riscatto) Come proteggersi e minimizzare il rischio che questi eventi si verifichino ed il potenziale impatto sul bilancio? Iniziamo, da esperti di settore, col dire che il rischio zero non esiste. Il concetto di “cyber protection” al 100% di una organizzazione, di una azienda o di un prodotto non esiste, è pura utopia. Ma può essere costruito un ecosistema di azioni concrete che possono garantire la forte riduzione della probabilità di accadimento dei rischi relativi ad attacchi Cyber, o almeno limitarne gli impatti in termini di business. In particolare: - La responsabilità della cyber security deve essere univocamente identificata in un ruolo aziendale (Ciso/Cio) a diretto riporto dell’amministratore delegato o del direttore generale; - I rischi di attacchi cyber devono essere identificati e monitorati in un sistema di risk management aziendale (insieme a quelli di business, sulle risorse umane o tecnologici); i rischi di cyber attacchi possono essere solo considerati infatti “rischi del mondo
IT” ma riguardano l’azienda a 360° e sono trasversali a molti dipartimenti aziendali: competitività tecnologica, immagine aziendale, perdita di fatturato, manomissioni di prodotti; - Integrare nelle misure di mitigazione del rischio anche una adeguata polizza assicurativa sui rischi cyber, ormai ampiamente disponibili sul mercato; - Non limitare la definizione delle misure di mitigazione alla pura astrazione ma validare anche le eventuali scelte tecnologiche in funzione dei rischi identificati, modellati in funzione delle minacce identificate e delle tecniche di attacco effettivamente in uso. Oltre a sistemi base come antivirus, firewall o sistemi antispam per la posta elettronica, adottare soluzioni tecnologiche avanzate di cyber security (possibilmente italiane per evitare altri tipi di rischi come la possibilità che queste tecnologie estere facciano la spia per altri) come: • Sistemi Siem: Security Information and Event Management • Sistemi di Cyber Threat Intelligence • Sistemi di Network Traffic monitoring Solo così è possibile evitare impatti milionari sul bilancio derivanti da attacchi cyber.
L'AUTORE, LUCA LUCIDI
in collaborazione in collaborazione con CONFPROFESSIONI con ANDAF
Professionisti essenziali nell’agenda Draghi Da una parte la crisi strutturale del settore, dall’altra le competenze di 1,4 milioni di professionisti. Confprofessioni mette sul tavolo tutto il suo peso di parte sociale per definire con Palazzo Chigi una piattaforma per il lavoro autonomo e professionale. E per capitalizzare le risorse del Recovery Plan di Giovanni Francavilla
R
icomporre le migliori forze del Paese per ricostruire il tessuto sociale, economico e produttivo, gravemente colpito dalla pandemia, capitalizzando al meglio le risorse del Recovery plan. Lavoro, salute, crescita, innovazione, transizione ecologica e ancora le riforme del fisco, della giustizia e della pubblica amministrazione: l’agenda del presidente del Consiglio, Mario Draghi, promette di aprire una nuova stagione di riforme essenziali al rilancio della nostra economia: «ma nel programma del nuovo esecutivo ci dev’essere una chiara strategia di sviluppo delle professioni e del lavoro autonomo». Il messaggio del presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, è forte e chiaro. Oggi il settore delle libere professioni si presenta come una forza sociale in continua trasformazione, caratterizzata da profonde asimmetrie economiche, accentuate dagli effetti della pandemia sulle attività professionali, come pure da un preoccupante calo
GAETANO STELLA
strutturale del lavoro indipen- via rivendica un ruolo di primo dente, determinato anche da piano nell’agenda di Governo. anni di politiche penalizzanti; «Oggi più che mai vogliamo al tempo stesso, però, rap- esercitare fino in fondo il nopresenta un bacino essenziale stro ruolo di parte sociale di di competenze e conoscenze un intero settore economico e trasversali in ogni ambito eco- sociale, che conta oltre 1,4 minomico e sociale da sfruttare lioni di professionisti e partite per risollevare le sorti del Pa- Iva, con circa 1 milione di laese. «Adesso tocca al governo voratori dipendenti degli studi Draghi deprofessiocidere se nali, che NEL PROGRAMMA mettersi al esprimono DEL NUOVO ESECUTIVO ca p e z z a le il 12,5% CI SARÀ UNA CHIARA di un setdel Pil naSTRATEGIA DI SVILUPPO tore ecoz i o n a l e », DELLE PROFESSIONI nomico in afferma agonia, oppure coinvolgere Stella, che si fa portavoce delprofessionisti e lavoratori au- le gravi difficoltà del lavoro tonomi in un programma poli- autonomo e professionale e tico che metta da parte sussidi l’estrema sofferenza che cole finanziamenti a pioggia per pisce soprattutto i giovani e le fare spazio a una politica di donne, i più penalizzati dalla investimenti nella salute pub- crisi. blica, nel lavoro, nella digita- «Siamo pronti discutere una lizzazione e nelle infrastrut- piattaforma programmatiture». ca per definire all’interno del La politica di coesione evocata programma del nuovo Esedallo stesso presidente Draghi cutivo un capitolo dedicato al trova, dunque, un primo ban- mondo del lavoro autonomo e co di prova nel settore profes- professionale», aggiunge Stelsionale, rimasto in ombra nel la. «Da anni chiediamo di acprimo giro di consultazioni compagnare e favorire procescon le parti sociali, che tutta- si di crescita della dimensione
imprenditoriale degli studi: dall’ammodernamento delle infrastrutture all’aggregazione tra professionisti, dall’equo compenso fino al welfare». L’obiettivo sembra a portata di mano e Confprofessioni mette sul tavolo tutto il suo peso di unica parte sociale riconosciuta del settore libero-professionale fin dal 2001 per portare il lavoro autonomo e professionale al centro del Recovery plan. «Nel Piano Nazionale ci dev’essere maggiore sostegno alle libere professioni», sottolinea Stella, «per questo è necessario aprire subito un tavolo permanente di consultazione con le parti sociali per il coordinamento e la gestione dei progetti, affinché la governance sia all’altezza, con una gestione dotata di poteri a carattere commissariale che eviti ritardi nell’esecuzione dei progetti e con il coinvolgimento di professionisti esperti nella gestione dei fondi europei, anche considerato che il nostro Paese utilizza in media il 30% delle risorse UE, contro una media del 40% negli altri Stati membri».
111
APPROFONDIMENTI
L'UE fa sponda con il Mediterraneo La ripresa parte dal Sud e le risorse del Recovery Fund saranno cruciali per restituire centralità all'area e potenziare il dialogo con i Paesi del Mediterraneo partendo dal Marocco a cura della redazione
C
oinvolgere le due sponde del Mediterraneo, a partire dal dialogo con i Paesi più stabili, come il Marocco: è l'ambizioso progetto di sviluppo al quale da tempo lavora la senatrice Urania Papatheu (FI). A lei abbiamo chiesto se e come le risorse del Recovery Plan possano contribuire a una rinascita del Sud e, con essa, a una ripartenza dell’Italia e a una nuova centralità dell’area mediterranea. L’Europa ci dice che la ripresa dell’Italia parte dal Sud. È l’auspicio dell'UE che, non a caso, ha assegnato le risorse del Recovery in base ai record negativi che molte regioni del Sud esprimono per occupazione, sviluppo, sanità, digitalizzazione, politiche ambientali e diritti di cittadinanza. L’Unione ci dice che per la nostra ripresa economica risulta decisivo ripianare quei profondi divari tra Nord e Sud che, ancora oggi, impediscono uno sviluppo armonico e unitario del Paese. L’Italia crescerà davvero solo se crescerà il Sud, ne sono convinta. Del resto, i porti sul Mediterraneo, gli snodi ferroviari, le grandi infrastrutture servono l’intero Paese e l’intero continente. Con un Sud punto di riferimento produttivo per il Nord e per l’area europea, avremo un’occasione unica per stimolare
112
URANIA PAPATHEU
l’occupazione, ridurre secolari divari territoriali e ancorarci più saldamente all’Europa. Il Next Generation Eu genera aspettative di riscatto del Mezzogiorno… Ci offre l’opportunità di ripensare il modello di sviluppo e di orientare gli investimenti verso l’economia del futuro, non solo e non più una programmazione volta a colmare i ritardi del passato. Puntando su infrastrutture digitali e di trasporto, su trasparenza ed efficienza delle amministrazioni pubbliche, su piani industriali che anticipino l’evoluzione
stema di istruzione e formazione e sulla scarsità della domanda di competenze elevate e ha rilevato un quadro di estrema fragilità. Infatti, riconduce a questa persistente lacuna il freno alla nostra crescita. Migliorare la qualità del sistema di istruzione e formazione è una sfida importante che va colta senza indugi. Diversamente, rimarremo sempre ai margini di quell’Europa che oggi da noi si aspetta ben altro ruolo: un’Italia forte a un’unica velocità, punto di congiunzione per il dialogo con i Paesi del Mediterraneo.
L'AFRICA HA UN GRANDE POTENZIALE IN TERMINI DI RISORSE UMANE E DI CRESCITA ECONOMICA: ECCO PERCHÉ VA SVILUPPATA LA POLITICA DI VICINATO
Oggi è così importante sviluppare un dialogo con i Paesi del Mediterraneo? L’Africa è il continente del futuro, ha un grande potenziale in termini di risorse umane e di crescita economica e possiede grande attrattiva per gli investimenti. L’Europa, di fatto, è da sempre legata all’Africa. Oggi, però, la sua azione è chiamata a evolversi in Politica europea di vicinato. Questo significa una nuova centralità per il Mediterraneo e per il Sud, significa realizzare un'area euromediterranea di pace, sviluppo e stabilità. Di questo progetto di sviluppo e di integrazione, già avviato con alcuni Paesi del continente africano, mi farò portavoce, anche attraverso l’intergruppo parlamentare amici del Marocco.
sociale ed economica dei prossimi anni, su innovazione e transizione verde, l’Italia può avere una nuova centralità. Può diventare il Paese costruttore di un’Europa che dialoga con il Mediterraneo. Il Mezzogiorno e l’Italia sono pronti per questo ruolo? Per un progetto così ambizioso servono le giuste competenze. Investire in istruzione e in competenze, ecco cosa serve per una crescita intelligente, inclusiva e sostenibile. L'UE ha acceso un riflettore sulla debolezza del nostro si-
Riconoscere la causa per prevedere l'effetto La Balanced scorecard (Bsc) è uno strumento efficace nella gestione dell'impresa, per impostare il rilancio dopo la crisi. Ed è oggetto di un percorso formativo di 8 giornate alla Liuc Business School di Riccardo Venturi
U
no strumento di supporto nella gerano». È quel che fa la Bsc, che spostando stione strategica dell’impresa che l’attenzione sulle cause cerca di anticipare risale alle cause dei fenomeni per i fenomeni di crisi, intervenendo quando si imparare a governarli, prezioso per impoindividuano fenomeni in via di deteriorastare il rilancio in una fase di crisi: non per mento. «Quando si vede una variabile, ci si niente piace anche a Mario Draghi. È la Bachiede: da cosa dipende?» spiega il direttolanced scorecard (Bsc), oggetto di un perre del Centro su costi e performance aziencorso formativo di 8 giornate alla Liuc Budali della Liuc Business School, «del fattusiness School che permette di conseguire rato, dei prezzi, dei volumi ci si domanda: il Developer balanced scorecard degree. quali variabili li influenzano? Si risale alle «La peculiarità della Bsc» spiega Alberorigini e si impara moltissimo. Chi impara to Bubbio, direttore del Centro su costi e a utilizzarlo spesso mi dice: grazie, perché performance aziendali della Liuc Business ho capito come girano le cose in azienda». School, «è che considera come fondamenC’è però una sorta di… rischio. «Sono più tali, per dare attuazione alla strategia, le che mai convinto dell’utilità della Balanazioni da intraprenced scorecard, che LA BSC CONSIDERA FONDAMENTALI dere in quattro aree: ha un solo difetto L'AREA FINANZIARIA, LA FIDELIZZAZIONE l’area finanziaria per per il quale in Italia DEL CLIENTE, I PROCESSI GESTIONALI, l’importanza delle viene un po’ criticaL'APPRENDIMENTO E L'INNOVAZIONE disponibilità di adeta» rimarca Bubbio, guate risorse finanziarie; la prospettiva del «vale a dire che è uno strumento che dà cliente con la capacità di fidelizzare i clientrasparenza al sistema: se non vuoi essere ti stessi; quella dei processi gestionali; e trasparente non lo puoi usare. Se invece lo quella dell’apprendimento e innovazione». usi, diventa poi giocoforza dare importanza Una visione integrata che va molto al di alla meritocrazia». là della mera attenzione a ricavi e profitti. Un’altra caratteristica fondamentale della «Siamo sempre stati abituati a guardare ai Bsc è che costringe l’imprenditore e i suoi risultati economico finanziari» sottolinea principali collaboratori a pensare e poi ad Bubbio, «ma quei dati hanno il grosso diagire come una squadra, con una serie di fetto di arrivare dopo che si sono generaobiettivi raggiungibili solo in team. «Un ti tutta una serie di fenomeni, di cui sono esempio è la gestione del magazzino» conseguenza. Oggi sarebbe più che mai spiega il direttore del Centro su costi e importante risalire alle cause che li geneperformance aziendali della Liuc Business
ALBERTO BUBBIO
School, «che per essere efficace deve avere un’alta rotazione senza che per questo ci siano rotture di stock, e con la capacità di evadere ordini sempre completi, in ogni voce che li caratterizza, così da migliorare il servizio ai clienti. Questa efficacia dipende dalla capacità di far lavorare insieme commerciale, produzione, acquisti e magazzini». Ancora, la Bsc è selettiva, permette di trovare le variabili con un valore strategico. «Spesso siamo sommersi dai numeri» mette in evidenza Bubbio, «dagli indicatori che non riusciamo a interpretare in modo corretto o che non sono non in grado di interpretare certi fenomeni, perché improvvisi. Nel mondo dei big data bisogna andare a riscoprire i principi di base della statistica aziendale, che permettono di cercare le informazioni che hanno un valore significativo». La Bsc è uno strumento apprezzato anche da tal Mario Draghi. Ha potuto verificarlo di persona lo stesso prof. Bubbio alcuni anni fa. «Ho avuto il piacere di conoscerlo quando era direttore del ministero del Tesoro nel 2003» spiega lui, «Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate erano state separate, e c’era l’esigenza di coordinarle. Così mi chiese di impostare la Balanced scorecard a questo scopo. Si lavorò molto bene, poi Draghi passò alla Banca d’Italia, e alcune agenzie territoriali sposarono appieno la novità, altre un po’ meno».
113
IL GL BALISTA E LA BARCA VA: QUELLA DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE Le previsioni del Wto stimano un calo del 9,6%, che certo non ucciderà le economie del pianeta. Le perdite del 2020 sono state già compensate. E il 2021 andrà meglio del 2019, segnato dalla guerra commerciale ingaggiata da Trump contro la Cina
O
ra che è arrivata, a metà febbraio, la nuova direttrice generale, Ngozi Okonjo-Iweala, ex ad della Banca Mondiale ed ex ministra delle finanze della Nigeria, il Paese africano che cresce a due cifre anche in questa stagione di pandemia, forse gli economisti del Wto, la super-agenzia che presiede (e detta le regole) al commercio mondiale dovrebbero fare ammenda. Pur essendo globalisti per mestiere, come la nuova capa nigeriana, e quindi contrari alla chiusura delle frontiere che di per sé porta al rallentamento delle economie e alle crisi, questa volta, di fronte al Coronavirus, si sono fatti prendere dalla paura e già ad aprile dell’anno scorso hanno previsto un crollo dei commerci del 12,9%, roba da azzerare il Pil di più di un Paese. Poi a ottobre, mentre le mascherine erano ancora un miraggio e i morti aumentavano, le previsioni si sono fatte meno
QUI DUBAI
drammatiche: il calo ci sarà, hanno fatto sapere dal Wto, ma un 9,6% in meno non ucciderà le economie del pianeta. A fine anno quel -9,6% era già diventato 5% con la prospettiva di azzerarsi e perfino di riprendersi, cioè di tornare in territorio positivo, nel corso del 2021. Come si spiega? Le perdite del 2020 sono state compensate già a partire dal mese di novembre stando alle tabelle dell’istituto olandese Economic Policy Analysis che monitora i commerci internazionali. Oggi la previsione più attendibile, condivisa anche dal Wto, è che il 2021 andrà meglio del 2020 e del 2019, l’anno della guerra commerciale tra l’America di Trump e la Cina di Xi Jing Ping, l’autocrate comunista che gioca a fare il campione del libero scambio come s’è visto anche all’ultimo summit mondiale di Davos (quest’anno via Zoom e non nei lussuosi hotel sulle alpi svizzere). «Il Covid ha colpito
soprattutto l’economia dei servizi, non la manifattura – spiega Julien Marcilly, capo economista di Coface, la compagnia che assicura i crediti alle esportazioni – e questo spiega la buona salute dei commerci mondiali». La ripresa strabiliante della Cina (pil in crescita come ha anticipato il vostro Globalista nelle due ultime rubriche su Economy) e di tutto il sud-est asiatico, Vietnam in testa, è tra le ragioni che spiegano questa resilienza globale alla pandemia. Lo conferma (anche) l’esplosione dei noli marittimi. Le compagnie di navigazione stanno facendo profitti record grazie all’aumento dei noli e alla discesa del prezzo del carburante
Il nuovo petrolio degli Emirati Arabi Uniti è il real-estate di lusso, che sta decollando
alle sfide senza precedenti del 2020» ha
Secondo lo studio di Knight Frank Middle East, filiale locale dell’agenzia immobiliare londinese, tra le principali a livello globale, il mercato delle ville sta godendo di forte attenzione da parte dei Paperoni di tutto il mondo
gli investitori riconoscono i rischi causati
I
affermato Taimur Khan, partner di Knight Frank Middle East, «sia gli sviluppatori che dalla pandemia, ma sanno anche che si tratta di rischi a breve e medio termine, piuttosto che di spostamenti a lungo termine
l mercato immobiliare degli Emirati
appartamenti sono scesi del 3%, quelli delle
dei fondamentali del mercato». Ci sono
Arabi Uniti ha mostrato una sostanziale
ville autonome sono aumentati del 2%: si
anche alcune macro variabili che incidono
tenuta nel 2020 nonostante la pandemia,
tratta del primo aumento annuale dei prezzi
favorevolmente sulla prospettiva del real
in particolare per il segmento più alto
dal 2014. Più consistente il calo dei prezzi
estate emiratino. «I cambiamenti normativi
dell’offerta. È quanto emerge da uno studio
medi a Dubai, pari a circa il 7%, ma anche in
da parte del governo federale e dei governi
di Knight Frank Middle East, filiale locale
questo caso il dato si compone di un calo del
locali hanno significativamente rafforzato i
dell’agenzia immobiliare londinese, tra le
prezzo medio degli appartamenti nell’ordine
fondamentali del mercato nell’ultimo anno»
principali a livello globale. Ad Abu Dhabi,
dell’8%, e di una buona tenuta di quelli
sottolinea Taimur Khan, «l’allentamento di
per esempio, c’è stato un calo medio dei
delle ville. «Il mercato immobiliare negli
una serie di questioni geopolitiche lo farà
prezzi del 2%, ma mentre i prezzi medi degli
EAU ha dimostrato una notevole resilienza
ulteriormente. Di conseguenza, nonostante
114
di Giuseppe Corsentino
(da 600 a 350 dollari la tonnellata). Maersk, il leader mondiale con una flotta di 700 navi portacontainer, ha rivisto di 500milioni il suo Ebitda 2020: da 8 a 8,5miliardi di dollari, mentre tutto il settore registra una crescita di almeno tre miliardi secondo le stime del centro studi Sea Intelligence. Un boom dei traffici che nessuno aveva previsto neanche gli attivissimi cantieri navali cinesi che a marzo scorso, all’inizio della pandemia, avevano fermato di colpo la produzione di container con la conseguenza di far esplodere i noli già a luglio. Fino al record di 10mila dollari per l’affitto di un container di 40 piedi a Singapore, che è il prezzo che Ikea ha dovuto pagare alla Cosco per far arrivare i suoi mobili in Europa. Perché l’economia globale è più forte di un virus.
L’economia cresce a dispetto del virus... Già ai primi di febbraio il Fondo monetario internazionale ha rivisto al rialzo le previsioni di crescita. Stando all’ultimo paper del suo capo economista Gita Gopinath quest’anno il Pil mondiale crescerà del 5,1% con i soliti fuoriclasse che faranno l’11,5% (l’India), l’8,1% (la Cina) mentre gli Stati Uniti sono stimati al 5,1%, ben due punti in più rispetto al “forecast” di ottobre grazie soprattutto allo stimolo di 1.900 miliardi di dollari annunciato dalla nuova amministrazione Biden. E qui s’impone una riflessione. Perché questa cura da cavallo, che porta la firma di Janet Yellen, la ex presidente della Fed nella stagione obamiana, appena annunciata ha già effetti positivi sulle previsioni di crescita Usa, mentre il nostro Next Generation Eu, annunciato e riannunciato in continuo, con gli stendardi al vento sul palazzo Berlaymont a Bruxelles, 750miliardi di euro tra eurobond e fondo perduto, non riesce a schiodare la crescita nell’Eurozona (al punto che il Fmi ha dovuto rivedere al ribasso la stima al 4,2%)? L’Italia, in questo scenario, è quella messa peggio: crescerà solo del 3%, meno della Francia (5,5%) e della Germania (3,5%) a meno che la “cura Draghi” non faccia il miracolo. Come sembra far capire la Borsa.
... E le aziende corrono in Borsa Nel 2020, anno uno della pandemia, le aziende quotate hanno raccolto sul mercato, tra azioni e obbligazioni, la strabiliante cifra di 3.780 miliardi di dollari, quasi mille in più rispetto al 2019 che era stato un anno record. Merito, certo, delle politiche monetarie delle banche centrali che hanno inondato il mondo di liquidità che è andata subito in cerca di remunerazione per far fronte ai tassi negativi. Cominciando dal settore obbligazionario che nel mondo ha raccolto “carta” per un controvalore di 2.950miliardi di dollari (di cui 450miliardi in Europa, il 20% in più rispetto al 2019 come ricordano gli economisti di Societé Générale). Non hanno avuto problemi di raccolta neanche le aziende più colpite dagli effetti della pandemia: Airbus, per dire, ha visto sottoscrivere senza timore i due prestiti obbligazionari di 3,5 e 2,5miliardi di euro lanciati rispettivamente a marzo e a giugno del 2020. «Ormai le aziende dormono su un magot, su un enorme cuscino di liquidità» ha scritto il quotidiano francese Les Echos. Che ne faranno? Utilizzeranno tutta questa tesoreria per remunerare gli azionisti o apriranno una (prossima) stagione di acquisizioni (e fusioni)? Meglio la seconda, si capisce.
alcune delle sfide che il mercato immobiliare
del 4% fino a dicembre, con una domanda
stiamo cominciando a vedere i segni di una
deve
impegnative,
più debole per le proprietà off-plan, i
ripresa nelle performance dei prezzi in
rimaniamo ottimisti e crediamo che ci siano
progetti immobiliari in fase di lancio o non
alcuni sotto-mercati principali. Per esempio,
sacche di opportunità in una serie di settori
ancora completati. «Il mercato residenziale
nei sei mesi fino a dicembre, i prezzi degli
di mercato».
primario di Dubai ha visto i prezzi diminuire
appartamenti e delle ville sulla Palm
Anche a Dubai, che pure ha visto alcune
del 4,2% nell’anno fino a dicembre» osserva
Jumeirah, l’iconica isola artificiale a forma
delle misure di lockdown più dure degli
il partner di Knight Frank Middle East, «ma
di palma, sono aumentati rispettivamente
affrontare
siano
di Riccardo Venturi
Emirati Arabi Uniti durante le prime fasi
del 5,1% e del 9,4%, mentre i prezzi delle
della pandemia, la domanda residenziale è
ville nel distretto Uno sono aumentati del
stata piuttosto resiliente nel 2020. Il Dubai
3,5%. Anche altri mercati primari come
land department ha registrato nel corso
Downtown Dubai e Emirates Hills stanno
dell’anno 51.414 transazioni immobiliari,
mostrando segni simili di miglioramento
per un valore di oltre 175 miliardi di dhiram
delle prestazioni del mercato». Nelle zone più
degli EAU, pari a poco meno di 40 miliardi di
esclusive di Dubai, insomma, i prezzi stanno
euro, nonostante l’impatto della pandemia
aumentando, specie quelli degli immobili più
globale. I prezzi medi per gli appartamenti
esclusivi: l’emirato si conferma buen retiro
di nuova costruzione sono scesi in media
dei multimilionari di varie parti del pianeta.
115
TALENT SHOW
S
CI PIACE GAVIO AGGIUNGE SOLDI SULLE SUE AUTOSTRADE IN ITALIA L’imprenditore piemontese lancia un’Opa per il delisting della Astm: una mossa forte dopo gli investimenti all’estero
C
hapeau: con un colpo di scena che nessuno si aspettava Beniamino Gavio (foto), patron del gruppo di Tortona che fa capo alla sua famiglia, ha deciso di lanciare un’Opa sulla società Astm, oggi quotata, per delistarla. Prezzo offerto – d’accordo con fondo francese Ardian, socio di minoranza e specialista di infrastrutture – ben 1,7 miliardi di euro per un’offerta volontaria volta ad acquisire la totalità delle azioni di Astm, che gestisce 4.594 km di rete autostradale nel mondo (in Italia, Brasile e Regno Unito), di cui circa 1.423 in Italia, controllando varie concessionarie che gestiscono dalla Torino-Milano all’Autostrada dei Fiori. Una bella sorpresa, nel soporifero scenario del preteso riassetto autostradale italiano, su cui nessuno muove il primo passo in attesa che si risolva l’impasse tra il governo e i Benetton per il futuro di Autostrade per l’Italia. Tra le finalità dell’operazione, sicura la volontà di approfittare della stabilità del titolo in Borsa per fare incetta di azioni e porre le premesse per ulteriori future operazioni. Ma può anche darsi che a Gavio possa interessare il controllo totale dell’azienda come moneta di scambio per qualche mossa espansionistica all’estero. Sta di fatto che il suo gruppo è stato finora più serio della media della concorrenza. E non si può escludere che anche Gavio punti ad avere le mani libere per entrare nell’imminente risiko delle autostrade, visto che la situazione resta molto fluida, con la novità assoluta che il nuovo governo Draghi ha fatto trapelare la sua preferenza per operazioni di mercato non sussidiate.
116
Il gruppo dimostra di credere ancora nella possibilità di far business nel nostro Paese Le autorità non hanno saputo contrastare la linea del colosso Usa che vuole solo risparmiare
i scrive Whirlpool, si legge Mise – Ministero dello sviluppo economico – o meglio ancora si legge “sistema Italia”. Un sistema Paese percepito come decotto, stanco e bollito, incapace di farsi valere, dove una multinazionale Usa può ottenere l’ammortizzatore a carico dello Stato, e confermare che a marzo licenzierà i suoi 357 dipendenti. Strepitano i sindacati, il governo s’indigna e s’impegna a cercare alternative industriali, evocando anche ben tre alternative diverse, ma poi niente. Immaginiamoci una cosa del genere in Francia. Facce feroci, rappresaglie amministrative, una vita d’inferno per i manager voltagabbana, addirittura – è successo! – implicazioni politiche e diplomatiche. E dunque l’azienda chiuderà ad aprile, dopo tre mesi di cassa Covid, e avvierà per i suoi dipendenti una procedura collettiva che ne metterà in strada 357. Quindi, per paradosso, lo Stato paga la Cassa Covid per uno stabilimento che l’attuale proprietà ha già annunciato l’intenzione di chiudere. Per quanto gli altri insediamenti produttivi del gruppo in Italia pare che producano alla grande, facendo addirittura ricorso agli straordinari. Un po’ patetico, per quanto simpatico, lo sforzo dei dipendenti, accampati in una specie di sit-in davanti all’ambasciata americana di Napoli, invocando Biden e la sua politica sociale. Cavalieri bianchi? Difficile. Si fanno comunque i nomi della Adler che produce pannelli fonoassorbenti per l’industria dell’auto e della Htl Fitting, che opera nell’aerospazio ed è fornitrice della Leonardo. Sullo sfondo, l’immancabile Invitalia, tra un’Ilva, una mascherina e un banco a rotelle.
NON CI PIACE SU WHIRLPOOL LA CAPORETTO DELL’EX STATO PADRONE Dal prossimo 1°aprile i 357 dipendenti della sede di Napoli vedranno scadere la loro Covid-Cig e andranno via
Il rally dell'auto elettrica si corre sulle batterie La rivoluzione nella mobilità è ancora lenta, ma sta accelerando. Così gli investitori puntano ai big come Tesla. Ma sarebbe meglio mettere un cip, invece, sull'elemento chiave del comparto: gli accumulatori di Ugo Bertone
C'
è voluto più di un secolo, ma alla fine, complice l’emergenza ambientale, l’auto elettrica si è ormai imposta quale principale driver della mobilità. Sarà una rivoluzione relativamente lenta, visto che secondo il centro di ricerca di Wood Mackenzie, l’auto elettrica rappresenterà comunque solo il 18% delle vendite nel 2030. Ma la tendenza potrebbe accelerare: altri analisti danno per probabile una crescita più rapida, almeno se le fabbriche sapranno sostenere l’aumento della domanda delle batterie, l’elemento chiave del nuovo mercato. Non sarà comunque una presa della Bastiglia, semmai una guerra in attesa di altri colpi di scena. Molti problemi, a partire dallo smaltimento delle scorie, suggeriscono che l’elettrico sia una risposta solo temporanea ai problemi della mobilità, in attesa di soluzioni più esaustive. A partire dall’idrogeno, che potrebbe arrivare a coprire fino al 25% della domanda energetica mondiale entro il 2050. La sfida, decisiva per selezionare vincitori e vinti della grande corsa al futuro che impegna Asia (in testa), America ed Unione
L'AUTORE UGO BERTONE. TORINESE, GIÀ FIRMA DE "IL SOLE-24 ORE" E "LA STAMPA", È CONSIDERATO UNO DEI MIGLIORI GIORNALISTI ECONOMICOFINANZIARI D'ITALIA
Europea (entrambe alla riscossa), sta già mobilitando risorse enormi. In particolare, è appena stato approvato un importante progetto cui ha aderito l’Italia insieme ad altri 11 Paesi, che prevede l’erogazione di finanziamenti al settore pari a 2,9 miliardi di euro. Il piano dovrà essere completato entro il 2028 e vi parteciperanno ben 42 realtà industriali. Ma si tratta solo della punta dell’iceberg. Secondo Accenture, imprese e governi investiranno almeno 60 miliardi di euro nella gara per avvicinarsi alla Cina, che controlla (e controllerà) circa il 70% del mercato nel prossimo futuro, e ai primati di Tesla, protagonista assoluta del boom. Non è difficile prevedere un analogo rally per la mobilità ad idrogeno. I tempi sono più lunghi, ma già si vedono investimenti di rilievo, vuoi sul fronte dei mezzi di locomozione che dei nuovi carburanti. È in questa cornice che un investitore prudente ma consapevole può individuare una soluzione vincente per i propri risparmi con un orizzonte temporale di medio termine. Ma come? È assai difficile centrare l’elettrica di successo nel prossimo futuro. Come dimostra la recente classifica delle auto più vendute, il mercato sfugge ormai ai criteri classici. Stellantis, ad esempio, arretra di due posti nell’Olimpo dei veicoli più venduti. Ma quel che conta, ammonisce Carlos Tavares, è la graduatoria della redditività, non quella dei
ELON MUSK
volumi. Più che puntare sul successo dei vari modelli, vale semmai la pena di investire sull’aspetto più strategico e delicato della rivoluzione: le batterie, l’elemento chiave che determinerà il successo sul mercato dell’auto elettrica, visto che la domanda salirà di almeno otto volte entro il decennio. Vale la pena di investire un cip nella battery technology che si prepara a raggiungere un giro d’affari del valore di 250 miliardi di euro l’anno a partire dal 2025 creando quasi 5 milioni di posti di lavoro. Come fare? Meglio muoversi via fondi e Etf per cogliere l’evoluzione del settore. Il consiglio è tanto più prezioso per quel che riguarda l’idrogeno: diversi prodotti cercano di replicare il Solactive Hydrogen Economy Index, all’interno del quale trovano posto operatori puri dell’idrogeno ed aziende che fanno altro, ma hanno avviato iniziative in questo ambito. Ci sono nomi noti, come il colosso dell’automotive Daimler, ma ci sono soprattutto le aziende conosciute solo dagli addetti ai lavori, come lo sviluppatore di batterie ricaricabili con l’idrogeno Plug Power ed il produttore degli elettrodi a membrana polimerica Itm Power. Ma alla chiamata all’impegno ambientalista stanno rispondendo anche i petrolieri come Royal Dutch Shell: il nuovo business è un mondo più pulito.
117
FRANCHISING & NUOVE IMPRESE
L’AFFILIAZIONE CHE BUCA IL VIDEO
Con il nuovo format Franchising in Tv, la casa di produzione di Luigi Panzini offre una vetrina istituzionale con una trasmissione televisiva in onda su emittenti televisive primarie e secondarie, e replicata su web e social network, ai brand che vogliono ampliare la loro rete approfondendo tutte le tematiche del settore
di Tullio Valorosi
I
esclusivamente dedicata al franchising – sintel franchising sta salvando il commertizza Panzini - con lo scopo dichiarato di fare cio al dettaglio colpito dalla crisi, e informazione e cultura agli italiani su questa dunque merita di essere raccontato formula di business vincente. All’interno delle bene, come Dio comanda: e questa è la sfida varie puntate televisive offriamo un’informalanciata da Luigi Panzini (nella foto), imprenzione preziosa e godibile con l’aiuto di profesditore e produttore televisivo da sempre, e da sionisti ed esperti del settore, delle associazioni sempre appassionato, positivissimo promoter e federazioni di categoria, con testimonianze di di business, non solo per se stesso ma per i suoi franchisor e franchisee, clienti. Questa sfida si LE PUNTATE DI FRANCHISING IN TV e presentazioni delle chiama “Franchising SONO L’ANELLO DI CONGIUNZIONE più serie opportunità in Tv”, ed è un format CHE UNISCE FRANCHISOR E FRANCHISEE lanciato da Panzini su E PERMETTE DI CREARE NUOVE OCCASIONI di affiliazione per autoimpiego e di busiemittenti televisive priness da presentare agli italiani marie e secondarie, con l’obiettivo di trasformare in un racconto di buona volontà». avvincente la vita quotidiana Ma Franchising in Tv non nasce fatta di impegni e di intuizioni, di per caso: anzi, è il punto di arrivo (per ora: perché col vulcanico successi e di fatica - di tanti imprenditori del franchising. «È la Panzini altri approdi ci saranno prima e unica trasmissione telein futuro) di un lungo e coerente visiva (replicata su web e social) percorso di comunicazine d’im-
121 REAL ESTATE L’ITALIAN STYLE SBARCA IN ROMANIA
122 UNIMPRESAINTELLIGENTE LAVORARE PER L’AZIENDA... O FARLA LAVORARE PER NOI?
123 MARKEDONZIA QUEL MARKETING INCISIVO SOTTO I FERRI DEL DENTISTA
124 BV INVEST 2011-2021: UN DECENNALE VERSO IL FUTURO
125 IMPRESE E OPPORTUNITÀ LE ULTIME NEWS DALLE AZIENDE
119
FRANCHISING & NUOVE IMPRESE
FRANCHISING IN TV IN SINTESI
presa. «La produzione di format televisivi e viInsomma, Franchising in Tv è il primo programdeo è il mio lavoro da sempre, certo – racconta ma Televisivo Web e Social esclusivamente Panzini - ma questa sfida a sostegno delle imprededicato a raccontare promuovere e divulgaPremessa: cos’è un franchising? È una forma di collaborazione se italiane e oggi del franchising per me è come re il franchising, anello di congiunzione, dove imprenditoriale, nitidamente una missione – racconta Panzini - Dobbiamo e vofranchisor e franchisee si incontrano, creando contrattualizzata, tra un’azienda gliamo fare tutti la nostra parte per la ripresa del nuove occasioni professionali e d’investimento leader che vuole distribuire i Paese, giusto? E per farlo dobbiamo supportare le presentando le migliori opportunità di affiliasuoi prodotti o servizi a marchio zione con video dedicati e mirati. «Il genere piccole e medie imprese, i produttori artigianali, e chiunque voglia avviare una propria impresa distributiva. È del format ricalca quello del talk show – spiega gli artefici del vero made in Italy». un modo sempre più convincente Convinto di questo, Panzini ha lanciato ormai da il produttore – con una conduttrice che ospita e diffuso per mettersi in proprio tempo una piattaforma multimediale, Eccellene dialoga in studio con franchisor, franchisee e nei più svariati settori distributivi. ze Italiane in Tv, che è la “madre” di Franchioperatori. Attraverso le loro testimonianze, i Richiede attitudine imprenditoriale, sing in Tv e che appunto rende omaggio a queloro racconti appassionati e la spiegazione delle ma è perfetta per tutti coloro che desiderano un riscatto, che vogliono sti imprenditori, combinando media innovativi loro strategie, i telespettatori possono scoprire stabilità e ricercano soddisfazione e tradizionali, e-commerce, televisione, radio, o approfondire la natura, le dinamiche e le poe gli utili di un lavoro autonomo.Per tenzialità di questo modello di business». Natusocial network, con due obiettivi principali: dare voce e visibilità a tutto questo, ralmente sono fondaaumentare da subito il nasce Franchising in Tv. Generato FRANCHISING IN TV PRESENTA LE PIÙ da una partenership tra eccellenze mentali le immagini, e fatturato delle aziende SERIE OPPORTUNITÀ DI AFFILIAZIONE italiane in Tv e associazioni di settore, per questo la scelta del e rafforzarne la visibiliCON VIDEO DEDICATI, TESTIMONIANZE, il format televisivo e social network tà. Sulla base di questo media video è essenziaE ALTRI CONTENUTI PROFESSIONALI Franchising in Tv è il primo in Italia le. I franchisor possono format – che va avanti e che tiene spettatori e internauti esporre i propri brand, rafforzarne l’identità con risultati crescenti da tempo – l’idea, a suo aggiornati sui nuovi trend di mercato, aiutandoli a identificare quello più e sottolineare per altri futuri franchisee le opmodo rivoluzionaria, di focalizzarsi sul franchiadatto a tue esigenze e personalità. sing, ed è nata “Franchising in Tv”. Idea semportunità di business del momento. Gli affiliati Grazie alle testimonianze di addetti plice e forte, al punto da aver subito attratto il possono presentarsi, raccontare com’è stato loro a lavori e autorità, sarà possibile sostegno istituzionale più credibile del settore, possibile avviare e sviluppare la propria attività conoscere costantemente quali sono con informazione, consulenza e consigli da parin modo vincente, dando una svolta professionale attività più richieste, remunerative e adatta a ciascuno (e al portafoglio te dei vertici delle principali associazioni e fele alla propria vita. E in definitiva attrarre clienti! di ciascuno. Grazie a Franchising in derazioni di categoria, consapevoli di quanto sia «Insomma – sintetizza Luigi Panzini – abbiamo Tv si potrà così entrare in contatto fondamentale fare cultura sul franchising e certi realizzato un programma di servizio, utile e forcon i migliori franchisor nazionali ed se mi permetto di dire prezioso, perché coniuche questa iniziativa mediatica servirà per fare internazionali. È il programma che ci ga informazione, consulenza e testimonianze. conoscere sempre di più la formula commerciavoleva per chiunque sta cercando di dare una svolta alla propria vita. Per le del franchising in tutte le sue potenzialità». Franchising in Tv vuole essere un format unico chi vuole diversificare il suo business. Con reali testimonianze di franchisor e franchinel suo genere, capace anche di diventare l’anelMa anche per chi non ha ancora un see oltre che presentare le più serie opportunità lo di congiunzione dove franchisor e franchisee lavoro. di affiliazione. si incontrano, creando nuove opportunità professionali e di business». Ed è evidente quanto tutto questo sia fertile LA SCHEDA DEL FORMAT per l’economia del Paese. «Oggi il mercato del franchising in Italia conta oltre 900 aziende GENERE: Talk show IN PALINSESTO: pomeridiano / per quasi 52 mila negozi, con 200 mila occuDURATA: 30 minuti serale / notturno pati e 24,5 miliardi di fatturato – sottolinea EMISSIONE: registrata FREQUENZA l’imprenditore - certamente ridotto purtroppo CONDUZIONE: presentatore / trice DI TRASMISSIONE: settimanale dai mesi di lockdown ma in forte ripresa nelCOLLOCAZIONE: Studio + Rvm con repliche le riaperture, una base su cui il commercio al dettaglio potrà ripartire e diventare più forte (servizi e redazionali realizzati TARGET: di prima appena finalmente la situazione si esternamente) Eterogeneo, trasversale, over-20 normalizzerà»
120
Real Estate, l’italian style sbarca in Romania L’imprenditore Giuseppe Rapisarda punta su nuovi modelli di vendita per incentivare gli investimenti immobiliari a Costanza, la perla sulle sponde del Mar Nero di Alessandro Faldoni reator, contenuti video, potenziamento dell’attrazione visiva: sono queste le linee guida dei nuovi modelli di vendita che puntano a creare un’esperienza mobile user friendly. Ne sa qualcosa imprenditore Giuseppe Rapisarda che, partito dall’organizzazione di grandi eventi, ha scelto di potenziare il suo progetto di business puntando sul marketing digitale legato all’Hospitality Industry e al settore immobiliare. I nuovi progetti si chiamano “Wave (resident e apartament)”, “Santa Maria Bay” e “Rose del Lago”. Nel primo caso si parla di un’idea innovativa che darà vita, nella splendida baia di Capomulini ad Acireale (CT), ad un progetto che fonderà in un’unica grande iniziativa le comodità ed i servizi di un albergo e la vitalità e l’energia di un borgo giovane, moderno e dinamico. Il “Santa Maria Bay” e il “Rose del Lago” sono i due sogni che sono divenuti realtà. Ville di ispirazione mediterranea e un maxi edificio che ospita appartamenti, uffici e servizi a Costanza, in Romania. Sul Mar Nero Giuseppe Rapisarda valorizza l’espressione del design italiano realizzato dal grande intuito del costruttore. Tutti i progetti sono pensati per coloro che vanno alla ricerca di uno stile di vita basato sulla qualità e sul benessere e per chi condivide la passione per
C
una vista panoramica mozzafiato e per quell’architettura di stile capace di creare un’atmosfera calda e confortevole, legata alla terra e al mare. Con le 89 ville del Santa Maria Bay (disponibili da 350 e 450 mq) e gli appartamenti de Le Rose del Lago il design italiano sbarca in Romania. ll sogno, divenuto ormai realtà, è stato quello di voler realizzare non semplici immobili, ma due comunità orientate alla famiglia, della quale i residenti si sentano parte fin dal primo momento in cui vi metteranno piede. Investire in Romania ha molti vantaggi. Primo tra tutti l’unicità e la bellezza della location. Costanza è la perla del Mar Nero e gli immobili I NUOVI MODELLI DI BUSINESS PUNTANO SUL COINVOLGIMENTO DIRETTO DEI CLIENTI CON CAMPAGNE DIGITAL E VISITE VIRTUALI
sono tutti realizzati in pieno stile mediterraneo con grandi spazi comuni, grande luminosità e particolare attenzione per i dettagli. Le ville del Santa Maria Bay sono le uniche costruzioni sul mare. Una soluzione ideale per chi vuole avere tutti i servizi a portata di mano senza lo
stress che caratterizza i centri urbani italiani. Parlando in termini di economia del mattone è uno dei migliori investimenti che in questo momento si possa fare. La Romania è caratterizzata da un’economia in piena crescita. Per chi acquista e per chi fa impresa in Romania sono previste agevolazioni economiche e tassazioni molto basse. Da non sottovalutare la possibilità di adottare politiche di affitto degli immobili. La bellezza del luogo e l’esclusività dei progetti non faranno che aumentare la richiesta che porterà, negli anni, ottimi ricavi legati al mercato delle locazioni. I nuovi modelli di business puntano sul coinvolgimento diretto dei clienti: comprendere il pubblico, creare campagne per i dispositivi mobile, ottimizzare la ricerca vocale, ascoltare i consumatori. Il video è il contenuto ideale per rendere il venditore più empatico, aumentandone la fiducia. Le strutture potranno essere visitate virtualmente grazie ai creator che documenteranno ogni dettaglio, inizieranno una conversazione direttamente con i clienti, aggiungeranno quel tocco umano che una foto, una planimetria o un rendering 3D non potranno mai dare. In questo modo si creerà una esperienza mobile user friendly e ci saranno risultati misurabili, la possibilità di creare e mostrare offerte mirate, fatte ad hoc per ogni cliente, creare tour personalizzati, coinvolgere i potenziali clienti con uno storytelling emotivo. Contatti: Giuseppe Rapisarda
[email protected] Per Info +39095877511
121
FRANCHISING & NUOVE IMPRESE in collaborazione con
Lavorare per l’azienda... ...o farla lavorare per noi La crisi non uccide le aziende, è l’assenza di una sana gestione che le fa chiudere, facendo rischiare inconsapevolmente all’amministratore di una srl tutto il proprio patrimonio personale di Danilo Manni*
S
i parla di crisi come se fosse di per sé il problema scatenante, come se fosse il contagio che proviene dall’esterno e che invade l’impresa. In realtà non è così: quello che si prova sulla pelle sono gli effetti della crisi e non le sue cause. La crisi nasce sempre all’interno dell’azienda, rimane in incubazione come una malattia e cresce per l’incapacità dell’imprenditore di evolversi e di rima- nere al passo con i tempi e con la tecnologia. In sintesi non è all’altezza delle esigenze del mercato. Alcuni imprenditori si sentono con “i piedi nel fango”, si dimenano e non sanno come uscirne, altri saprebbero cosa fare, ma sono carenti di strategie veloci ed efficaci, infondo sono troppo presi dal lavoro di tutti i giorni e tralasciano la gestione strategica dell’azienda, ci sono anche quelli che credono inconsapevolmente che vada tutto bene nonostante non conoscano i reali numeri della loro impresa. Gestire l’azienda richiede la conoscenza di tutti i suoi numeri prospettici, e la capacità di saper superare gli ostacoli dietro l’angolo con competenza, impegno e fatica. Dotare l’azienda di un adeguato assetto organizzativo, amministrativo e contabile è il primo passo per intercettare i segnali
122
di difficoltà e affrontarli con largo anticipo, oltre che un obbligo imposto dall’art. 2086 del Codice Civile. Come qualunque sportivo sa cosa deve fare prima di ogni gara, anche l’imprenditore, che vuole sopravvivere ed evolversi, deve necessariamente possedere le 5P per ottenere il meritato successo: PREPARARSI al meglio per essere il migliore nel suo genere, PRE-OCCUPARSI di essere pronto e all’altezza del compito (prevedendo, pianificando e programmando il futuro), PERFORMARE (produrre i risultati voluti), PREVENIRE i rischi a tutela dei risultati acquisiti e PERSEVERSARE in tutto ciò che fa, cercando un costante e continuo miglioramento, ricominciando sempre dal primo punto per innalzare gli standard. Per Un’ImpresaIntelligente ™ la parola d’ordine è: “Se vuoi un business di successo, smetti di lavorare in azienda, è l’azienda che deve lavorare per te... altrimenti hai soltanto un lavoro...”. L’imprenditore deve gestire per portare profitto con azioni misurate con i numeri e non con le emozioni. Deve dotarsi di un adeguato assetto organizzativo, amministrativo e contabile, altrimenti rischia di far pagare all’amministratore, i debiti contratti dalla società, personalmente e con il suo patrimonio, anche se trattasi di una srl. Un’ImpresaIntel-
L’AUTORE, DANILO MANNI
ligente™ è un metodo di gestione che permette a tutti gli imprenditori di applicare soluzioni semplici ad esigenze complesse. È un insieme di strategie efficaci su percorsi strutturati che guidano l’azienda in modo semplice, rapido e sicuro per: aumentare il fatturato, generare nuova liquidità dall’azienda, incrementare gli utili di esercizio e conseguire risultati sostenibili nel tempo. È un percorso a tutela della continuità aziendale, che guida passo per passo l’imprenditore a trasformare il proprio modo di gestire e disegnare il successo del suo business. È un percorso molto concreto, dove la teoria si incrocia con la pratica tramite strumenti equilibrati, applicabili fin da subito, e fondati su sano equilibrio economico finanziario, poggiati su processi - procedure, in- novazione - formazione, a sostegno della soddisfazione dei clienti. * Dottore Commercialista e Business Partner www.unimpresaintelligente.it/call
Scansiona il QR per info
Quel marketing incisivo sotto i ferri del dentista Markedonzia è il sistema che aiuta il dentista a formulare la sua idea differenziante e ad acquisire nuovi pazienti attraverso il marketing a risposta diretta sviluppato da Corrado Lagona. Ecco come funziona di Maddalena Bonaccorso
S
e il tuo dentista è differente, e se ti sa proporre dei piani di terapia con lo stesso charme di LeonardoDi Caprio nell’ultima epica scena di The wolf of Wall Street, probabilmente dietro la sua strategia c’è Corrado Lagona, con una geniale invenzione che si chiama Markedonzia ed è il sistema che aiuta il dentista a formulare la sua idea differenziante e ad acquisire nuovi pazienti attraverso il marketing a risposta diretta. Ma come si fa a introdurre il concetto di marketing, storicamente distante anni luce dal mondo degli odontoiatri in particolare e dei medici in generale, che adesso –in tempi di grande crisi- può rivelarsi la chiave di volta verso il successo? Studiando e apprendendo tecniche semplici e alla portata di tutti, ma per le quali occorre una guida e tutta una serie di strategie. Lagona, per l’appunto, ne offre di molteplici: «Ho lavorato per anni nel settore dentale hi-tech», spiega il fondatore di Markedonzia, «e quindi conoscevo molto bene il contesto nel quale andavo a operare. Mi sono dedicato poi ad approfondire le conoscenze sul marketing ha anche scritto tre libri in quattro anni, ndr - e ho quindi avviato il lavoro di consulenza, legato soprattutto al posizionamento di marca, ma anche al mondo dei social media». Correva l’anno 2018 e adesso, tre anni dopo, uno staff di dieci persone è sempre pronto a
offrire agli studi dentistici clienti (che crescono soddisfatti che ci hanno rinnovato la fiducia. Un esponenzialmente ogni mese) le consulenze dato che ci rende particolarmente orgogliosi». sulle varie attività che uno studio deve portare Grazie al passaparola, cresce anche Markeavanti per riuscire non solo ad acquisire nuovi donzia, e non solo i pazienti dei dentisti: un pazienti ad alto budget, ma anche a rendere buon 50% dei nuovi studi odontoiatrici che più redditizi quelli che già sono fidelizzati. che approdano al cospetto di Lagona proviene Lagona, infatti, durante gli anni di lavoro a dai dentisti stessi che si fanno portavoce delle contatto con gli studi odontoiatrici, si è accornuove tecniche: «Anche perché i miei clienti», to che non sempre i dentisti riescono a fare la spiega Lagona, «sono spesso dentisti imporproposta giusta al cliente giusto: «Premesso tanti, che fanno convegni in giro per il mondo, che il cliente-tipo di Markedonzia è uno studio tengono lezioni, sono insomma influencer nel di livello medio-alto, che esegue lavori di imloro campo». plantologia e ortodonzia che vanno dai 3.000 Il resto, lo fanno anche i canali social media, ai 30.000 euro»,, prosegue Lagona «mi accorgo curati da Markedonzia con tecniche innovatispesso che anche davanti a pazienti che pove e accattivanti: il riferimento iniziale a “The trebbero spendere di più e ne avrebbero anche wolf of Wall Street” non era casuale, dato che la necessità, il dentista è l’introduzione a uno OLTRE ALL’ATTIVITÀ DI MARKETING non riesce a portare dei video più cliccati CORRADO LAGONA ORGANIZZA avanti preventivi di sui canali del brand, WEBINAR E PUBBLICA LA RIVISTA giusto importo. Un po’ con Di Caprio che “DENTISTA DIFFERENTE” per la scarsa vocazio“vende” un impianto ne commerciale di questi professionisti, un po’ dentale invece che una penna: «Ci piace essere per il timore di vedere il cliente abbandonarlo originali, in tutte le attività di marketing. Con e rivolgersi alla concorrenza. Tramite la nostra il mio staff pubblichiamo anche una rivista che consulenza, la nostra capacità di affiancarci ai si chiama “Dentista differente”, organizziamo dentisti sia nel posizionamento del brand sia webinar, video testimonianze di pazienti sodnell’acquisizione di nuovi pazienti, sia nell’acdisfatti, molti dei quali hanno visto crescere il quisizione di nuovi pazienti, i risultati di solito proprio fatturato fino al 180%». non tardano ad arrivare. A riprova di questo dato, nel 2020, abbiamo avuto l’86% di clienti www.markedonzia.com
123
FRANCHISING & NUOVE IMPRESE
BV Invest: 2011-2021, un decennale verso il futuro
A CURA DELLA DIREZIONE MARKETING
La valorizzazione dei punti di forza e lo sviluppo delle potenzialità del “capitale umano” sono obiettivi cruciali per la società che si prefigge di innalzare al massimo i livelli qualitativi delle aziende
BV INVEST È UNA SOCIETÀ NATA DALLO
SPIRITO DI INIZIATIVA DI UNO DEI PIÙ NOTI E STIMATI MANAGER DEL REAL ESTATE
ITALIANO E CAVALIERE DELL’ORDINE AL MERITO DELLA REPUBBLICA ITALIANA, BRUNO VETTORE. La valorizzazione dei
punti di forza e lo sviluppo delle potenzialità del cosiddetto “capitale umano” sono obiettivi cruciali per la società che si prefigge di innalzare al massimo delle proprie potenzialità i livelli qualitativi di una azienda. Attualmente BV INVEST, guidata da Bruno Vettore, affiancato da alcuni partner specialist, esercita in modo proficuo la propria attività prevalentemente nell’ambito della Consulenza strategica, della Formazione manageriale e del Coaching, in partnership con la piattaforma digitale AlleaRe.
124
Lettera aperta del presidente, Bruno Vettore “Sono stati anni molto intensi, dalle difficoltà iniziali alle soddisfazioni arrivate con il lavoro, gli investimenti necessari e l’inesauribile passione che serve per affermare idee, progetti ed aziende. Dopo oltre trent’anni di esperienza operativa e manageriale ho voluto dare vita ad un’iniziativa imprenditoriale che mettesse a frutto le competenze, le conoscenze e le capacità acquisite in un lungo percorso di crescita e sviluppo. Sono grato alle aziende in cui mi sono formato, come uomo e professionista, ed agli imprenditori con i quali abbiamo lavorato fianco a fianco per molti anni, condividendo difficoltà e successi. Da tutti, o quasi, ho imparato qualcosa ed ho apprezzato molto i
in collaborazione con
loro insegnamenti. Si tratta di un condensato di strategie, tecniche, comportamenti, valori etici ed elementi pratici che hanno determinato la creazione di un know how, unico ed originale. Gli inizi di BV INVEST sono stati caratterizzati dalla valutazione di operazioni di trading immobiliare, ma successivamente la società ha preso una propria precisa identità nell’ambito della consulenza strategica e nel campo della formazione commerciale e manageriale. Inoltre è diventata, nel tempo, un vero e proprio hub di relazioni commerciali ed un incubatore di idee innovative. Con le varie linee formative e con un approccio consulenziale all’insegna del pragmatismo e della concretezza, ha saputo affiancare migliaia di professionisti e decine di aziende in un percorso di formazione, pianificazione e sviluppo. Ora guardiamo al futuro con ottimismo ed il mio è un ottimismo razionale, che nasce dalla consapevolezza che le crisi, come quella conseguente alla terribile pandemia che ha colpito il mondo intero, sono sempre seguite da periodi di rinascimento, talvolta epocali. E tanto maggiore è l’incidenza della crisi, tanto più forte è la reazione della società e di ogni singolo individuo. Questo è quello che ci insegna la storia e questa è la strada che segnerà i prossimi anni. Tra i molti fattori emersi c’è anche la necessità di una nuova leadership, fondata sempre più sulla profonda conoscenza del mercato, dei suoi rapidi cambiamenti, sulla capacità di agire con empatia, flessibilità e visione strategica. Le crisi sono periodi di straordinaria evoluzione, dove aziende e persone sono chiamati a rinnovarsi, non solo sul piano della digitalizzazione ma soprattutto della mentalità e della sostenibilità di idee, progetti, stili di vita e modalità di lavoro. Ciò che non deve mai venire meno è la voglia di fare, di mettersi in discussione ed una grande fiducia verso il futuro Ringraziando la mia famiglia, che mi sostiene da sempre ed i miei collaboratori che mi affiancano, mi accingo ad affrontare il domani con passione e forte motivazione, elementi fondamentali di una filosofia costruita negli anni ed irrinunciabile compagna di vita.”
IMPRESE & OPPORTUNITÀ MUSA FORMAZIONE: CONNESSIONE TRA PROFESSIONISTI E TECNOLOGIE MUSA FORMAZIONE HA CONOSCIUTO NEGLI ULTIMI DUE ANNI UNA CRESCITA ESPONENZIALE. SIA IN TERMINI DI FATTURATO CHE DI NUMERO DI CLIENTI. Dietro questi grandi risultati ci sono impegno, sacrificio, qualità, così come avvalorato dalle ottime recensioni di chi si è formato e dai riconoscimenti ottenuti. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza una strategia ben studiata ed architettata dal founder, Riccardo Campana ed il suo team. Una percorso che proviamo a riassumere in quattro milestone. 1. Sviluppo di una piattaforma e-learning multifunzionale e personalizzata. Un progetto che non ha mai smesso di evolversi arricchendosi sempre più di funzionalità e feature legate alla tipologia di percorso professionale ed alle esigenze formative degli utenti. SE IN QUESTO MOMENTO STORICO LE AZIENDE SONO SEMPRE PIÙ INDIRIZZATE ALLA VENDITA TRAMITE E-COMMERCE, VISTA LA DIFFICOLTÀ PER I CLIENTI DI USCIRE PER FARE SHOPPING NEI NEGOZI, è soprattutto il settore della gioielleria che si trova a dover affrontare seri problemi nel gestire questo tipo di vendita, poiché il cliente, data la preziosità del prodotto, ha necessità di visionarlo direttamente e valutarlo di persona. Gli scatti fotografici online forniscono informazioni percettive insufficienti a supportare la decisione d’acquisto. Per riuscire a superare queste difficoltà e ottenere concretamente vendite onli-
2. Pianificazione di una strategia di comunicazione omnicanale ed integrata con tool di marketing automation. L’acquisizione del prospect non è l’obiettivo finale del funnel, ma il punto di partenza che porta l’utente ad essere nutrito di contenuti utili e di valore attraverso i diversi touch point. 3. Cura del cliente in tutte le fasi della customer journey. Dalla fase di orientamento, a quella di assistenza didattica, fino alla raccolta di feedback post formazione. Un’interazione one-to-one resa possibile grazie ad un Crm sviluppato internamento che consente una segmentazione ed una profilazione avanzata del cliente. 4. Ricerca e sviluppo di percorsi formativi professionali che parte dall’analisi incrociata delle richieste provenienti da coloro che in-
tendono formarsi e le esigenze del mercato del lavoro, sempre più assetato di figure professionali formate e competenti. Unico comune denominatore di questo successo è la forte connessione tra professionisti e tecnologie. +39 06 87 153 208 www.musaformazione.it
[email protected]
LA VIDEOCHIAMATA: UNA NUOVA OPPORTUNITÀ PER L’E-COMMERCE ne, Diamitaly, un’azienda milanese specializzata in anelli solitari con diamante, adotta una soluzione efficace, garantendo la trasparenza in tutti i passaggi dell’acquisto. Grazie ad un avanzato sistema di videocamere, le immagini video trasmesse in diretta risultano chiare e nitide e riescono a dare una fedele percezione del gioiello, anche con le app più comuni come ad esempio Whatsapp. La videochiamata viene condotta da un gemmologo professionista, che, dopo aver stabilito quali sono le esigenze, aiuterà il cliente a scegliere autonomamente prima la pietra e successivamente l’anello finito. Per fare questo l’esperto inizialmente illustrerà quali sono le caratteristiche principali del diamante e il significato delle diciture riportate nel certificato che accompagna la pietra, rilasciato da uno dei tre maggiori istituti
gemmologici internazionali. Successivamente il gemmologo mostrerà diversi diamanti, adatti alle intenzioni di spesa, anche con l’uso del microscopio, evidenziandone le differenze, in un percorso interattivo in cui il cliente è sempre protagonista, scegliendo quali gemme valutare e richiedendo tutti i chiarimenti necessari su assortimento, caratteristiche, e prezzi. Il diamante selezionato verrà collocato sulla montatura scelta dal cliente che potrà così vedere come sarà l’anello una volta finito. Dopo pochi giorni l’anello pronto potrà essere spedito, oppure ritirato direttamente in sede. Questo tipo di vendita sta ottenendo molto consenso da parte del pubblico. A testimoniarlo le numerose recensioni, tutte a cinque stelle, postate dai clienti su Google e Facebook. www.diamitaly.it
125
www.impresevaloreitalia.org
www.resultsadv.it
www.radiodreamonfly.it
www.dreamonflytv.it
Stai cercando nuovi clienti?
Ciao, sono Francesco D'Alessandro startupper e CEO di resultsadv.it! Da pochi giorni abbiamo acquisito la piattaforma di invio di messaggi promozionali/commerciali/politici verso database qualificati e profilati a norma con il Reg. UE 679/2016 (GDPR). Possiamo inviare quindi email ed sms a target verso Uomini/Donne selezionabili per sesso, età, lavoro, interessi, provincia/comune e verso Attività Commerciali, Professionisti ed Aziende selezionabili per categoria commerciale, fatturato, numero di dipendenti, provincia/comune, ruolo del soggetto iscritto, sesso ed interessi.
OFFERTA SPECIALE SOLO per questo mese: INVIO di 100.000 EMAIL oppure 10.000 SMS profilati a soli 147 euro Chiama pure direttamente al n. 377 5432760 o scrivi a
[email protected]
SCARICA GRATIS L’AUDIOLIBRO “L’Imprenditore Efficace”
Ti aspetto, a presto!
Francesco D'Alessandro www.linkedin.com/in/francescodalessandro
BUON BUSINESS #VALOREITALIA #RESULTSADV
Francesco D’Alessandro
COACH-CEO di ResultsAdv
GREENGO Srl - Web Agency P.zza G. da Fabriano, 15 - 00196 Roma P. Iva 10170191000 - Tel. 377.5432760
www.resultsadv.it -
[email protected] -
[email protected]
COMUNICARE L’IMPRESA
RICCHI PREMI E COTILLONS
Dai premifici a largo spettro agli istituti specializzati nella certificazione delle buone prassi aziendali, il “bollino di qualità” diventa una leva di comunicazione e di engagement. A patto di scegliere bene
LA CERIMONIA DI PREMIAZIONE DEL TOP EMPLOYER INSTITUTE QUEST’ANNO SI È SVOLTA IN FORMA VIRTUALE
di Marina Marinetti
I
apre con il Best Performance Award dell’Unil calendario della brand reputation versità Bocconi, a novembre è la volta di EY è scandito da premi e certificazioni. con l’Imprenditore dell’anno... che si chiude Gennaio, per esempio, è il mese di con i TopLegal Awards rivolti agli studi legali, Top Employer. Lo sono, Zurich, Canon Italia, il medesimo target di Legalcommunity (che li Itas Mutua, ed Esselunga. E altre 36 aziende premia da aprile a luglio). Tra premi e certifiche hanno deciso di cimentarsi nella certificazioni (celebrate anch’esse con serate di gala cazione del Top Employer Institute olandese, o, in tempi di pandemia, eventi in streaming), il cui core business, da trent’anni, è assegnare pochissimi - quelli alle aziende il “bolliMENTRE I PREMI ISTITUZIONALI SONO istituzionali, i più preno di qualità” per le GRATUITI, PER TUTTI GLI ALTRI stigiosi - sono gratuiti. pratiche in ambito di OCCORRONO INVESTIMENTI Di solito, invece, per risorse umane. Che A PARTIRE DA ALMENO 3MILA EURO concorrere bisogna è quello che fa, ma mettere sul piatto almeno 3mila euro a premio da quarant’anni, Great place to work, che in(da moltiplicare per le diverse categorie a cui vece “premia” le aziende tra marzo e aprile si partecipa), ma si arriva anche a cifre decisa(Bestworkplaces sono, tra gli altri, American mente più importanti, dai 15mila euro in su. Ci Express Italia, Conte.it, Dhl Express e The sono quelli di settore, come l’Italian FranchiAdecco Group). Primavera ed estate sono cesing Award e l’Insegna dell’anno di Federfranlebrate dal Best Managed Companies Award chising, e premifici entry-level ad ampio spetdi Deloitte e dal premio Industria Felix, nelle tro che scandagliano la Guida Monaci in cerca varie edizioni regionali, mentre l’autunno si
Lo storytelling non è solo vanità: serve a ingaggiare i propri collaboratori, ad allargare la rete dei partners, a posizionarsi sul mercato caratterizzandosi efficacemente. Da qui nasce la smania di aggiudicarsi un premio o una certificazione.
130 WIKIPEDIA SE L’IMPRESA ALZA LA VOCE... DELL’ENCICLOPEDIA ONLINE
132 STAND OUT BRANDING SOSTENIBILE DI NOME E DI FATTO
134 DIGITAL TARGET LA RETE SMUOVE L’ALTO PARTENDO DAL BASSO
127
COMUNICARE L’IMPRESA
Da sinistra: Dario Castiglia, presidente di Remax Italia, Tomaso Tommasi di Vignano, presidente esecutivo di Hera, e Federica Troya, Head of HR Services di Zurich Italia
di imprese a cui annunciare che sono finaliste dell’award. Ma per scoprire se hanno vinto dovranno pagarsi il tavolo alla cerimonia di premiazione. E per fregiarsi del premio dovranno acquistare la licenza d’uso del logo registrato.
rametri dell’European Foundation for Quality Fate la vostra scelta Management». Da un lato c’è la vanità, dall’altro il bisogno di C’è solo l’imbarazzo della scelta: anche le Big avere qualcosa da raccontare. «Oggi per un’aFour, ovvero PwC, Deloitte, Kpmg ed EY sono zienda, soprattutto per una Pmi, vincere un della partita. Deloitte, per esempio, con il Best premio può essere un elemento interessante Managed Companies premia le aziende che per arricchire il suo storytelling», spiega a Ecosi sono distinte per strategia, competenze e nomymag Roberto Race, advisor in corporate innovazione, impegno e cultura aziendale, strategy and public affairs per multinazionali governance e performance, internazionalizzae medie imprese. «È fondamentale però che zione e sostenibilità: «Non è solo un award», sia un premio dalla reputazione riconosciuta sottolinea Andrea Restelli, Partner Deloitte e e che sia in grado di contribuire al posizionaResponsabile del Premio Best Managed Commento, perché se è vero che un premio non panies, «ma anche un programma di crescita si rifiuta mai, i premi non sudati spesso sono per le aziende che hanno avuto la possibilità quelli che non hanno un valore reputazionale di essere supportate da professionisti Deloitalto. Ci sono premi molto seri che comportano te ed esperti durante il loro percorso di canun lavoro importante fatto dalle aziende nella didatura e self assessment, con l’obiettivo di preparazione della documentazione e nei vari potersi confrontare con modelli di business audit fatti dalle giurie. di successo a livello PER FREGIARSI DI UN BOLLINO DI QUALITÀ È un investimento che internazionale in un OCCORRE AFFRONTARE UN PERCORSO se gestito in maniecontesto di operatiDI AUDIT CHE SPESSO PREVEDE ra strategica rende vità in continuo muANCHE UN PROCESSO DI VALIDATION sia nel breve che nel tamento». Insieme al medio termine. Ma bisogna scegliere premi premio, insomma, il servizio. Quanto a EY, il coerenti con i mercati e gli stakeholder che si premio L’Imprenditore dell’anno, completavogliono intercettare e lavorarci». Sul fronte mente gratuito, «mira a valorizzare le aziende del prestigio, Roberto Race cita due premi che virtuose italiane, celebrando gli imprenditori negli anni hanno visto la premiazione al Quiche hanno saputo portare avanti la propria rinale alla presenza del Presidente della Revisione con impegno, passione ed energia», pubblica Sergio Mattarella: il Premio dei Premi spiega Massimiliano Vercellotti, Emeia EY Pridel Cotec - nel 2020 se lo sono aggiudicati, tra vate Deputy and Assurance Leader. Nel 2019 gli altri, Acea, Enel X e Intesa Sanpaolo - e dei se l’è aggiudicato il presidente di San Lorenzo premi del Comitato Leonardo. «E se un’azienSpa Massimo Perotti. E il 2020 è saltato, causa da investe in innovazione, consiglio di partepandemia. «La 24° edizione del Premio riveste cipare al Premio Imprese per l’Innovazione di dunque una particolare importanza, perché dà Confindustria, il primo che ha adottato i palustro alle realtà che hanno saputo misurarsi
128
con il Covid-19, superando l’emergenza e, in alcuni casi, trasformandola in un vantaggio competitivo sul mercato mondiale. La nuova edizione prevede un roadshow nei principali distretti italiani: avrà inizio in primavera, in concomitanza con l’apertura delle candidature al premio, e accompagnerà alla cerimonia di premiazione dei vincitori che si terrà a novembre». È ora di scaldare i motori, dunque.
La raccolta dei bollini Se per aggiudicarsi un premio spesso basta impugnare la penna e aprire il portafogli, per fregiarsi di un bollino di qualità c’è da mettere in conto un percorso più strutturato e una selezione all’ingresso. «Prima che l’azienda si vincoli a livello contrattuale facciamo uno screening per verificare la maturità delle sue best practices», spiega a Economy Davide Banterla, Senior Account Manager di Top Employers Institute. «Fino a ottobre raccogliamo le adesioni per l’edizione 2022-2024. Tra aprile e maggio distribuiremo un questionario agli hr manager delle aziende partecipanti. L’audit che prevede anche un processo di validation. Indaghiamo su diverse aree di gestione delle risorse umane: leadership, pianificazione, engagement, change management, work environment, flessibilità, accounting, recruitment, sostenibilità, codice etico... Ma non stiliamo classifiche». In compenso la dashboard permette di parametrare le proprie performance rispetto al benchmark dei partecipanti: «Già attraverso l’audit cerchiamo di capire, in modo non autoreferenziale, a quale punto siamo nel percorso di gestione delle persone. L’audit è abbastanza
Da sinistra: Massimiliano Vercellotti, Emeia EY Private Deputy and Assurance Leader, Giulia Castaldini, Account Manager di Great Place to Work, e Roberto Race, advisor in corporate strategy and public affairs
impegnativo, si basa sulla raccolta di evidenze: non è semplicemente una dichiarazione», spiega Federica Troya, Head of HR and Services di Zurich Italia, al sesto anno consecutivo di “bollinatura”. Bisogna fornire anche le pezze d’appoggio, insomma. «Nel momento in cui ci mettiamo alla prova ci accorgiamo di possibili aree di miglioramento e grazie anche al confronto costruttivo con il network di Top Employer - che su richiesta mette in contatto le aziende fra di loro e condivide le best practices, ndr - arrivano le idee per evolvere». Dello stesso avviso è Tomaso Tommasi di Vignano, Presidente Esecutivo di Hera, che per 12° anno consecutivo ha ottenuto la certificazione Top Employer, confermandosi prima assoluta in Italia: «Confrontarci con le migliori esperienze e sottoporci costantemente alla valutazione di enti esterni rappresenta uno stimolo al miglioramento continuo ed è elemento fondante della nostra strategia d’impresa». Tanto che Hera figura ogni anno anche nello studio dell’Online Talent Communication della svedese Potentialpark. Ma non solo: «Siamo nel Bloomberg Gender-Equality Index e tra i primi in Italia nel Diversity & inclusion Index di Refinitiv. Lo scorso anno siamo stati inclusi nel Ftse4Good Index Series, che identifica le migliori aziende impegnate nel mondo per uno sviluppo sostenibile, e nel Dow Jones Sustainability Index, prima multiutility italiana: gli analisti di S&P Global hanno dichiarato Hera Industry leader, sulle circa 3.500 imprese a maggiore capitalizzazione nel mondo valutate. Il risultato ha fatto scalpore tra la comunità finanziaria perché Hera è stata insignita di
questo titolo al secondo anno di valutazione, quando mediamente le società impiegano 8,5 anni solo per entrare nell’indice, proprio per la difficoltà ad adeguarsi a tutte le best practice richieste». Al di là del medagliere, c’è quello che Tommasi di Vignano definisce il «circolo virtuoso che impatta positivamente sia all’interno che all’esterno dell’azienda. Le certificazioni o l’inserimento negli indici possono essere utilizzate per aumentare il senso di appartenenza delle persone al gruppo, trattenere i talenti e aumentare la consapevolezza AL DI LÀ DEL MEDAGLIERE, PREMI E CERTIFICAZIONI IMPATTANO POSITIVAMENTE SIA ALL’INTERNO CHE ALL’ESTERNO DELL’AZIENDA
di vivere all’interno di una realtà che mette le persone e i loro bisogni al primo posto e che evolve facendole crescere; verso l’esterno rappresentano invece uno dei principali elementi di costruzione della reputazione e affidabilità aziendale e della brand awareness».
Il lustro fa coppia con gli affari Sul piatto, quindi, non c’è solo la visibilità. Certo, le media partnership aiutano, come quella con la Repubblica, che il 1 febbraio è uscita con 36 pagine di dossier Lavoro di Affari & Finanza praticamente monopolizzata da Top Employer, o quella con L’Economia del Corriere di Great Place to Work. Ma, oltre alla vetrina, il potersi fregiare di un bollino o di un premio può aiutare anche nel posizionamento. «Premi e certificazioni ci aiutano nella fidelizzazione della nostra rete», conferma Dario Castiglia, presi-
dente, ceo e co-founder di Re/Max Italia, che negli anni ha ottenuto il Superbrands, l’Asso del Franchising, il Great Place To Work, il Best Workplaces for Women, il Real Estate Awards, il Franchising Key Award, il Franchising Award, l’Italian Franchising Award by Assofranchising, il Top 100 Franchisor d’Italia di Assofranchising, il Growth Award, l’European Award of Excellence. «La promozione del marchio attraverso la certificazione dell’azienda supporta i nostri affiliati nel presentarsi al cliente finale. In più, è un’opportunità a livello mediatico, grazie alle media partnership che noi ci rivendiamo come distintivo di qualità del servizio e di crescita», continua Castiglia. «Va fatta una premessa: si tende a pensare che questi premi si possano semplicemente comprare e non meritare. Invece bisogna seguire regole di engagement precise ed è un salto nel buio: non si sa mai l’esito fino alla fine. E comunque l’investimento non è poi così eccessivo: in totale per le attività relative a premi e certificazioni destiniamo un budget annuale di circa 35mila euro l’anno». Per Remax, dove le quote rosa, da Ilaria Profumi (la Chief operating officer, in pratica la spalla di Castiglia) in giù, sono già al 41%, avere ottenuto la certificazione di Best Workplaces for Woman da Great Place To Work è strategico. E, se occorre, c’è anche il bollino su misura: «Oltre al progetto standars esclusivamente finalizzato all’employer branding offriamo strumenti personalizzati», conferma Giulia Castaldini, Account Manager & Change Leader di Great Place to Work, «come la valutazione del clima interno. La durata e il costo sono proporzionali alla complessità del progetto. I Bestworkplace, per esempio, coinvolgono tutta la popolazione aziendale, con survey che includono anche riposte aperte analizzate dal nostro sistema di intelligenza artificiale». Et voilà, il bollino è servito.
129
COMUNICARE L’IMPRESA
SE L’IMPRESA ALZA LA VOCE... DELL’ENCICLOPEDIA Tra i vari canali di autopromozione inizia a figurare anche Wikipedia. Ma le regole per avere la propria pagina sulla piattaforma sono rigide. Con ben 113 amministratori pronti a intervenire in caso di violazioni di Marco Scotti
A
lei verrebbe mai in mente di entrare in una stanza e dipingerla di giallo? Ecco allo stesso modo vorremmo che si comportassero gli utenti quando si avvicinano al nostro progetto. La versione in lingua italiana è tra le più conservatrici, tende a essere meno inclusiva e ad accogliere un numero minore di contenuti». Iolanda Pensa è la presidente di Wikimedia Italia, la holding che gestisce le attività di Wikipedia. Quando ci si approccia a questo sito - tra i più visitati al mondo con circa 5,7 miliardi di click a mese – diventa difficile restare neutrali. Da una parte ci sono quelli che vedono in questa enciclopedia libera sulla rete un modo eccellente per far circolare al meglio il sapere; dall’altra ci sono gli scettici, che eccepiscono sia sulla modalità con cui vengono selezionate le voci enciclopediche, sia sull’autorevoIOLANDA PENSA, PRESIDENTE DI WIKIMEDIA ITALIA lezza di compila i lemmi. Di carne al fuoco, d’altronde, ce n’è sempre molta: chi decide che cosa è giusto che venga pubblicato? Perché alcune aziende osteggiano apertamente Intanto, com’è la “filiale” italiana dell’enciWikipedia? E soprattutto, si tratta di un proclopedia libera? È l’ottava a livello mondiale getto interamente no-profit o ci sono dietro per numero di voci (con oltre 1,6 milioni di interessi e finanziamenti “occulti”? lemmi), si basa su una community di 9.516 Ovviamente l’ultima domanda è solo una utenti attivi, cioè che eseguono almeno cinprovocazione, anche perché la quasi totaque modifiche al mese e ha due milioni di lità delle revenue di utenti registrati. Il WIKIPEDIA SI BASA SUL LAVORO Wikipedia proviene tutto è governato da DEI VOLONTARI E LA QUASI TOTALITÀ dalle donazioni fatte un piccolo esercito di DELLE REVENUE PROVIENE in rete. E quasi tutti i 113 amministratori DALLE DONAZIONI FATTE IN RETE collaboratori del proche hanno il diritto di getto sono dei volontari, a parte quelli che si intervenire sulle voci anche più “spinose” e di occupano degli aspetti più squisitamente tecfare in modo che non vi siano eccessi o cennologici. La stessa Iolanda Pensa svolge il suo sure. Ogni mese in Italia vengono create circa compito pro bono (nella vita fa la ricercatrice 5.000 nuove voci. di arte africana presso un’università svizzePer decidere se un lemma ha carattere encira), così come tutto il consiglio direttivo di clopedico bisogna, almeno in Italia, risponWikimedia. dere a determinati requisiti. Anche quando
«
130
C’È UN’ATTENZIONE PARTICOLARE ALLE RICHIESTE DI RIMOZIONE: NON TUTTI VOGLIONO ESSERE INSERITI SU WIKIPEDIA si tratta di imprese: le voci sulle aziende non devono essere voci pubblicitarie o propagandistiche, ma schede informative sulla storia e sull’attività di aziende di primo piano. Le voci sui marchi dovrebbero essere limitate ai marchi primari di ogni azienda: altri marchi dovrebbero essere valutati come aziende a sé stanti. «Qui da noi – sottolinea Iolanda Pensa – siamo più conservatori e tendiamo ad accogliere meno contenuti, quindi è necessario seguire delle policy. Alcuni argomenti hanno indicazioni specifiche: non devono essere esclusivamente di rilievo nazionale, è fondamentale che abbiano una dimensione internazionale. Un film deve essere stato “sentito” anche all’estero. E per le biografie la cosa è ancora più complessa: tendenzialmente preferiamo le persone che non ci sono più. Infine
c’è un’attenzione particolare alle richieste di rimozione perché non tutti vogliono essere inseriti nella nostra enciclopedia. E questo vale sia per i privati sia, a maggior ragione, per le aziende». Inizia già a svelarsi il primo problema che è a metà tra le regole di internet (le famose netiquette) e una filosofia: quanto deve essere universale l’enciclopedia? Se Diderot e D’Alembert immaginavano che tutto lo scibile umano dovesse essere racchiuso nel loro volume, oggi la messe di informazioni è tale da obbligare a una scelta. Con il rischio di qualche cortocircuito. Immaginiamo il regista premio Oscar Paolo Sorrentino il quale, prima di dirigere film con cast internazionali, ha per forza di cose esordito con una dimensione più locale. Ora, se Sorrentino non fosse Sorrentino, il suo film d’esordio non verrebbe considerato degno di far parte di Wikipedia, perché sconosciuto al di fuori dei nostri confini. Qualche tempo fa, ad esempio, la voce dedicata agli Umarell – gli anziani che guardano i cantieri – era stata cancellata dalla versione italiana dell’enciclopedia perché giudicata non universale. E questo nonostante all’estero si fossero accorti eccome di questa figura, tanto da finire sui giornali e avere – scherzi del destino – una voce sulla versione inglese di Wikipedia. Un problema che però non sembra turbare i sonni della presidente di Wikimedia, la quale tiene a ribadire che è fondamentale capire come avvicinarsi al progetto. «Siamo una comunità di scopo, le persone devono partecipare alla nostra idea, per documentare un sapere universale, per far crescere l’enciclopedia. Per noi entrare all’interno vuol dire capirne i meccanismi. Se entri in una stanza e inizi a dipingerla di giallo, è un po’ strano, magari può anche starci bene ma non è esattamente quello che ci si aspetta. Noi vorremmo che i nostri contributor ci dessero una mano a migliorare le voci già esistenti. Le persone sono abituate ad andare su internet a parlare della loro vita, ma non è proprio così che ci si comporta». La cosa si fa ancora più interessante quando
si tratta di parlare di aziende, in un duplice senso. Prima di tutto, perché Wikipedia non accetta pubblicità e vive quasi esclusivamente di donazioni, anche molto piccole, dai due dollari in su. Lo scorso sono stati raccolti 120 milioni. L’essere senza pubblicità permette anche di evitare di dover “dar retta” a questo o quel marchio che potrebbe bussare alla porta della Wikimedia Foundation e chiedere di essere trattato con un occhio di riguardo. L’altro tema, di carattere diametralmente opposto, riguarda il copyright. Su questo Iolanda Pensa è molto netta: «Se da un lato tuteliamo scrupolosamente il diritto d’autore, dall’altro riteniamo che il concetto di pubblico dominio dovrebbe essere esente da qualsiasi tipo di diritto. Molte opere dovrebbero essere libere, e invece si è esteso il concetto di tutela per favorire aziende come la Disney. Infuria una battaglia sul diritto d’autore perché, a nostro avviso, passati 70 anni A VENT’ANNI DALLA NASCITA, WIKIPEDIA OGGI HA 55 MILIONI DI VOCI IN 300 LINGUE DIVERSE. IL SITO ITALIANO È L’OTTAVO NEL MONDO
dalla morte tutte le opere dovrebbero essere libere. Ovvio che va valorizzato chi ha scritto o ha prodotto un quadro, ma questo non può diventare un ostacolo alla libera circolazione della conoscenza». In effetti, la vicenda è davvero difficile da sciogliere quando si rapporta a delle istituzioni museali che vengono gestite come aziende, con bilanci da far quadrare (e magari anche profitti da raggiungere) che non sono disposte a far circolare liberamente le immagini delle opere custodite. Tra l’altro, uno studio sul Guardian ha mostrato una diretta correlazione tra le voci più efficaci realizzate su Wikipedia e il numero di pernottamenti nei comuni di cui si parla. Dunque, maggiore è il contributo iconografico e l’approfondimento, maggiore è il beneficio per il territorio e per l’indotto a esso collegato. Per assurdo, se tutti i musei del mondo cedessero la riproduzione delle opere che custodiscono, se dovesse essere rispettato l’assioma del Guardian, ve-
drebbero un incremento dei fatturati. Anche ai giornalisti è rivolto un analogo invito: rilasciare la licenza su Wikipedia, per far vedere come funziona e per far circolare il sapere. La necessità di mantenersi distanti dalle logiche aziendali si riverbera anche nella scelta dei volontari (tanti) e dei dipendenti (450 nel mondo). Soprattutto per quanto riguarda chi deve scrivere le voci. «Lo scrivere articoli – aggiunge la Pensa – è un ruolo che la comunità vuole mantenere sempre su base totalmente gratuita. Non vogliamo account istituzionali ma solo personali e i contributor che lavorano per determinate organizzazioni devono dichiararlo. Non possiamo in alcun momento tollerare operazioni di para-reputation management per cui si scrive e si elogia l’azienda per cui si lavora». Infine, uno sguardo a chi controlla i controllori. Come detto, Wikimedia Foundation è la holding che gestisce tutti i prodotti della famiglia: Wikipedia, Wikiquote (specializzato in citazioni), il progetto di open repository Wikidata, Wikicommons per le immagini. Tutti hanno gli stessi permessi tra gli iscritti attivi, ma ci sono alcune persone (gli amministratori, 113 in Italia e circa 1.100 per la versione inglese) che hanno il potere di compiere due azioni particolari: cancellare le voci e bloccare gli utenti. «E questo – conclude Iolanda Pensa – perché se si blocca qualcuno o si cancellano dei contenuti poi è complesso tornare indietro. Il principio è quello della “reputazione”: maggiore è l’affidabilità che si è ottenuta, maggiore è il livello di coinvolgimento nel processo. E la cosa bella è che ognuno poi si può specializzare: ci sono quelli che combattono i vandalismi, quelli che scrivono molti contenuti, quelli che correggono gli errori. È una partecipazione attiva che premia le peculiarità di ciascuno». A vent’anni dalla sua nascita, Wikipedia ha oggi 55 milioni di voci in 300 lingue. Rimane il più avanzato progetto di condivisione del sapere in rete. Ma rimane ancorato – per ovvi motivi – a ingessature che ne penalizzano la fluidità. Certo, in epoca di fake news e di teorie strampalate, avercene...
131
COMUNICARE L’IMPRESA
BRANDING SOSTENIBILE DI NOME E DI FATTO L’impegno che si limita alle dichiarazioni d’intenti non è efficace. Lo diventa se verificato. Come fa Process Factory di Francesca Rulli con il suo marchio 4sustainability rivolto alle aziende di Gianluca Lo Stimolo È LA PAROLA DEL MOMENTO. NON C’È MISSION AZIENDALE O COMUNICATO STAMPA IN CUI NON APPAIA IL TERMINE “SOSTENIBILITÀ”. Per fortuna, ci sarebbe da aggiungere:
dopo decenni di ricerca del profitto a ogni costo, finalmente anche il mondo imprenditoriale si è reso conto di avere precise responsabilità nei confronti del Pianeta e di chi lo abita. Spesso impropriamente confuso con la salvaguardia dell’ambiente (che ne è una dimensione, ma insieme ad altre), quello di sostenibilità è un concetto vasto. A me piace considerarlo anche come una proficua chiave di lettura per il ruolo professionale di ciascuno di noi. Compreso il mio, cioè trasformare professionisti o imprenditori in micro-celebrità del loro settore. A quali condizioni la costruzione di un brand personale può dirsi sostenibile? Innanzitutto quando va a scovare un reale bisogno di un segmento di pubblico e gli dà una risposta. Insomma, quando crea davvero valore per gli altri. Dopodiché è sostenibile quando tale promessa al mercato viene rispettata fino in fondo. Per garantire questa coerenza, tutto deve partire da una solida base di competenze e serietà. Tra le persone che ho conosciuto in questi anni c’è Francesca Rulli, fondatrice e Ceo della società di consulenza Process Factory, che risponde a pieno titolo a questi requisiti. E proprio sulla sostenibilità ha improntato 4sustainability, marchio di garanzia rivolto alle aziende fashion & luxury. Come nascono le tue competenze sulla so-
L’AUTORE, GIANLUCA LO STIMOLO, È BUSINESS CELEBRITY BUILDER FOUNDER & CEO STAND OUT
132
FRANCESCA RULLI, FOUNDER E CEO DI PROCESS FACTORY
I CLIENTI DI 4SUSTAINABILITY SONO GRANDI BRAND, MA ANCHE PICCOLE IMPRESE DELLA FILIERA CHE VOGLIONO MISURARE LE PERFORMANCE RAGGIUNTE
stenibilità nella moda? Sono abituata da sempre a ragionare per indicatori di performance e misurazioni, un’attitudine che il percorso di laurea in Economia ha contribuito ad affinare. La specializzazione in analisi dei processi organizzativi e industriali ha fatto il resto perché sono questi, di fatto, i presupposti della sostenibilità praticata: un mix fra approccio al prodotto e approccio al processo. L’interesse per la moda sostenibile nasce da un incontro fortunato, un appuntamento con un noto brand italiano a cui ho preso parte come Responsabile Qualità di un Laboratorio di Analisi Tessili: era il primo lavoro dopo la laurea, tutto è iniziato da lì. Cosa significa aderire alla roadmap 4sustainability? Significa impegnarsi a trasformare il proprio
modello di business realizzando una serie di iniziative concrete attraverso un protocollo strutturato, IT tool e linee guida dedicate. Si tratta di progetti di conversione all’uso di materiali a minore impatto (Materials), eliminazione delle sostanze chimiche tossiche e nocive dai cicli produttivi (Chem), tracciabilità dei processi e monitoraggio della filiera (Trace), crescita del benessere organizzativo (People), uso consapevole delle risorse per ridurre l’impatto ambientale (Planet) e sviluppo di pratiche di riuso, riciclo e design sostenibile (Recycle). In senso più alto, le aziende si impegnano a fare propri i valori di etica, legalità, trasparenza, anticorruzione, rispetto dell’ambiente, delle persone e dei diritti umani che sono impliciti nel marchio, coinvolgendo in questo percorso la loro filiera, comunicando e rendicontando le performance e promuovendo la formazione e la cultura della sostenibilità. I clienti di 4sustainability sono grandi brand, piccole imprese della filiera o entrambi? Entrambi. Il modello di business che proponiamo stabilisce un nesso fra aziende della filiera e brand: le prime implementano le iniziative di sostenibilità misurando nel tempo le performance raggiunte e i brand, attraverso lo stesso protocollo di riferimento, le valutano, riconoscendo l’impegno e scegliendo di lavorare con le realtà più virtuose. In che modo il marchio 4sustainabilitygarantisce che le dichiarazioni dei brand siano supportate dai fatti? Attraverso un meccanismo di verifica e rendicontazione basato su dati che vengono raccolti, misurati e monitorati a ciclo continuo a cui è possibile accedere da una piattaforma informatica che garantisce la massima trasparenza e attendibilità.
Next step
Perché Clubhouse avrà successo con o senza la nostra benedizione di Imen Jane
N
on si parla d’altro da settimane: Clubhouse. Il primo social media basato esclusivamente sull’audio. Niente foto, niente video, niente testo. Si può solo parlare o ascoltare. Si entra liberamente in una delle tante “room” tematiche e si inizia a parlare live come se si stesse al bar sotto casa oppure si sta in silenzio ad ascoltare la conversazione come fosse una normale fruizione radio. Accessibile per ora solo ai possessori iOS (iPhone), ClubHouse ha già attirato un pubblico incredibilmente trasversale: da Elon Musk a Oprah Winfrey, tantissimi imprenditori, investitori e vip hanno iniziato ad usarla (presenti anche i politici, tanto che Elon ha perfino invitato Putin). Anche questa è un’altra startup nata della Silicon Valley, con una valutazione post money da un miliardo di dollari, che è riuscita a raggiungere 10 milioni di utenti in poche settimane. La versione beta dell’app, scaricabile soltanto da clienti Apple, è accessibile esclusivamente su invito. Ad invitarti può essere solo un tuo contatto in rubrica, che in questo modo serve da garante al nuovo utente. Un meccanismo questo usato già in altre app, per aumentare il senso di esclusività e alimentare la corsa al “club”. La fruizione è facile ed intuitiva. Inoltre il fatto che non si possano registrare né salvare le conversazioni da nessuna parte, rende tutto molto volatile: o ci sei o non sai cosa ti perdi (e la dipendenza che si crea all’inizio è altissima). La startup per ora fattura zero, il modello di business ancora non c’è, ma i fondatori hanno già annunciato di stare lavorando a qualcosa di simile ai modelli di business di altri social. Daranno la possibilità agli utenti di monetizzare attraverso i loro contenuti, dietro il pagamento di una commissione. Ma perché dovremmo scaricare l’ennesimo social? Perché questa non è un solo l’ultima trovata californiana. È un trend che va studiato e analizzato senza perdersi troppo a puntare il dito su chi lo ha fatto e come si chiama. La comunicazione audio negli ultimi anni, tra podcast e
Clubhouse, sta avendo una forte impennata. Una strana sensazione di ritorno alle origini, quando l’uomo (e la donna) come unica forma di conoscenza e comunicazione potevano contare solo sulla voce. La voce è un tratto unico, intimo e distintivo della nostra stessa persona. Anche per questo su Clubhouse il livello di educazione percepita è molto alto e il livello di conversazione risulta essere molto più di qualità rispetto agli altri social. È difficilissimo trovare nelle room qualcuno che insulti o imprechi. Se lo facesse verrebbe subito isolato. Perché Clubhouse non premia i “leoni da tastiera” che si nascondono dietro a un nickname per scrivere le peggiori nefandezze che mai avrebbero il coraggio di ripetere a voce. Ma quale sarà il futuro di questo nuovo social? Come tutte le cose ben riuscite, verrà copiato. Il New York Times ha svelato che Mark Zuckerberg sta già lavorando ad una funzionalità audio da inserire dentro a Facebook. Un po’ come quando rubò da Snapchat milioni di utenti, copincollando l’idea di creare la funzionalità che permette di fare brevissimi video da 15 secondi. Ma prima di finire come Snapchat, Clubhouse avrà tempo, con il suo ultimo aumento di capitale da 100 milioni, di implementare il suo business model e sviluppare la versione per Android. Cosa che gli consentirebbe di allargarsi e diventare molto popolare. Lascia ben sperare inoltre che dietro a tutto questo ci sia un venture capital tra i più importanti al mondo come Andreessen Horowitz. Lo stesso che nel 2006 convinse Facebook a non vendere a Yahoo e che da Airbnb a Twitter, riesce a fiutare subito l’odore di successo. Perché interessarci di ClubHouse? Perchè internet e la sua velocità ci impongono un’interrotta ricerca e conoscenza delle cose. Gli strumenti continuano a cambiare e lamentarsi che sono cambiati non serve a niente. Clubhouse avrà successo con o senza la nostra benedizione. Quindi meglio restare aggiornati o si corre il rischio di rimanere tagliati dal mondo.
133
DIGITAL COVERSTORY
TARGET
Della rete e della decentralizzazione che smuove l’alto partendo dal basso
S
ei nel 1980, hai un’idea per un progetto. Ti servono informazioni e soldi per poterlo definire e realizzare. Cosa fai? Vai in biblioteca a cercare qualche libro sull’argomento. Prepari un piano di sviluppo e ti rechi fiducioso in banca a chiedere un prestito. È il 2021, hai un’idea per un progetto. Fai una ricerca su Google, leggi blog, guardi video, partecipi a conversazioni su Clubhouse con degli addetti ai lavori. Pubblichi il progetto su una piattaforma di raccolta fondi e tanti piccoli investitori indipendenti contribuiscono a finanziarlo. Cosa è cambiato? La tecnologia, certo. Nello specifico, ciò che sta provocando: la decentralizzazione. Sta investendo tutti gli ambiti della società. Il termine è stato utilizzato per la prima volta nel 1800 parlando della rivoluzione Francese in riferimento al potere, uno dei primi ambiti a passare dalle mani di pochi ad essere distribuito su tutta la popolazione. Internet è una rete di comunicazione decentralizzata, composta da tanti nodi di informazione collegati tra loro. E ha decentralizzato l’informazione. Con i blog, i podcast e i social, tutti possono creare contenuti e condividere informazioni. Non c’è un’autorità centrale che stabilisce cos’è giusto e cos’è sbagliato, cos’è vero e cos’è falso: i social hanno permesso ad ogni azienda di essere un “editore”, o meglio, una media company. Ogni persona è potenzialmente un produttore di contenuti. La scienza stessa si basa su un modello decentralizzato: i ricercatori sono nodi indipendenti della rete, e ogni scoperta e affermazione viene validata con un processo di revisione decentralizzato. Ma arriviamo all’economia. La prima valuta decentralizzata è stata creata nel nel 2009: il Bitcoin. Per il Bitcoin e le criptovalute non esiste un’autorità centrale che fa da garante: la fiducia è distribuita tra gli utenti. E il valore della moneta è dato solo da domanda e offerta. Il database non è protetto nei server di un istituto, ma distribuito tra i nodi della rete che tracciano e validano le transazioni. Tutti gli utenti aderiscono alle regole del protocollo, che garantisce le fondamenta del sistema e permette di eseguire transazioni monetarie senza bisogno di un gestore centrale. Non solo: esistono migliaia di criptovalute e qualsiasi organizzazione può creare la propria e il rispettivo ecosistema economico... ferme restando alcune innegabili incognite su alcuni possibili rischi sistemici.
134
Anche la finanza sta subendo gli effetti di questa forza. Le piattaforme di crowdfunding competono con gli istituti finanziari con un capitale decentralizzato. Ma c’è di più. È nato un importante movimento che vuole decentralizzare la finanza. La Finanza Decentralizzata (DeFi) è un sistema finanziario sperimentale che non è basato su intermediari centrali come banche, broker e borse valori. Si basa su un insieme di protocolli informatici che sfruttano la tecnologia blockchain. In sostanza, le piattaforme DeFi permettono di prendere in prestito o prestare fondi tra pari, senza nessun garante centrale. Il mondo cripto vede la finanza decentralizzata come una nuova economia, parallela a quella che conosciamo, basata su modelli matematici, open source e trasparenza delle informazioni. L’obiettivo è mettere tutti i partecipanti sullo stesso piano, pur mantenendo il diritto alla proprietà privata. In un mondo decentralizzato il potere non arriva più dall’alto, ma dalla rete. Non è più un’autorità centrale a decidere, ma la somma di tante decisioni individuali. La moneta più importante diventa la moneta sociale. Per questo gli influencer muovono i mercati. Nel 2018 un tweet critico di Kylie Jenner ha fatto perdere a Snapchat 1,3 miliardi di dollari. I tweet di Elon Musk muovono i mercati finanziari e fanno impennare il valore delle criptovalute. Oggi le community hanno un potere che non hanno mai avuto prima. Lo abbiamo visto con il caso Game Stop: per la prima volta nella storia milioni di piccoli investitori indipendenti si sono organizzati e hanno fatto perdere miliardi di dollari agli investitori professionisti di Wall Street. Chi è in grado di muovere le community muove l’economia. Kevin Kelly, cofondatore della rivista Wired, fa un’interessante analogia: l’atomo è stata l’icona del 20esimo secolo. L’atomo gira da solo. Ed è la perfetta metafora per l’individualità. L’icona del futuro è la rete. La rete non ha un centro, non ha orbite e non ha certezze. È il simbolo dell’intelligenza e dell’interdipendenza, di tutti i sistemi sociali ed economici. Se l’atomo rappresenta la semplicità, la rete rappresenta la complessità. La spinta alla decentralizzazione ha aumentato le possibilità e con esse la complessità. E oggi un progetto può sorgere e crescere con il sostegno di migliaia di sconosciuti in tutto il mondo che apportano il loro piccolo contributo. E questa è una cosa meravigliosa.
I tuoi valori alterati possono nascondere un problema più profondo.
Il nostro metabolismo è fatto di meccanismi complessi ed equilibri delicati collegati tra loro. Un’alimentazione ricca di grassi, uno stile di vita sedentario e altri fattori possono attivare una reazione a catena che, partendo dall’intestino, può alterare i valori di colesterolo, trigliceridi, glicemia, circonferenza addominale fino alla Sindrome Metabolica. Una condizione complessa che si verifica quando almeno tre valori risultano alterati e che può avere conseguenze anche importanti come l’aumento del rischio cardiovascolare, steatosi epatica e diabete. Metarecod agisce a livello intestinale e contribuisce al riequilibrio di uno o più parametri metabolici alterati e al trattamento della Sindrome Metabolica.
È UN DISPOSITIVO MEDICO 0477 Leggere attentamente le avvertenze e le istruzioni per l’uso. Aut. Min. del 20/11/2020 Aboca S.p.A. Società Agricola Sansepolcro (AR) - www.aboca.com
LONTAX spray nasali, prodotti a base di Carragelose®, polimero estratto da alghe rosse con attività di barriera protettiva contro i virus del raffreddore:
a partire da 1 anno di età
Assenza di:
Sicuro per:
PROFILASSI E TRATTAMENTO DI SUPPORTO DEL RAFFREDDORE
+ kappa-carragenina
TRATTAMENTO DI SUPPORTO DELLE SINDROMI SIMIL-INFLUENZALI
POSOLOGIA E MODO DI SOMMINISTRAZIONE: Spruzzare almeno 3 volte al giorno per ciascuna narice
LONTAX PRO, LONTAX PRO JUNIOR E LONTAX PLUS sono dispositivi medici CE 0482. Leggere attentamente le avvertenze o le istruzioni per l’uso. Aut. Min. del 11/11/2020
E POI IL PIACERE...
L’ARTE SI RIMETTE IN MOSTRA Mentre Giambattista Tiepolo a Milano segna il ritorno alla vita della cultura, a Venezia le opere finiscono addirittura in vetrina, in attesa di poter riaccogliere il pubblico. Ma qualcuno, invece, se la prende comoda...
di Maddalena Bonaccorso
N
Mazzocca e Alessandro Morandotti, inauguella città di Milano, che per lui fu rata alla fine di ottobre del 2020 e chiusa come una seconda patria, amadopo pochissimi giorni a causa delle restritissima, Giambattista Tiepolo ha zioni. Ma il polo museale di Intesa Sanpaolo, segnato il ritorno alla vita dell’arte e della al contrario di praticamente tutti i musei cultura aperte al pubblico: dopo il lunghisstatali, provinciali e regionali d’Italia, è stato simo lockdown dovuto alla pandemia da pronto a riaprire immediatamente, appena Covid-19 e alle restrizioni che per 88 giorni, il blocco è stato alanche e soprattutto LE GALLERIE D’ITALIA DI PIAZZA lentato e la situaziodurante le festività DELLA SCALA A MILANO HANNO ne lo ha consentito: natalizie hanno inoRIAPERTO AL PUBBLICO AI PRIMI «Abbiamo lavorato pinatamente precluGIORNI DI FEBBRAIO tantissimo durante so al pubblico musei, le lunghe settimane di lockdown» spiega gallerie e parchi archeologici, i primi di febMichele Coppola, executive director Arte braio –con il ritorno in fascia gialla di molte cultura e beni storici di Intesa Sanpaolo, regioni- anche le Gallerie d’Italia di Milano direttore delle Gallerie d’Italia «proprio per hanno potuto riaprire i battenti. farci trovare pronti all’appuntamento con il Lo hanno fatto riannodando i fili della mopubblico, che aspettava da mesi di poter vistra (attesissima e milionaria) “Tiepolo. Vesitare questa mostra, la prima che la città di nezia, Milano, l’Europa“ curata da Fernando
142 INTERFLORA REGALARE EMOZIONI È SEMPLICE COME UN CLICK
144 MOTORI LA STORICA R5 RINASCE SOTTO IL SEGNO DEL VOLT
146 REGIMENTAL LO STILE DRAGHI DETTA LE REGOLE
139
E POI IL PIACERE...
Michele Coppola, executive director Arte cultura e beni storici di Intesa Sanpaolo, direttore delle Gallerie d’Italia
Milano dedica al Tiepolo. Abbiamo verificato tutte le procedure, adeguato i protocolli e così nell’arco di 3 giorni dall’entrata in fascia gialla abbiamo riaperto le porte al pubblico. E questo non solo a Milano, ma anche nelle altre due sedi delle Gallerie d’Italia, a Torino e a Napoli: contemporaneamente». Il riscontro è stato ottimo, il pubblico si è messo in fila fuori dalle Gallerie dal primo minuto del primo giorno di apertura e al direttore sono arrivate infinite attestazioni consentono le visite in sicurezza e l’osserdi vicinanza, di affetto e di gratitudine sulla vanza di tutte le regole, secondo Coppola, scelta di riaprire immediatamente: «Sia sui di certo non meritavano una serrata così nostri canali social che dal vivo parlando punitiva: «Posso anche capire la necessità, con i giovani storici dell’arte che spiegano la in determinati momenti, di scoraggiare le mostra su Tiepolo» prosegue Coppola «abpersone dall’uscire di casa» continua il dibiamo avuto grandi riconoscimenti per il rettore «ma con le giuste modalità di aperlavoro svolto. La gente è assetata di cultura, tura, i musei possono rimanere aperti in todi arte e di bellezza. tale sicurezza. Sono A VENEZIA LA FONDAZIONE Esserne stata privaimportantissimi, per BEVILACQUA LA MASA HA ESPOSTO ta per tanti mesi ha tutti: diffondono coLE OPERE DI 15 GIOVANI ARTISTI aumentato il senso di NELLE VETRINE DI PIAZZA SAN MARCO noscenza, promuosconforto e di angovono competenze, scia legato alla pandemia: aver ritrovato la significano occupazione, significheranno possibilità di nutrire lo spirito e la mente, di nuovo turismo. Inoltre, la pandemia ci nel rispetto di tutti i protocolli di sicurezza, ha fatto capire ancora di più che un museo ha reso felici tante persone». non è solo un luogo che espone opere d’arE non manca una bordata verso l’ex Goverte: è un luogo che appartiene alle città, alle no, che ha costretto l’Italia alla più lunga comunità, e che il poterlo frequentare è un chiusura dei musei (quasi 3 mesi) dalla secontributo alla qualità della vita di tutti i conda guerra mondiale: perché quantomegiorni». no i siti museali di grandi dimensioni, che
Non solo Milano
Anche in altre zone d’Italia, nelle lunghe settimana di lockdown, mentre le istituzioni rimanevano sorde al richiamo del mondo dell’arte e della cultura al buonsenso (che se applicato avrebbe certamente per-
140
LA GENTE È ASSETATA DI CULTURA, DI ARTE E DI BELLEZZA messo le riaperture dei musei e dei luoghi di cultura) c’è stato chi si è ingegnato con nuove tipologie di esposizioni, anche se molto diverse da quella del top player “milanese” Giambattista Tiepolo e di Intesa Sanpaolo: è il caso, per esempio, della Fondazione Bevilacqua La Masa, a Venezia, che anche in questo difficilissimo 2021 non rinuncia a dare visibilità ai giovani talenti dell’arte contemporanea. Non avendo potuto farlo nei propri spazi (chiusi al pubblico per il lockdown) la Fondazione ha deciso di esporre le opere di quindici giovani artisti nelle vetrine della Galleria di piazza San Marco, affacciate in Seconda Calle de l’Ascension, dando vita alla
kermesse denominata “Vetrine accese”. Le opere, tutte “site specific”, quindi pensate e realizzate appositamente per l’esposizione in questi spazi particolari saranno in mostra a rotazione in gruppi da 4 e tre artisti, fino al 18 aprile. «La mission della Fondazione» sottolineano dalla Bevilacqua La Masa, che vanta uno dei programmi di residenze artistiche più antiche d’Europa «consiste nel promuovere, aiutare, formare, con gli strumenti e il supporto adeguati, i giovani artisti. ‘Vetrine accese’ nasce all’interno di questi obiettivi, offrendo visibilità alla creatività contemporanea, ancora in una fase di emergenza e di speranzosa attesa della prossima riapertura della Galleria». I quindici artisti si alterneranno, a gruppi di quattro, per tre mesi, impegnando ciascuno una vetrina. Gli interventi spazieranno dalla fotografia al video, dalla pittura alla stampa.
Ma per molti è ancora lockdown
Non tutta l’Italia della cultura, però, ha brillato per inventiva o per velocità di riapertura. Nella martoriata Sicilia, che potrebbe vivere di solo turismo culturale, il Parco archeologico di Siracusa non riuscirà a riaprire se non l’8 marzo, e solo con una parte del parco della Neapolis, che ospita il Teatro greco, l’orecchio di Dioniso e l’ara di Ierone. Incredibilmente, però, la Grotta dei Cordari, anno da più di 700.000 persone. Nei tre antichissima cava di pietra con le sue pareti mesi di lockdown e di forzata chiusura del alte tra i 20 e i 40 metri, resa di nuovo agisito, evidentemente, non si è fatto in tempo bile dopo quarant’anni di oblìo e al momena effettuare i dovuti to inaugurata solo a LA GROTTA DEI CORDARI DI SIRACUSA lavori che avrebbero mezzo comunicati RIAPRIRÀ SOLO IN APRILE PERCHÉ consentito di farsi stampa, potrà riaOCCORRE RIFARE BIGLIETTERIA, trovare pronti anche prire solo in aprile: SEGNALETICA E TOILETTE solo per un turismo serviranno due mesi, di prossimità: che comunque, in questi teminfatti, per rifare le biglietterie, le toilette, pi di vacche magre è più prezioso che mai. la segnaletica e per compiere le operazioni Lo stesso si dica per il teatro antico di Taordi ripulitura del parco e dei viali che circonmina: anche nella perla dello Ionio l’appundando le Latomie del Paradiso, visitate ogni
tamento con la zona gialla è stato clamorosamente mancato: teatro sbarrato per tutto il mese di febbraio. La pandemia, con il suo carico di angoscia, di isolamento e di privazioni, ha mostrato tutti i limiti di una vita vissuta lontano dall’arte, dalla cultura, dal bello. Una vita che non coglie appieno lo spirito del tempo, sia esso contemporaneo o antichissimo. Tocca al mondo della cultura, di chi la fa e di chi se ne nutre, trarne i dovuti insegnamenti e far sì che non accada mai più.
141
E POI IL PIACERE
Interflora.it: la semplicità di regalare emozioni in maniera veloce e digitale Rose, tulipani, peonie: per dirlo con un fiore basta un click a cura della redazione
L’
atto di donare fiori viene univerI benefici del dono floreale salmente considerato un vero e È risaputo che le proprietà dei fiori abbiaproprio rimedio per cattivo umono un’azione positiva sugli stati emozionali re, tristezza ed ansia. Oggi – confermano negativi, influenzando in maniera naturale, da Interflora.it - è l’equilibrio e l’armoL’ANTICO “DITELO CON I FIORI” diventato ancora nia. Il beneficiario NELLA SUA IMMORTALE SEMPLICITÀ più semplice, grazie del dono fiorito non È SEMPRE TERAPEUTICO SIA PER CHI al potenziamento può che ricevere il DONA SIA PER CHI RICEVE L’OMAGGIO del digitale che consottile effetto sullo sente uno sguardo panoramico più ampio stato mentale, che, indirettamente, finisce e rapido sulla piattaforma del Gruppo, per propagarsi sul corpo. Secondo la psicononché una maggiore facilità di acquisto. analisi, i fiori riescono ad agire sulla psiche Numerosi sono gli studi sugli effetti della gratitudine, sentimento spesso dimenticato e sottovalutato. Un modo per manifestarla e riceverne il tocco benefico è, senza dubbio, donare un fiore. L’antico motto “ditelo con i fiori” – nella sua immortale semplicità – è sempre un ottimo comportamento terapeutico sia per chi dona, che per chi riceve l’omaggio floreale. E oggi e più semplice, grazie al sito di Interflora.it. Ai ritmi frenetici di oggi donare un bouquet di fiori colorati, una composizione di profumate rose rosse, una pianta orchidea con foglie verdi o gemme, è un comportamento sano che rientra in quei semplici gesti densi di significato e portatori di benessere.
142
umana, poiché rappresentano la vita che cresce e si rinnova. In questo variegato giardino benefico i fiori sono innumerevoli per dimensione, colore, stagionalità, profumo. Il messaggio che si vuole far arrivare muta anche a seconda delle tinte dei fiori scelti: i colori dei fiori, infatti, sono assai indicativi per individuare il sentimento di chi li invia: il rosso si associa all’amore e alla passione, il bianco all’innocenza, il giallo alla gelosia e tutte le gamme del rosa alla delicatezza e alla tenerezza
Comunicare con i fiori è per tutti? Sembra che non vi siano contro indicazioni e regole– confermano da Interflora.it – Donare fiori non è un gesto a senso unico. Anche a Lui si possono mandare dei messaggi benefici ed emozionali: una pianta aromatica, ad esempio, può rivelarsi un’idea diversa per quegli uomini che amano la cucina; una pianta da frutto, o una grassa, possono essere un dono perfetto per coloro che vantano il loro il pollice verde.
mai arrestati, né i contatti diretti al Customer Care. C’è il giovane studente fuori sede rimasto bloccato lontano da casa che manda alla mamma una pianta di orchidea per il compleanno. La figlia che invia al padre, il 19 marzo per la festa di San Giuseppe, una Potenziamento del servizio online rosa stabilizzata custodita in una scatola in tempi di pandemia in plexiglass trasparente con il messaggio: Coraggio. Abbi fidu“Ti voglio bene, caro I FIORISTI AFFILIATI AL CIRCUITO cia. Mai come adesso babbo. Cerca di usciINTERFLORA NON SI SONO MAI Ti sono accanto. Cenre il meno possibile FERMATI: SONO CIRCA 1.500 IN ITALIA tinaia i messaggi di da casa”. L’ufficiale E 58MILA IN TUTTO IL MONDO incoraggiamento afsulla nave attraccata fidati ai fiori che ogni giorno continuano ad al porto che invia fiori e un profumo alla attraversare le strade del nostro Paese, da moglie per l’anniversario di nozze. C’è chi, Nord a Sud. Soprattutto in tempi di pandeinfine, chiede di inviare fiori alla vicina camia, i click sul sito Interflora.it non si sono serma o struttura ospedaliera con messaggi colmi di gratitudine e solidarietà. Tanti di quei doni florali si ritrovano ogni giorno negli scatti pubblicati sui social network da 8 MARZO - FESTA DELLA DONNA 2021 parte di coloro che li ha ricevuti accompaLA MIMOSA, SIMBOLO DI RESILIENZA FEMMINILE gnati da messaggi di commossa gratitudine e hashtag di incoraggiamento. è il fiore della lotta per Inverno. La Mimosa è Simbolo di resilienza i diritti delle donne e annoverata tra le piante dedicata al mondo La Rete di Interflora in un click l’affermazione della più forti e caparbie delle donne, la Mimosa parità di genere. poiché è in grado di - pianta antichissima Gli esercizi dei fioristi affiliati al circuito rinascere anche dopo ed inconfondibile Interflora - circa 1500 sul territorio nagravi catastrofi create per i morbidi microzionale e 58.000 in tutto il mondo – dall’uomo, come incedi pompon giallo oro non si sono mai fermati. Ci si può e disboscamenti. riuniti in lunghi e soffici affidare al servizio online che perAssociata alla grappoli dal profumo donna in occasione dolce e delicato - è tra mette la consegna grazie corrieri autodella festa dell’8 le prime piante con rizzati, muniti di mascherina e guanti e con marzo, la Mimosa fiori a sbocciare a fine il mantenimento rigoroso della distanza di sicurezza.
143
EE POI MOTORI POIILILPIACERE PIACEREMOTORI
La storica R5 rinasce sotto il segno del Volt Con l’arrivo in Renault, Luca De Meo torna sul suo cavallo di battaglia: l’edizione in chiave moderna delle vecchie utilitarie. L’aveva già fatto con la Fiat 500, ora tocca all’icona del Gruppo, in versione green di Franco Oppedisano
C
hiamatela Renaulution, chiamatela Nouvelle Vague. Insomma, chiamatela come volete, ma, in sintesi, l’arrivo dell’italiano Luca De Meo, alla guida di Renault sta già stravolgendo i piani alti della Régie con una visione proiettata al futuro e i piedi saldamente piantati per terra. È una questione di sopravvivenza. Al via, dunque, la divisione della struttura per marche, giusto per individuare bene le competenze, e a un piano di tagli dei costi per risparmiare nei prossimi anni svariati miliardi di euro. Ma l’obiettivo più importante del nuovo ceo è quello di legare il marchio alla modernità, ovvero all’elettrificazione e all’innovazione, qualunque cosa significhi ora e in futuro. Nessuna porta è chiusa: dai veicoli elettrici a quelli a idrogeno, dai big data alla cybersecurity fino all’economia circolare. E per cominciare a farlo, il primo passo di Renault è rivolto all’indietro. La “figurina” di questa rivoluzione è, infatti, la riedizione in chiave moderna dell’antica R5, uno dei modelli che cinquant’anni fa rappresentava l’immagine del Gruppo nel
144
mondo, un’icona. Il progetto era nei cassetti da tempo e a De Meo, a cui si deve la riedizione delle Fiat 500, non è parso vero di poterlo presentare e farlo diventare un simbolo del cambiamento. Per ora è solo un prototipo, ma
ha già un compito: democratizzare i veicoli elettrici in Europa con un approccio moderno dell’auto popolare ed essenziale. «La nuova R5 incarna la Nouvelle Vague, ovvero il nostro obiettivo di far entrare entrare l’industria automotive nell’era della modernità», conferma De Meo: «È strettamente legata alla nostra storia, ma simboleggia il futuro, rendendo i veicoli elettrici popolari ed accessibili a tutti». La Renault 5 Prototype è una city car compatta con una carrozzeria gialla molto “pop” che le dà un’aria molto giovane. Il team design di Gilles Vidal ha ripreso le grandi linee del design originale della R5, conosciuto e riconosciuto in tutto il mondo, con un approccio moderno che, invece, traspare dalla scelta delle finiture e dei materiali che traggono ispirazione dal mondo dell’elettronica, dell’arredamento e dello sport. Ci sono anche dettagli futuristici come i fari e il frontale che riescono a dare al design una patente di contemporaneità. La presa d’aria del cofano nasconde lo sportellino di ricarica, nei fari posteriori sono integrati i deflettori aerodinamici, mentre i fendinebbia presenti nei paraurti sono diventati luci diurne. La griglia laterale, le ruote e il logo posteriore riprendono volutamente la R5 originale. La parte anteriore e il tetto in tessuto, invece, rimandano al mondo dell’arredamento per conferire un tocco di fascino “tutto francese” al veicolo. Come la bandiera francese presente sui retrovisori esterni, che sottolinea il “French touch” del veicolo, quando le luci dei poggiatesta e le informazioni visualizzate sul piccolo display trasparente del cruscotto invitano a salire a bordo e mettersi in viaggio.
in collaborazione con Autoappassionati.it MOTORI E POI IL PIACERE
JEEP COMPIE 80 ANNI: I MODELLI CHE CELEBRANO L’ANNIVERSARIO Il 2021 per Jeep è l’anno degli 80 anni di vita, tanto tempo è passato dal 1941 quando la Jeep Willys MB fece la sua comparsa. Per celebrare questo avvenimento Jeep ha lanciato le nuove serie speciali “80° Anniversario” che rendono omaggio sia agli otto decenni del marchio, sia a una consolidata tradizione Jeep. Si parte con Renegade e Wrangler 80° Anniversario, cui seguono, Compass e Gladiator, entro la primavera. Tutte e quattro si arricchiscono di contenuti tecnologici e di sicurezza, e vantano
dettagli estetici dedicati che le rendono uniche. Esternamente tutte le versioni propongono esternamente il badge “80th” impreziosito da accenti Granite Crystal semilucidi e i cerchi in lega dedicati. Dentro ci sono nuovi rivestimenti per i sedili, con tessuto a rombi o in pelle nera con cuciture tungsteno e logo “80th”, nuovi particolari neri lucidi e la targhetta con logo su sedili e tappetini. Tra i nuovi contenuti hi-tech si segnalano il touchscreen da 8,4 a 10,1 pollici, radio
DAB e navigatore con integrazione per smartphone e servizi Uconnect, il pacchetto LED completo e la nuova schermata “Dal 1941” per il sistema di infotainment.
CITROEN C4: LA NUOVA GENERAZIONE CAMBIA FUORI E DENTRO Si è rifatta decisamente il look la nuova Citroen C4 2021, rappresentando un nuovo capitolo della storia del Double Chevron, poiché è la prima Citroen ad arrivare sul mercato in versione Diesel, benzina ed elettrica. Propone uno stile completamente rinnovato, da crossover (è alta 15,6 centimetri da terra) con passaruota muscolosi, una firma luminosa che non passa inosservata e propone, di serie, le ormai note sospensioni con smorzatori idraulici progressivi.
Nuovi anche gli interni, rinnovati nel segno della razionalità e del
benessere di bordo. I sedili in schiuma poliuretanica sono di serie su Feel Pack e Shine, mentre la plancia si sviluppa orizzontalmente, con il vistoso Touchpad da 10” contornato da plastiche nero lucido, con il quadro digitale della strumentazione di dimensioni contenute. Tre le scelte di propulsore per la nuova Citroen C4, con il benzina Puretech da 130 CV, il Diesel BlueHDi da 130 CV e la e-C4, elettrica da 136 CV e fino a 350 km di autonomia.
TESLA MODEL S PLAID+: L’ELETTRICA SI RINNOVA E SUPERA I 1.000 CAVALLI Interni rinnovati, autonomie incrementate e prestazioni da urlo, come la velocità massima fino a 320 km/h, sono le carte in tavola delle Tesla Model S e Model X in versione MY 2021, ma, soprattutto, le nuove Model S Plaid, che alzano l’asticella. 3 le versioni: la classica Long Range con 2 motori elettrici, trazione integrale, autonomia estesa a 663 km, velocità massima di 250 km/h e accelerazione da 0-100 km/h coperto in 3,2 secondi, oppure le due nuove versioni Plaid e Plaid+, eredi della precedente
Performance, che si avvalgono di ben 3 motori elettrici, trazione integrale, velocità massima di 320 km/h, autonomia fino a 628 km per la Plaid e fino a 840 km per la Plaid+. La potenza massima è di ben 1.020 CV per la prima e di 1.100 CV per la seconda, con uno scatto nello 0-100 km/h che viene archiviato in soli 2,1 secondi nel caso della Plaid e in meno di 2 secondi nel caso della Plaid+. Oltre agli aggiornamenti di “motore”, il restyling ha introdotto modifiche nel design degli esterni con alcuni piccoli ritocchi. Debutta il volante
a forma di “cloche” in stile aeroplano e al posto del touchscreen orientato verticalmente troviamo ora una nuova unità widescreen da 17 pollici installata orizzontalmente. Al posteriore ha fatto la comparsa al centro un piccolo schermo touch da 8,0 pollici per intrattenere i passeggeri posteriori mentre l’auto è in movimento.
145
REGIMENTAL
LO STILE DRAGHI DETTA LA SOBRIETÀ DENTRO E FUORI DAL PALAZZO Lontano anni luce dal manierismo di Giuseppe Conte, il nuovo presidente del Consiglio si distingue per classe e riservatezza. E la classe di donna Serena Cappello, nobile di nascita, ha già contagiato il jet set a cura di Monica Setta AUSTERO, ELEGANTE, MINI-
scrittrice Maria Venturi.
attenzione alla perfor-
grossa. Ma soprattutto alle stole
MALISTA MA DECISAMENTE
Il bob scalato, irregolare,
mance. Ma anche durez-
e sciarpe nello stesso tessuto o
MOLTO CHIC. È questo lo stile
scelto da Lady Draghi è
za, quando ci vuole.
colore degli abiti, preziose alleate
del nuovo premier Mario Draghi,
un taglio di capelli che per
Tutti a caccia di Lady
contro gli spifferi serali ai grandi
ex governatore di Bankitalia ed ex
lunghezza e colore (un caldo mie-
Draghi (e del suo stile): nelle foto
pranzi ufficiali nei palazzi delle
presidente della Banca centrale
le) dona un aspetto grazioso, fem-
ufficiali si notano rossetti delicati
istituzioni europee.
europea, uomo raffinato e ap-
minile. Al primo colpo di vento si
e un niente su guance e occhi. Si
Ma utilissimi, in cashmere o in
prezzato per il low profile nei sa-
spettina un po’, dunque valorizza
dà spazio però, agli illuminanti: il
cotone, durante una passeggiata
lotti di mezzo mondo. E il cambio di
il sorriso. Risulta meno ingessato
make-up di donna Serena è mi-
notturna tra le colline dell’Umbria,
passo si nota. Non che Giuseppe
della coiffeur della First Lady Jill
nimo, ma la pelle è splendente.
dove la famiglia ha il suo “buen
Conte non fosse curato nell’outfit,
retiro” lontano da occhi indiscreti.
anzi: la sua pochette di seta che
Lo stile Draghi si sta diffondendo
faceva capolino dalle giacche per-
nel salotto buono della capitale,
fette di taglio era diventata quasi
quello politico, giornalistico e im-
un vezzo di fabbrica.
prenditoriale. Perfetto emblema
Ma se Conte aveva una perfezio-
di questa neo sobrietà è Monica
ne di maniera, Draghi spinge lo
Giandotti conduttrice di Uno Mat-
stile in su fino alla rarefazione:
tina con Marco Frittella. Per lei,
leggiadra la sua falcata, immune
che ha portato nel day time di Rai1
la sua mise da chiccherie conven-
qualità, stile e share, tinte unite
zionali.
ma anche gonne colore pervinca
Ma i riflettori dei media sono an-
di media lunghezza indossate su
che puntati sulla nobile (di nasci-
camice di lino o maglioncini di ca-
ta) donna Serena Cappello meglio
shmere. Elegante e minimal anche
conosciuta come Lady Draghi,
Mara Carfagna mentre la palma
sulla sua vita e il suo stile super
della lady Montecitorio griffata e
sobrio, esaltato in questi giorni da
stilosa va a Laura Ravetto, una
quasi tutti gli osservatori del co-
MARIO DRAGHI CON LA MOGLIE SERENA CAPPELLO E SERGIO MATTARELLA
delle nuove punte di diamante della Lega di Matteo Salvini.
stume. La moglie di Mario Draghi è la nuova scoperta degli italiani.
Biden al Giuramento di Joe, meno
Quanto all’abbigliamento, beh,
A proposito di Salvini, in concomi-
E, soprattutto delle italiane.
arcigno del caschetto cortissimo
l’armadio di Lady Draghi è molto
tanza con l’avvio del governo Dra-
Se potessimo portare a Palazzo
della Cancelliera Angela Merkel.
classico, ma non antiquato. Ricco
ghi partecipato dalla Lega, Matteo
Chigi non uno ma due cavalli di
È un taglio che verrà copiato sicu-
di linee semplici eppure calibrate
ha esibito uno stile inedito. Splen-
razza, in effetti, sarebbe un bel
ramente da molte donne italiane
sulla figura. E soprattutto di colo-
dide le giacche destrutturate del
vanto per l’Italia, vituperata da
over 60. Ma certo non dalle aficio-
ri freddi, toni sfumati, “polverosi”
leader del centro destra, elegan-
troppo tempo a livello interna-
nadas dei tagli d’ispirazione ma-
e neutri non banali.
tissime le cravatte ma soprattutto
zionale. Ma ecco quali sono gli
schile, amatissimi dal Presidente
Pochi gli accenti di rosa e cicla-
i maglioni dai colori solari perfetti
elementi chiave dello stile di Lady
della Bce, Christine Lagarde. Che
mino, sempre sobri e smorzati.
per lui. Insomma, benvenuto Dra-
Draghi. Uno stile tutto da imitare,
ha scelto chiome platino tagliate a
Spazio, invece alle collane: per-
ghi. Ci ha già cambiato in bene.
come sostiene la giornalista e
macchinetta: segno di dinamismo,
le e pietre dure, anche a grana
Dove arriverà?
146
MBE. Molto più di una spedizione. Lo sapevi che con MBE Packing puoi aggiungere un tocco di stile alla tua spedizione? Soluzioni su www.mbe.it
©2021 MBE Worldwide | I Centri MBE sono gestiti da Affiliati imprenditori indipendenti che operano sotto il marchio MBE per effetto di un contratto di franchising. Non tutti i servizi e i prodotti offerti da Mail Boxes Etc. sono disponibili presso ciascun Punto Vendita MBE. Il servizio è soggetto a termini e restrizioni.